Almeno una volta? Alle Galapagos
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Almeno una volta? Alle Galapagos

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(Italian and English versions)

SPECIALE MARZO IN THE WORLD: GALAPAGOS

Per il nostro mese in the world abbiamo deciso di dedicare una volta alla settimana un “almeno una volta”. Un articolo che racconta, con la firma dei nostri più autorevoli autori, i loro viaggi speciali in giro per il mondo, per scoprire quelle che secondo loro sono le mete da visitare almeno una volta nella vita.

Di Giuseppe Ortolano

Il direttore mi chiede, secondo me che ho girato il mondo, dove bisogna andare “almeno una volta nella vita”. Non ho dubbi, rispondo subito «alle Galapàgos». Non c’è luogo sul pianeta terra che mi abbia incantato come queste “ colline nere che sorgono dal mare e dalla nebbia” dove “sulle rocce si muovono, a ritmo di siesta, tartarughe grandi come mucche e in mezzo a giravolte scivolano gli iguana, dragoni senza ali”, come ebbe a descriverle il capitano del Beagle, sul quale viaggiava Charles Darwin. E proprio come il celebre naturalista britannico in quella manciata di isole incantate perse nell’Oceano Pacifico sono passato “ da stupore a stupore”. Mi sono commosso ogni volta che sono sbarcato su un’isola disabitata, dove mi ritrovavo a muovermi in punta di piedi per non disturbare gli animali che la popolavano.

Mi sono emozionato ogni volta che ho nuotato tra leoni marini giocherelloni che facevano finta di venirmi addosso, per poi evitarmi all’ultimo momento. O quando mi danzavano attorno decine di piccoli e riservati pinguini. Mi sono sentito piccolo di fronte alla maestosità di una natura dove le immense colate di lava incontrano antiche foreste pietrificate e un mare cristallino. Poi ci sono state le ore passate ad ammirare il volo di fregate, sule e albatros, il dolce addormentarsi cullati dalle onde del mare, i racconti dei pescatori, le danze dei delfini, lo spettacolo delle balene. Un turbine di emozioni da vivere “almeno una volta nella vita” e rapidamente prima che i nostri comportamenti scellerati, la pesca di rapina, il surriscaldamento dei mari o altri moderni pirati, interessati alle risorse naturali dei mari e ai loro titoli in borsa, danneggino irrimediabilmente queste splendide e uniche isole incantate.

Leoni marini alle Galapagos

Chiediamo permesso ai veri padroni delle isole

Si lo so, il biglietto aereo è caro, l’ingresso al Parco costa molto e, a causa del numero chiuso, è necessario organizzare la vacanza con molto anticipo. Ma non esiste al mondo luogo che mi abbia affascinato e incantato come l’arcipelago della Galapàgos, appartenenti all’Ecuador.

Qui sono ancora gli animali i veri padroni delle isole, in gran parte disabitate. Ogni volta che sono sceso a terra mi è sembrato di essere un ospite, che doveva muoversi con attenzione, per non disturbare la fauna locale, che sembrava guardarmi con sguardo di sfida, come a ricordarmi che qui comandano loro e che il mio passaggio è tollerato, solo per poche ore al giorno.

Per una volta moderatevi nell’uso della macchina fotografica o del telefonino. Certo è affascinante portare a casa le foto delle enormi tartarughe che danno il nome all’arcipelago o delle iguana marine, tanto care alla teoria evoluzionistica di Darwin. Ma osservare estasiati il lento decollo dei pesanti albatros o il volo regale della fregata, giocare in acqua con i leoni marini, nuotare tra i pinguini e sorridere ai flamingo rosa senza dover obbligatoriamente trasformare l’emozione in fotografia non ha prezzo. Almeno per me.

Una volta sola non è bastata

Ho visitato le Galapàgos tre volte, ma ci tornerei anche domani. Un paio di volte sono atterrato all’aeroporto di Baltra, il principale dell’arcipelago, per poi imbarcarmi su piccole navi che, navigando prevalentemente di notte, portano i turisti, accompagnati da guide naturalistiche, sulle isole più interessanti.

È il tour che consiglio per iniziare a scoprire questo mondo incantato. Meglio quello che dura una settimana e che offre l’opportunità di toccare Santa Cruz (dove si trova il principale centro turistico: Puerto Ayora), Bartolomè, San Salvador, Genovesa, Isabela (la più grande dell’arcipelago con i suoi sei vulcani, dei quali cinque in attività), Fernandina, Floreana, Española e San Cristobal (il capoluogo amministrativo e sede dell’altro aeroporto). Si dorme in barca, in comode cabine con servizi, e di solito si scende a terra un paio di volte al giorno, nelle ore stabilite dal Parco per visitare le diverse isole senza arrecare particolare disturbo alla fauna. Ma la terza volta ho deciso di alloggiare sulle isole.

Pinnacle Rock

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