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Top Ten Weekend con Gusto: Altopiano della Sila e Pula

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di Beba Marsano

È arrivato l’autunno, che per la sua esplosione di colori Henri de Toulouse-Lautrec chiamava “la primavera dell’inverno”. Con il foliage che accende i boschi, la natura sembra trasformarsi in quadro impressionista, invogliando ad andare per sentieri, borghi e trattorie, dove – al fuoco allegro di un camino – assaporare le delizie di stagione: tartufi, funghi, castagne. Succede in campagna, dalle Langhe ai Colli Euganei passando per il Parco Oglio Sud e la Val Taro, e in scenari più grandiosi, come quelli della Majella o della Sila. Ma i primi, tiepidi giorni autunnali invitano ancora al mare, finalmente senza folla, per assaporare territori sotto costante assedio turistico – Capri, per esempio – nella loro dimensione più silenziosa, più autentica. Ed è anche la stagione giusta per viaggiare nell’Italia segreta. Tra potenti luoghi dello spirito (gli eremi celestiniani d’Abruzzo) e siti archeologici minori, custodi di rovine incastonate quasi sempre in contesti d’eccezione (Nora, in Sardegna). Ma ogni viaggio è anche un’esperienza del gusto. La scoperta di tipicità capaci di essere una continua sorpresa per il palato.

 

ALTOPIANO DELLA SILA

Per gli antichi romani era la Magna Silva, il “bosco grande”. Per lo scrittore inglese Norman Douglas una Scozia mediterranea e per Guido Piovene un “paradosso paesaggistico”, angolo di Scandinavia con i pini più alti e snelli degli abeti. È la Sila, l’altopiano calabrese oggi parco nazionale, solcato da 700 chilometri di sentieri estesi tra foreste, pascoli, specchi d’acqua e quei bacini artificiali creati per la produzione di energia idroelettrica, ora perfettamente integrati nel paesaggio.

Da gustare. Scrigno di tesori forestali e pure gastronomici, l’altopiano della Sila è – soprattutto in autunno – una festa di sapori. Trattorie, griglierie, ristoranti gourmet offrono funghi porcini, castagne e delizie quasi tutte DOP e IGP: patata silana, caciocavallo di latte vaccino dall’inconfondibile forma a pera, carne di vacca podolica, salsicce di suino nero di Calabria e altri salumi feticcio quali capocollo, pancetta, soppressata e l’immancabile spianata.

 

PULA, NORA

Scenario da cartolina per questo insediamento nuragico-fenicio, poi punico quindi romano, sul promontorio di capo Pula che chiude a sud-ovest il golfo di Cagliari, le cui affascinanti rovine lambiscono una delle più belle spiagge di Sardegna. Dell’antica Nora si conservano numerose tracce: le vie pavimentate, la piazza del Foro, il santuario di Esculapio con la sua bella terrazza mosaicata del IV secolo e il grande anfiteatro, che ogni estate fa da cornice al festival La Notte dei Poeti.

Da gustare. Caposaldo della cucina locale è sa burrida a sa casteddaia, la burrida alla cagliaritana, uno spezzatino di gattuccio di mare marinato in vino e aceto, accompagnato da fette di bottarga. Tra i piatti della tradizione, legati quasi esclusivamente al mare, anche la fregola con le arselle e le alici al pomodoro, mentre di ascendenza pastorale è il celebre su casu marzu, il “formaggio con i vermi”, fuori commercio perché in contrasto con le norme europee, che si sta tentando in ogni modo di salvare.