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Mille Miglia: vincono ancora le vere Alfa Romeo

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La Mille Miglia 2018 ha parlato a voce alta il linguaggio dell’Alfa Romeo. Da un lato la ricorrenza dei 90 anni dalla prima vittoria nella “Freccia rossa”; dall’altro i primi tre posti dell’edizione di quest’anno andati ad altrettante vetture del biscione. D’altra parte la Mille Miglia, nei 30 anni in cui è stata disputata come corsa di velocità, è stata appannaggio soprattutto di due marche, con la guerra a fare da spartiacque: Alfa prima del conflitto e Ferrari dopo. Le auto della casa milanese hanno vinto 11 edizioni, record assoluto, dal 1928 al 1947; quelle di Maranello se ne sono aggiudicate 8 dal 1948 al 1957. Ripercorriamo allora brevemente, in una veloce carrellata, la storia di quelle auto che, forgiate nella più importante e massacrante corsa italiana su strada, hanno costruito la leggenda dell’Alfa Romeo.

 

ALFA ROMEO ALLA MILLE MIGLIA, PATRIMONIO LEGGENDARIO
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Giuseppe Campari sulla 6C 1500 MMS al traguardo della Mille Miglia 1928, primo successo Alfa Romeo

L’importanza delle competizioni come veicolo promozionale e volano delle vendite per un costruttore è un elemento emerso in modo prepotente fin da quando qualcuno ha pensato di mettersi a correre sulle carrozze senza cavalli, agli albori del XX secolo. Per l’Alfa Romeo i successi alla Mille Miglia hanno contribuito, anche più dei gran premi in pista, a costruire quel capitale dal valore incalcolabile fatto di suggestione, immagine, sogni, entusiasmi e passioni, oltre naturalmente alle soluzioni tecniche di alta scuola.

Un capitale investito sapientemente ancora per molti anni dopo quelle vittorie; un patrimonio che ha permesso tra gli anni Cinquanta e Sessanta la trasformazione dell’Alfa Romeo in una moderna grande industria e ha costituito la base per la creazione di quei capolavori che ancora oggi fanno voltare la gente quando passano per strada. Perché, oggi come allora, quando una di quelle Alfa procede regale sulle strade di tutti i giorni, l’ammirazione del pubblico è assolutamente suprema.

 

LE 6C 1500 E 6C 1750, I CAPOLAVORI DI VITTORIO JANO
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Tazio Nuvolari sulla 6C 1750 al via della Mille Miglia 1930 che lo vide vincitore

Tutto cominciò nel 1924 con l’arrivo del progettista Vittorio Jano al Portello, sollecitato fortemente da Enzo Ferrari. Il suo primo lavoro, anzi capolavoro, fu l’Alfa Romeo 6C 1500. Montava (già allora le tasse penalizzavano le grosse cilindrate) un piccolo motore da 1.5 litri frazionato a sei cilindri che sviluppava 44 cavalli, una potenza straordinaria per l’epoca e le dimensioni. La versione da corsa guadagnava un doppio albero e un compressore volumetrico, portando la potenza ad 84 cavalli. Fu questo modello, denominato Alfa Romeo 6C 1500 MMS (carrozzeria a due posti di tipo spider) a vincere la Mille Miglia del 1928; Giuseppe Campari, assistito come meccanico da Giulio Ramponi, dominò la corsa alla media di 84,12 Km/h, velocità massima 155 Km/h, contro avversari di cilindrata ben superiore.

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La 6C 1750 SS di Vesco-Guerini, terza quest’anno

Non dimentichiamo inoltre che le strade del tempo erano quasi sempre sterrate. Lo stesso equipaggio si ripeté l’anno successivo a bordo dell’evoluzione Alfa Romeo 6C 1750 SS, caratteristica con quel dettaglio dei tre fari chiusi di giorno da coperchi rossi per ragioni aerodinamiche. Nel 1930 fu la volta di Tazio Nuvolari, assistito da Giovanbattista Guidotti, sulla 6C 1750 GS, uguale a quella che ha vinto la rievocazione di quest’anno, appartenente all’equipaggio argentino formato da Juan Tonconogy e Barbara Ruffini (nella foto di copertina al traguardo finale di Brescia); fu un dominio totale delle Alfa schierate dalla Scuderia Ferrari, si aggiudicarono i primi quattro posti; dopo Tazio si classificarono Campari, Achille Varzi e Pietro Ghersi.

 

LA POSSENTE 8C CHE SFIDO’ LE TEDESCHE
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Una 8C 2900 durante il passaggio di Milano. Vinse nel 1936

Nel 1931 vinse la Mercedes. Nel 1932 un’altra vettura che sarebbe diventata leggendaria riportò l’Alfa sul trono della Mille Miglia: la 8C 2300 Spider, carrozzata dalla Touring, pilota Mario Umberto Borzacchini e meccanico Amedeo Bignami. Motore ad otto cilindri in linea, 2.3 litri, compressore, potenza 155 cavalli. Bis nel 1933 con Nuvolari, meccanico Decimo Compagnoni. Nel 1934 vinse un’evoluzione, la 8C 2600 Monza, così chiamata perché venne utilizzata anche nei gran premi prima della superba P3 Tipo B. La potenza arrivò a 180 cavalli. Primo al traguardo Varzi con Bignami. Siamo al 1935, i giochi divennero sempre più pesanti vista la concorrenza delle tedesche. Allora è proprio la P3 a venire schierata, motore ad otto cilindri 2.9 con due compressori, 240 cavalli. Primi al traguardo Carlo Maria Pintacuda e Alessandro Della Stufa.

Mentre in pista dominano Mercedes e Auto Union, la Mille Miglia resta territorio di caccia dell’Alfa. Dal 1936 al 1938 si registrano altre tre vittorie, protagonista la 8C 2900. Questi gli equipaggi: Tonino Brivio-Carlo Ongaro; Pintacuda-Paride Mambelli; Clemente Biondetti-Aldo Stefani. Qui si chiude l’epoca eroica dell’automobilismo. Dopo le rovine della guerra, nel 1947 l’Alfa Romeo coglierà l’ultima sua vittoria alla Mille Miglia, ancora con una 8C 2900, equipaggio Emilio Romano e Clemente Biondetti, questa volta come copilota.

 

DALLA MILLE MIGLIA ALLA PRODUZIONE, I CAPOLAVORI DEGLI ANNI ’50
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Due 1900 C Sprint Touring, tra le più belle Alfa mai costruite

La ricostruzione post bellica è stata lunga e sofferta. Al volgere degli anni Cinquanta l’Alfa Romeo è concentrata soprattutto sulla produzione della berlina stradale 1900, mentre il reparto corse si prepara ad entrare nella neonata Formula 1, che il biscione dominerà per due anni, prima del ritiro. Resta quindi tutto quel patrimonio di esperienza tecnica forgiato nelle durissime competizioni dell’anteguerra che farà da base alle incredibili Alfa Romeo del ventennio d’oro, stupendi esempi di auto sportive di classe ma accessibili ad un pubblico certamente benestante ma non necessariamente straricco.

Aiutate in non minima parte dagli straordinari carrozzieri dell’epoca, Pininfarina, Touring, Ghia, Vignale e Bertone. Da lì nasceranno le fantastiche versioni coupé e spider della 1900, poi la Giulietta. L’Alfa Romeo era diventata una grande industria e produceva auto che, pur non avendo mai corso, sarebbero diventate indimenticabili e rimpiante ancora oggi. Anche e soprattutto grazie alla Mille Miglia.