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“Bella ciao” viene dall’Ucraina e ora ci ritorna. La sua vera storia

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Nel nostro speciale dedicato all’Ucraina vi abbiamo raccontato come la celebre “O sole mio” sia nata a Odessa , ora, in occasione del 25 aprile, vi sveliamo un altro incredibile legame che ci lega alla splendida città sul Mar Nero. E, ancora una volta, la protagonista è una celebre canzone, “Bella ciao”, la cui parte musicale è stata scritta da Mishka Ziganoff, un musicista nato a Odessa, nel 1889 e naturalizzato americano. Ma andiamo con ordine.

Da Odessa a New York, passando per Parigi

L’incredibile legame è stato scoperto, nel 2006, da Fausto Giovannardi, un ingegnere di Borgo San Lorenzo, in Mugello (FI) che, trovandosi in vacanza a Parigi, in un negozio di dischi del quartiere latino acquista per 2 euro un Cd dal titolo “Klezmer – Yiddish swing music”, una raccolta di musiche tradizionali Yiddish, cioè della tradizione ebraica dell’Europa Orientale.

Fausto Giovannardi, lo studioso che ha scoperto il legame tra Bella ciao e la musica klezmer

Mentre lo ascolta, però, si trova a canticchiare le parole di “Bella ciao” su una musica identica a quella del celebre inno partigiano. Incuriosito, legge nella lista delle canzoni e quella corrispondente si chiama Koilen. L’autore è un certo Mishka Ziganoff, la data della composizione il 1919.

Il cd di musica klezmer

Giovannardi decide quindi di proseguire nella sua ricerca e inizia un viaggio affascinante nel mondo della cultura yiddish e della musica klezmer. Parte proprio da quella data, il 1919, e il luogo di incisione: New York. Scopre poi che Mishka Ziganoff, originario di Odessa, è immigrato nella Grande Mela agli inizi dove ha aperto un ristorante e, nello stesso tempo, lavorava come musicista eseguendo con la sua fisarmonica le musiche klezmer. Non solo: Ziganoff era di origine tzigana cristiana e parlava correttamente l’Yiddish.

Mishka Ziganoff, ucraino, è l’autore della musica su cui si basa “Bella ciao”

Un ulteriore aiuto nella sua ricerca arriva a Giovannardi da alcuni ricercatori delle università americane e inglesi. Grazie a Martin Schwartz dell’Università californiana di Berkeley, scopre infatti che la melodia Koilen ha origine da una canzone folk yiddish. Rod Hamilton della British Library aggiunge un altro tassello: la canzone che si basa su Koilen è Dus Zeleke Koilen, cioè “Una piccola borsa di carbone”, di cui esistono due registrazioni, una del 1921 di Abraham Moskovitz e una del 1922 di Morris Goldstein.

Lo spartito di “Dus Zeleke Koilen”

Giovannardi non si ferma e decide allora di procurarsi lo spartito. Si rivolge alla Maxwell Street Klezmer Band di Harvard Terrace, negli Stati Uniti, che ha un vasto repertorio di musiche tradizionali, tra cui Koilen. L’ingegnere del Mugello prova a suonarla e riconosce subito sia la musica di Ziganoff che la celebre “Bella Ciao”. Ma mancava un ulteriore passo: come ha fatto una melodia di un fisarmonicista zingaro cristiano nato a Odessa ed emigrato a New York a diventare l’inno della resistenza partigiana?

Suonatori di musica klezmer

Da canto delle mondine a inno della Resistenza

Probabilmente, la musica di Ziganoff arrivò in Italia grazie a un immigrato nostrano rimpatriato e prese piede perché molto orecchiabile. Secondo Luciano Granozzi, docente di Storia Contemporanea all’Università di Catania, prima del 1945, la canzone era diffusa solo tra alcuni gruppi di partigiani stanziati tra il modenese e il bolognese.

Un gruppo di partigiani

L’inno che andava per la maggiore, infatti, era “Fischia il vento” di Felice Cascione del 1943, che però si basava su una canzonetta dell’Unione Sovietica del 1938 dedicata a una certa Katiuscia. Dopo la fine della Guerra, quella canzone era considerata troppo “comunista” e venne sostituita da “Bella ciao”, considerata più politicamente corretta con quel suo riferimento generico all’”invasor”, che piaceva sia al PSI che alla DC che alle Forze Armate.

Spartito di “Fischia il vento”

Arriviamo a quello che è un vero e proprio piccolo giallo. Nel 1962, Giovanna Daffini, portavoce delle mondine di Gualtieri di Reggio Emilia, esegue davanti al microfono di Gianni Bosio e Roberto Leydi una versione di “Bella ciao” con un testo che, dice, aveva imparato durante il suo lavoro nelle risaie di Novara e Vercelli prima della Seconda Guerra Mondiale. Naturalmente, la canzone non parlava di partigiani e di guerra, ma di una giornata di fatica.

Giovanna Daffini, mondina e musicista

Mentre i ricercatori gioivano per aver trovato il tassello mancante tra la musica klezmer e il testo della Resistenza antifascista, arriva però una doccia fredda. In una lettera al giornale “L’Unità”, tal Vasco Scansani, sindacalista di Gualtieri, confessa di essere lui l’autore delle parole cantate dalla Daffini, che gliele avrebbe commissionate nel 1951 per partecipare a una gara canora fra mondine. Resta tuttavia il fatto che, anche se il testo non era quello cantato dalla Daffini, la musica era comunque presente tra le “mondariso” del Nord Italia anche prima della Seconda Guerra Mondiale.

Un gruppo di “mondine”

La consacrazione di “Bella ciao” a inno antifascista avviene nel 1964 quando, al Festival dei due Mondi di Spoleto, il Nuovo Canzoniere Italiano presenta uno spettacolo “Bella ciao”, in cui la canzone delle mondine apre il recital e quella dei partigiani lo conclude.

Un’immagine moderna di Spoleto durante il Festival dei due Mondi

Da Inno alla libertà a hit

Con il tempo, “Bella ciao” è uscita dal contesto specifico del 25 aprile per spaziare in molte altre situazioni come espressione di libertà e desiderio di opporsi a un’oppressione, che sia un regime o un contesto in cui vengano negati dei diritti. Cantata da generazioni diverse, torna alle luci della ribalta dopo essere stata cantata dai protagonisti della serie cult “La Casa di Carta”. Ne escono diverse versioni, in diverse lingue, che ne fanno un vero e proprio tormentone. Tra le più gettonate c’è il remix del rapper congolese Maître Gims che, insieme ai cantanti Vitaa Dadju e Slimane ha proposto un brano in italiano e francese con sfumature reggaeton che ha superato i 75 milioni di visualizzazioni su Youtube.

Il Professore e Berlino intonano “Bella ciao” in una celebre scena della Casa di Carta

E, proprio come un cerchio che si chiude, la melodia partita dall’Ucraina, torna nell’Ucraina martoriata dalla guerra. La cantante folk Khrystyna Solovyy infatti, ha riadattato il testo di “Bella ciao”, facendone l’inno della resistenza del suo Paese.

La cantante folk ucraina Khrystyna Solovyy