Ricette di viaggio Weekend con gusto

Weekend bello e gourmet: Monferrato Astigiano e 2 ricette monferrrine!

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Testo e foto  © Cesare Zucca —
Un viaggio tra natura, arte, storia, curiosità e paradisi gourmet !
Il nostro weekend del bello e del gusto ci porta nel Monferrato Astigiano. Scoprirete paesaggi magici, panorami mozzafiato,  terre ricche di storia, d’ arte, di leggende e… buon gusto a tavola!
Dai tajarin al burro, allla bagna cauda, il fritto misto, la cotoletta astsana, la frittura di agnello, la spettacolare finanziera, la tartrà cotta in forno a bagnomaria proprio come un budino, i tradizionali plin che a Cessole vengono serviti nel tovagliolo senza condimenti, Il fritto misto, generoso piatto unico composto da cervella, animelle, fegato, filetto di manzo, salsicce, frutta e frittura dolce, crocchette di pollo, funghi e amaretti.Tante eccellenze, come pregiati I salumi langaroli, molti di produzione familiare o di piccole aziende locali, salami in sfiziose varianti ai vini Barolo e Pelaverga., la pancetta arrotolata, il lardo profumato con erbe aromatiche e ginepro e la salsiccia, che può essere consumata cotta o cruda.

Tra i prodotti caseari, il celebratissimo Castelmagno, la Robiola di Roccaverano, grande formaggio caprino, il Murazzano dall’inconfondibile profumo e il trifulin, che la tradizione dice venire piacevolmente “contaminato” dal pungente aroma del tartufo che cresce nei dintorni perfetto connubio con fonduta e uovo in padella.

Eccoci ad Asti che col nome di Hasta Pompeia, fu città romana, poi  ducato longobardo, dall’XI secolo divenne un fiorente libero comune diventando un punto strategico di scambi commerciali e bancari. Nel XVI secolo arrivarono i Savoia e, grazie alla rivoluzione 1797, venne proclamata Repubblica di Asti. Nell’800 iniziarono i lavori di ammodernamento edilizio della città.

la superba Cattedrale di Asti

Da vedere a Asti
La Cattedrale
La Cripta Museo Sant’Anastasio
Torre Troyana o Torre dell’Orologio
Palazzo Ottolenghi,
Palazzo Alfieri

Palazzo Alfieri, casa natale del celebre poeta Vittorio Alfieri.

Per gli amanti dell’arte, due mostre da non perdere
Palazzo Mazzetti, dal 25 Novembre  al 7 aprile 2024.ospiterà La canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della natura morta, una mostra dedicata a Caravaggio e in particolare alla famosa canestra di frutta, dipinta da tra il 1597 e il 1600 e considerata la prima natura morta della storia dell’arte.

Nel Museo Guglielminetti, vi aspetta un suggestivo itinerario di sculture policromee scenografie realizzate dal Maestro Eugenio Guglielminetti. Dal razionalismo del Bauhaus all’astrazione espressionista, dalla raffinatezza metafisica alle citazioni secessioniste, Guglielminetti documenta la storia del teatro con la sensibilità del pittore e l’estro del costruttore, creando articolati moduli spaziali e cromatici, smorzando il naturalismo verista del Secondo Ottocento verso allusive e simboliche interpretazioni della commedia dell’arte, la letteratura e i testi di Molière, Shakespeare, Schiller e Vittorio Alfieri.

LA CUCINA MONFERRINA
Tartrà, budino salato tipico della tradizione locale, servito come antipasto semplice ma  raffinato. Come tutte le ricette “contadine”, ha avuto origine in un tempo in cui ci si doveva arrangiare con i pochi ingredienti a disposizione: il latte affiorato dopo la mungitura, le uova delle proprie galline, le erbe aromatiche dell’orto Si prepara in poco tempo, mescolando latte e panna liquida con uova sbattute, insaporita con formaggio grattugiato, cipolla tritata, erbe aromatiche miste come salvia, rosmarino, maggiorana fresca e un pizzico di noce moscata.
Agnolotti monferrini di Natale
Il vero agnolotto astigiano è quello gobbo, fatto rigorosamente a mano, dalla sfoglia elastica e il ripieno perfettamente equilibrato tra carne di maiale e carne di vitello. Tante varianti , tra cui gli agnolotti verdi con fonduta di Castelmagno e spinaci

