Ricette di viaggio Weekend con gusto

Italia del Gusto. Chiusa (BZ), Spoleto (PG) e San Vito lo Capo (TP) svelano splendori e sapori con tre TOP RICETTE

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L’impossibilità di uscire di casa per l’emergenza coronavirus ci ha fatto scoprire (o riscoprire!) la passione per i fornelli. E, avendo più tempo a disposizione, siamo tentati di esplorare nuovi orizzonti del gusto. Vi proponiamo allora tre ricette da altrettanti luoghi d’Italia (Nord, Centro e Sud), illustrandovene, allo stesso tempo, le bellezze. Potrete così assaporare i piatti regionali del nostro Belpaese, e programmare magari un weekend quando potremo uscire.

Chiusa (BZ) e la “Torta di grano saraceno e mirtilli”

Il nostro viaggio inizia da Nord, da Chiusa, splendido borgo medievale in provincia di Bolzano conosciuto anche come Künstlerstädtchen, cioè “cittadina degli artisti”, poiché tra gli affezionati visitatori ci sono stati poeti, scrittori, pittori, tra cui Albrecht Dürer che ha immortalato Chiuso nella sua incisione Nemesis.

Il centro storico presenta splendidi edifici dalle facciate con mura merlate e i tipici Erker, le architetture poligonali che “proiettano” all’esterno le finestre. Partendo dalla Città Alta, si possono ammirare Casa Wegmacher, un bell’edificio storico, e la Chiesa degli Apostoli, in stile gotico. Incontriamo poi splendidi edifici tardo medievali, come il Municipio, la Dogana Vescovile, sulla cui facciata spiccano dieci dipinti araldici dei vescovi di Bressanone e il Complesso dell’Albergo Leon d’Oro.

Percorrendo pittoreschi vicoli si arriva invece alla Città Bassa, dove si trovano l’ex Albergo Orso Grigio, la cui presenza è attestata fin dal 1335, e il Caffè Nussbaumer, che conserva al suo interno una galleria di opere d’arte.

Meritano una visita anche l’ex Convento dei Cappuccini, sede della Biblioteca Civica e del Museo Civico, che conserva dipinti di esponenti della Colonia Artistica di Chiusa, databili tra il 1874 e il 1932 e il Tesoro di Loreto, una collezione di opere che Padre Gabriel Pontifeser, confessore della Regina Maria Anna di Spagna, ha ricevuto in dono dalla famiglia reale, tra porcellane, arredi sacri, mobilio dipinti del Cinque e Seicento. Attraverso il chiostro si arriva alla Chiesa dei Cappuccini, eretta tra i 1699 e il 1701.

Con una passeggiata di 40 minuti che parte dall’Ufficio Turistico si raggiunge lo splendido Monastero di Sabiona. Lungo il percorso si incontrano alcune eccellenze del territorio, tra cui Castel Branzoll, sulla sponda ovest dell’Isarco, di cui rimangono la duecentesca Torre del Capitano e poche altre vestigia. La strada sale ancora per mezz’ora e attraversa le stazioni della via Crucis per arrivare al complesso monastico che svetta su una rupe da cui si gode di uno splendido panorama su Chiusa e la Valle Isarco.

INFO: www.klausen.it

Squisitezze altoatesine

Per una pausa golosa, vi consigliamo un antipasto a base di speck e formaggi, come un primo piatto potete scegliere tra i canederli o i ravioli della Valle Isarco. Come secondo, a voi la scelta tra il carré di maiale e crauti e il tipico gulasch di manzo. E, per finire in dolcezza, regalatevi una bella fetta di strudel o di torta di grano saraceno e mirtilli rossi, che potete preparare anche a casa con la nostra ricetta.

Torta di grano saraceno e mirtilli

Uno dei dolci tipici dell’Alto Adige, di antica tradizione tedesca che include negli ingredienti i prodotti tipici regionali, come le mele e i mirtilli.

Ingredienti

  • 200 gr di burro morbido
  • 6 uova
  • 150 gr di nocciole spellate e tritate
  • 150 gr di farina di grano saraceno
  • 1 mela grattugiata
  • 30 gr di maizena
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 200 gr di zucchero semolato
  • Composta di mirtilli rossi o neri q.b
  • Scorza di limone grattugiata
  • Zucchero a velo

Dopo aver fatto ammorbidire il burro, lavoratelo con la metà dello zucchero. Quando il composto sarà cremoso, unite i tuorli delle uova, mettendo da parte gli albumi. Amalgamate bene e unite, poco per volta, la farina di grano saraceno, la mela grattugiata, il lievito, la maizena, il resto dello zucchero, la scorza di limone grattugiata e le nocciole. Montate gli albumi a neve e aggiungeteli al composto mescolando delicatamente. Versate l’impasto in una tortiera dal diametro di circa 24 cm. Infornate a 170°C per circa 40/45 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare la torta, poi mettetela su un piatto, tagliatela a metà e distribuite la composta di mirtilli. A piacere, potete mettere la composta anche nella parte superiore, oppure spolverare la torta con lo zucchero a velo.

