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UNESCO con Gusto: Modena e i suoi tesori di pietra

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Continua il nostro viaggio tra i siti UNESCO italiani, in attesa di poterli visitare una volta finita l’emergenza coronavirus. In questa seconda puntata della nostra nuova rubrica “UNESCO con Gusto” vi parliamo di Modena, la cui Cattedrale, la Torre Civica e Piazza Grande sono stati dichiarati “Patrimonio dell’Umanità” nel 1997.

“La creazione comune di Lanfranco e Wiligelmo è un capolavoro del genio creatore umano nel quale si impone una nuova dialettica dei rapporti tra architettura e scultura nell’arte romanica. Il complesso di Modena è una testimonianza eccezionale della tradizione culturale del XII secolo e uno degli esempi eminenti di complesso architettonico in cui i valori religiosi e civici si trovano coniugati in una città cristiana del Medioevo.”, si legge nelle motivazioni che hanno portato al riconoscimento di tutela.

Tuttavia, Modena è anche uno scrigno di tesori golosi, tradizioni culinarie conosciute in tutto il mondo. Ma cominciamo dal cuore della città, la sua cattedrale, anzi, il Duomo, come viene chiamato qui, e dalla Ghirlandina, la torre campanaria dalla forma inconfondibile.

Il Duomo, il “libro di pietra”

La prima pietra della cattedrale modenese è stata posata esattamente il 9 giugno 1099 per volontà della municipalità, nel luogo in cui sorgeva la tomba dell’amatissimo vescovo Geminiano, poi divenuto santo patrono della città, morto il 31 gennaio del 397 d.C. Sul santo è nota la leggenda che vuole che egli abbia fermato la devastazione degli Unni facendo calare sulla città una nebbia fittissima.

L’esercito barbaro, quindi, passò oltre senza saccheggiarla. Ogni anno, poi, proprio il 31 gennaio, la città festeggia il suo patrono con una grande fiera, a cui partecipano tutti i modenesi, tra bancarelle e manifestazioni sacre e profane.

Ma torniamo alla cattedrale. L’incarico venne dato all’architetto Lanfranco, mentre allo scultore Wiligelmo vennero commissionate i bassorilievi, considerati il suo capolavoro, al punto che il duomo di Modena viene ancora oggi conosciuto come “il libro di pietra”. L’obiettivo, infatti, in origine era quello di fare conoscere le Sacre Scritture e gli episodi legati alla vita del Santo attraverso le immagini, dal momento che la maggior parte degli abitanti allora era analfabeta.

Partiamo allora dalla facciata, dove, in una sequenza che sembra quella di un film, sono scolpite alcune scene dell’Antico Testamento, come la creazione di Adamo, la cacciata dal Paradiso Terrestre e altre storie della Genesi. Ma fate attenzione ai particolari, perché in questo capolavoro romanico ogni scultura, anche la più piccola, non ha solo un valore decorativo, ma un profondamente simbolico.

Continuando ad ammirare la facciata, spicca il meraviglioso rosone, in stile gotico, opera del Trecento dei Maestri Campionesi, sormontato dalla Croce di San Geminiano, sotto alla quale ci sono i simboli dei Quattro Evangelisti. Il portale maggiore è invece sostenuto da due leoni stilofori e che sono probabilmente stati recuperati da un sepolcro romano e sono, quindi, molto più antichi.

Le “porte” e le sculture laterali

Tutta la cattedrale modenese è un capolavoro di sculture e decorazioni. Se dalla facciata prendete la stradina sul lato destro, che vi porta in Piazza Grande, sul lato sud del Duomo vi imbatterete nella Porta dei Principi, il cui architrave è decorato con episodi della vita di San Geminiano, tra cui il più celebre è il viaggio del santo in Oriente per liberare dal demonio la figlia dell’imperatore Gioviano.

Proseguendo ancora, si trova la trionfale Porta Regia, in pregiato marmo rosso di Verona, sormontata da un’edicola che custodisce una statua del Santo, che tuttavia è una copia dell’originale, conservata ai Musei del Duomo, il cui ingresso si trova in via Lanfranco, di fronte alla cattedrale. Davanti alla porta si trovano altri due leoni stilofori.

Proprio in via Lanfranco, una pittoresca stradina ottocentesca, si trova il lato del duomo dove spicca la Porta della Pescheria, anch’essa “difesa” da due leoni stilofori. La sua peculiarità sono i bassorilievi e sculture dettagliate che raffigurano, tra gli altri, l’allegoria dei mesi dell’anno e i mestieri. Sull’architrave, invece, sono scolpite favole francesi con gli animali come protagonisti, mentre sull’arco, scene del Ciclo Arturiano dei Cavalieri della Tavola Rotonda.

Entrando nella cattedrale, invece, si notano subito le tre navate in cui è suddivisa. Tra i capolavori, ci sono il Presepe in terracotta di Antonio Begarelli del 1527 e l’Adorazione, o “Madonna della Pappa” di Guido Mazzoni, del 1480 con statue a grandezza naturale, situate nell’abside di destra.

