Il weekend bresciano continua: scopriamo nuove bellezze, l’arte del Ceruti e le delizie ‘gourmet’ della Leonessa
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di CESARE ZUCCAEnglish Version click HEREContinuiamo il nostro weekend a Brescia, la città che insieme a Bergamo è stata eletta Capitale Italiana della Cultura 2023. Scopriremo una città ricca di storia e d’arte, piena di attrazioni e di sorprese: scavi archeologici piazze storiche, cattedrali spettacolari, pinacoteche, musei, oltre che a una meta “gourmet” che vi stupirà con la sua cucina tradizionale e innovativa.Partiamo dalla monumentale Piazza Vittoria, cuore del centro storico della Città, facilissimo da raggiungere con la Metropolitana e ideale per un caffè in uno dei suoi storici bar, tra cui gli storici Caffè Impero e Caffè Vittoria.Da qui raggiungiamo la spettacolare Piazza della Loggia, attorniata da eleganti portici e dominata dal Palazzo del Governo e dalla Torre delì’ Orologio, gioiello astronomico del 1546 sormontato da due figure maschili che ancora oggi battono le ore. Sulla Piazza si affacciano i Monti di Pietà, decorati da inserti di epoca romana e il monumento alla Bella Italia, dono di re Vittorio Emanuele. Il vostro weekend sarà animato dal brulicante mercato, che ogni sabato ravviva la piazza e dove potrete trovare di tutto a prezzi davvero convenienti .La prossima tappa vale davvero il viaggio!Siamo a Santa Giulia, Museo della Città, unico per concezione espositiva e per sede, allestito in un complesso monastico di origine longobarda. E’ il luogo ideale per intraprendere un percorso attraverso la storia e l’arte di Brescia, dall’età preistorica ad oggi in un’area espositiva di circa 14.000 mq.Santa GiuliaComprende la Basilica di San Salvatore, la cinquecentesca Chiesa di Santa Giulia, una suggestiva riproduzione di Giardino dell’antica Brescia romana e l’Oratorio di Santa Maria, nel quale le monache custodivano il tesoro del monastero, di cui ancora rimangono la Lipsanoteca, un prezioso contenitore in avorio per reliquie, e la Croce di Desiderio ornata da 212 gemme, opera di oreficeria carolingia.Per festeggiare Brescia Capitale della Cultura, il museo ospita “Miseria & Nobiltà” una grande mostra dedicata al pittore bresciano Giacomo Ceruti un artista che, con le sue toccanti rappresentazioni dei ceti umili e con i suoi ritratti penetranti, si impose come una delle voci più originali della cultura figurativa settecentesca.Ceruti passò alla storia con il soprannome di Pitocchetto per la continua attenzione che rivolse ai “pidocchi”, cioè ai mendicanti, agli interpreti dei mestieri più umili e ingrati che l’Artista poteva osservare nella città. Capace di portare i suoi personaggi su tele con empatia del tutto moderna e contemporanea, Ceruti dipinge tele da cui ci scrutano poveri, senzatetto, lavandaie e “portaroli”, fanciulli che per guadagnare qualche moneta si trasfortavano in barellieri, trasportando sulle spalle pesanti ceste, ricolme di pane e verdura.La mostra ospita tredici tele del ” ciclo di Paternello” conservate in una villa della campagna bresciana, a Padernello, tutte dedicate a passare in rassegna scene di vita quotidiana in cui sono protagonisti popolani grandi al vero che spillano vino, giocano a carte, fabbricano scarpe, intrecciano vimini, cuciono.In contrapposizione alla miseria di questi soggetti , la mostra ospita i ritratti che Ceruti fece di nobili elegantemente vestiti.e di ricchi signori.A 35 anni dalla retrospettiva Brescia gli dedicò, la Città ora onora il suo pittore con la straordinaria presenza delle tele del Ciclo Paternello e con una attenta rilettura della sua arte che allarga i confini sul “pittore più avventuroso del settecento“ originale interprete della sua epoca, capace di dare forma alle contraddizioni della società del tempo vicine a quelle dei nostri giorni.Attualità evidenziata dalla partecipazione del celebre fotografo David LaChapelle che esibisce “«Nomad in a beautiful land» un’opera ispirata alla produzione di Ceruti e incentrata su poveri e sugli emarginati sociali, attraveso la quale LaChapelle intende dare una propria interpretazione. La grande fotografia rappresenta e vuole essere una testimonianza delle contraddizioni di una grande città dove convivono ricchezza e povertà. La grande fotografia racconta delle disuguaglianze sociali in maniera diretta, artificiale ed educata (raccogliendo così l’eredita del Pitocchetto)Il tributo di