Perché il radicchio di Treviso è un tesoro che vale un weekend
di Benedetta d’Argenzio
Esiste un’insalata talmente pregiata da essere l’ingrediente principe di un intero menù stellato? Un ingrediente che vive d’inverno e domina le tavole con il suo colore unico e la sua particolare sagoma: il radicchio di Treviso. Buono in tutte le salse, crudo o cotto, può far parte di qualsiasi tipo di portata (dal salato al dolce) grazie alla sua lunga e controllata coltura. Un sapore amarognolo inconfondibile che contraddistingue non solo la cicoria, ma anche il territorio che popola, il trevigiano. In questa area geografica veneta, ricca di bellezze di ogni tipo, infatti avere il radicchio in frigo è quasi d’obbligo nelle stagioni più fredde. Un ingrediente talmente unico da riuscire a coniugare bellezza e gusto. Ecco la nostra guida:
Il nostro weekend alla scoperta del radicchio di Treviso
Il nostro weekend con gusto parte dal ristorante ai Brittoni in centro a Treviso che offre un intero menù a base di radicchio: dalle casatelle in carrozza (formaggio trevigiano) al risotto, fino ad un dolce di cioccolato con spuma di liquore al radicchio. Con una vista sul canale tipico di questa città, riesce a comunicare tanto della storia di Treviso. Insieme alla sognante Venezia, Treviso emerge prorompente sui canali d’acqua, suo elemento prediletto, che donano alla città un’aria magica. Ricca di storia e aneddoti che, senza troppe difficoltà, posso rientrare in un vero e proprio weekend all’insegna del gusto e del bello. Dall’imponente Piazza dei Signori, al Duomo fino ad arrivare alla fontana delle tette e al parco degli alberi parlanti. La scelta è vasta e di certo non vi annoierete!
Facile parlare del centro e di una città famosa per le sue meraviglie, il nostro weekend adesso si sposta verso la campagna, verso la natura. Appuntamento da non perdere è l’oasi di Cervara, riserva naturale di grande bellezza a pochi chilometri da Treviso e ultima palude del Sile che si estende per 25 ettari. È un luogo ideale per passeggiare, fotografare e praticare birdwatching. Per i più raffinati invece è impossibile non passare per il Golf club Ca’ amata che offre un eccellente ristorante e passeggiate nel verde (anche per i non appassionati di golf). Tra flan con fonduta di Asiago e tagliatelle fatte in casa, scoprirete i sapori del radicchio come mai gli avete assaggiati. Ciliegina sulla torta per un weekend perfetto è il soggiorno all’hotel Fiordi Castelfranco veneto: una struttura a quattro stelle celebre in tutto il trevigiano per eleganza e sfiziosità da osservare e gustare.
Il nostro weekend con gusto termina qui, se seguirete qualche nostra dritta non esitate a taggarci sui nostri canali social (Facebook, Instagram, Youtube, Tiktok)! Siamo attivi tutti giorni per nuove guide in tutta l’Italia.
Ecco il nostro mini vlog del weekend! Se vi piace fatecelo sapere con un like e un commento!
Tanti hanno celebrato Dante in occasione dei 700 anni dalla sua morte, ma noi lo abbiamo fatto a modo nostro, invitandovi a visitare i luoghi che testimoniano il suo passaggio e gli altri che lui ha descritto per raccontare l’Italia dei suoi tempi.
Abbiamo iniziato con un servizio molto importante partendo da Firenze e attraversando le foreste del Casentino, che di certo lo hanno ispirato e che ha descritto come “…la selva oscura”, per poi arrivare a Ravenna dove si trova la sua tomba e il suo monumento funebre, con la scritta DANTIS POETAE SEPOLCRUM. Altro servizio è stato realizzato a Treviso, dove pochi sanno che è passato e dove, nella chiesa di San Francesco, è sepolto suo figlio Pietro.
Poi abbiamo continuato portandovi a Firenze, a Verona, in Lunigiana, a Padova, ma anche a Ravenna e a Venezia, ricostruendo le tappe del doloroso esilio che caratterizzò la sua vicenda umana e poetica. Inoltre in questo speciale IN VIAGGIO CON DANTE vi invitiamo anche a trascorrere i vostri weekend nei luoghi come Gradara, Lerici, Sarzana, Fano…che lui ci ha descritto insieme ai protagonisti dell’Italia di allora, ma che lui ha reso eterni, nella sua opera più importante, caposaldo della storia della letteratura italiana, la Divina Commedia, che ha scritto proprio durante gli anni da esule, e portata a termine poco prima della morte.
“Tu proverai sì come sa di sale/lo pane altrui, e come è duro calle/lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, scrive Dante nel Canto XVII del Paradiso.
E, sebbene Dante avesse avuto la possibilità, facendo ammenda, di tornare a Firenze, non lo fece per non tradire se stesso, continuando il suo esilio diventando di fatto cittadino d’Italia.
