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Speciale “IN VIAGGIO CON DANTE”, che nei suoi versi ha “unito” l’Italia

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Tanti hanno celebrato Dante in occasione dei 700 anni dalla sua morte, ma noi lo abbiamo fatto a modo nostro, invitandovi a visitare i luoghi che testimoniano il suo passaggio e gli altri che lui ha descritto per raccontare l’Italia dei suoi tempi.

Abbiamo iniziato con un servizio molto importante partendo da Firenze e attraversando le foreste del Casentino, che di certo lo hanno ispirato e che ha descritto come “…la selva oscura”, per poi arrivare a Ravenna dove si trova la sua tomba e il suo monumento funebre, con la scritta DANTIS POETAE SEPOLCRUM. Altro servizio è stato realizzato a Treviso, dove pochi sanno che è passato e dove, nella chiesa di San Francesco, è sepolto suo figlio Pietro.

Poi abbiamo continuato portandovi a Firenze, a Verona, in Lunigiana, a Padova, ma anche a Ravenna e a Venezia, ricostruendo le tappe del doloroso esilio che caratterizzò la sua vicenda umana e poetica. Inoltre in questo speciale IN VIAGGIO CON DANTE vi invitiamo anche a trascorrere i vostri weekend nei luoghi come Gradara, Lerici, Sarzana, Fano…che lui ci ha descritto insieme ai protagonisti dell’Italia di allora, ma che lui ha reso eterni, nella sua opera più importante, caposaldo della storia della letteratura italiana, la Divina Commedia, che ha scritto proprio durante gli anni da esule, e portata a termine poco prima della morte.

“Tu proverai sì come sa di sale/lo pane altrui, e come è duro calle/lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, scrive Dante nel Canto XVII del Paradiso.

E, sebbene Dante avesse avuto la possibilità, facendo ammenda, di tornare a Firenze, non lo fece per non tradire se stesso, continuando il suo esilio diventando di fatto cittadino d’Italia.

Dante, per conoscere meglio la sua vicenda umana e poetica

L’esilio da Firenze iniziò nel 1302, mentre Dante era a Roma per un’ambasciata presso il Papa. Qui venne a sapere che, durante la sua assenza, era stato condannato in contumacia, e dichiarato colpevole, durante un processo-farsa, orchestrato per eliminarlo come avversario politico. Per evitare la condanna, Dante avrebbe dovuto pagare entro tre giorni cinquemila fiorini, corrispondenti a 50 mila euro di oggi. Dante, però, preferì non tornare a Firenze.

Ma che cosa portò Dante al processo che condizionò tutto il resto della sua vita?

Per capirlo, dobbiamo capire la situazione politica in cui si trovava Firenze al tempo del poeta. L’Italia era divisa tra Guelfi, sostenitori del Papa, e Ghibellini, sostenitori dell’Imperatore. Firenze, che non apparteneva allo Stato Pontificio, era Guelfa, ma al suo interno c’erano due fazioni: i Guelfi Neri, che di fatto erano la “longa manus” di Bonifacio XVIII, che influenzava la politica della città, e i Guelfi Bianchi, a cui apparteneva Dante, che non vedevano di buon occhio l’influenza papale nelle decisioni politiche fiorentine.

Dante, che era stato priore per i Guelfi Bianchi, ed era già famoso come letterato, venne “fatto fuori” da un complotto politico quando i Guelfi Neri divennero il partito dominante. Fu accusato di corruzione, appropriazione indebita di denaro pubblico, estorsione e di avere avvantaggiato la fazione dei Bianchi a danno dei Neri abusando della sua funzione istituzionale. Il giudice era tal Cante Gabrielli da Gubbio, Podestà di Firenze, Guelfo Nero.

Dante, quando ricevette l’invito a comparire davanti al tribunale, preferì rimanere a Roma, accettando, di fatto l’esilio. Un altro processo a suo carico, successivamente, ne decretò persino la condanna a morte. Durante l’esilio, gli venne anche offerta la possibilità di tornare a Firenze, a fronte del pagamento di un’ammenda e di trascorrere qualche mese in carcere, ma Dante non accettò per non subire l’umiliazione.

I luoghi dell’esilio di Dante

Da Roma, Dante si diresse quindi verso Verona, dove chiese ospitalità a Bartolomeo della Scala. Bene accolto per la sua fama di poeta e intellettuale, nella città scaligera rimase due anni, dal 1302 al 1304. Verona, con il suo fiume e le colline, gli ricordava un po’ la sua Firenze. La speranza di tornare nella sua amata città, tuttavia, non lo abbandonò mai. Tanto che, da Verona, scrisse un’accorata lettera ai fiorentini che esordiva con “Popolo mio, che cosa ti ho mai fatto?”, nella quale chiedeva il condono della pena. Ma la richiesta non venne presa in considerazione.

Nel 1305, muore Bartolomeo della Scala e Dante inizia le sue peregrinazioni fra Treviso, ospite di Gherardo da Camino, Bologna e Padova, dove si pensa che, tra il 1304 e il 1306, abbia incontrato Giotto, di cui forse divenne amico, mentre il grande pittore era impegnato a realizzare il suo capolavoro: la Cappella degli Scrovegni.

