POESIA DI VIAGGIO

CONCORSO POESIA DI VIAGGIO: “FINIS TERRAE” (EMOZIONI D’AFRICA)

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Continuiamo a ricevere le vostre poesie per il concorso “Poesia di Viaggio”. Pubblichiamo “Finis terrae” che ci ha inviato Tiziana Monari, un emozionante affresco dell’Africa, delle sue notti tempestate di stelle, dei suoi paesaggi tratteggiati dalle linee sinuose delle dune nel deserto, delle sue genti dalla cultura affascinante, così lontana dalla nostra.

Se volete vedere la vostra poesia pubblicata, partecipare al concorso gratuito e avere la possibilità di vincere un fantastico weekend per due persone, qui trovate il bando completo, inclusa la sezione speciale “Poesie in Mongolfiera” riservato ai ragazzi diversamente abili o con patologie, che avranno la possibilità di realizzare un sogno.

Finis terrae 

Di Tiziana Monari 

E lo ricordo l’infinito dormiveglia dell’Africa

farfalle giallo oro che si libravano in un sole che non concedeva ombre

le stelle che sembravano ripetere la geografia delle mandrie in movimento.

 

È nel cuore l’Africa

le sue notti di luna candida, il lucore dei granelli

i deserti sconfinati, i soli dei faraoni, il volo planato delle aquile pescatrici

i buoi che si spostavano lenti nelle notti fumanti di bracieri

gli ibis che volavano in squadriglia, il giorno che moriva in un incendio.

 

È ferma nel tempo l’Africa

il cielo terso e gonfio come una vela di randa

il vento che accarezzava acacie e frangipani

le donne con i passi ancheggianti che si lavavano nel fiume

gli uomini che battevano forte la terra con i piedi screpolati.

 

Ed in lontananza quando precipitava la notte nel suo passo di Cheyenne

nell’illusorio silenzio della sera

il canto guerriero affondava nella sabbia

ed il senso di un finis terrae si avvicinava lieve.

 

E li ricordo i colori magici dell’Africa

le ombre solcate da spade lucenti

l’immondizia che rotolava nel vento

i tamburi cupi che lanciavano presagi

l’orchestra dei grilli e delle rane

lo strano silenzio dei cani impauriti.

 

E quando arrivava la pioggia

nell’aria che si abbrumava si specchiavano le valli

c’era la danza degli alberi, il silenzio degli uccelli

un bengala infinito di fulmini neri e azzurri

 

Si usciva dal tempo nel paesaggio che si perdeva

rassegnato alla luce viola della sera

lasciavo agli altri la polvere del viaggio

e davanti all’ immensità scarnificata e scalza, alle stoppie gialle

guardavo le stelle che levitavano nella notte

ed intorno sentivo solo l’infinito.