Nella cripta, invece, si trovano le reliquie di San Geminiano. Le spoglie del vescovo santo vengono esposte ogni anno il 31 gennaio, in occasione della festa del patrono.

I “misteri” della Cattedrale di Modena

Tra le sue mura e le sue sculture, il duomo di Modena nasconde anche alcuni misteri. Partiamo dall’esterno, dove, sul lato che si affaccia su Piazza Grande, sopra la Porta Regia si trova “l’Osso di Drago”. Si tratta di un autentico osso, ma di balena, rinvenuto probabilmente durante gli scavi per la costruzione della cattedrale, poiché, nella preistoria, tutta la Pianura Padana era invasa dalle acque. Nel Medioevo, tuttavia, di fronte a un osso di queste dimensioni, si pensò che appartenesse a un animale mitico, e venne incluso nella cattedrale come simbolo di lotta tra il bene e il male.

Un altro dei “misteri” è rappresentato dai bassorilievi del Ciclo Arturiano, sulla Porta della Pescheria, di cui vi abbiamo parlato prima. Sì, perché, oltre a essere la rappresentazione più antica del mondo è anche un “re Artù prima di re Artù”, dal momento che la prima versione scritta delle avventure dei Cavalieri della Tavola Rotonda vide la luce, nel 1138, vent’anni dopo la fine della realizzazione delle sculture. Non si tratta, però, di premonizione: infatti, la spiegazione più logica è quella che le storie del mitico monarca siano state prima tramandate oralmente e portate a Modena dai molti pellegrini che, percorrendo la Francigena, arrivavano in città per recarsi a Roma. Altri studiosi sono invece propensi a pensare che le figure rappresentati non siano i Cavalieri della Tavola Rotonda, ma quelli di Carlo Magno.

Un altro particolare interessante è rappresentato dalla “colonna dei Templari”, una colonna ofitica, cioè annodata, che si trova nella Porta Regia. In Italia ne esistono solo 24 e la più antica è quella presente nel pulpito della pieve di San Pietro a Gropina, in Toscana, risalente al VIII secolo. Quella modenese, tuttavia, risale al 1209 e si rifà direttamente alla tradizione mediorientale del Tempio di Salomone a Gerusalemme. Modena, infatti, in passato era crocevia dei Cavalieri Templari, come dimostra anche la presenza della Maison des Templaire.

Spostandosi all’interno della cattedrale, di fianco al complesso scultoreo del Mazzoni si trova la lapide di Gungeberga, una stele funeraria di una nobildonna longobarda rinvenuta durante i lavori di restauro nel 1881. Il mistero riguarda la data riportata nell’iscrizione, il 12 giugno del 570 d. C, accompagnata dai nomi dei consoli in carica in quel periodo. Tuttavia, l’impero romano è ufficialmente caduto il 22 agosto del 476 d.C. Molte teorie si sono sbizzarrite sull’esistenza di salti temporali o mondi paralleli. Molto probabilmente, invece, la lapide, che è stata usata come sostegno del muro, riporta una spaccatura ed è stata assemblata alla bell’e meglio, causando però il qui pro quo che ha entusiasmato, nei secoli, gli studiosi.

Altra curiosità è lo “sgabello del Boia”, murato nella colonna di fronte al pulpito nella navata centrale e chiuso da un lucchetto. Nel Medioevo, infatti, i sermoni dei predicatori costituivano una specie di spettacolo. E mentre il popolo si accalcava e si spingeva, le famiglie più nobili e in vista avevano invece i posti riservati. Compreso il boia, che godeva di questo piccolo privilegio poiché…era un mestiere che non voleva fare nessuno!

I Musei del Duomo

Da via Lanfranco si accede ai Musei del Duomo (www.museidelduomodimodena.it) che comprendo il Museo del Duomo, istituito nel 2000 in occasione del Giubileo, che conserva il Tesoro della Cattedrale, tra cui preziosi crocifissi lignei, dipinti, codici miniati, statuaria religiosa e arazzi, e il Museo Lapidario, dove si possono ammirare oggetti e testimoniante della costruzione della cattedrale nel corso dei secoli.

Tra i più belli ci sono le metope originali del Duomo, che sulle facciate sono state invece sostituite da copie. Le figure, originalissime e curiose, si pensa siano tratte dal Liber Monstuorum, il “Libro dei mostri”, che includeva le figure simboliche, mitiche o leggendarie che si credeva popolassero i confini del mondo allora conosciuto. Tra questi la più famosa è la Potta, una figura ermafrodita, che tuttavia, farebbe riferimento a una donna di nome Antonia, vissuta attorno al 1227 e che ebbe la bellezza di 42 figli!

Tra le altre figure ci sono gli Antipodi, l’Ittiofago, una figura umana dalla testa di uccello intento a mangiare un pesce, lo Psillo, un giovane ritratto con un drago, la Sirena a due code, l’Uomo dai capelli lunghi, e la Fanciulla con tre braccia.

…continua nella 2° pagina…