Dante si spostò poi in Lunigiana, fra Toscana e Liguria e, dopo aver girovagato tra Luni e la foce del fiume Magra, si stabilì presso i Malaspina, ospite del conte Marcello, che era stato condottiero guelfo nella Battaglia di Pistoia. Per lui portò a compimento un’ambasciata presso il Vescovo di Luni, nel 1306. In Lunigiana, Dante visse un periodo di relativa tranquillità, che gli consentì di cominciare a scrivere il suo capolavoro, la Divina Commedia.

Nel 1308, Dante visse per un breve periodo anche a Lucca, si dice ospite di una nobildonna di nome Gentucca, con cui ebbe una relazione sentimentale. Il nome di Gentucca, compare nel canto XXIV del Purgatorio, il che confermerebbe l’omaggio a una donna a cui il poeta era affezionato.

Veduta di Lucca

Nel 1310 si riaccende in Dante la speranza di ritornare a Firenze. Questa speranza ha il volto e il nome di Arrigo VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero chiamato in Italia da papa Clemente V per porre fine alle lotte tra Guelfi e Ghibellini nel nord Italia. Mentre il poeta è ospite nel Castello di Poppi, nell’aretino, di Guido da Battifoglie, scrive a nome della contessa una lettera a Margherita di Brabante, moglie dell’imperatore, affinché appoggi la causa degli esiliati fiorentini.

Il Castello di Poppi

Anche nel 1311, mentre è ospite del Conte Brandino nel Castello di Porciano, scrive un’accorata lettera al popolo fiorentino, esortandolo ad avere fiducia nell’imperatore. Proprio Arrigo VII si può identificare nel veltro che nel I Canto dell’Inferno scaccia le tre fiere. Le speranze di Dante si spengono con la morte di Arrigo VII, avvenuta improvvisamente il 24 agosto 1313 a Buonconvento, nei pressi di Siena.

Il castello di Porciano

Dante riprende quindi le sue peregrinazioni nelle corti più importanti del nord Italia, barattando opere e favori in cambio di ospitalità. Nel 1317 torna a Verona, sotto Can Grande della Scala, favorevole al potere imperiale. Da qui l’erronea definizione di Ugo Foscolo nei Sepolcri, che definisce Dante “il ghibellin fuggiasco”, anche se, di fatto, Dante non fu mai ghibellino.

L’ultimo periodo e la conclusione della Commedia

Nel 1319 Dante viene ospitato a Ravenna da Guido da Polenta, gran mecenate e signore illuminato. Dante è affascinato dalla città, che definisce “la seconda Roma” per la bellezza dei suoi mosaici. Qui porta a termine il Paradiso. A Ravenna viene raggiunto dai suoi figli, Pietro, che aveva studiato giurisprudenza a Padova e a Bologna, Jacopo e Antonia, che gli fu vicina fino alla fine. Alla fine dell’estate del 1321, Guido da Polenta lo manda come ambasciatore a Venezia presso il Doge Giovanni Soranzo.

Monumento a Dante e Virgilio, a Venezia

Il doge, tuttavia, non accoglie affatto Dante con tutti gli onori, anzi, come sgarbo, anziché scortarlo in nave fino a Ravenna per il ritorno, di fatto lo costringe ad attraversare le Valli di Comacchio. A causa di quel viaggio, Dante si ammala di malaria e si spegne a Ravenna il 13 settembre del 1321, senza avere rivisto l’amata Firenze. Guido Da Polenta gli riserva funerali solenni nella basilica di San Francesco e gli fa erigere il sepolcro appena fuori dalla stessa basilica, dove Dante riposa ancora oggi.

Le Valli di Comacchio, l’ultimo viaggio di Dante

In questo speciale dedicato al Sommo Poeta, e sul sito www.weekendpremium.it nella rubrica “In viaggio con Dante”, vi porteremo alla scoperta di quei luoghi che hanno visto il suo passaggio, durante l’esilio, ma anche citati nella Commedia o prima che il destino lo allontanasse definitivamente dalla sua Firenze. Continuate a seguirci.

La tomba di Dante a Ravenna

 

Di seguito i link per leggere  gli itinerari già pubblicati sul sito

I LUOGHI DELL’ESILIO

Verona, alla corte scaligera

Il “treno di Dante” da Firenze a Ravenna

Sarzana, il cuore della Lunigiana

Noli, l’antica Repubblica marinara 

Treviso, sulle orme di Dante

Ravenna e i mosaici più belli del mondo

I LUOGHI DELLA DIVINA COMMEDIA

Fano, la “città della fortuna”

Lerici, atmosfere dantesche nel “Golfo dei Poeti”

Casentino, nel Parco di Dante

San Leo, il borgo sulla rupe

In bicicletta con Dante nel Parco delle Foreste Casentinesi

Bismantova, la montagna del Purgatorio

Gradara, il borgo di Paolo e Francesca

Da Fiesole a Bibbiena, sulle colline di Dante