Dante, per conoscere meglio la sua vicenda umana e poetica
L’esilio da Firenze iniziò nel 1302, mentre Dante era a Roma per un’ambasciata presso il Papa. Qui venne a sapere che, durante la sua assenza, era stato condannato in contumacia, e dichiarato colpevole, durante un processo-farsa, orchestrato per eliminarlo come avversario politico. Per evitare la condanna, Dante avrebbe dovuto pagare entro tre giorni cinquemila fiorini, corrispondenti a 50 mila euro di oggi. Dante, però, preferì non tornare a Firenze.
Ma che cosa portò Dante al processo che condizionò tutto il resto della sua vita?
Per capirlo, dobbiamo capire la situazione politica in cui si trovava Firenze al tempo del poeta. L’Italia era divisa tra Guelfi, sostenitori del Papa, e Ghibellini, sostenitori dell’Imperatore. Firenze, che non apparteneva allo Stato Pontificio, era Guelfa, ma al suo interno c’erano due fazioni: i Guelfi Neri, che di fatto erano la “longa manus” di Bonifacio XVIII, che influenzava la politica della città, e i Guelfi Bianchi, a cui apparteneva Dante, che non vedevano di buon occhio l’influenza papale nelle decisioni politiche fiorentine.
Dante, che era stato priore per i Guelfi Bianchi, ed era già famoso come letterato, venne “fatto fuori” da un complotto politico quando i Guelfi Neri divennero il partito dominante. Fu accusato di corruzione, appropriazione indebita di denaro pubblico, estorsione e di avere avvantaggiato la fazione dei Bianchi a danno dei Neri abusando della sua funzione istituzionale. Il giudice era tal Cante Gabrielli da Gubbio, Podestà di Firenze, Guelfo Nero.
Dante, quando ricevette l’invito a comparire davanti al tribunale, preferì rimanere a Roma, accettando, di fatto l’esilio. Un altro processo a suo carico, successivamente, ne decretò persino la condanna a morte. Durante l’esilio, gli venne anche offerta la possibilità di tornare a Firenze, a fronte del pagamento di un’ammenda e di trascorrere qualche mese in carcere, ma Dante non accettò per non subire l’umiliazione.
I luoghi dell’esilio di Dante
Da Roma, Dante si diresse quindi verso Verona, dove chiese ospitalità a Bartolomeo della Scala. Bene accolto per la sua fama di poeta e intellettuale, nella città scaligera rimase due anni, dal 1302 al 1304. Verona, con il suo fiume e le colline, gli ricordava un po’ la sua Firenze. La speranza di tornare nella sua amata città, tuttavia, non lo abbandonò mai. Tanto che, da Verona, scrisse un’accorata lettera ai fiorentini che esordiva con “Popolo mio, che cosa ti ho mai fatto?”, nella quale chiedeva il condono della pena. Ma la richiesta non venne presa in considerazione.
Nel 1305, muore Bartolomeo della Scala e Dante inizia le sue peregrinazioni fra Treviso, ospite di Gherardo da Camino, Bologna e Padova, dove si pensa che, tra il 1304 e il 1306, abbia incontrato Giotto, di cui forse divenne amico, mentre il grande pittore era impegnato a realizzare il suo capolavoro: la Cappella degli Scrovegni.
Dante si spostò poi in Lunigiana, fra Toscana e Liguria e, dopo aver girovagato tra Luni e la foce del fiume Magra, si stabilì presso i Malaspina, ospite del conte Marcello, che era stato condottiero guelfo nella Battaglia di Pistoia. Per lui portò a compimento un’ambasciata presso il Vescovo di Luni, nel 1306. In Lunigiana, Dante visse un periodo di relativa tranquillità, che gli consentì di cominciare a scrivere il suo capolavoro, la Divina Commedia.
Nel 1308, Dante visse per un breve periodo anche a Lucca, si dice ospite di una nobildonna di nome Gentucca, con cui ebbe una relazione sentimentale. Il nome di Gentucca, compare nel canto XXIV del Purgatorio, il che confermerebbe l’omaggio a una donna a cui il poeta era affezionato.
Nel 1310 si riaccende in Dante la speranza di ritornare a Firenze. Questa speranza ha il volto e il nome di Arrigo VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero chiamato in Italia da papa Clemente V per porre fine alle lotte tra Guelfi e Ghibellini nel nord Italia. Mentre il poeta è ospite nel Castello diPoppi, nell’aretino, di Guido da Battifoglie, scrive a nome della contessa una lettera a Margherita di Brabante, moglie dell’imperatore, affinché appoggi la causa degli esiliati fiorentini.
Anche nel 1311, mentre è ospite del Conte Brandino nel Castello di Porciano, scrive un’accorata lettera al popolo fiorentino, esortandolo ad avere fiducia nell’imperatore. Proprio Arrigo VII si può identificare nel veltro che nel I Canto dell’Inferno scaccia le tre fiere. Le speranze di Dante si spengono con la morte di Arrigo VII, avvenuta improvvisamente il 24 agosto 1313 a Buonconvento, nei pressi di Siena.
Dante riprende quindi le sue peregrinazioni nelle corti più importanti del nord Italia, barattando opere e favori in cambio di ospitalità. Nel 1317 torna a Verona, sotto Can Grande della Scala, favorevole al potere imperiale. Da qui l’erronea definizione di Ugo Foscolo nei Sepolcri, che definisce Dante “il ghibellin fuggiasco”, anche se, di fatto, Dante non fu mai ghibellino.
