Torna l’appuntamento con il fotografo e reporter Guido Alberto Rossi, che fornisce ai nostri lettori alcune dritte per fotografare le più belle città, isole e borghi italiani ed esteri. Questa settimana ci porta a Lisbona attraverso un viaggio alla scoperta della città e del momento migliore per “catturarla” con l’obiettivo.
Di Guido Alberto Rossi
Lisbona è una delle città europee che amo di più, forse perché si affaccia sull’acqua e nell’aria c’è sempre un po’di profumo di mare, ma forse è solo una mia idea. Comunque, se seguite il fiume Tago da Praça do Comercio verso Sud Ovest o più praticamente guardando l’acqua con la piazza alle spalle e andate verso destra arriverete nell’Oceano Atlantico, anche se non avete intenzione di attraversarlo, il lungo fiume è ricco di posti interessanti e piacevoli.
Vediamo di dare un senso alla nostra visita e soprattutto far combaciare la luce migliore con i soggetti più importanti da fotografare, diciamo che per vedere bene Lisbona, servono tre giorni pieni, ma visto che si mangia e beve bene, suggerisco di rimanere qualche giorno in più e fare una scappata a Cascais, Sintra con il suo bizzarro Palacio da Pena e poi andate fino al faro di Cabo da Roca, che è anche il punto più Ovest d’Europa.
Primo giorno: il quartiere di Alfama e la Cattedrale
Ma iniziamo dal quartiere di Alfama, andateci con il tram n° 28, questo tram è chiamato dai portoghesi, Eletrico e in realtà fa il giro di tutti punti più interessanti della città, comprese piazze e monumenti, ma personalmente credo che il suo fascino sia quando percorre le viuzze di Alfama.
Siccome quasi sempre è stracarico di turisti prendete il tram n° 12 che è una buona alternativa. Le varie fermate le potete trovare consultando l’oracolo: Google. La cosa migliore è salire fino alla cattedrale di Santa Maria Major, la cui facciata è esposta a Ovest e quindi ben illuminata nel pomeriggio e da qui girate a piedi per vicoli di Alfama: qui la questione luce è abbastanza complicata, tanto è vero che molti fotografi preferiscono ritrarli alla sera. Al mattino comunque è meglio e qui dovrete decidere se preferite fotografare i vicoli o la facciata della cattedrale.
Quando ne avete abbastanza di vicoli, azulejos (piastrelle decorate bianche e blu) e tetti, tornate verso la cattedrale e scendete verso la piazza e chiesa di Sant’Antonio, qui potrete scattare delle foto interessanti dei fedeli che fanno le offerte alla statua del santo, fatelo con discrezione, è comunque un luogo di culto e va rispettato.
Camminando per circa un’altra mezz’ora potete arrivare fino a Praça do Comercio e arrivare sulla sponda del fiume Tago e anche andare a toccare l’acqua nella storica scalinata di Cais das Colunas. Il centro chic di Lisbona è praticamente il rettangolo che da Praça do Comercio sale con le sue vie eleganti e ricche di bei negozi, bar e ristoranti fino alle piazze: Dom Pedro IV e Praça da Figueira.
Queste due piazze è preferibile fotografarle con la luce pomeridiana in modo da avere la luce giusta sulle statue, collocate al centro delle piazze. Mentre la statua del re Dom Josè I di Praça do Comercio va bene a tutte le ore, essendo che il cavallo con il re guardano a Sud. Consiglio di percorrere Rua Augusta verso l’ora di pranzo o dello spuntino per assaggiare il baccalà fritto della Casa Portuguesa do Pastel de Bacalhau.
Sempre gironzolando per le vie del rettangolo non mancate l’Elevador di Santa Justa, a un isolato da Praça Dom Pedro IV. Questo ascensore che un tempo dominava tutta Lisbona è stato costruito a cavallo dei secoli ed inaugurato nel 1901, ai tempi era la Torre Eiffel portoghese, anche perché costruita con la stessa tecnica e materiali stile Meccano. Direi che se avete fatto tutto quello che ho scritto, saranno circa le 17,00 e quindi vi meritate un aperitivo sulla magnifica terrazza del Hotel Mundial, dove potrete scattare le ultime foto della giornata, bevendo qualcosa di buono.
Secondo giorno, la Torre de Belém e il Monasterio di Jeronimos
La seconda giornata potete dedicarla alla Torre de Belém, al monumento Padrao dos Descobrimentos, ovvero, agli esploratori marittimi, con relativa piazza, piastrellata a Rosa dei Venti, ambedue possono essere fotografati sia al mattino che al pomeriggio, consiglio di fotografare quest’ultimo al pomeriggio in modo di riprendere la parte rivolta verso Ovest per avere sullo sfondo anche il ponte 25 Aprile, che assomiglia al famoso Golden Gate di San Francisco, ma è più piccolo.
