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Israele, la tradizione è servita

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“Lehitra’ot Israele” ossia “arrivederci Israele”. Eh sì, perché al ritorno da un viaggio in questo luogo meraviglioso il desiderio impellente è quello di tornarci. Per conoscere Israele ci vorrebbero mesi ma noi proviamo a raccontarvelo in due puntate parlandovi del nostro viaggio in questa terra ricca di storia, cultura, bellezze naturali, divertimento ed eccellente tradizioni culinarie.

Infatti Israele è un paradiso enogastronomico che negli ultimi anni sta vivendo momenti di grande rinnovamento e affermazione. Ci si chiede spesso se esista una vera cucina israeliana. Sì, c’è ed è ottima. Certo contaminata da tante altre cucine provenienti da tutto il mondo ma proprio per questo unica nel suo genere. Sono numerosi i ristoranti stellati presenti sul territorio e i loro chef utilizzano con orgoglio gusti e ingredienti locali alla continua ricerca delle radici alimentari per riproporre in tavola i sapori del passato.

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Cesarea Marittima al tramonto

Il viaggio alla scoperta dei sapori di Israele inizia a Cesarea Marittima, località a mezz’ora di strada da Tel Aviv, costruita per volere di Erode il Grande che le diede questo nome per onorare Cesare Augusto. La prima sosta è al ristorante Heleina indirizzoOld port of Caesarea, dove lo chef Amos Sion, che crea una cucina mediterranea israeliana contemporanea utilizzando prodotti locali, ci propone una varietà di piatti con qualche rivisitazione: focaccia morbida e saporita accompagnata ad un’insalata di anguria con peperoni arrostiti, mandorle e feta, un polpo in salsa d’aglio, salmone al labneh (un formaggio a base di yogurt filtrato), baba ganush, una crema mediorientale a base di melanzane e tahina. La cena si conclude con un dolce a base di crema di semi di sesamo (thaina) che sorprende per le sue note dolci e morbide. Un menù ricco in un ristorante dalla vista mozzafiato in un’atmosfera sensoriale unica.

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Il giorno dopo si parte per l’Alta Galilea, nel nord di Israele, al confine con il Libano e la destinazione è il Kibbutz Sasa affacciato sul Monte Meron. Questo kibbutz, nato nel 1949, è rimasto uno dei pochi non privatizzato ma ha mantenuto alcuni degli elementi originari cioè la ripartizione di profitti in una proprietà privata limitata. Qui prendiamo parte a un corso per imparare come si produce il gelato. Adam Ziv e Alaa Sawitati hanno creato un marchio di gelato chiamato Buza che ora è diventato famoso in tutto il Paese. È un gelato al 100% naturale e prodotto in ben 80 gusti diversi.

Tappa successiva è il birrificio Malka, nome che in ebraico significa “per la regina”, che produce diversi tipi di birra: Wheat, IPA, Light, Dark e Red. Tutte ottime ma una in particolare spicca sulle altre ed è la Malka Rossa, ricca di sapore.

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La mattinata si conclude in una boutique di vini: Kishor Winery. Anche questo luogo all’origine era un kibbutz e oggi è un villaggio privato dove lavorano persone con disabilità. In 25 ettari di vitigno si producono 11 tipi di vini tra cui Sauvignon blanc, Riesling e Cabernet.

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Il viaggio prosegue alla volta di Akko, o Acri, che dal 1948 fa parte dello stato di Israele. Città storica situata a nord del Paese, comprende una parte antica riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. La città è incantevole con il suo porto racchiuso dalle antiche mura. La sinagoga tunisina Or Torà, con le sue vetrate colorate e i suoi bellissimi mosaici racconta la storia del popolo ebraico ed è lì per essere ammirata così come la moschea Al Jazàr, considerata la più grande moschea in Israele dopo quella di Gerusalemme.

