Per una volta WEEKEND & TRAVEL

Bologna, tra portici, musei e luoghi segreti (2° parte)

image_pdfimage_print

Nella seconda parte della Bologna da vedere “per una volta”, ci spostiamo dalle vie principali del centro storico per andare alla scoperta della città religiosa, culturale, misteriosa, ma anche di mostre e musei fuori dagli itinerari più “classici”.

Di Isa Grassano

Non solo centro. Bologna merita di essere scoperta anche fuori dalle vie principali. Per vedere la città felsinea da una prospettiva diversa e lontana dal caos e dai rumori del traffico, si può intraprendere la lunga passeggiata che collega, senza interruzioni, porta Saragozza alla basilica della Madonna, sul monte della Guardia (superando un dislivello di 200 metri), protetti dal porticato più lungo del mondo (circa 3,75 km con 666 arcate che si ripetono ritmicamente, ciascuna contrassegnata da un numero progressivo).

La salita a San Luca

Un lungo ombrello di pietra che è visibile da lontano (ancora più evocativo al tramonto, quando è completamente illuminato) e offre uno spettacolo irripetibile fatto di giochi di luci e penombre e di fughe prospettiche. Inoltre, è un valido riparo dal sole, dall’afa, dalla pioggia e dal vento.

Il numero 666, per molti, non è casuale: secondo alcune teorie alluderebbe al demonio, come a voler indicare che il percorso dei portici simboleggi in realtà il serpente della Genesi (ovvero il diavolo) sia per la sua forma sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizionale iconografia di Satana sconfitto e schiacciato dalla Madonna sotto il suo calcagno.

Vale davvero la pena di provare a cimentarsi nella “scalata”, anche solo per ammirare la straordinaria processione di persone che affollano il tragitto a qualsiasi ora. Ogni tanto ci si ferma per riprendere fiato, magari vicino a una delle 15 piccole cappelle che illustrano i misteri del Rosario o dinanzi a uno scorcio panoramico, che permette di osservare Bologna dall’alto e di respirare l’atmosfera medievale che permea la città.

Poi pian pianino (ci vogliono circa 45 minuti), si arriva al santuario (in stile barocco, e sormontato al centro da una grossa cupola con lanterna), la cui storia si lega all’icona bizantina lignea della Vergine (dipinta a tempera e oro e raffigurante una Madonna con il Bambino) custodita all’interno.

Se non siete allenati e non ve la sentite di fare tutta la salita a piedi, dal centro parte il San Luca Express, un colorato trenino che vi porta fino alla sommità del Monte mentre si ascolta l’appassionante storia della struttura.

Dove riposano i grandi

Un luogo che potrebbe inquietare a prima vista ma che sa regalare tante emozioni è il cimitero monumentale della Certosa, uno dei più antichi d’Europa, che si caratterizza per la scultura e l’architettura del XIX e del XX secolo.

Durante l’Ottocento fu meta privilegiata dei visitatori del Gran Tour. Lord Byron, Jules Janin, Charles Dickens e Theodor Mommsen hanno lasciato traccia scritta della loro passeggiata tra cipressi e cappelle. Vi si trovano le tombe di Giorgio Morandi, definito affettuosamente il “pittore delle bottiglie”, del premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci, del cantante d’opera Carlo Broschi detto Farinelli.

Vi sono sepolte pure numerose maghe e sensitive. Tra queste, Anna D’Amico, la «chiaroveggente più rinomata del secolo XIX», ebbe una fama tanto ampia da meritare ben due monumenti funerari. E non ci si può non fermare commossi davanti all’inconfondibile sagoma dell’uomo col bastone e il cappello: il luogo del riposo eterno per Lucio Dalla.

Tutti grandi personaggi le cui storie rivivono negli spettacoli teatrali e nelle letture itineranti (per il calendario http://www.museibologna.it/risorgimento/eventi/47755).

Andar per mostre e musei a Bologna

A pochi minuti si trova il Mast (in via Speranza), una città nella città, con edifici, porticati, terrazze, gallerie, spazi verdi e una grande vasca ornamentale. Un luogo aperto alla cultura con mostre temporanee. Fino al 5 gennaio 2020 (a ingresso gratuito) è visibile la mostra “Anthropocene” un progetto artistico che indaga l’indelebile impronta umana sulla Terra attraverso le immagini di tre grandi fotografi, Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier.

Combinando fotografia, cinema, realtà aumentata e ricerca scientifica, i tre artisti danno vita a un’esplorazione multimediale di grande impatto visivo che documenta i cambiamenti determinati dall’attività umana sul pianeta e ne testimonia gli effetti sui processi naturali.