Minestra castagne e latte di Portacomaro
Viene cucinata dopo aver lasciato ammollare le castagne secche per porle, quindi, in pentola, lessarle per un paio d’ore proseguendo poi la cottura nel latte per ulteriori 45 minuti. Al termine viene servita ben calda.
La Finanziera piatto tradizionale della cucina contadina del Monferrato. E’ un umido, o meglio un ricco intingolo, composto da un insieme di frattaglie di pollo (creste di gallo, fegatini, cuore, granelli) e di vitello (cervella, filoni, animelle ed anche filetto). Il tutto viene tagliato in piccoli pezzetti, con l’aggiunta di funghi, capperi, vino bianco e marsala e, volendo, cosparso di tartufo. Piatto elaborato e non sempre presente nei menu locali , ma la mia splendida guida …. mi ha fatto scoprire la Locanda Antico Ricetto a Portacomaro, dove la proprietaria del locale aveva preparato questa eccellenza della tradizione.

la finanziera della Locanda Antico Ricetto

Lo so, a molti non piacciono le frattaglie, ma vi assicuro che era una squisitezza, meglio ancora se accoppiato a uno dei Ruchè Montalbera: LACCENTO, caldo, piacevole e di rara setosità da profumo Intenso e sentori di frutti di bosco e petali di rosa e LIMPRONTA color rosso rubino tendente al granat, gusto persistente con ricordi aromatici di frutti di bosco, che evolgono in spezie orientali e pepe nero.

Fricassà mescià, piatto di antica tradizione popolare, quando gli animali erano macellati artigianalmente e, per sprecare il meno possibile, si cucinavano anche le frattaglie. Ricetta tradizionalmente conviviale e tipica del periodo autunnale ed invernale, è tuttavia facile gustarla quasi tutto l’anno. Gli animali come l’agnello, il maiale o il vitello, dopo la macellazione, erano suddivisi e le animelle, i rognoni, i filoni, la cervella, il fegato e i testicoli venivano impanati nel pan grattato e fritti in olio e serviti con i sanguinacci nel giorno festivo dopo la macellazione.

Nel Monferrato non si può naturalmente rinunciare ai dolci, soprattutto nell´astigiano, terra del moscato e del brachetto, insostituibili vini da dessert. L’elenco sarebbe anche qui lunghissimo, dallo zabaione al moscato, al famoso bonèt un dolce di antica tradizione tradizionalmente preparato dalle nonne per il pranzo della domenica.Nel dialetto piemontese il bonèt (o bunèt) è un “cappello” o “berretto tondeggiante” che ricorda anche lo stampo di rame in veniva preparato.La cottura del bonèt è delicata e lenta, a bagnomaria: questo consentirà al dolce di rassodarsi e al tempo stesso rimanere morbido e cremoso. Per prepararlo, dovrete iniziare dal caramello, che andrà versato sul fondo dello stampo e poi coperto con il composto del bonèt. La ricetta prevede possibili varianti, dall’utilizzo di un liquore al caffè al posto del rum, o semplice caffè, all’aggiunta di savoiardi al posto degli amaretti. Un tempo al posto del rum, veniva usato il Fernet, amaro che, servito a fine pasto, pare facilitasse la digestione.

E LE TRATTORIE?
Ho adottato il motto: “Ask the Locals”, chiedi alla gente del luogo, nessuno infatti sa meglio suggerire indirizzi preziosi e ghiotti piatti. Quindi ho interpellato Veronica, mia infaticabile guida, profonda conoscitrice del territorio e… ottima forchetta.
Il Cavolo a Merenda, Asti, rinomato per la sua enogastronomia locale, ho gustato il classico vitello tonnato, dove la delicatissima carne viene servita separata dalla ricca crema di tonno, in attesa della vostra spalmatura.

Vitello tonnato alla piemontese del Cavolo a Merenda, Asti

L’ Antico Granaio a Calliano, osteria gestita da Chef Antonio, detto “il gigante buono del Monferrato”. Piatto forte della casa: Agnolotti d’asino, carne e intingolo saporiti, dal profumo vagamente selvatico. fanno da ripieno a una pasta fatta in casa, morbida e piacevole al palato.