L’ultimo periodo e la conclusione della Commedia
Nel 1319 Dante viene ospitato a Ravenna da Guido da Polenta, gran mecenate e signore illuminato. Dante è affascinato dalla città, che definisce “la seconda Roma” per la bellezza dei suoi mosaici. Qui porta a termine il Paradiso. A Ravenna viene raggiunto dai suoi figli, Pietro, che aveva studiato giurisprudenza a Padova e a Bologna, Jacopo e Antonia, che gli fu vicina fino alla fine. Alla fine dell’estate del 1321, Guido da Polenta lo manda come ambasciatore a Venezia presso il Doge Giovanni Soranzo.
Il doge, tuttavia, non accoglie affatto Dante con tutti gli onori, anzi, come sgarbo, anziché scortarlo in nave fino a Ravenna per il ritorno, di fatto lo costringe ad attraversare le Valli di Comacchio. A causa di quel viaggio, Dante si ammala di malaria e si spegne a Ravenna il 13 settembre del 1321, senza avere rivisto l’amata Firenze. Guido Da Polenta gli riserva funerali solenni nella basilica di San Francesco e gli fa erigere il sepolcro appena fuori dalla stessa basilica, dove Dante riposa ancora oggi.
In questo speciale dedicato al Sommo Poeta, e sul sito www.weekendpremium.it nella rubrica “In viaggio con Dante”, vi porteremo alla scoperta di quei luoghi che hanno visto il suo passaggio, durante l’esilio, ma anche citati nella Commedia o prima che il destino lo allontanasse definitivamente dalla sua Firenze. Continuate a seguirci.
Di seguito i link per leggere gli itinerari già pubblicati sul sito
Weekend a Treviso: scopriamo sapori quasi dimenticati con Audi Q3 Hybrid
Continuiamo il nostro viaggio nella provincia di Treviso alla scoperta di tradizioni secolari e di sapori quasi dimenticati, che sanno di storia. Scopriremo che il Veneto non è solo prosecco…
Clicca QUI per leggere prima parte di questo nostro viaggio in zona rossa.
Siamo ancora nel suggestivo Castello di Roncade dove, oltre al pernottamento, è possibile godersi una degustazione. Entriamo in un modernissimo spazio, silenzioso, appartato ma arioso grazie alle vetrate che si affacciano sul cortile. La degustazione include una visita alla villa e ai piccoli vigneti retrostanti, che una volta producevano il vino offerto (la produzione è oggi a Mogliano Veneto).
Nella notte abbiamo caricato la nostra Q3, con ricarica plug-in, riempiendo le batterie con i 50 km di autonomia in puro elettrico. Non serve una colonnina, basta la presa di casa.
Prima di ripartire diamo un’occhiata agli interni della nostra Q3. La plancia ha uno stile moderno, spigoloso, quasi “rigoroso”. Le forme sono geometriche e minimali, con pochissimi comandi a vista. Molte delle funzionalità sono gestite grazie allo schermo centrale da 12,3” (optional, di serie da 10″). Molto utile l’ormai famoso Audi Virtual cockpit, che sostituisce il tradizionale tachimetro (che rende facilissima la navigazione). Per fortuna i comandi importanti rimangono fisici: clima, volume e modalità di guida sono ancora pulsanti con i quali possiamo interagire fisicamente.
Ma è ora di spostarci, attraversando la storica fiume Piave, verso una cantina che fa della tradizione e della sostenibilità la sua filosofia. Parliamo della cantina “Casa Roma” di San Polo di Piave (TV). Una cantina a conduzione famigliare dal 1958, circa a 30min da Treviso.
Nell’ambito extra-urbano l’Audi Q3 45 TFSI E si comporta egregiamente: è silenziosa, rapida (complici i 245 Cv combinati) e alla guida ci si sente subito a proprio agio. Scegliendo la modalità EV, si sfrutta esclusivamente il motore elettrico. Come accennato prima, l’autonomia è di 51 km: davvero utile per le zone ZTL dei centri cittadini, ma molto meno per i lunghi viaggi fuori città.
Questo perché le batterie si scaricano molto più velocemente ad andatura costante, rendendo poco efficiente l’utilizzo in solo elettrico su autostrade e strade extra-urbane .
In ogni caso sono disponibili le modalità Battery Charge e BatteryHold, che permettono di caricare parzialmente le batterie (mentre l’auto è in movimento) o di preservarne la carica, in modo da andare a zero emissioni in un secondo momento.
Una volta arrivati alla Cantina Roma, ci accolgono facendoci visitare l’interno e l’esterno della struttura, che scopriamo essere un’antica casa colonicadel ‘500, da sempre atta alla produzione di vino.
Ci raccontano di come il vino sia un legame che collega le generazioni, le quali donano il bene più prezioso a questa terra: il tempo.
Ci raccontano il loro impegno, il perseguire di valori che hanno portato la produzione a diventare completamente biologica dal 2016.
Prima della degustazione visitiamo la Bellussera, simbolo del vitigno autoctono per eccellenza della Marca Trevigiana: il Raboso Piave.
