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Isole Kiribati, le “isole dell’anno nuovo”, che rischiano di scomparire

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Sono il primo luogo del mondo a dare il benvenuto al nuovo anno, ma rischiano di non arrivare al 2100. Sono le isole Kiribati, di cui vogliamo parlarvi nella seconda puntata dedicata ai luoghi del mondo che rischiamo di perdere, o di vedere completamente mutare a causa dei cambiamenti climatici. 

Abitanti di Kiribati manifestano contro gli effetti dei cambiamenti climatici

L’arcipelago si trova nella regione pacifica della Micronesia, a Est dell’Australia e della Nuova Zelanda e a Ovest delle Hawaii. È composto da 33 isole, di cui solo 21 abitate, suddivise in tre gruppi, le Gilbert Islands, le Phoenix Islands e le Line Islands (o Sporadi Equatoriali). Insieme occupano un’area oceanica di 3900 km, di cui, tuttavia, solo 811 sono di terre emerse. Inoltre, su 33 isole, 32 sono atolli la cui altezza massima sul livello del mare è di pochi metri.

Negli ultimi anni, il livello dell’Oceano si è notevolmente alzato e più di un’isola delle Kiribati è stata sommersa dalle acque. Già negli anni Novanta sono state inghiottite dal mare le isole di Abanue e Bikeman, mentre, entro il 2025 rischia di scomparire anche la Millennium Island, famosa perché, è stata la prima a festeggiare l’entrata nel nuovo millennio, che è stato accolto da una grande festa a cui hanno partecipato giornalisti e curiosi e che è stato visto da un miliardo di persone in mondovisione.

Gli effetti dell’invasione dell’oceano in un villaggio 

Il pericolo di essere sommersi dall’Oceano è così reale e affatto remoto che è già pronto un piano di migrazione di massa per i 103 mila abitanti delle Kiribati, tra accordi con i governi dei paesi circostanti e acquisto di terre nelle isole Fijii.

Christmas Island (Kiritimati), l’atollo più grande del mondo

Quello che rende uniche le isole Kiribati, come vi abbiamo già accennato, è che sono il primo luogo al mondo a vedere l’alba del nuovo giorno e, di conseguenza, anche quella del nuovo anno. Ecco, allora, una motivazione in più per visitarle, magari per trascorrere un Capodanno diverso, lontano da tutto, circondati solo dalla natura e dal mare cristallino, prima che sia troppo tardi.

Veduta aerea di Kirikimati o Christmas Island

La primissim delle isole Kiribati a salutare il nuovo anno è l’atollo Caroline, che tuttavia è completamente disabitato. La prima isola abitata su cui si può salutare l’anno nuovo è Christmas Island, che deve il suo nome al giorno della sua scoperta da parte dell’esploratore James Cook, il 25 dicembre 1777.

Bambini su una spiaggia di Kirikimati

Nella lingua locale, il gilbertese, invece, si chiama Kiritimati, (ma si pronuncia Kirimass, come Natale in inglese!) e con i suoi 40 km di lunghezza e la sua larghezza media di circa 20 km è l’atollo più grande del mondo. Altra sua peculiarità è che sorge al centro del Pacifico, vicino all’Equatore e nei pressi della linea del cambio di data.

Panorama di Kirikimati, l’atollo più grande del mondo

Sull’isola di Kiritimati si trova uno dei due aeroporti dell’arcipelago, il Cassidy, che la collega alle isole Fijii e a Honolulu, nelle Hawaii. Già arrivando dal cielo, l’atollo si presenta in tutta la sua naturale bellezza, tra gli spettacolari panorami della gigantesca laguna che sorge proprio al centro, tra piscine naturali di acqua dolce e salata e piccoli villaggi che sembrano sospesi nel tempo.

Piscine naturali

Il modo migliore per muoversi sull’atollo è quello di noleggiare uno scooter, un minivan o una barca, anche con conducente, per muovervi in libertà. In alternativa, potete chiedere passaggi terrestri o marittimi agli abitanti, che sono molto cordiali e disponibili.

