Weekend con gusto

Lomazzo: la storia incontra la tipica cucina lombarda … e non

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Oggi vi portiamo a Lomazzo, in provincia di Como, a metà strada fra Milano e Como, dove le colline di formazione glaciale declinano per lasciar posto alla serena Pianura Padana. Sarà per voi una piacevole scoperta, come lo fu nientemeno che per l’Imperatore Caio Giulio Cesare, che incoraggiò coloni agricoltori e studiosi di cultura greca a insediarsi in queste zone.


Sarà anche una meta gourmet!
Questo territorio offre piatti tipici della cucina locale, rustica e sincera.
Dal burro giallo, ottenuto con tuorli d’uovo, al mericanel de Brianza, piccolo pollo locale dalle ottime uova , spesso cucinato ‘alla diavola’ al vigoroso minestrone brianzolo con lardo, verze , patate e riso , agli spinaci in agrodolce in un mix di uvetta, pompelmo e zenzero, ottimo anche in estate, servito  semi-freddo.

Un piatto di ‘marinel’ alla diavola e un vigoroso minestrone brianzolo

Ma torniamo alla storia. Nel Medioevo, Lomazzo, fortificata con mura e fossati, divenne punto di scontro e di incontro, tanto che nel 1249 e nel 1286 le delegazioni di Milano e di Como, già schierate su opposti fronti di guerra, conclusero a Lomazzo le trattative di pace.


Cittadina attivissima fin dal 1514, quando il Duca Massimiliano Sforza vi istituì un mercato di merci e bestiame, divenuto molto popolare e affollato da compratori di ogni circondario. Le famiglie notabili aprivano a vari personaggi la carriera amministrativa e militare presso i re di Francia, di Spagna e i PapI e procuravano alle famiglie borghesi sbocchi professionali e mercantili.


L’economia restava prevalentemente agricola, sorretta e resa autonoma da un significativo artigianato di servizio (fabbri e ramai, sarti, falegnami) e da piccole imprese commerciali (macellai, prestinai, droghieri, merciai), con sbocchi commerciali (trafficanti di cereali e di bestiame) verso Como, Varese e la Svizzera.

Massimiliano Sforza

Il primo scossone all’impianto storico amministrativo fu dato da Napoleone, che unificò istituzionalmente i due comuni di Lomazzo Comasco con Lomazzo Milanese, unione che poi verrà glorificata all’importante presenza della ferrovia che congiungere la lMilano-Saronno a Como passando da Lomazzo. La strada favoriva nuovi traffici commerciali e Francesco Somaini, futuro deputato al Parlamento, aprì a Lomazzo 1891 un grande cotonificio, a quel tempo all’avanguardia; giacché non usava più energia idraulica, ma a vapore, e, dopo qualche anno, energia elettrica, che venne messa a disposizione anche per illuminare Lomazzo e i comuni limitrofi. Il cotonificio dava lavoro a più di mille dipendenti, che giungevano da ogni parte.

Somaini e il suo primo cotonificio

Somaini costruì un convitto per le ragazze operaie, assistite da suore, che accudivano alla mensa e al guardaroba; e per gli operai di Lomazzo realizzò un intero quartiere di alloggi, attrezzato con asilo infantile e asilo-nido, dimostrando una sensibilità sociale precorritrice e inedita Dal 1920 in poi  Lomazzo ha visto nascere nuove industrie, dal calzaturificio ai detersivi, è stata sede di campionati nazionali di marcia e di motociclismo e ospita strutture di protezione civile come la ARI, Associazione Radioamatori Italiani


La produzione dello storico cotonificio Comaini, che arrivò ad avere 1300 operai, è cessata nel 1973, gli edifici sono stati riconvertiti anche in abitazioni e nella sede del ComoNExT – Innovation Hub, grande parco scientifico e incubatore di imprese, ne conta oltre 130 di settori diversi.

L’escalation continua e la ricerca dell’innovazione si riflette anche in un recente progetto chiamato Fabbrica. Si tratta di un campus aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dove uffici privati, spazi co-working, sale meeting e le strutture lavorative offrono l’ opportunità per fare business, contaminare talenti, creare opportunità e condividere competenze con i membri della community.

Fabrica, oltre a ottimali soluzioni lavorative, offre alla community la possibilità di belle passeggiate nel parco e momenti gourmet con la cucina dello chef Davide Marzullo  al timone dell’ annessa Trattoria Contemporanea, nuovo locale del giovane chef, premiato con il S.Pellegrino Award for Social Responsibility per l’Italia e il Sud-Est Europa nell’ambito della S.Pellegrino Young Chef Academy 2021 e recentemente confermato dalla Stella Michelin.
In TV ha trionfato dello show di Cannavacciuolo che lo ha voluto al Villa Crespi e vanta illustri collaborazioni, tra cui Alberto Faccani al Magnolia di Cesenatico,  Claude Bosi all’Hibiscus ed Helene Darroze al The Connaught di Londra e il blasonato René Redzepi al Noma di Copenhagen.