La Bellussera, ci spiegano, è il risultato di un impegno costante atto al recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni, coltivati con tecniche tradizionali quasi dimenticate.
Questa antica tecnica di coltivazione arriva dal 1800. La vite è sostenuta dai gelsi, vere e proprie “strutture viventi”, che permettono di sollevarla dal suolo. I nuovi germogli sono così al riparo dalle gelate primaverili, ma non solo: la posizione sopraelevata dell’uva offre una migliore esposizione al sole, per una maturazione completa dei grappoli.
Questo impegno è fondamentale per raggiungere la migliore espressione del già citato Raboso del Piave. Un vino emblema della cantina e importantissimo nel territorio, che deriva dall’unico vitigno autoctono della zona trevigiana. Invecchiato in botti di rovere per 2 anni.
Dopo questa meravigliosa esperienza ci offrono un graditissimo calice, di un altro vino davvero unico: un vino in via di estinzione. Parliamo della Mazermina Bianca, un vino perfetto per un aperitivo, acido ma morbido, che ci viene offerto all’interno della cantina, nell’area dedicata alle degustazioni. L’atmosfera è calda e conviviale.
Consigliamo il loro Wine Tour (da 10 a 34 euro), ancora più suggestivo durante il periodo estivo: le Bellussere, rigogliose in questo periodo, creano uno scenario davvero unico.
Lasciamo la cantina Casa Roma. Le strade sono vuote e la nostra Audi Q3 Hybrid si fa guidare. Vogliamo sfruttare il meglio da questa situazione drammatica e surreale.
Decidiamo di spingerci verso la Strada del Prosecco (qui ne parliamo nel dettaglio), non per il vino questa volta. Ma per goderne i paesaggi suggestivi e capire al meglio l’Audi Q3 Hybrid.
Arriviamo fino a Rollo, immersi in un paesaggio davvero unico che ci emoziona. Le viti in questo periodo dell’anno sono spoglie, rendendo i colli ancora più suggestivi. Certo rimane un velo di tristezza, il rilassante silenzio ci ricorda che non potremo provare le specialità culinarie di questi luoghi: i ristoranti sono chiusi.
Ci muoviamo agilmente tra le bellissime curve che si susseguono sinuose, in un paesaggio che è da ormai 2 anni patrimonio Unesco. Siamo emozionati, l’Audi Q3 Hybrid è davvero piacevole da guidare, soprattutto in modalità Dynamic (che irrigidisce le sospensioni e la risposta dello sterzo) che unita ai colli del Prosecco è un’esperienza da provare.
I due motori sono gestiti interamente dall’elettronica, che combina la “spinta” per sfruttarne al massimo l’efficienza. Il motore elettrico, nella guida un po’ più sportiva, regala uno spunto immediato quasi esaltante. Ci divertiamo, ma è ora di tornare al punto di partenza, Treviso.
Mettiamo la Q3 in modalitàAuto: proviamo a sfruttare l’efficenza nei consumi, che promette questo tipo di allestimento. Sfruttano la trazione ibrida guidiamo leggeri, godendoci la buonissima insonorizzazione dell’abitacolo e la silenziosità del 1.4 benzina. Il risultato è che si può consumare davvero poca benzina. L’Audi dichiara una media di oltre 71 km/l e noi andiamo poco sotto questo dato. Certo tutta questa efficenza non è gratis: l’Audi Q3 45 TFSI E è proposta a partire da 47.900 euro, mentre la versione da noi provata costa 53.300 euro.
Insomma, in questo viaggio a Treviso e dintorni abbiamo “colorato di azzurro” queste campagne e questi colli. Abbiamo scoperto sapori quasi dimenticati in luoghi suggestivi. Abbiamo fatto esperienza di grande professionalità, con attenzione al futuro ma cosciente del tesoro prezioso che è la tradizione. Quanto esalta scoprire sapori in via di estinzione?
(foto di Agnese Pozzobon a.k.a. Naso)
Weekend a Treviso: sulle orme di Dante con Audi Q3 Hybrid
In un periodo storico nel quale parlare di turismo è quasi paradossale, noi di Weekend Premium abbiamo una missione…farvi viaggiare dove possiamo, anche solo per una gita domenicale.
Vogliamo scoprire per voi posti poco noti, piccole perle da godersi una volta che tutto volgerà al meglio.
Oggi vi portiamo a Treviso e dintorni, tra castelli, vini che raccontano storie e l’eco di Dante, il Poeta. Tutto questo a bordo di un’eccellenza tedesca: l’Audi Q3 45 TFSI E .
Un nome complicato per un’auto altrettanto complessa, ma con una sorprendente facilità e immediatezza di utilizzo.
Parliamo di un’ibrido plug-in da ben 245 Cv combinati tra propulsore elettrico e benzina, che Audi Italia ci ha fornito di questo bellissimo azzurro acceso. Appena saliti a bordo si percepisce la classica qualità dei quattro anelli: per primi si notano i materiali e gli assemblaggi, ma è l’ergonomia che ci colpisce. Tutto è a portata di mano, tutto è comprensibile e responsivo.