Kiritimati, i villaggi e la laguna

Cominciate la vostra visita ai villaggi, che a Kiritimati hanno nomi curiosi, come London, che conta 1900 abitanti, Banana, circa 1000, e Poland, appena 450, mentre il villaggio più grande, Tabwakea, ne conta in tutto poco più di 2000.

Cartello di benvenuto nel villaggio di Banana

Sarete sorpresi dalla semplicità delle abitazioni, dai negozi segnalati appena da un cartello, edifici semplici che si snodano lungo strade sterrate, fiancheggiate da una vegetazione brillante e rigogliosa.

Una strada di Kirikimati

Tutti i villaggi hanno poi una maneba, un luogo di ritrovo caratterizzato da una tettoia sostenuta da colonne, dove ci si può riposare, chiacchierare, ma anche fare feste o partecipare a funzioni religiose.

Spettacolo di danze locali in una maneba

Spostatevi poi verso l’immensa laguna interna. I paesaggi che attraverserete per arrivarci sono alquanto insoliti per un atollo. Il suolo sembra infatti ricoperto da una crosta di sale a causa dell’evaporazione. L’effetto è quello di un paesaggio desertico alternato a laghetti salati.

La laguna interna a Kirikimati

A mano a mano che vi avvicinerete alla laguna, invece, il suolo arido e “salato” viene sostituito da splendide piscine naturali dai colori che spaziano dal turchese al verde smeraldo. Le piscine sono circondate da spiagge di sabbia corallina, lambita da acque calde e tranquille, ancora lontane dal turismo di massa.

Piscine naturali nella laguna di Kirikimati

South Tarawa, la capitale delle isole Kiribati

L’altro aeroporto internazionale delle isole Kiribati si trova a Bonriki, da dove è possibile arrivare a South Tarawa, la capitale dell’arcipelago. Non si tratta, tuttavia, di una città, ma di isole che compongono la parte meridionale dell’atollo di Tarawa, che sono collegate tra loro da una rete stradale sopraelevata che va da Bairiki e Bonriki.

Arrivo a South Tarawa

A Tarawa si concentra la metà della popolazione del gruppo delle isole Gilbert, circa 50 mila persone. Un’altra caratteristica per cui vale la pena visitare la capitale sono le numerose testimonianze della Battaglia di Tarawa, tra Giapponesi e Americani, durante la Seconda Guerra Mondiale, che ha lasciato sugli atolli numerose testimonianze belliche, tra fortini, cannoni e navi da guerra.

Dall’aeroporto parte l’unica strada che segue il perimetro dell’atollo. I paesaggi alternano scenari tropicali a piccoli villaggi e centri abitati. Le case spesso sono costruite con pareti di legno e tetti di foglie di pandanus intrecciate. Questa pianta, molto comune nelle isole Kiribati, è nota per la sua resistenza e impermeabilità, che consente di resistere anche per dieci anni e fare fronte agli acquazzoni.

Una strada di Bairiki

L’economia delle isole è di sussistenza. Non essendo il turismo molto diffuso, la maggior parte della popolazione vive di pesca, di quello che ricava dall’ambiente e dagli animali da cortile. Non di rado, infatti, si vedono “pascolare” maialini e polli lungo le strade che portano ai villaggi.

Betio e gli “scheletri” della Seconda Guerra Mondiale

La maggior parte delle testimonianze della Seconda Guerra Mondiale, quando l’atollo di Tarawa Sud venne occupato dai Giapponesi, si concentrano sull’isola di Betio, sulla quale si trova anche una delle città più popolate e importante delle isole Kiribati. Qui si trovano edifici colorati in muratura, negozietti, chiese, un vivacissimo porto, una scuola e il principale ospedale delle isole.

Un bunker giapponese a Betio

Intervallate, però, a “scheletri” del secondo conflitto mondiale, tra bunker giapponesi, fortini crivellati di colpi, navi arrugginite abbandonate nella laguna, cannoni puntati ancora verso il mare.