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Il porto di Acri

Ad Acri il percorso enogastronomico continua in compagnia di una guida culinaria, Nurit Foran, e della responsabile del progetto Western Galilee Now, Michal Shiloah Galnoor che ci portano alla scoperta delle “mezzeh”, assaggi di cibo serviti in piccoli piatti. Come quelli proposti da Ariin, una ragazza araba che ha aperto l’Hummus Al-Abed Abu Hamid, un piccolo ristorante dai colori sgargianti. Tahina, hummus, verdure, pita e l’immancabile baba ganoush sfilano sui tavoli. Una vera delizia.  Siamo colpiti dalla gentilezza della proprietaria, dalla location e soprattutto dalla voglia di farsi conoscere raccontando aneddoti della sua vita.

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Continuiamo a scoprire la cucina araba a casa di Fatima, per conoscere una cucina casalinga a base di polpette di carne, hummus con  pita e la Makluba strati di patate, verdure, riso e carne impilati in  una casseruola che una volta cotta viene rivoltata. Il nome “makluba” in arabo infatti significa “sottosopra”.

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Gironzolando tra le stradine della vecchia Acri scopriamo il suo animato mercato. Profumi e colori intensi pervadono l’aria.  Siamo ormai a pomeriggio inoltrato e arriva il momento più dolce e goloso della giornata: la degustazione di cioccolato. Lo scopriamo da Odette, una cioccolateria gestita dal maestro Yael Seeman e da Sheomit Zamir, un ingegnere che per 18 anni ha lavorato in una fabbrica di armi sino a quando ha deciso di cambiare vita dedicandosi a quella che era una passione: il cioccolato. Il locale è un tripudio di praline al cocco, limone e caramello, arancia e marzapane, gianduia, frutti di bosco.

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Si è fatto tardi e non ci resta che terminare la lunga giornata alla scoperta della cucina del ristorante EL MARSA gestito dallo chef Alaa Musa che ha lavorato per molti anni in ristoranti con stelle Michelin. È l’amore per il mare che lo ispira a unire tradizione e innovazione, genuinità e modernità, professionalità e creatività. Nascono così piatti sontuosi: iI chraima,  a base di pesce tipico della cucina israeliana con filetti di merluzzo passati in padella con salsa di pomodoro, cipolla, cumino, kimel, paprika, l’hummus, erbe di Galilea e un assaggio di dolci indimenticabili. È sicuramente un ristorante da visitare sia per la location che per la bontà dei piatti.

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La mattina del giorno dopo è dedicata al sito turistico Rosh Hanikra che si trova all’estremità nord di Israele al confine con il Libano. Scogliere, mare blu cobalto che si abbraccia alle rocce sono gli scenari di questo luogo. Con la funivia scendiamo per una visita alle grotte formatesi a seguito di eventi naturali: scosse sotterranee e acqua piovana hanno dato vita a un angolo della natura indimenticabile.

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Ci perdiamo in questo scenario naturale godendo della brezza marina. È la tarda mattinata del nostro terzo giorno israeliano e ci aspetta l’esperienza culinaria presso un villaggio druso di nome Yarka, a casa di Zarafad. Quella dei drusi è un’etnia che segue una religione monoteista e che crede nella reincarnazione. Una donna si reincarnerà in un’altra donna e un uomo si reincarnerà in un altro uomo rigorosamente drusi. Tante le tradizioni e leggende che ci vengono raccontate e dopo la piacevole chiacchierata alla scoperta delle tradizioni religiose dei drusi ha inizio la nostra lezione di cucina: involtini di riso avvolti in foglia di vite, kubbe una polpetta di bulgur deliziosa fatta con una base di carne macinata e tante spezie, una ricca insalata a base di pomodori, cetrioli, cipolla, bulgur, prezzemolo e l’immancabile pita drusa, un disco sottilissimo di pasta che si cuoce sul tabun.