Mettiamo in moto e, come ogni ibrida, non si percepisce il motore. Alla pressione dell’acceleratore la Q3 Hybrid parte in elettrico, silenziosissima, ma non troppo: Audi ha creato un suono che non renda l’auto totalmente impercettibile, per farsi notare da pedoni e ciclisti. Il 1.4 TFSI da 150 CVbenzina si attiva solo in marcia, ma ne parleremo nel dettaglio più avanti.
Partiamo direttamente dalla bellissima Treviso, dove ritroviamo le citata “orme di Dante”, personaggio molto legato a questa città. La prima meta è il Ponte Dante. Riconoscibile grazie ad un Obelisco, questo ponte riporta una citazione del Sommo Poeta, che descrive questo suggestivo scorcio nel suo Paradiso. “Là dove Sile e Cagnan s’accompagna” (IX Canto del Paradiso) è l’esatto punto citato, vera e propria confluenza dei due placidi fiumi, che bagnano e attraversano Treviso, rendendola una “Piccola Venezia”. Questo ponte è un luogo tranquillo, dove godersi una passeggiata accompagnati dal rumore dell’acqua e sorpresi da bellissimi scorci.
Ma i collegamenti con l’Alighieri non finiscono qui. Nel centro storico scopriamo la chiesa di San Francesco, realizzata in stile romanico nel 1200 c.a., scrigno della tomba del primogenito di Dante: Pietro Alighieri. Pietro fu giudice, poeta e commentatore, nato a Firenze e morto a Treviso nel 1300.
Questa chiesa è una piccola perla proprio nelle stradine del centro, che affrontiamo coraggiosamente in una domenica di sole, tra zone a traffico limitato (che possiamo attraversare con la nostra Audi, essendo ibrida) e spazi pedonali.
L’Audi Q3, grazie al suo colore attira gli sguardi dei molti passanti. Ma anche il design è degno di nota: moderno e molto proporzionato. Non vuole essere un SUV (questa versione è infatti disponibile solo con trazione anteriore) e non vuole ricalcare le forme di una coupè. Le linee sono gradevoli e pulite; molto bello il disegno dei paraurti posteriore ed anteriore, che donano al retro e al muso un dinamismo efficace, ma equilibrato. Insomma non promette niente di più di quello che offre e non vuole stravolgere uno dei modelli più equilibrati della casa tedesca.
In città la Q3 si comporta davvero egregiamente. Tramite un tasto sul cruscotto, riusciamo a scegliere le varie modalità di funzionamento dell’impianto ibrido. Sono 3 le modalità principali: la prima sfrutta il solo motore elettrico, la seconda il meglio in combinazione tra elettrico e benzina, la terza permette al motore di ricaricare la batteria, per poi sfruttarla in seguito. In ogni caso l’abitacolo è perfettamente isolato acusticamente.
È ora di dirigerci fuori città, per una notte tra le vigne, in un castello rinascimentale a meno di 30 min da Treviso. Sì, avete letto bene: ad ospitarci per la notte è il “Castello di Roncade” (foto in copertina). Le camere sono appartamenti restaurati nelle vecchie torri di guardia, ma gli alloggi più spaziosi sono nel corpo centrale della villa.
L’esperienza è davvero suggestiva. All’interno del piccolo comune di Roncade, ci troviamo al cospetto di una bellissima cinta di mura, che abbracciano una villa Veneta del 1508, con annesso giardino (perfettamente curato, nonostante il periodo davvero infernale per gli albergatori).
L’atmosfera è appartata, all’interno di uno spazio raccolto, ma studiato nel particolare.
Quindi ci riposiamo, per poi degustare i vini della cantina del Castello.
Seguiteci nell’appuntamento di domenica prossima; scopriremo il gusto dei vini di un territorio profondamente legato alla sua storia, affascinante per la sua spontaneità. Una spontaneità che ritroviamo nei sapori dei suoi prodotti, che ritroviamo nello scambio con chi vive questi luoghi.
Un territorio con un legame profondo con le sue tradizioni, un territorio sorprendente…che scopriremo non essere solo prosecco.
A Treviso per un weekend tra l’arte della Collezione Salce e cibo prelibato
la più importante raccolta italiana di affiches con quasi 50 mila pezzi. Ventilando diverse collocazioni e sedi, il Ministero per i Beni Culturali ha deciso di riservarle due edifici di proprietà demaniale: la chiesa medievale di Santa Margherita e il centralissimo edificio attiguo alla chiesa di San Gaetano. Destinando il primo dei due spazi a sede fisica della Collezione, e il secondo a laboratori di restauro ma anche a sede espositiva.
LA MOSTRA IN DUE SEDI
Questo è il luogo dove, in condizioni di assoluta sicurezza ambientale, vengono oggi conservati gli splendidi 50 mila manifesti raccolti e donati allo Stato da Nando Salce.
Nel nuovo allestimento, gli affreschi rivivranno virtualmente grazie ad una loro proiezione sugli spazi dove erano prima dello stacco.Il nuovo Museo utilizza in modo ampio le nuove tecnologie, sia per far entrare il visitatore nel tema della creazione dei manifesti, sia per illustrarli anche ai non vedenti. Sia, e soprattutto, per rendere facile agli studiosi esaminare ogni singolo manifesto della Collezione.