La Phoenix Island Protected Area, patrimonio UNESCO

Anche se tutte le isole Kiribati sono dominate dalla natura tropicale, la sua espressione più vera e selvaggia la troverete nel gruppo delle Phoenix Island, che sono incluse nella Phoenix Islands Protected Area, inclusa dall’UNESCO tra i siti Patrimonio dell’Umanità.

Panorama della Phoenix Island Protected Area

Con i suoi 408.250 kmq, di cui solo 28 di terre emerse è la riserva marina più grande del mondo, nella quale vivono 120 specie di coralli e 500 specie di pesci, ma anche tartarughe marine, uccelli, granchi violinisti, granchi del cocco.

Anche l’uomo, nei secoli, ha lasciato la sua impronta. È possibile infatti ammirare alcuni antichi insediamenti polinesiani e micronesiani e alcuni siti di lasciati dai balenieri nel XIX secoli. Anche nella riserva, poi, non mancano i grandi scheletri arrugginiti di navi e carri armati risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

Le isole più remote, per visitarle bisogna chiedere: “È permesso?”

Tutto l’arcipelago delle isole Kiribati, fatta eccezione, forse, solo per le Sporadi occidentali, rovinate da tentativi di industrializzazione, sono un paradiso tropicale che chi ama gli sport acquatici, in particolare lo snorkeling e le immersioni.

Tra le isole più remote da non perdere c’è quella di Marakei, famosa per la sua laguna blu. Potete poi noleggiare una barca con conducente per raggiungere le piccole isole di Bitetawa e Teirio, disabitate dagli uomini, ma non dai pesci e altre specie marine e terrestri.

Una spiaggia sull’isola di Teirio

Altre isole da vedere sono Banaba, nel gruppo delle Gilbert, che presenta paesaggi mozzafiato, e Ambo Island, uno degli atolli che circondano Tarawa, con spiagge di sabbia bianca e impalpabile.

Pescatori ad Abaiang

Prima di visitare qualsiasi isola, in particolare quelle più remote, tenete presente che dovrete presentare la vostra richiesta al Consiglio locale, che dovrà avvallarvi il permesso. Un’altra usanza è quella di chiedere come “biglietto” per visitare templi o monumenti una “donazione” che può consistere anche in un pacchetto di sigarette! In cambio, sarete accolti con esibizioni di canti e balli tradizionali. Potrete poi essere invitati ad alloggiare in una kia kia, la tipica casa delle  isole Kiribati.

E, se con questo servizio vi abbiamo incuriosito, che decidiate o meno di visitare le isole Kiribati “per una volta”, o anche se siete rimasti incantati da queste immagini, pensate che anche questa meraviglia della natura rischia di essere sommersa dall’Oceano e scomparire per sempre.

COME ARRIVARE

Per arrivare alle isole Kiribati occorrono circa 20 ore. Dall’Italia non esistono voli diretti. Da Roma o Milano conviene raggiungere l’Australia (Brisbane) con Cathay Pacific, Qantas o Emirates. Una volta a Brisbane si vola con Fiji Airways o Solomon Air fino all’aeroporto di Bonriki e Tarawa Sud. In alternativa, si può volare anche via Londra con Emirates, con scalo a Dubai, fino a Sidney, e da qui fino a Bonriki.

DOVE DORMIRE

*Captain Cook Hotel***, Main Camp, Kiritimati (Kiribati), tel +68 673054413. Vicino all’aeroporto di Cassidy, si affaccia direttamente sulla spiaggia. Le camere hanno una splendida vista sulla laguna. Si può scegliere se alloggiare in una delle venti camere oppure in uno dei venti bungalow. Ristorante sulla spiaggia con menù di pesce fresco.

*Tabon Te Keekee, North Tarawa Abatao, Tarawa, Kiribati, tel + 68 673037514. Sull’atollo di Tarawa, dispone di diversi bungalow direttamente sulla spiaggia, concepiti nel rispetto dell’ambiente. A disposizione ristorante con vista sulla laguna con piatti della cucina locale e internazionale.

le acque cristalline delle isole kiribati

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