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Sazi, soddisfatti e ricchi di informazioni partiamo per Haifa una città dove è possibile ammirare una grande attrazione turistica: i Giardini Baha’i, composti da diciannove terrazze che lasciano a bocca aperta perché hanno un impatto visivo di grande effetto. Si tratta di vere opere d’arte tanto che sono Patrimonio Mondiale dell’Unesco. È qui, sulle pendici del Monte Carmelo, che sorge il santuario di La B’ab   dove è sepolto il profeta che fondò la religione Bahai, una religione che ha come tema centrale l’unificazione dell’umanità per creare una società pacifica globale. Utopia? Ci auguriamo di no.

i Giardini Baha’i Patrimonio Mondiale Unesco

Terminiamo la serata al ristorante DOUZAN, una bellissima location, caratteristica tanti ombrelli rossi appesi al soffitto, un grande pergolato e  musica in sottofondo. Ma la particolarità è che alle spalle è possibile ammirare i giardini Baha’i illuminati e, credete, è uno spettacolo incredibile. Ci vengono serviti pollo, gamberi con calamari, falafel, pane all’aglio con cuore di burro che è un vero attentato alla dieta ma impossibile non servirsene più volte. I dessert? Semplicemente deliziosi.

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L’interno del ristorante Douzan

Prima di ripartire alla volta di Tel Aviv facciamo una sosta per visitare STELLA MARIS, un monastero carmelitano del XIX secolo che, secondo la tradizione, sarebbe stata la dimora del profeta Elia.

Dopo aver percorso circa 90 km ci troviamo sbalzati in scenari completamente diversi. Siamo a Tel Aviv ed ecco che davanti a noi si innalzano verso il cielo le Azrieli Center le tre torri a pianta circolare, triangolare e quadrata diventate un po’ il simbolo di questa città. Non ci facciamo mancare una visita al  Sarona Market per ammirare tutti i prodotti del mondo racchiusi in un unico e grande edificio.

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È il momento di andare a visitare alcuni dei 4000 edifici Bauhaus presenti e lo facciamo semplicemente passeggiando perché non c’è cosa migliore di perdersi tra i vicoli alzando spesso lo sguardo per ammirare questi edifici nati negli anni Trenta che hanno fatto guadagnare a Tel Aviv il nome di Città Bianca.  Tel Aviv è la città più grande e popolosa d’Israele ed è anche il principale centro finanziario ed economico dello Stato. Pranziamo al Cafè Europa, in Rothschild Boulevard, dove l’executive chef, Antonio Giampietro di origine italiana   e lo chef Lior Hadas ci presentano i loro piatti. Un tripudio di colori spicca sulla tavola. Il ristorante è in un cortile aperto dove l’ombra è data da un vecchio albero. Il cibo servito è locale e ogni piatto ha interessanti sapori. Focaccia appena sfornata accompagnata da alcune salse, un piatto di gamberi e calamari deliziosi, un’insalata di pomodori con cipolle e feta, un’insalata di barbabietola, carne alla griglia. Un ottimo ristorante con porzioni generose eseguite meravigliosamente in una vivace atmosfera.

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Un passeggiata sul lungomare prima di farci sorprendere dai sapori intensi di un ristorante vegan: MESHEK BARZILAY–  indirizzo:  Ahad Ha’Am street. Qui lo  chef OMRI SUBUL ci propone una cucina che incanta per bontà e inventiva. Attraverso abbinamenti interessanti, il giovane Omri ha rivisitato alcuni piatti che noi conosciamo benissimo perché portano nomi italiani: la caprese ad esempio ma con ingredienti vegan: una fetta di pomodoro, una fetta di anguria, una crema di mozzarella di mandorle su un fondo di salsa di aceto balsamico. Credete una delizia. Oppure gli arancini ma preparati con riso integrale, spinaci, formaggio di soia su un letto di crema di granoturco, ginger, zenzero e latte di mandorle. I dolci? Cannoli fatti con anacardi, burro di cocco, farina di mandorle e cioccolato con acqua di hummus, cacao, zucchero e aceto di mele. Sapori bene equilibrati. Il vino anch’esso vegano senza aggiunta di additivi è un Sauvignon blanc di buona qualità.