Davide Marzullo, recentemente premiato con la Stella Michelin

L’ ho incontrato per una piacevole intervista

Salve Davide, domanda di rito: Dove ti piace passare un weekend libero?
Da 14 anni nel mio ‘rifugio’ International Sport Camping a Porlezza sul lago di Lugano, un piccolo campeggio internazionale con bungalow di legno, tanto relax e ottimo rimedio per ‘liberare la testa’
Una meta del cuore ?
Londra, dove mi sentivo e mi sento tuttora a casa, forse grazie ai mattoni rossi dei muri di Fabbrica.


Ami viaggiare?
Molto,  mi piace associare il viaggio a una ricerca culinaria, sia si tratti di un ristorante blasonato, sia di baracchini street food e di cibo povero del paese che sto visitando. Nell’ ultimo viaggio in Thailandia ,Bangkok e Pucket, mi spostavo da ristoranti stellati a sorprendenti scoperte di cibi on the road, insetti compresi.

Ditalino’Gerardo di Nola’, birra scura, parmigiano, aneto

Primissimo ricordo legato alla cucina?
Avevo 5 anni e papà mi regalò una cucina di plastica.  Come  ingredienti usavo biglie e pezzetti di carta, facevo finta di cucinarli, usando rigorosamente dei pentolini di acciaio, perchè sostenevo che “quelli finti non sono da vero cuoco”
La prima scintilla professionale?
Un lontano 26 Dicembre. Non dimenticherò mai l’abilità di mio zio Daniele, cuoco del ristorante Boeucc di Saronno, che ci portava gli scarti del pranzo di Natale e ne ricavava uno squisito paté di fegatini e il ripieno della faraona caramellata. Eravamo in tanti a tavola e ricordo che, vedendolo cucinare, mi chiedevo come riuscisse a far star bene così tante persone. Penso che proprio in quell’occasione la mia ammirazione si sia trasformata in desiderio di imitazione.

Cervello di vitello in crosta di mais, pera e senape

Sei in un ristorante e assaggi un piatto che ti piace molto. La tua reazione?
Subito una foto per ricordarmelo… e poi una certa curiosità per sapere come lo chef ci sia arrivato, quando vado dei colleghi riesco sempre a strappare qualche segreto…

Seppia , ‘nduja e beurre blanc

Un piatto che, si fa per dire… non ti viene così bene?
I ravioli di zucca di mia mamma Gianna, inimitabili!
‘Contaminazioni’ nel tuo menu?
Fortunatamente in cucina operiamo in sei, ognuno di noi ha viaggiato e lavorato in Europa. Per questo ci piace contribuire con la propria identità e con citazioni di esperienze passate. Io ho lavorato a Londra e Copenhagen, Andrea, che proviene da Nobu,  ama citare la cucina orientale, Christian opta per quella francese.

Dalla cucina, un’ispirazione vagamente francese di Christian: ombrina, bernese alle cozze, salsa al prezzemolo e taccole

E poi c’è Elena…
Certo la nostra pastry chef e anche la mia compagna, ci siamo conosciuti in cucina a Copenhagen e devo dire che da allora continua a stupirmi con le sue creazioni, guarda per esempio il dolce ‘A come Fabbrica’ una composizione in due cialde due frolla al cacao, farcite al cocco, chutney alla salvia e gelato al lime…

Due dessert della Pastry Chef Elena Orizio

Una domanda che detesti?
“Quanti anni hai?” Come vedi qui siamo un gruppo di ragazzi tutti i giovani, intorno ai 25 anni e non penso che il fattore età possa incidere su professionalità e abilità. Amiamo ricercare e produrre,  la nostra missione è di far sedere il cliente a tavola, di farlo star bene e di farlo ritornare.


Una domanda che vorresti che un cliente ti facesse ?
“Davide, come stai?” Trovo che questo tipo di saluto sia essenziale per un buon incontro personale e gastronomico.
Bene, allora te lo chiedo io: “Davide come stai“?
(sorride) Sto bene, grazie, un po’ stressato ma comunque innamorato di quello che faccio tutti i giorni, proprio come dice il messaggio del nostro magic box, che riuscirai ad aprire solo se scopri la combinazione…”Ogni giorno non è da scartare, un anno intero da gustare”

il ‘magic box’ di Trattoria Contemporanea… sorpresa!

DA VEDERE A LOMAZZO
Cotonificio Somaini, antica manifattura aperta nel 1893, esempio perfetto d’industria tessile del XIX secolo. che conserva ancor oggi  il suo aspetto originale.
Villa Somaini, con il suo parco, monumento nazionale.

Villa Somaini

Villa Ceriani, Ottocentesca dimora signorile sulla sommità di un’altura, valorizzata da un nuovo scenografico scalone d’onore con meravigliose vetrate realizzate dagli allievi del locale Istituto d’Arte sotto la dell’artista di fama internazionale Francesco Somaini Jr.

Francesco Somaini jr

Palazzo Arconati, sede dell’antico pretorio
Villa Carcano-Raimondi
immersa in un immenso parco, ospita stanze considerate capolavori di architettura rinascimentale lombarda

Villa Carcano-Raimondi

Chiesa di San Vito, esempio di pura architettura neoclassica lombarda, recentemente dal gruppo scultoreo e musivo dello scultore Francesco Somaini e del grande architetto Caccia Dominioni.
Arco della Pace , imponente struttura in mattoni, in perfetto stile lombardo-medioevale, eretta per garantire con la sua cisterna l’approvvigionamento idrico del paese