Infine, merita una visita il Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara, 123), che ha sede nella Fornace Galotti al “battiferro”, lungo il Canale Navile, illustra molti aspetti del sistema idraulico artificiale bolognese. Al secondo piano del museo, in un ex essiccatoio, viene mostrata l’eccellenza produttiva della città felsinea in epoche diverse.

A guidarci dal Rinascimento ad oggi sono i prodotti: il velo di seta, vari modelli di macchine idrauliche: un grande modello funzionante che riproduce un mulino da seta. Oggetti, prototipi, vengono esposti insieme a documentari, proiezioni, stazioni interattive. Un plastico evidenzia il potente e avanzato sistema artificiale di approvvigionamento idraulico della città. Erano 350 le ruote idrauliche azionate nelle cantine: la più alta concentrazione urbana conosciuta in Età Moderna.

Queste ruote muovevano le macchine dei mulini da seta, sostenendo in questo modo la principale industria cittadina. Ma tanto segreto doveva rimanere il funzionamento di tali mulini che, per legge, chiunque fosse stato colto a rivelare informazioni ad un’altra città, sarebbe stato ucciso.

Quando i mulini da seta erano in funzione le chiaviche sottraevano ingenti quantità d’acqua al canale riducendone la portata che diventava insufficiente per alimentare i mulini da grano lungo il canale delle Moline. Canale che ci riporta con la mente alla finestrella sull’acqua, là dove il nostro giro è iniziato.

CHI È ISA GRASSANO

Nasce in una terra che, fino a qualche tempo fa, (quasi) nessuno sapeva dove fosse: la Basilicata, ma vive a Bologna. Giornalista professionista freelance con le più importanti testate nazionali come «I Viaggi di Repubblica», «Il Venerdì di Repubblica», «Donna Moderna», «Intimità», «Marco Polo», «Io Donna del Corriere della Sera», «Corriere Salute». Scrive di attualità, interviste a personaggi, storie vere, turismo. Cura rubriche di libri e il blog amichesiparte. Ha vinto diversi premi giornalistici e riconoscimenti. È autrice di libri e guide “emozionali”. Il suo segreto? L’ottimismo dei folli e la tenacia dei muli.

La mia top ten Italia

1. Bologna

Per tutto quanto scritto sopra.

2. Castelmezzano.

Uno dei borghi tra i più belli d’Italia nel cuore delle Dolomiti Lucane, che da anni si è attrezzato per svelare il suo fascino ai viaggiatori amanti del turismo active, attraverso il grande attrattore del Volo dell’Angelo (che collega al dirimpettaio borgo di Pietrapertosa, www.volodellangelo.com) ma anche con vie ferrate e il ponte nepalese. Da quest’anno si possono vivere anche le “Dolomiti in bici”. Una passeggiata guidata alla portata di tutti, con bicicletta a pedalata assistita. Un percorso panoramico che da Castelmezzano porta al Monte Caperrino, la vetta più alta delle Dolomiti Lucane. Breve trekking ai maestosi Alberi Monumentali. Il tutto con una guida (info e prenotazioni Lorenzo, 3384833737) che illustra gli aspetti storici, culturali e paesaggistici del percorso.

3. Napoli

Napoli si sta trasformando sempre di più in una vivace cittadina. Legata alla storia ma incontro al nuovo. E il nuovo è una galleria d’arte en plein air fra le stazioni dell’arte della metropolitana (www.anm.it). Dipinti, sculture, mosaici, fotografie, installazioni, interamente dislocati sulle linee 1 e 6. Un’arte da godere, in maniera del tutto casuale, senza percorsi predefiniti. Nella centrale Toledo, il mare vi accompagna fino alle banchine con i pannelli di Robert Wilson dal titolo By the sea…You and me. Una volta fuori fate una sosta golosa da Cuori di Sfogliatella, celebre brand di Antonio Ferrieri, da poco aperto pure in via Toledo, al numero 271, a pochi passi dalla Galleria Umberto I. Colori pastello, arredi in stile urban glam e marmi. Novità del nuovo locale è un’intera parete dedicata al popolo social: una scenografia di cuori stilizzati e il claim scritto con il neon fanno da quinta e set per le foto.

4. Isole Tremiti

Un paradiso a portata di mano, sono le Tremiti, in Puglia. Il clima è sempre mite e ci lascia trasportare dai ritmi naturali. Le uniche ruote permesse sono quelle delle biciclette (non è possibile portare le auto). Come viverle? Andando alla scoperta di insenature e grotte. Incantano la grotta delle Viole, che prende il nome dal riflesso violaceo che assume la roccia calcarea, e Cala Matana, celebrata da Lucio Dalla. Da non perdere pure un giro a San Domino, il capoluogo amministrativo dell’arcipelago. Il centro antico, con i numerosi scalini, s’affaccia su una rupe da dove potete spaziare con lo sguardo.

