Weekend in Arte

Una mostra per scoprire una Cina più vicina

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Di Giovanna Ferrari

Si è chiusa a Milano la mostra Cina. La nuova frontiera dell’arte, in collaborazione con vari enti italiani e cinesi. Con circa 150 opere di oltre cento artisti, è la più grande mostra mai organizzata in Italia sull’arte cinese contemporanea e speriamo che altre città italiane abbiano presto l’occasione di vederla. È stato un privilegio visitarla guidati da chi l’ha voluta e curata, Vincenzo Sanfo, il massimo esperto dei contatti artistici tra Italia e Cina, che è presidente del “Centro Italiano delle Arti e la Cultura” di Torino, nonché consulente per il governo cinese relativamente all’arte occidentale.

Un privilegio e una sorpresa perché, anche se la comunità cinese è ben presente in Italia, gli scambi culturali tra i nostri due popoli sono ancora piuttosto superficiali e riguardano soprattutto il passato: la ceramica bianco-azzurra del periodo Ming, i paesaggi ad acquerello, l’esercito di terracotta di Xi’an.

Invece esiste da decenni un’arte cinese nuova, modernissima nelle forme e nel linguaggio, in dialogo continuo con la tradizione nei soggetti e nei materiali, che alimenta un rigoglioso collezionismo locale ma che negli ultimi anni ha conquistato, oltre che il mercato artistico, alcuni “santuari” internazionali come le Biennali di Venezia, il Moma, il Guggenheim. Se in tutti i campi il repentino sviluppo cinese ci interpella e ci riguarda, direttamente o indirettamente, vale la pena volgere uno sguardo curioso anche alla sua arte.

Con Vincenzo Sanfo, ideatore e organizzatore della mostra

Alla Fabbrica del Vapore, sede della mostra, Vincenzo Sanfo ci ha accompagnato in un velocissimo viaggio per immagini che, partendo dalla fine del Celeste Impero, passa nel giro di pochi decenni, come in un film accelerato, attraverso tutte le esperienze della cultura visiva cinese contemporanea. L’esposizione si articola in cinque sezioni: la Cina dell’Ultimo Imperatore Pu Yi, deposto definitivamente nel 1945; Mao e la rivoluzione culturale (1966-76); una sezione dedicata all’antica arte della Calligrafia, la Pittura a inchiostro e infine la “nuova Pittura” che presenta opere degli ultimi decenni.

Realismo socialista (anni ’70)

Abbandonata la tradizione, che produceva un raffinatissimo artigianato, la nuova arte rivoluzionaria (ricordiamo che la Repubblica popolare nasce nel 1949) si evolve in fretta, passando dalla fase del realismo socialista degli anni iniziali allo sperimentalismo della rivoluzione culturale (1966-76). La figura di Mao tuttavia continua a dominare anche il panorama successivo, declinata in forme Pop.

Ma Han, Art for people white 1 (2007, scultura in fibra di vetro, vernice e chicchi di riso)

Tuttavia molti artisti hanno scelto negli ultimi decenni di recuperare le antiche tecniche e generi della scrittura calligrafica o gli acquerelli di paesaggio, dipingendo enormi tele a inchiostro, che hanno riscosso molto successo presso l’ampia, affluente borghesia cinese: si è creato rapidamente un vasto mercato di opere con un forte richiamo alla tradizione nazionale, rivisitata e ingigantita.

Raffaele d’Argenzio, direttore di Weekend Premium, davanti a un esempio della pittura a inchiostro di paesaggio

Accanto a queste forme d’arte troviamo sculture e molti dipinti a olio (una tecnica introdotta recentemente in Cina), astratti e figurativi, che sperimentano stili e moduli espressivi in dialogo con l’Occidente: sulla scia della Pop Art occidentale, abbiamo le correnti del cosiddetto Pop-cinico e del più gradevole Pop – ludico: vale la pena ricordare, tra le moltissime suggestioni visive offerte da queste sale, le grandi tele di Xu de Qi con giovani belle e sicure di sé in marcia verso il futuro, che uniscono provocatoriamente il passato e il presente.

Ritratti pop

Infine, non si possono tralasciare le straordinarie invenzioni della poliedrica artista Zhang Hong Mei, nata nel 1973 e ormai notissima in tutto il mondo. Zhang Hong Mei, pur specializzata in disegno tessile, spazia dalla videoarte alla scultura, trasformando con grande libertà elementi e tecniche della tradizione in un’esplosione di colori.

Xu De Qi, Beauty and the Beast, olio, 2018

Nelle ultime sale della Fabbrica del Vapore possiamo ammirare tra l’altro le sue teste dei guerrieri di Xi’an, in bronzo ricoperto di stoffe colorate, e immensi arazzi realizzati con stoffe incollate a strati, secondo l’antica arte cinese delle carte ritagliate, a rappresentare paesaggi urbani nobilitati dalla sua maestria.

Zhang Hong Wei, XI ‘An Warriors, 2017 (bronzo e tessuto)

Grazie a iniziative come queste, attraverso il linguaggio universale dell’arte, la Cina può diventare davvero più vicina.

Zhang Hong Wei, durante la Biennale di Venezia (2015)