Spoleto (PG) e le “braciole alla spoletina

La seconda tappa golosa di questa settimana è Spoleto, superbo borgo medievale dell’Umbria e a lungo capitale del regno dei Longobardi, con una ricchezza storico-artistica che lascia senza fiato.

Le cose da vedere sono veramente tantissime, ma se avete a disposizione solo un weekend, partite dalla Rocca Albornonziana, che domina la città con le sue mura imponenti. La Rocca si divide in due aree, il Cortile d’Onore, che ospita il Museo Nazionale del Ducato, e il Cortile delle Armi, sede di un teatro all’aperto.

Da qui parte il Giro della Rocca, una passeggiata panoramica da cui si ammira la splendida valle e la Cattedrale, e tocca la cima del Colle Sant’Elia. Poco dopo l’inizio del percorso segnalato si arriva a una corta galleria che porta sia alla Rocca che alla parte bassa del centro storico, collegato da un suggestivo sistema di otto blocchi di scale mobili che, in poco più di 8 minuti, collegano questa zona al Quartiere della Ponzanina, a Corso Garibaldi, alla Basilica di San Salvatore, dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, e alla Chiesa di San Ponziano con annesso il Monastero.

Non perdetevi poi il Ponte delle Torri, uno dei simboli di Spoleto e uno dei monumenti più belli e impressionanti. Unisce la Rocca e il Monteluco e ha misure uniche nel suo genere: 230 metri di lunghezza e 82 di altezza, con una visuale a strapiombo su un orrido boscoso. La sua costruzione è stata completata tra il Duecento e il Trecento, a seguito del saccheggio della città da parte di Federico Barbarossa.

Scendendo verso il centro visitiamo quindi il bel Teatro Romano, risalente al I secolo, dove ancora si tengono spettacoli e concerti. Prendendo poi via Monterone fino a un incrocio, sulla destra ci troviamo Palazzo Mauri, sede della Biblioteca Comunale, mentre a sinistra ci sono la Chiesa di Sant’Ansano e la Cripta di Sant’Isacco, risalenti ai secoli XI e XVIII. Più avanti troviamo anche l’Arco di Druso e Germanico, di epoca romana.

Arriviamo finalmente in Piazza del Duomo, dominata dalla splendida Cattedrale di Santa Maria Assunta. Nelle vicinanze c’è anche la Casa Romana, che si dice sia appartenuta a Polla, madre dell’imperatore Vespasiano.

INFO: www.comunespoleto.gov.it

Bontà spoletine in tavola

Il re della tavola è sicuramente il tartufo nero, con il quale si gustano gli spaghetti al tartufo, gli stringozzi, la pasta tipica di Spoleto. Gli stringozzi, oltre che con il tartufo, si possono gustare “alla spoletina”, cioè conditi con un sugo a base di aglio, olio e peperoncino.

Tra i secondi di carne, troviamo la coratella di agnello, che viene preparata in padella con olio e cipolla tritata e insaporita con sale, pepe, rosmarino, vino bianco e pelati a cubetti. Ottime anche le braciole di castrato “a scottadito”, cotte alla griglia dopo essere state spalmate con un composto di lardo macinato, grasso di prosciutto, aglio, salvia, rosmarino, sedano, cipolla e maggiorana. Da gustare rigorosamente caldissime per non fare rapprendere il condimento. Le braciole si gustano anche “alla spoletina”, come nella nostra ricetta, cioè cotte con una salsa di olive, alloro, peperoncino e rosmarino.

Braciole alla spoletina

Ingredienti

  • 4 braciole di maiale con l’osso
  • 1 bicchiere di vino bianco secco
  • 50 gr di olive verdi snocciolate
  • 2 cucchiai di pasta di olive verdi
  • 2 foglie di alloro
  • 1 pizzico di peperoncino macinato
  • 1 rametto di rosmarino
  • Farina q.b.
  • Olio extra vergine di oliva
  • Sale e pepe

Pestate le braciole per assottigliarle e praticate qualche taglio sui bordi per non farle arricciare durante la cottura, poi infarinatele leggermente e fatele rosolare in una padella con 4/5 cucchiai di olio EVO. Aggiungete le foglie di alloro e il rosmarino. Giratele un paio di volte e fatele dorare a fuoco basso per circa 10 minuti. Unite anche le olive, il peperoncino e il paté di olive verdi. Lasciate cuocere ancora per qualche minuto, regolate di sale e di pepe e servite calde.