CURIOSITA’ DEL CHIOSTRO
BENVENUTI A TREVISO
Quasi nascosta all’ombra di città a pochi passi come Venezia e Verona, Treviso offre al proprio visitatore un’armonia di natura e splendidi edifici. Per cominciare una tipica visita di questa città punto di partenza è sicuramente Piazza dei Signori, cuore storico della città e luogo di incontro dei trevigiani. Tra i principali edifici troviamo il Palazzo del Podestà, quello dei Trecento e la Torre Civica che convivono con bar, portici, negozi e botteghe storiche. Da questo luogo inizia Calmaggiore, la più importante strada commerciale di Treviso, con particolari botteghe protette dai portici. Per i più appassionati di arte religiosa, il Duomo e la Chiesa di San Nicolò rappresentano il cuore religioso della città, insieme al Complesso di Santa Caterina (oggi museo). Tra le strade di Treviso compagna di avventura che mai vi lascerà sarà l’acqua: elemento di relax predominante, ma discreto.
MA COSA MANGIARE A TREVISO?
Sicuramente le specialità più tipiche di Treviso sono radicchio e Prosecco, ma non solo! Questo luogo è anche ricco di fragranze lagunari e di terra, che arricchiscono i piatti fino a renderli unici al palato. Parliamo di primi come il riso e salsiccia, pasta e fasjoi e la pasta fatta in casa, come bìgoi all’anedra, gnochi, tajadèe.
Ma anche di secondi accesi di pesce e carne. Sicuramente merita di essere nominata la sopa coada, un piatto unico a base di pane raffermo e carne di piccione. Il tutto accompagnato da alcuni dei migliori vini italiani: Prosecco di Valdobbiadene in primo luogo, ma anche Cabernet, Merlot e Pinot Bianco e Grigio. Come chicca finale non potrete resistere al meraviglioso tiramisù di Treviso, guarda caso sede della sua nascita. Che meraviglia questa città!
COME ARRIVARE IN AUTO?
La città di Treviso è collegata attraverso la rete delle autostrade nazionali. La prima è la A4 da Torino, Milano-Venezia e Trieste. La A13 se provenite da Bologna-Padova.
TREVISO: CURIOSITA’, SCOPERTE, MISTERI E LE ‘MIE’ SEI COSE DA FARE…
TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA –
E’ a soli 20 minuti di treno da Venezia, eppure Treviso è quasi sconosciuta dalle orde di turisti che ogni giorno invadono Venezia. I viaggiatori che si prendono la briga di venire qui saranno piacevolmente ricompensati dalla scoperta di una città incontaminata e amichevole, dai ritmi rilassati, dove il costo della vita è molto più economico rispetto alla vicina Venezia
Composta da antichi canali, piazze rinascimentali e case con facciate affrescate, Treviso è un’elegante città medievale, meta ideale per un weekend rilassante in Veneto. Il suo centro storico murato è costellato da chiese medievali, strade acciottolate, palazzi in mattoni rossi e piccoli canali antichi che collegano edifici, giardini e piazze e che raccontano un passato ricco di storia e tradizioni.
Il centro di questa città splendidamente conservata è un labirinto di canali tortuosi attraversati ponti in ferro battuto, palazzi rinascimentali decorati con affreschi color pastello, chiese e monasteri che espongono dipinti di artisti del calibro di Tiziano, mentre da ogni parte della città spuntano immagini scolpite dell’inconfondibile simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia: l’orgoglioso Leone di San Marco.
Dopo il “Telegraph” e “Sunday Times”, il fascino di questa città ha stregato anche il colosso “Forbes”, storica rivista statunitense di economia e finanza che ha incluso Treviso in una speciale classifica dedicata alle dieci destinazioni “segrete” in Italia, e di certo segreti e curiosità non mancano…
Segreti svelati Domenica 4 novembre, alle ore 11.00 vi aspetta una visita eccezionale a San Teonisto, recentemente riportata all’antico splendore, mentre Sabato 10 novembre, alle 11.00 è visitabile L’Archivio di Stato, che conserva i più antichi fondi archivistici esistenti in città, tra i quali l’archivio civico antico, gli atti dei notai a partire dal XIII secolo e gli archivi degli antichi monasteri.
La fontane delle tette
Dopo la grave siccità che colpì Treviso nel 1559, il sindaco della Repubblica di Venezia ordinò la costruzione di una fontana in marmo raffigurante una donna in topless che si stringeva il seno. Il risultato finale non fu una statua normale: ogni autunno, quando fu eletto un nuovo Podestà, dal seno della bella scorreva vino per tutti. E che mix! Vino rosso da un seno e bianco dall’altro.. Una nuova versione della fontana fu costruita nel 1989. Purtroppo ora scorre solo acqua…
L’Arte va in prigione…
All’interno delle celle delle ex carceri asburgiche, le Gallerie delle Prigioni presentano la nuova mostra collettiva When you dance you make me happy, opere d’arte dalla collezione di Luciano Benetton.
La mostra è incentrata sul corpo umano mentre danza. Il corpo si muove, si ferma, riprende a muoversi e acquista forza all’interno di un gruppo, in un crescendo che va dalla decadenza al trionfo. Troverete sculture, quadri, stampe e video di artisti internazionali oltre che le iconiche polaroid ritagliate di Maripol (Eyes are the reflection of your soul, 2013) che catturano molte celebrità, da Grace Jones a Madonna.