La Chapelle alla mostra ” Miseria e Nobiltà” , Si intitolo “«Nomad in a beautiful land» Una tendopoli ” griffata ” ai piedi del Museo LACMA Los AngelesL’immagine riproduce una serie di tende di senzatetto in fila fuori dal LACMA (il museo di Los Angeles) decorate con i classici loghi e pattern delle case di moda più conosciute, da Burberry a Dior, da Louis Vuitton a Gucci, una testimonianza delle contraddizioni di una grande città dove convivono ricchezza e povertà.A proposito di Los Angeles, “Miseria & Nobiltà” spiccherà il volo,: a partire dal 18 luglio, sarà infatti ospitata dal prestigioso Paul Getty Museum di Los Angeles.La tendopoli “griffata” di LaChapelleIl complesso museale Santa Giulia è davvero vasto, riservategli una lunga visita e una bella camminata… quindi, vi è venuta fame?Ho scelto due ristoranti “gourmet” ambedue con piatti che raccontano l’amore per la cucina bresciana e il suo territorio.A due passi da Piazza Vittoria, all’interno dell’antica Corte Sant’Agata, troviamo il ristorante Vivace e i suoi elementi di cucina contemporanea serviti in un locale che mixa ambienti dal fascino antiquato, arredamenti moderni e ricercati e il meglio delle attrezzature tecnologiche. Il locale si sviluppa su due piani: la sala principale al piano terra ruota intorno a 4 antiche colonne centrali, che oggi delimitano le bellissime vetrine dedicate alla cantina e un grande bancone. Al piano sotterraneo, una sala con bellissime volte in mattone, ospita “Cultura Vivace” aperitivi e eventi di musica e teatro.
Al timone di Vivace troviamo Davide Modesti con cui mi sono intrattenuto per una simpatica intervista.
Davide Modesti
Ciao Davide, da dove nasce la tua passione per la cucina?(sorride) Dal fuoco… fin fa bambino ero ossessionato dalle fiamme del forno a legna nella cucina dei miei nonni e adoravo fare pizze per tutte le occasioni speciali.
Anguilla alla brace con mosto d’uva, barbabietola, ketchup di barbabietola
Qual è la filosofia del tuo menu?Riportare il territorio bresciano in un ristorante gourmet.Nel menu troverai molte citazioni della cucina bresciana come l’iconico spiedo, le animelle, i pesci del lago, le sarde di Montisola, presidio Slow Food, tutte ovviamente reinterpretate.
Le tenerissime animelle, scalogno, pompelmo, ottime conbinazioni
Un weekend che ti è rimasto nel cuore?Un weekend triplo in Spagna, vissuto a Siviglia, Malaga e CordobaChe auto guidi?Una 500, però in città giro in monopattinoSe io curiosassi nel tuo frigo di casa cosa troverei sempre?Gelati, cioccolato, yogurt, specialmente d’estate e i biscotti Oro Saiwa, miei preferiti da vent’anni e ancora oggi protagonisti della prima colazione, regolarente inzuppati ogni mattina nel caffelatte.E mai?Prodotti lavorati e patatine surgelate, inoltre detesto le ostriche che sinceramente trovo un po’ sopravvalutate.
L’iconico “spiedo alla brace” qui con coppa, costine, patate e ketchup di peperoni
Terminiamo con la domanda di rito, dove le piace passare un weekend libero ?Divido il mio tempo libero con le persone che mi stanno a cuore, ho molti amici chef e mi piace andare a trovarli, sul lago o in montagna oppure nelle città vicine, come Milano, Verona e spesso a Piacenza dove… dimentico il pesce e mi concedo dei classici come il gnocco fritto, gli agnolotti, i cappelletti, che poi ripropongo alla mia maniera, come per esempio i cappelletti con ripieno di storione, una reinterpretazione dei tortellini alla panna dell’ Emilia-Romagna, rivisitati con prodotti del territorio bresciano.Mi hai incuriosito, ci regali la ricetta ?
Certo, eccola!
CAPPELLETTI DI STORIONE, PANNA DI MALGA, FAVA TONKA, LIMONE, MAGGIORANAIngredienti per 2.persone560 g farina frolla, 230g semola, 200g tuorlo, 4 uova intere, sale, 500g di storione,100g pane ammollato nel latte, zest di limone, sale, pepe, timo.Il fumetto di pesce: Cipolla, acqua, vino bianco, panna., fava tonka, limone, maggioranaImpastare tutti gli ingredienti per la pasta. Per il ripieno: Frullare tutti gli ingredienti (storione, pane ammollato, sale, pepe e aromi) Per la salsa fumetto: Fare un fumetto classico con le lische di pesce pulite, una volta pronto , filtrarlo. A parte, in una casseruola, ridurre il vino bianco con la cipolla, aggiungere la panna e far ridurre del 50 % . Sistemare di acidità e di sale. Per il servizio:Cuocere i cappelletti ed inserirli nella panna di pesce, impiattare ed aggiungere fava tonka, succo di limone e le foglie di maggiorana.
