Post-it di un viaggio

NAPOLI -MILANO, ricordando la nascita del CORRIERE

image_pdfimage_print

Di Raffaele d’Argenzio

 Il 5 marzo il Corriere della Sera ha festeggiato il suo 147° compleanno, essendo nato il 5 marzo del 1876. E io ci ho visto subito un ponte tra Milano e Napoli, ma ci ho pensato qualche giorno prima di scrivere.  Ma poi non ho resistito. Milano e Napoli, due città vive, pulsanti che, chissà perché, quando ci arrivi ti affiora un sorriso e una sorta di disponibilità alla vita. E quando le lasci ti viene subito voglia di tornarci. Sono anche due città d’acqua, quella del mare e quella dei navigli, e l’acqua è simbolo vita, movimento anche di idee…

Quando, giovanissimo, sono partito da Napoli, dove vivevo, alla volta di Milano, per portare la pastiera a mia sorella, ancora non sapevo che il treno del ritorno l’avrei preso tante volte, finché Milano diventò casa mia, come sussurrai a me stesso quando un giorno tornando da Napoli scesi le scale della stazione Centrale. Sì, infatti, Milano è casa mia e mi ha consentito di sviluppare la mia creatività e la mia carriera. Proprio questa riflessione personale mi ha portato a un’associazione di idee e a una riflessione sul binomio Napoli-Milano, un’abbinata vincente quando si tratta di fare grandi cose nel mondo del giornalismo.

Ma cosa ci “azzecca” il Corriere della Sera?  Semplicemente perché l’ideatore e fondatore fu un giornalista napoletano. Già, proprio così: il famoso giornale dei milanesi deve la sua nascita a un napoletano: Eugenio Torelli, che poi aggiunse al cognome del padre anche quello della madre, Viollier. Vulcanico e, allora, con pochi mezzi, nel giro di poco, Torelli Viollier trova tre soci: Riccardo Pavesi, già editore de La Lombardia, che appoggia il progetto con il fine di debuttare in politica, anche se Il Corriere della Sera per volontà del suo fondatore, si manterrà sempre super partes, Riccardo Bonetti e Pio Morbio, entrambi avvocati, che però lasceranno il giornale alle prime difficoltà.

Eugenio Torelli Viollier

Tuttavia, Pio Morbio è destinato comunque a tracciare il destino fortunato del “Corriere della Sera”, che si chiamò così perché usciva nel pomeriggio e il numero era valido anche per tutto il mattino del giorno dopo. La sorella di Morbio, infatti, aveva sposato Benigno Crespi, fratello del noto industriale cotoniero Cristoforo Benigno Crespi di Busto Arsizio.

Caricatura di Cristoforo Benigno Crespi con il Corriere della Sera

Proprio l’alleanza tra Eugenio Torelli Viollier e Crespi, che divenne proprietario e finanziatore del Corriere, gli garantì i fondi necessari per fare un salto di qualità, grazie all’acquisto di una seconda macchina rotativa, che consentì di aumentare il numero di copie, ma anche i servizi telegrafici e assumere nuovi collaboratori e giornalisti, scelti personalmente da Torelli. Dopo l’abbandono di Torelli, nel 1898, nelle mani di Luigi Albertini altro grande e storico direttore la testata passò alla famiglia Crespi e il resto è (ancora) storia.

Il primo numero del Corriere della Sera del 5/6 marzo 1876

Tuttavia, è bello pensare che la nascita del giornale più importante d’Italia (della casa editrice in cui anche io ho avuto l’onore di lavorare con la mia prima direzione di un settimanale) è stato fondato da un napoletano, che lo ha diretto negli anni più difficili, consegnandolo alla storia. E a noi che lo leggiamo ancora oggi.