Let’s drink!
Quando il sole tramonta, arriva l’ora dell’aperitivo (e dei tramezzini), una consuetudine che pare sia nata proprio in questa città. Cantinetta Venegazzu (Via Giannino Ancillotto) e White Lady (Via Palestro, 3) sono i luoghi più affollati dai locali. Regnano sovrane l’Osteria Arman (Via Manzoni, 27) e l’Antica Carraresi (Via Palestro 42 / A). Per un’esperienza più raffinata provate Toni del Spin o Hostaria due Torri (Via Palestro, 8). Dopo cena potreste andare a Porta San Tomaso dove i bar sono aperti fino a tardi.
Strano cimitero Alla fine degli anni ’70, molte chiatte di legno utilizzate per trasportare merci tra Venezia e Treviso, note come “burci”, furono abbandonate lungo le sponde di una curva del fiume Sile. Esposte al tempo e all’acqua corrente del fiume, le barche affondarono gradualmente e iniziarono a marcire. Molte di esse possono ancora essere visti nell’acqua al Cimitero dei Burci.
La Sile Greenway E’ una pista ciclabile e pedonale che corre sulle rive del fiume da Treviso al mare. Parte da Ponte della Gobba nel centro di Treviso e arriva a Jesolo, sul mare Adriatico. Si finisce in osteria… Treviso è una città con un piede nel sedicesimo secolo e uno nel ventunesimo. Accanto agli antichi palazzi e monumenti della città, scoprirete molti negozi design, per poi regolarmente finire in un’osteria tradizionale, dove una folla animata di gente del posto si siede attorno a un vecchio tavolo di quercia, giocando rumorosamente a scopa.
E’ sempre l’ora per un’ombreta! Un buon calice di vino: l’ombreta: sapevate che si chiama così perchè era bevuta dai commercianti in Piazza S. Marco, proprio all’ombra del Campanile? Spesso è vino bianco a buon mercato, ma sovente si trasforma in un eccellente bicchiere di prosecco prodotto nei vigneti che ricoprono le colline che circondano Treviso.
Mangiare fuori E’ uno dei più grandi piaceri trevigiani. Puoi assaggiare famosi piatti locali come il baccalà mantecato, lo stoccafisso cremoso sulla polenta grigliata e degustare vini poco conosciuti come un raboso, il vino preferito da Ernest Hemingway. La parte migliore è quando arriva il conto: un pasto completo non raggiunge mai molto più di £15.
Il tiramisù, mistero dei misteri. Da tempo è accesa un’accanita discussione su dove questo dolce sia nato. Unica certezza: il legame con Treviso. Per il resto sono in molti a contendersi la paternità del dolce al caffè e mascarpone simbolo della cucina tradizionale italiana e, strano ma vero, una delle parole italiane più conosciute nel mondo. Il migliore? Quello delle Beccherie, originale,tradizionale, leggendario, anche se negli anni ’60 ha tradito un po’ la ricetta per diventare ’pop’ sostituendo il Philadelphia al tradizionale mascarpone …
Ecco le ‘mie’ sei cose da fare.
Saltare su quel treno da Venezia per una gita di un giorno o, ancora meglio, se volate all’aeroporto di Treviso, prenotare una stanza per la notte e provare la sensazione di una delle città più affascinanti del Veneto. Dirigersi verso la chiesa di San Nicolo, il cui tranquillo seminario è decorato con una splendida serie di affreschi dipinti nel 1352 da Tomaso da Modena, contemporaneo di Giotto. Visitare la Casa dei Carraresi (Via Palestra 33), un palazzo ristrutturato che ospita mostre d’arte contemporanea, dagli impressionisti ai pittori d’avanguardia. Godersi una passeggiata romantica lungo gli archi medievali che costeggiano il grazioso canale Buranelli Pranzare nel ristorante più singolare di Treviso, Al Cavallino situato proprio all’interno di un grandioso portone cinquecentesco, gustando le specialità locali, come come tagliatelle al ragù d’anatra, spezzatino di cinghiale e asparagi bianchi serviti alla bassanese, con uova sode tritate e olio d’oliva. Brindare con un bicchiere di prosecco frizzante, oggi Patrimonio Unesco e considerato la versione veneta dello champagne, magari accoppiato a un piatto di prosciutto crudo appena affettato nell’osteria tradizionale Dai Naneti (Vicolo Broli 2),
Ah, dimenticavo…”cin cin”!
Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.
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A Treviso torna la grande corsa in rosa dedicata a tutte le donne: vince chi c’è!
Care lettrici, vorreste trascorrere un weekend a Treviso per ammirare il suo centro storico e la sua architettura? Aspettate la primavera! La città si tingerà nuovamente di rosa dopo il grande successo dell’anno scorso. Domenica 6 maggio infatti arriva la quarta edizione della grande corsa dedicata a tutte le donne.
L’appuntamento è sulle Mura cittadine, vicino a Porta Santi Quaranta e anche quest’anno la corsa sarà accompagnata dalla sezione trevigiana della Lilt, la Lega italiana per la lotta contro i tumori, un aspetto sociale molto importante.