Tre porte, all’ entrata e all’ interno della sala, recuperate dal bellissimo palazzo stile Liberty del 1926, ai piedi del Castello di Brescia e a pochi passi dal suo centro, il ristorante La Porta Antica apre i battenri a un menu improntato sul mare e arredi che ricordano la spiaggia, dal bancone bar in breccia sarda, alle onde del pavimento, alle luci-meduse che illuminano un ambiente raffinato e accogliente.Il menu propone tre percorsi degustativi: “Essenza”, “Non mi basta” e “Ci pensa Augusto” dove il pesce, studiato e accostato a nuovi gusti , è protagonista.
Un accoppiamento insolito ( e ben riuscito) :Ombrina, sedano rapa, spuma al Gorgonzola e nocciolaAd aprire la fatidica “porta antica” è Augusto Valzelli, premiato, a soli 23 anni; con una stella Michelin diventando così il più giovane chef stellato in Europa.Augusto Valzelli
Ciao Augusto, domanda di rito: hai un weekend libero, dove vai ? con quale auto?Anni fa i miei genitori hanno acquistato una casa in un paesino in provincia di Imperia che è stata la mia meta per tanti weekend. per le mie vacanze e mi ha ospitato durante il mio periodo di lavoro al ristorante Agrodolce. Per me è un posto speciale, mi è rimasto nel cuore e ci torno spesso,.Adoro guidare e le macchine sono la mia passione, al momento ho una Alfa Romeo Stelvio.
Seppia CBT, Oro Giallo, crema di castagne e germogli
Un viaggio indimenticabile?Nel 2016 avuto la fortuna di partecipare a un congresso a Dubai, dove ho conosciuto i proprietari inglesi del Capital Club, un club privato nel Business Center. Gli è piaciuta la mia cucina e sono tornato l’anno dopo per fare una settimana di cene a quattro mani con lo chef veronese Enrico Paiola.
Mi racconti del Capital Club?Una struttura di cinque piani, ognuno con una realtà diversa: dal ristorante italiano a quello indiano, al giapponese e infine un Lounge Bar, Conoscevo la cucina giapponese, ma ero piuttosto restio sulla quella indiana. E’ stato lo Chef a farmela scoprire e ne sono rimasto letteralmente conquistato, Molte delle loro marinature, salse e frollature hanno poi nfluenzato la mia cucina.E’ stato un viaggio e un’esperienza che mi ha cresciuto enormemente.Un accoppiamento insolito ( e ben riuscito) :Ombrina, sedano rapa, spuma al Gorgonzola e nocciola
Il tuo primo ricordo in cucina? Le domeniche, nonna Giuseppina, al mattino presto, alle prese con i classici casoncelli bresciani di pasta fatta in casa, e il coniglio alla bresciana con la polenta. Nonna aveva l’abitudine di non usare mai il forno. Lo metteva in padella vari aromi, salvia rosmarino aglio e lo cucinava per 5 o 6 ore e lo serviva con polenta gialla di farina da mulino.Delicatissima Seppia CBT, Oro Giallo, piselli e anacardiQuando è scattata la scintilla professionale?Avevo 13 anni, all’Oratorio della parrocchia del mio quartiere c’era un’anziana signora che insegnava dei corsi di cucina. Allora la mia voglia di studiare i tempi era meno di zero quindi cercavo di alternare lo studio con lo sport pomeridiano e qualcosa che mi potesse interessare.Ler classi erano estremamente basilari, ma stimolanti: ricordo benissimo il primo compito: una pizzetta super semplice, con pasta sfoglia già fatta, pomodoro e un po’ di mozzarella. Risultato: un disastro, ma non mi sono scoraggiato e ho continuato con i corsi e dopo qualche lezione ho incominciato a sentirmi più a mio agio e ho capito che questa doveva essere la mia carriera.Quando l’olio strizza l’occhio al dolce: panna, frutta fresca, menta ,crumbleMenu ricco di pesce, qual è il tuo preferito?Amo lo spada, specialmente quello di carne rosa, purtroppo ho constatato che il cliente è un po’ prevenuto e lo considera un “pesce popolare” , prediligendo i classici branzino o orata.Se se non fossi diventato un cuoco?Facevo nuoto agonistico e mi sarebbe piaciuto indirizzarmi verso un liceo sportivo, però la passione dello sport non mi è passata: mi alleno tre volte alla settimana con un personal trainer ed è un grande momento di relax e di sfogo dalla routine lavorativaricciola, fragola e germogli di boraggine, crescionee acetosellaUna ricetta per i nostri lettori?Un risotto ai pistilli di zafferano, i miei preferiti sono quelli di Cerchi di Grano,, un’azienza agricola ai piedi del Monte Netto, dedicata alla coltivazione e produzione di zafferano puro in pistilli e di farine di grano antico.