Locanda Casa Costa, Grazzano Badoglio
Classico menu regionale, a cominciare dall’antipasto “Territorio nel Piatto” con quiche di verdure, robioline con bagnetto verde, Gianduia su crostino.

Locanda Casa Costa, Grazzano Badoglio

Trattoria Serenella, Vignale, dove viene servita l’iconica Insalata Russa di Mamma Donata e un delizioso primo: le Margheritine alla zucca e Robiola di Monteverano.

Trattoria Serenella, Vignale,

Teste di Rapa (Asti)
Giovane, spigliato, creativo, a cominciare dall’insolito sushi piemontese con polenta, funghi, carne cruda di Fassona e alghe.

il “sushi piemontese” di Teste di Rapa
Il Podestà (Asti)
Cardo con acciughe, i plin in brodo di gallina e uno spettacolare zabaglione

Vi è venuto un languorino allo stomaco?
Ecco le due ricette monferrine da provare e magari cucinare a casa per rallegrare la vostra tavola in una serata d’autunno.

RISOTTO ALLA ZUCCA CON CASTAGNE E CREMA DI CALSTELMAGNO DOP

Risotto di Chef Diego Bongiovanni

Ingredienti
400 gr di riso carnaroli, 100 gr di Parmigiano. 50 gr di burro, 1 zucca tipo mantovana
150 gr di Castelmagno DOP, 150 ml di latte, 150 gr di castagne bollite con l’alloro, 2 l di acqua, 1 gambo di sedano, 1 cipolla rossa, 1 carota, 1 mela, 2 spicchi di aglio, 400 gr di scaramella o muscolo, 30 gr di olio evo, Sale, Erbe aromatiche
Preparazione
In una pentola mettere tutti gli ingredienti del brodo con l’olio e rosolare bene il tutto fino a rendere le verdure e la carne dorata. Aggiungere l’acqua fredda e cuocere il brodo per circa 2 ore a fuoco basso. Intanto cuocere la zucca in forno avvolta da carta alluminio per circa 1 ora, poi pelarla e pulirla dall’interno. Frullarla molto finemente e tenerla a disposizione. In una pentola tostare a secco il riso, poi aggiungere il brodo poco alla volta e cuocere il riso a fuoco vivace mescolando in continuazione. Passati circa 5 minuti dalla cottura aggiungere la crema di zucca e continuare la cottura. Quando cotto togliere dal fuoco e mantecarlo con burro e Parmigiano e metterlo nei piatti. Sciogliere il Castelmagno con il latte fino a renderlo cremoso in un pentolino, poi con un cucchiaio mettere delle gocce di salsa sul risotto, sbriciolare le castagne direttamente nel piatto e servire in tavola.

SUA MAESTA’ , IL BONÈT
Volete sperimentare un bonèt fatto in casa?
Ecco la ricetta più conosciuta, quella con il cacao amaro.

Servito a mattonella o in tondeggiante monoporzione… sempre una bontà!

Ingredienti
5 uova, 200 g zucchero, 30 g cacao, 500 ml latte, 70 g amaretti, 1 bicchierino rhum
Per il caramello:
100 g zucchero, 2 cucchiai acqua calda
Preparazione
Iniziate a sbattere tre uova intere e due tuorli con lo zucchero, finché diventano quasi bianche. Unite il cacao setacciato, poi aggiungete mezzo litro di latte a temperatura ambiente, un bicchierino di rum e gli amaretti pestati.In un pentolino fate caramellare lo zucchero, quando sarà completamente sciolto aggiungete l’acqua e mescolate velocemente, poi versate il caramello così ottenuto nello stampo del bonèt.
Versate il composto nello stampo e cuocete il bonèt a bagnomaria, nel forno a 180° per 45 minuti. Fate la prova con uno stecchino, immergendolo nel bonèt. Se il bonèt è cotto, lo stecchino uscirà pulito. Sfornate il bonèt, lasciatelo raffreddare completamente e poi spostatelo in frigorifero. Il giorno dopo sformate il bonèt e servitelo a fette, con amaretti secchi sbriciolati o un amaretto morbido in accompagnamento al piatto

Al vostro piatto monferrino volete accoppiare un buon vino del territorio?
Ecco l’articolo che parla dei fantastici vini del Monferrato
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CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

Next page two original Monferrato recipes in english,
To try and perhaps cook at home to brighten up your table on an autumn evening.

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