San Vito lo Capo (TP) e le “Busiate al pesto”

La terza tappa del nostro viaggio settimanale nell’Italia del gusto è San Vito lo Capo, in provincia di Trapani, da cui dista circa 39 km. Racchiusa nella baia compresa tra la Riserva Naturale dello Zingaro e la Riserva Naturale di Monte Cofano, vanta un territorio di rara bellezza, che si affaccia su un mare cristallino dalle intense tonalità del blu.

Il nucleo storico si snoda attorno a via Savoia, la strada principale, che conduce direttamente al mare. Fate una prima sosta al Santuario di San Vito, in stile arabo normanno, dalle dimensioni imponenti: ben 104 metri base e 16 di altezza, con mura spesse da 2 metri e mezzo a 20 centimetri. Poco distante, si può vedere anche il tempietto di Santa Crescenzia, dedicato alla nutrice del santo.

Procedendo ancora lungo via Savoia vale la pena fare una visita al Museo del Mare, che conserva importanti reperti archeologici recuperati dai fondali marini, tra cui i resti della nave arabo-normanna che giace ancora nella zona antistante il Faro. Proprio questo è un altro dei simboli di San Vito lo Capo. Si tratta, infatti, di uno dei fari più importanti della Sicilia. La sua potente luce, di notte, arriva oltre le venti miglia marine.

Un altro edificio degno di nota è Palazzo La Porta, sede del Municipio. Costruito nel XIX secolo, conserva ancora oggi gli antichi pavimenti di maiolica e l’atrio basolato con pietra locale secondo l’uso ottocentesco. Lo splendido giardino alle spalle del palazzo ospita ogni anno mostre e iniziative culturali.

I dintorni di San Vito lo Capo sono una meraviglia della natura. Non solo un mare cristallino, ma montagne, sentieri, calette e grotte e due Riserve Naturali tutte da scoprire. Tra queste c’è la Riserva Naturale dello Zingaro, che si estende per 7 chilometri nel tratto di costa che va da San Vito lo Capo a Castellamare del Golfo e ha un’estensione di 1700 ettari che occupano gran parte della penisola di San Vito lo Capo.

La zona costiera si compone di calette pittoresche che si affacciano su un mare cristallino dalle mille sfumature dell’azzurro e del verde. In pochi minuti a piedi dalla biglietteria si arriva alla Tonnarella dell’Uzzo, una delle spiagge più frequentate nella stagione estiva, ma che offre il meglio in autunno e in primavera.

Chi ama andare alla scoperta delle spiagge più “segrete”, può prendere il sentiero della costa che tocca Cala Torre dell’Uzzo, Cala Marinella, Cala Beretta, Cala della Disa, Cala del Varo, fino a Cala della Capreia, che tocca il territorio di Scopello.

INFO: www.sanvitoweb.com

I sapori del trapanese

Il piatto principe di San Vito lo Capo è il cous cous alla trapanese, che abbina la semola al pesce fresco. Impossibile resistere alle arancine di riso, alla carne, al burro o in fantasiose varianti. Tra lo street food locale ci sono le panelle, frittelle di farina di ceci racchiuse in un panino. Con le melanzane si preparano la caponata e le cotolette.

Tra i primi piatti abbondano i condimenti a base di pesce, come la pasta con le sarde, gli spaghetti alle vongole o al nero di seppia. Tra le paste al forno troviamo la ‘ncaciata, citata anche nel celebre serial “Il Commissario Montalbano, e il timballo di anellette, Da non perdere la celebra pasta alla Norma e le busiate al pesto alla trapanese, di cui trovate qui sotto la ricetta.

Busiate al pesto alla Trapanese

Ingredienti

  • 600 gr di busiate (pasta tipica trapanese)
  • 500 gr di pomodori da salsa
  • 40 gr di mandorle pelate
  • 4 spicchi di aglio
  • 1 mazzetto di basilico
  • 100 gr di pecorino grattugiato
  • Olio EVO
  • Sale e pepe q.b.

Tritate poi pestate insieme le mandorle, l’aglio e il basilico, aggiungendo un filo di olio di oliva. Quando sarà il tutto ben amalgamato, unite anche il pecorino grattugiato e mescolare. Mettete poi i pomodori a sbollentare nell’acqua calda per qualche minuto, poi pelateli, puliteli dai semi, tagliateli grossolanamente a pezzettoni e passateli nel mortaio. Unite anche gli altri ingredienti, il sale e il pepe. Aggiustate di olio. Cuocete la pasta in acqua salata, scolatela quando è al dente e versatela nel tegame con il sugo. Mescolate e servite.