CARNAROLI ALLA ZUCCA, GRAN VITA, GAMBERO ROSSO E CAFFE’
Ingredienti per 2 persone160g Carnaroli Bio, 45g Gran Vita,1 bicchiere di vino bianco freddo, 1l acqua bollente, 25g burro di malga, 150g zucca gialla, 2 gamberi rossi di Mazara del Vallo, Caffè in polvere q.b., sale, pepe e Olio EVO q.b.PreparazionePortare a bollore l’acqua in una pentola ed abbassare il fuoco. Tagliare 50g di zucca a cubetti e tenere da parte mentre la rimanente sbollentarla nell’ acqua. Quando è cotta scolarla e con l’aiuto di un frullatore ad immersione, frullarla con un goccio di acqua di cottura per ricavare una crema bella liscia. Iniziare a tostare il riso in una pentola a secco, senza nessun tipo di grasso, quando il chicco è ambrato e rovente sfumare con il vino bianco molto freddo. Far evaporare l’alcool ed iniziare la cottura utilizzando l’acqua bollente dove abbiamo cotto la zucca. Aggiungere i cubetti di zucca, continuare a mescolare e a metà cottura aggiungere la crema di zucca. Togliere il carapace dai gamberi rossi, stenderli su un piatto e condirli con olio Evo, sale e pepe. Quando il riso è al dente iniziare la mantecatura con il Gran Vita ed il burro. Far riposare il risotto per due minuti senza il fuoco e servire su una pietra di ardesia creando diversi punti sui quali poi appoggiamo il gambero, dei fiori decorativi e spolveriamo infine con la polvere di caffè.Il risotto di Chef Valzelli, insaporito dai pistilli di zafferano Cerchi nel GranoBrescia , la “Leonessa” ha molte altre storie da raccontare, bellezze da scoprire, delicatezze gastronomiche, eccellenze gourmet oltre a storiche, ghiotte e ruspanti osterie con “cucina di famiglia”. Volete conoscerle? Martedi prossimo WeekenPremium vi accompagnerà nella terza parte del vostro indimenticabile Weekend Bresciano!E se avete perso la prima parte, cliccate quiINFOVisit BresciaBrescia card: card turistica da 24 o 28 hInfopoint turisticiInfopoint Via Trieste 1Infopoint Viale Stazione 47Museums info (Brixia, Santa Giulia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Museo del Risorgimento, Museo delle Armi
CESARE ZUCCATravel, food & lifestyle.Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’
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WEEKEND PREMIUM: APRILE-MAGGIO 2025
Editoriale
Ma chi sono io??
21 aprile 2025, Papa Francesco ci ha lasciati
Ma chi sono io per parlarne? Per parlare di un Papa non me la sento, ma di Bergoglio come uomo posso tentare, e infatti quando mi hanno avvertito che ci aveva lasciati, il primo aggettivo che mi è nato dal cuore è stato umano, infatti l’ho sempre sentito vicino, come un padre o un fratello.
Ma chi sono io per ricordarlo?
In verità un ricordo mio ce l’ho. Il 12 marzo del 2013, nel baretto di via Ferrucci, a Milano, dove ogni mattina Giuseppe mi aspettava con un caffé lungo ed una brioche scaldata per 10 secondi. Come ogni mattina lì leggevo il Corriere e scambiavo pareri e notizie con l’arguta salumiera e il pretenzioso ingegnere, mentre Giuseppe ai caffé aggiungeva saggezza e cultura che non t’aspettavi. Quella mattina si parlava del futuro Papa che avrebbero eletto l’indomani. “Ci vorrebbe un Francesco, più vicino alla gente e più lontano dal Vaticano…” Non so se le mie parole furono esattamente queste, ma il senso fu preciso: alla Chiesa occorreva un Francesco.
Quando l’indomani Bergoglio annunciò di volversi chiamare Francesco, al baretto mi guardarono con sospetto, da chi potevo averlo saputo ben un giorno prima? Forse qualcuno se lo chiede ancora adesso, ma quella mattina Giuseppe mi preparò un caffé sublime.
Ma chi sono io per continuare a parlarne?
Una cosa, però, voglio ancora dirla, non dimenticheremo questo Papa che ha saputo scendere fra la gente, come ha saputo scendere nelle baraccopoli di Buenos Aires, e nel suo gregge ha saputo accogliere gay e divorziati. E che quando ha sentito che stava per lasciare questo mondo terreno ha voluto spogliarsi di tiara e ingombranti vestimenti papali, per dirigersi verso il mondo dell’anima sulla sua sedia a rotelle con un poncho e normali pantaloni: come un uomo, come Francesco. Indicandoci una strada.
Ma chi sono io?
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