Sempre stando in zona c’è il magnifico Monasterio di Jeronimos. La cui facciata è rivolta a Est e quindi va fotografata al mattino, ovviamente gli interni con le grandi vetrate dai mille colori ed il chiostro vanno bene a tutte le ore. La leggenda narra che il monastero venne costruito dove esisteva la chiesetta Ermida do Restelo, nella quale il navigatore Vasco da Gama e la sua ciurma trascorsero in preghiera la notte precedente alla partenza per il viaggio che li portò alla scoperta della rotta per l’India, la prima pietra venne posta nel 1502 e l’ultima circa cent’anni dopo.
In questa parte di Lisbona ci sono anche diversi musei e giardini pubblici, praticamente in questa zona, potete vedere e fotografare dall’alba al tramonto, nutrendovi e dissetandovi nei vari ristoranti bordo fiume.
Terzo giorno, Mandragoa e l’Arena della Tourada
Se avete completato con soddisfazione anche questa seconda giornata, potete iniziare la terza giornata fotografando al mattino il palazzo Sao Bento che è la sede del governo e si trova nello storico quartiere di Madragoa. Lisbona offre oltre cinquanta musei, ne ho visitati solo alcuni, bellissimi! ma ovviamente dovete scegliere quello in base ai vostri interessi, altrimenti non bastano altri venti giorni per visitarli tutti.
Un suggerimento pomeridiano per chi visita Lisbona nel periodo primavera-estate è andare ad assistere ad una tradizionale Tourada, che è la versione portoghese della Corrida di Toros, all’arena di Campo Pequeno, già la struttura ed il suo museo valgono la visita. Nella corrida portoghese il torero o meglio il Fidalgo è a cavallo e il toro non viene ucciso è praticamente una giostra equestre di eleganza e grande livello equestre. Anche se alle volte non mancano scene violente.
Seguono i Forcados, che sono cinque matti, vestiti un po’ strani che si divertono a placare il toro ed immobilizzarlo a mani nude. Tra l’architettura dell’arena in stile moresco con i suoi mattoni rossi, i cavalli, i Fidalgo in costume, i Forcados e ovviamente il toro, qui è meglio se vi portate dietro un teleobiettivo, per poter riprendere le varie azioni a tutto formato. Ma soprattutto assicuratevi, d’aver abbastanza scatti nelle flash card delle vostre macchine fotografiche.
Chi è Guido Alberto Rossi
Nato a nato a Milano nel 1949, si è avvicinato alla fotografia grazie ad una macchina fotografica Kodak a soffietto trovata in casa dei nonni. Ha pubblicato il suo primo servizio pagato sullo Sport Illustrato nel Settembre del 1966. Nei primi anni alterna la fotografia di sport, automobilismo e motociclismo, al reportage di guerra. Nel giugno del 1967 va in Israele per la Guerra dei Sei Giorni ma il conflitto finisce subito e si deve accontentare di fotografare i primi giorni dopo la vittoria israeliana. Nel febbraio del 1968, va nella Guinea Bissau dove le truppe portoghesi combattevano la loro ultima guerra coloniale. Nel novembre del 1968 va in Vietnam, vi rimane 3 mesi ed in seguito ci ritorna nel 1971 e nel 1973, insieme al collega Ennio Iacobucci, percorre in macchina da Saigon a Quang Tri, facendo un reportage sulla situazione del Paese ormai al collasso.
Nel 1969 si reca a Belfast per un reportage sulle truppe inglesi. Nel 1973 parte per la Cambogia e questo sarà il suo ultimo reportage bellico. Successivamente si dedica alla fotografia geografica e nel 1979 fonda l’agenzia fotografica Action Press. Tra un viaggio e l’altro, tra il 1975 ed il 1995, si dedica agli sport nautici, fotografando le regate veliche e le gare di motonautica, utilizzando per primo l’elicottero per seguire le gare della classe offshore. Appassionato di volo, nel 1985 compra un Cessna 210T e insieme al suo amico e pilota Enzo Bianchini fotografa a tappeto tutta l’Italia, e buona parte d’Europa e del Nord Africa. La fotografia aerea diventa una delle sue specialità e fotografa 65 paesi utilizzando sia aerei leggeri che elicotteri e ultraleggeri.
Negli anni le sue immagini sono state pubblicate praticamente su tutte le testate del mondo. Ha pubblicato 36 libri fotografici con vari editori internazionali. L’ultimo per la Mondadori Electa, “Basilicata vista dal cielo”. Da Gennaio 2015 è Capo Progetto del Rotary Club Milano Nord ed in collaborazione con la CRI ha realizzato dei corsi multimediali per l’integrazione dei migranti.