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Post-it di un viaggio

QUELLA VOLTA CHE DE ANDRE’ MI DISSE

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Di Raffaele D’Argenzio

La nostra strada, la nostra vita è un viaggio formato da tanti momenti, alcuni importanti da ricordare, altri da dimenticare. Sono venticinque anni che un grande poeta ci ha lasciati. Un poeta che sapeva far arrivare le sue parole al grande pubblico, al Popolo con la P Maiuscola. I poeti lagnosi che scrivono in fumose soffitte, con capelli bianchi arruffati e una tazza di caffè non finita servono a poco.

La poesia deve volare e le ali di Fabrizio erano quelle della musica, della sua voce. E dall’alto del suo volo sapeva cogliere poesia nei carruggi di Genova, nei rovi della Sardegna dove era stato rapito, nella sua Genova e nella Napoli verso cui aveva lanciato un ponte attraverso il mare che unisce le due città.

Di De Andrè tutti parlano in questi giorni, certamente di più e meglio di me. Ma io ho un ricordo, un regalo che la vita mi ha dato, una di quelle cose che accadono solo per una volta. Ed anche a me è accaduto. In che anno di preciso non ricordo, ma era uno di quegli anni in cui scrivevo di musica. Non di battute e semicrome, ma delle persone che creavano la musica e le parole che sapevano arrivare al cuore.

Per la presentazione di un suo disco, eravamo nella grande sala di un ristorante milanese, con un tavolo ad U, e Fabrizio era a capo di questo tavolo e rispondeva alle tante domande, e mangiava qualcosa … alle tante domande, risposte sempre gentili, ma asciutte, annoiate… Io gli avevo fatto una breve intervista telefonica qualche mese prima, poi avevo scritto un pezzo sulle sue parole, sulle sue canzoni…

E quella sera arrivò anche per me “Per una volta” un regalo, un ricordo che non si dimentica. Fabrizio si alza dal suo posto, prende una sedia e viene a sedersi davanti a me dicendo: “Ora voglio parlare un po’ con Lello d’Argenzio”. Ero giovane, forse arrossii, forse sbiancai. C’erano giornalisti di testate davvero importanti, personaggi illustri, ma lui venne da me.

Il perché non glielo chiesi, forse aveva capito che io avevo capito che voleva raccontare a tutti senza insegnare nulla a nessuno, che aveva un cuore grande che riusciva a trovare la poesia anche nelle “signore” dei carruggi. Poi non ci siamo più visti, né sentiti. Ma, Per una volta, mi aveva regalato un attimo che non si dimentica.

E questo ricordo l’ho messo con orgoglio anche nel libro “post-it-di un viaggio