Treviso è un gioiellino della regione del Veneto e il percorso toccherà gli angoli più suggestivi della città: da Piazza Duomo a Piazza dei Signori, dalla Pescheria al Lungosile. L’ultima parte del percorso invece sarà interamente sulle mura. È un’occasione per attraversare e ammirare uno dei centri storici più belli del nostro paese.
La gara si svilupperà su due le distanze: 5 e 9 chilometri. Le partecipanti potranno correre o camminare, iscriversi da sole o in gruppo. L’anno passato hanno corso in quasi 12 mila e, grazie all’entusiasmo dimostrato, Treviso in rosa è diventata una delle corse al femminile più partecipate d’Italia. Non si tratta di una vera e propria gara, ma di un modo di diverso per stare insieme. La partecipazione è aperta a tutte le donne, indipendentemente dall’età, senza obbligo di certificato medico e di tesseramento sportivo.
Tutte le partecipanti a Treviso in rosa riceveranno una splendida t-shirt in tessuto tecnico, ovviamente di colore rosa. Ci saranno poi altre sorprese che verranno svelate nel periodo che da adesso arriverà al 6 maggio. Per tutti i dettagli utili all’iscrizione e per prenotare il pettorale, che sarà personalizzato con il vostro nome, rimandiamo al sito www.trevisoinrosa.it. Di seguito alcune informazioni.
Quote di iscrizione:
€ 10,00 sino al 31 marzo 2018
€ 12,00 dall’1 al 22 aprile 2018
€ 6,00 per bambine e ragazze di età non superiore ai 14 anni alla data dell’evento (iscrizioni sino al 22 aprile 2018)
Modalità di iscrizione:
Tra le varie modalità per inviare i dati di iscrizione al Comitato Organizzatore, è possibile mandare l’iscrizione singola tramite e-mail (a trevisoinrosa@gmail.com), con la ricevuta del bonifico e l’apposita scheda di iscrizione che potete scaricare sul sito.
Per i gruppi formati da almeno 15 persone va scaricato e compilato l’apposito modulo d’iscrizione che trovate sul sito. L’iscrizione di gruppo va inviata dal form del sito nella pagina contatti, entro il 31 marzo 2018, insieme alla ricevuta di pagamento della quota d’iscrizione.
Ritiro magliette:
Il ritiro delle magliette ufficiali di Treviso in rosa delle singole partecipanti e la distribuzione del pettorale personalizzato con il proprio avverrà sabato 5 maggio, dalle 9 alle 19, al BHR Treviso Hotel (uscita tangenziale di Treviso, direzione Paese). La distribuzione proseguirà domenica 6 maggio, sino alle 9, in zona partenza sulle Mura di Treviso (Bastione San Marco, zona Porta Santi Quaranta). È possibile il ritiro della maglietta per delega: basterà presentare una comunicazione scritta, su carta semplice, della delegante.
Per i gruppi è prevista una distribuzione a parte: le referenti indicate sulla scheda d’iscrizione saranno contattate dall’organizzazione di Treviso in rosa, a partire dalla seconda metà di aprile, per concordare le modalità di consegna di magliette e pettorali.
Iscrivetevi subito! Buon divertimento!
Treviso corre in rosa per la lotta contro i tumori
Aprono domani le iscrizioni alla marcia di “Treviso in Rosa”, che avrà luogo nel capoluogo della Marca il 21 maggio 2017.
Lo scorso anno sono state più di 4.000 le donne di tutte le età a correre e camminare nella corsa organizzata a Treviso per sostenere la lotta contro i tumori. Un serpentone rosa attraverserà le vie della città, quest’anno ancora più fitto: le magliette a disposizione sono ben 6.000. E forse non saranno neanche sufficienti.
Seimila donne correranno insieme verso un obiettivo grande e di inestimabile valore.
Già da qualche settimana la notizia si è diffusa e i social la stanno diffondendo viralmente, perché più donne possibili possano prendere parte a questo evento. Sono state le società sportive Trevisatletica e Corritreviso a sponsorizzare la notizia, in partnership con la Lilt.
La corsa è nata quasi per scherzo due anni fa, nel 2015, in occasione del Giro d’Italia, ma ha fatto subito breccia nel cuore di moltissime donne che hanno fatto loro questa importante causa.
“Treviso in Rosa” non è una gara di atletica ma una festa, un’occasione per tante donne di ogni età, etnia e fazione politica di rendersi protagoniste della loro città, invadendola dolcemente, tra un sorriso e l’altro. Con la forza di chi lotta e l’energia di chi vuole vincere.
Per partecipare non occorre nessun certificato né documento: sono sufficienti la maglia rosa e una buona dose di vitalità (e di fiato!).
La partenza avviene sulle mura della città e poi la corsa si sviluppa su due percorsi: uno di 5 km e uno, per le più temerarie, di 9. Correndo, o camminando, si potranno ammirare le bellezze del centro storico di Treviso.
Le iscrizioni aprono domani, venerdì 10 febbraio: tutte le informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook dell’Evento e sul sito www.trevisoinrosa.it.