5. Capo Vaticano

Non fosse per i fichi d’india, potreste immaginare di trovarvi su una spiaggia tropicale. A Capo Vaticano, promontorio situato di fronte alle isole Eolie, il mare è così trasparente da mostrare quasi l’ombra delle barche sul fondale chiaro, facendole sembrare volanti. Un tuffo nelle sue acque diventa un richiamo irresistibile in questo periodo. Leggende e miti ruotano attorno alle origini della cittadina. La narrazione fa risalire la prima etimologia a una radice ellenica: ai tempi dell’antica Grecia, viveva in una grotta di questo promontorio un’indovina dal nome Manto che, per ispirazione divina, attraverso il suo oracolo posto su un altare di fronte alla grotta (l’attuale scoglio del “Mantineo”), dava responsi sugli accadimenti futuri.

6. Carovigno

“Frugifera”, terra fertile. È nella derivazione greca del nome di Carovigno, Carpinia, che già s’intuisce la ricchezza di questo borgo medievale della Valle d’Itria più autentica e selvaggia: olio (gli uliveti secolari, quasi fossero sculture viventi, si estendono a perdita d’occhio, scanditi dai muretti a secco), vino, mandorle e fichi. Un piccolo paese pugliese tutto bianco, la cui storia risale agli antichi tempi dei messapi, placidamente seduto in cima a un colle alto solo 170 metri. Il centro storico, oltrepassate le porte fortificate, è un pullulare di vicoli che s’intersecano fra di loro, stradelle lastricate di chianche (pietre bianche) strette e tortuose che spesso non hanno via d’uscita ma finiscono in piccoli cortili.

7. Catania

Nella città meno siciliana dell’isola, si racconta che “quando il vulcano starnuta, Catania trema”, proprio a voler sottolineare quanto la città dipenda dall’Etna. Tutto, infatti, ruota intorno a lui. E per iniziare a scoprirla non si può che partire dalla strada che porta proprio il nome del vulcano: via Etnea. È la strada dello “struscio” cittadino. Il cuore è piazza Duomo con la fontana dell’elefante, U’ Liotru, che regge sulla schiena un obelisco di granito. Dicono, da queste parti, che guardare il sedere del pachiderma porti fortuna.

8. Cesenatico

C’è una Cesenatico nascosta, che vive nel segno del mare e si svela tra i battelli da pesca ormeggiati quasi tra le case. L’anima antica della cittadina, situata fra Ravenna e Rimini, si stringe attorno al porto-canale di Leonardo da Vinci che nel 1502, su incarico di Cesare Borgia (figlio di papa Alessandro VI), fu chiamato a disegnare il progetto insuperabile da qualsiasi archistar moderno. Il tratto più interno del porto-canale ospita il Museo della Marineria che di Leonardo conserva la riproduzione del “Codice L”. I suoi taccuini contengono diverse annotazioni “da viaggiatore” sulla Romagna, ad esempio sui grappoli d’uva appesi a Cesena, sulla terra usata per le ceramiche di Faenza, sui litorali, barche.

9. Ischia

La chiamano “l’isola dei tesori termali” custoditi fra profumi e colori mediterranei. Ischia, nel golfo di Napoli, è la meta ideale per fare il pieno di benessere. Soprattutto nella baia di Sorgeto. Si raggiunge attraverso una scalinata di oltre 200 scalini (si parte dalla frazione Panza), ma ne vale davvero la pena. Vi ritroverete in uno spicchio di litorale dove l’acqua del mare si mescola a quella termale che sale dalla profondità con polle bollenti e minerali. Quale modo migliore per godere di un idromassaggio a cielo aperto? Da non perdere, il borgo di Sant’Angelo, legato al resto dell’isola da un sottile istmo. Le case, un tempo abitate dai pescatori, sono dipinte con tinte pastello, e abbarbicate l’una all’altra.

10. Maratea

Unica città della Basilicata ad affacciare sul mar Tirreno, tanto da avere anche il titolo di “Perla del Tirreno”, Maratea affascina per la sua costa che, da sempre, ha la fama di rifugio e buen retiro. Il litorale si snoda tra il Canale di Mezzanotte e la foce del fiume Noce, con le pareti rocciose alte e ripide che ora s’incuneano a mo’ di promontorio, ora si ritraggono accogliendo piccoli arenili di sabbia. Raccolta e intima è cala Jannita, detta la spiaggia nera per il colore della sabbia, la cui forma sembra creata da un designer.