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La serata termina alla scoperta di un ristorante molto conosciuto a Tel Aviv anche per la sua splendida posizione direttamente sul mare. È Yulia ideale anche solo per un aperitivo. Offre un menu di cucina locale davvero squisito come la melanzana grigliata, la focaccia calda, l’hummus, insalate fresche, i dolci deliziosi.

La mattina dopo siamo a Giaffa o Yafo che in ebraico significa “bella” ed è proprio così perché questa città antica è di grande bellezza. Si trova pochi chilometri a sud di Tel Aviv nella quale si è inglobata creando un unico distretto. Una splendida vista sul mare e antichi bastioni sono lo sfondo di questa cittadina. La parte vecchia di Giaffa è la più interessante e affascinante con i tanti ristoranti, gallerie d’arte e negozi per turisti. Vale la pena fare una visita al famoso mercato delle pulci dove la contrattazione è d’obbligo. Visitiamo la chiesa di San Pietro che domina la piazza principale.

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Il pranzo è in una hummuseria molto conosciuta e frequentata anche dai locali. Si tratta di ALI KARAVAN, in Ha-Dolfin Street, non facile da trovare perché è in una piccola via subito dopo una rotonda. Un locale spartano, senza pretese e super affollato ma con il miglior hummus assaggiato. Viene servito con la pita e con cipolle tagliate grossolanamente.

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Non resta che visitare il famoso mercato di Tel Aviv: Carmel e per chi ama i mercati di strada questo è l’esempio più eclatante di vero mercato aperto. Oggi, pur restando il mercato di riferimento di ogni abitante, è molto turistico e sempre pieno di turisti pronti a scattare foto ai tantissimi prodotti esposti frutta, dolci, vestiti, elettronica.

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Nel nostro viaggio food non può mancare una visita alla distilleria The Milk & Honey  in HaThiya Street 16. È una distilleria kasher o kosher, ossia rispetta i dettami della religione ebraica e pertanto oltre a non lavorare il venerdì e sabato conserva i propri prodotti in botti dove precedentemente è stato conservato del vino.

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I prodotti della distilleria The Milk & Honey

Dedichiamo un po’ del nostro tempo anche alla vecchia stazione ferroviaria che collegava Tel Aviv a Jaffa. Si chiama HaTachana e ora è una location di design dove è possibile gustare ottimo cibo nei vari ristorantini, fare shopping e visitare una delle tante galleria.

Per cena il punto di riferimento è NORTH ABRAXAS, ristorante molto conosciuto in città. Si trova in Lilienblum st 40 ed è molto frequentato per via del suo chef  Eyal Shani che dice di aver creato la nuova cucina israeliana ed è diventato una celebrità della televisione nazionale. Il locale è di tendenza, affollatissimo e la particolarità è che non si cena con tovaglie e piatti. Tutto è servito in cartocci di carta dove i commensali possono servirsi in comune. Una filosofia basata sulla condivisione. Gustiamo così i piatti must dello chef: cavolfiore brasato al forno, broccoli al cartoccio, fagiolini all’aglio, polpo, bruschetta con avocado, roastbeef al pepe nero, agnello con verdure, cernia con pomodori. Ottimi i dolci come l’Apple crumble e la chocolate cake.

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Il famoso chef Eyal Shani

Ma visto che Tel Aviv è anche divertimento non ci facciamo mancare un giro nei locali by night di questa città. A meno di 10 metri dal ristorante North Abraxas ecco il Lima Lima, simbolo della vita notturna di Tel Aviv, molto conosciuto per le serate all’insegna dell’hip hop. Pista da ballo molto piccola e affollatissima ma il divertimento è assicurato.

La serata è ancora giovane e dunque raggiungiamo il gay bar più conosciuto di Tel Aviv, il Shpagat al 43 di Nahalat Binyamin street, più tranquillo rispetto alla discoteca di prima ma molto accogliente.

Siamo giunti alla fine della prima parte della nostra esperienza enogastronomica in Israele. La seconda parte con destinazione Gerusalemme vi aspetta lunedì prossimo.

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Con Ariin nel suo ristorante Hummus Al-Abed Abu Hamid