(Italian and English version) — Andrea Aprea è l’Executive Chef del Ristorante VUN (Stella Michelin) nell’elegante Hotel Park Hyatt situato nel centro città di Milano, di fronte alla Galleria Vittorio Emanuele II, a due passi dal Teatro Alla Scala, Via Montenapoleone e Via Della Spiga.
La cucina di Aprea al VUN: l’inatteso che si cela nel piatto ha come unico obiettivo la naturalezza dell’esperienza.
VUN. che in dialetto milanese significa “uno”, esprime chiaramente un legame con la città ma anche l’ambizione di suscitare sensazioni ed emozioni per eccellere nella gastronomia.
Aprea ama raccontare storie di cucina italiana, pensate per sorprendere, senza lasciare mai confusi. I piatti di Aprea sono un dialogo tra tradizione e contemporaneità che sanno fondarsi in un’esperienza unica.
Andrea Aprea. al timone del Ristorante VUN
Nella proposta gastronomica si trovano i segni di un dialogo tra memorie e scoperte. Il Percorso Partenopeo è l’omaggio che Aprea ha voluto dedicare alla propria terra, espressamente legato alla tradizione napoletana in una rilettura profonda della cultura gastronomica campana. I Percorsi Signature invece propone I piatti più significativi legati alla filosofia dello Chef.
Chef Aprea in action
Ciao Andrea, domanda di rito: dove ti piace trascorrere un weekend libero?
Amo evadere dalla città e scoprire piccoli paesi nelle Langhe e nel Pavese.
Un’altra meta favorita è il Cilento, la terra di Mara, mia moglie. Lì mi piace scoprire delle piccole realtà al di fuori dell’itinerario turistico, come Castellabate, Roccaggliosa, Pioppi, San Giovanni Apiro.
Roccagliosa, Cilento
Per chi ama sbiciclettare, la Via Silenteè un meraviglioso percorso circolare di circa 600 km che ripercorre i tratti costieri e si inoltra tra le montagne del Parco Nazionale del Cilento.
La Via Silente
Per chi è affascinato dai luoghi misteriosi, la meta è San Severino di Centola, uno spettrale borgo Medievale abbandonato che la leggenda racconta di essere stato decimato da una epidemia, costringedo la popolazione ad abbandonare la rocca.
San Severino di Centola, la città fantasma.
Che auto guidi?
Una Mercedes Classe C: è comoda e spaziosa. Ho due bambini e lo spazio è importante. I tuoi viaggi intecontinenali?
Ne facevo in media 3 o 4 all’anno, molto spesso per lavoro. Ho toccato Stati Uniti, Malesia, Tailandia, Indonesia… l’ultimo a Bogotà per un evento gastronomico. Spero di ritornare a viaggiare presto.
Hua Hin, Tailandia
C’è un piatto che mangi solo se cucinato da un’altra persona?
(ride) Più di uno! Tuttti cibi legati alla tradizione: le scauratelle al miele che mia suocera Mara prepara durante le feste natalizie e… il ragù, anzi ‘O rraù’ di mia mamma Francesca, inimitabile!
Napoli festeggia la Pasqua: pastiera, vino e musica
Il tuo primo ricordo della pastiera?
Un dolce immancabile nel periodo pasquale. Era presente dovunque, nelle botteghe, al mercato, in ogni casa. Ricordo il profumo intenso nelle scale e nel cortile del condominio che diventavano teatro di scambio di doni, dove la pastiera faceva da protagonista.
Pasqua a Napoli: Il profumo della pastiera su e giù per le scale dei palazzi
Le donne del palazzo facevano a gara per preparare la pastiera più buona e non mancavano colorate discussioni riguardo gli ingredienti… se il grano dovesse essere intero, tutto frullato o mezzo frullato… e se la ricotta dovesse essere di mucca o di pecora…. e così via…
Chef Aprea: “La mia cucina contemporanea guarda al futuro senza mai dimenticare le proprie origini”
Ci sono altri cibi partenopei che ricordi con piacere?
Due classici della ‘cucina del recupero’: Il casatiello, un rustico pagano di pasta di farina, acqua, sale e pepe, lievito, la sugna, cioè lo strutto e le uova “ncoppa”. Altra delizia è il tortano, un impasto che recuperava tutto quello che rimaneva nella dispensa, dalle bucce di formaggio agli avanzi di salumi.
Tipicità napoletane: casatiello e tortano
Il tuo amore per la pastiera continua?
Certo. Da quando sono al Vun dell’Hyatt l’ho sempre avuta in menu. Una pastiera a modo mio, che ho chiamato ‘sferica’ e che vuole significare l’evoluzione del classico dolce.napoletano.
A volte viene raccontato come la stagione triste, una sorta di primavera al contrario, invece è la stagione in cui si raccolgono i frutti di ciò che si è seminato. Anche la natura si fa bella e ci regala i suoi doni migliori: il vino, i tartufi, i funghi, i cachi, le arance, i mandarini, i broccoletti (i friarielli)
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