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Il Mondo in Italia. Il teatro greco di Siracusa e di Epidauro, Patrimoni UNESCO

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Ci sono tante buone ragioni per vedere il mondo e viaggiare. Ma, se ancora non è venuto il momento buono per andare lontano, per diverse ragioni, possiamo trovare un pezzo di mondo anche nella nostra bella Italia. Sono tante, infatti, le meraviglie italiane che hanno qualcosa in comune con altre all’estero. Potete decidere di visitare il nostro immenso patrimonio e, perché no, in un’altra occasione vedere dal vivo anche il suo “gemello”. Abbiamo deciso di proporvi  “Il Mondo in Italia”, partendo  da Siracusa, in Sicilia, dove si trova il magnifico Teatro Greco, e poi a Epidauro, nella regione del Pelopponneso, in Grecia.

Maschere della tragedia greca

I teatri di Siracusa ed Epidauro, quante cose in comune

Sono due dei teatri più belli e importanti del mondo antico ed entrambi sono stati inseriti dall’UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità. Il teatro greco di Siracusa risale al V secolo a.C, quello di Epidauro al IV, ma i punti in comune sono molti. Entrambi sono stati costruiti sfruttando una collina naturale, la spettacolare acustica di tutte e due è ancora oggetto di studi, sono talmente belli che, a differenza di molti altri monumenti dell’epoca, il cui progettista è rimasto anonimo, si conosce il nome dei due architetti.

Il teatro greco di Siracusa gremito durante una rappresentazione

Entrambi, poi, avevano una capienza che si avvicinava al 15 mila spettatori. Infine, tutti e due i teatri, ospitano ancora degli spettacoli, tra rassegne teatrali e festival, che consentono anche a noi di vivere le stesse emozioni degli antichi greci.

Il teatro greco di Siracusa, il palcoscenico della storia

Il teatro greco di Siracusa è uno dei capolavori dell’antichità e uno dei meglio conservati, nonostante sia stato oggetto di rifacimenti e di abbandono nel corso dei secoli. Fa parte dal 2005 del sito UNESCO che comprende il “Centro Storico di Siracusa e la necropoli rupestre di Pantalica”

Veduta dell’area archeologica di Siracusa

La sua esistenza è già accertata nel V secolo a.C e, come detto in precedenza, a differenza di altri monumenti, si conosce il nome del suo architetto, Damocopo, detto Myrilla. Si sa poi che Eschilo vi rappresentò per la prima volta le Etnee in onore del tiranno Jerone I dopo la fondazione della città di Etna, nel 476 a.C e, successivamente, anche “I Persiani”.

Allestimento dell’opera “Le troiane” al teatro greco di Siracusa

Tuttavia, il primo rifacimento, che lo annoverò tra i più grandi teatri del mondo greco, fu quello voluto da Ierone II, nel III secolo a.C, che di fatto gli diede l’aspetto che possiamo ammirare ancora oggi. Prima di tutto, la progettazione sfrutta la naturale pendenza del colle Temenite e garantisce agli spettatori una splendida vista panoramica sul porto e sull’isola di Ortigia. La cavea ha un diametro di 138,60 ed è una dei più grandi del mondo greco. In origine, poi, era costituita da 67 ordini di gradini scavati nella roccia e divisi in 9 settori da scalinate.

Circa a metà una recinzione, chiamata diazoma, la divideva in ulteriori due settori. Sul diazoma, in corrispondenza dei cunei, sono incisi i nomi di Zeus Olimpio, Eracle e quelli dei membri della famiglia regnante di Siracusa, tra cui Gerone II, sua moglie Filistide, la nuora Nereide e il figlio Gelone II. Sulla parte centrale della gradinata, scavata nella roccia, si trova una zona dove, un tempo, doveva trovarsi una tribuna riservata alle personalità più importanti.

In epoca romana, sotto l’imperatore Augusto, la cavea è stata modificata in una forma semicircolare, anziché a ferro di cavallo, e vennero aggiunti i corridoi di accesso alla scena. Altre modifiche importanti vennero fatte alla stessa scena, con l’aggiunta di nicchie semicircolari ai lati, e venne scavata una nuova fossa per il sipario. Altre modifiche sostanziali si ebbero anche in età tardo imperiale, quando l’orchestra fu dotata di giochi acquatici e la scena spostata più indietro. Le ultime modifiche sono accertate nel V secolo d.C.

Il teatro di Siracusa, dall’abbandono alla rinascita

Il teatro rimane quindi abbandonato per molti secoli, finché, nel 1526, gli Spagnoli di Carlo V depredano il teatro dei suoi blocchi di pietra per costruire le nuove fortificazioni attorno a Ortigia. Solo dopo la seconda metà del Cinquecento, Pietro Gaetani, marchese di Sortino, fa riattivare a proprie spese l’antico acquedotto che portava l’acqua sulla sommità del teatro. Sulla cavea sorgono così alcuni mulini e, sulla sommità, la cosiddetta “Casa dei Mugnai”, ancora visibile.

Il teatro greco di Siracusa è ancora “vivo”

Il Settecento è l’anno del Grand Tour e della riscoperta dell’archeologia. Nasce l’interesse per il teatro greco di Siracusa. Nell’Ottocento alcune campagne di scavo lo liberano della terra accumulata e iniziano gli studi archeologici. È nel 1914 che l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA), inaugura nel teatro le rappresentazioni delle opere greche con l’Agamennone di Eschilo.

Le Latomie

Dopo la pausa forzata della Prima Guerra Mondiale, le rappresentazioni riprendono nel 1921, quando arriva a Siracusa anche Filippo Tommaso Marinetti, mentre, nel 1930, re Vittorio Emanuele II è tra gli spettatori. Le rappresentazioni continuano ancora oggi, norme anti Covid permettendo, mentre il teatro e il parco archeologico di cui fa parte sono meta dei visitatori provenienti da tutta Italia e dal mondo.

Filippo Tommaso Marinetti, padre del Futurismo, fu tra gli spettatori del teatro greco

Il parco archeologico della Neapolis

Il teatro greco di Siracusa è inserito nel Parco Archeologico della Neapolis, un’area di 35 ettari che comprende anche altri importanti monumenti antichi che si possono visitare. Tra questi c’è l’Anfiteatro Romano, a dorma ellittica, completamente scavato nella roccia sul lato sud. Anch’esso è stato depredato delle sue pietre dagli Spagnoli per costruire i bastioni difensivi di Ortigia.

Veduta dell’Anfiteatro romano

Fa parte del complesso anche l’Ara di Ierone II, del III sec. a.C, dedicata a Zeus Eleutherios, in onore del quale si teneva la festa delle Eleutheria, durante la quale venivano sacrificati 450 tori. L’Ara presenta due ingressi, di cui quello sul lato nord un tempo era presieduto da due Telamoni, di cui oggi rimangono solo i piedi della statua a destra. Di tutta la costruzione, poi, oggi rimane solo la base, sempre a causa dell’azione predatoria degli Spagnoli.

Quel che rimane dell’Ara di Ierone II

Vicino al teatro greco di trovano poi le Latomie, grotte artificiali circondate da una lussureggiante vegetazione. La più famosa è l’Orecchio di Dioniso, alta 23 metri e larga dai 5 agli 11. La sua forma ricorda quella di un padiglione auricolare, fondo ben 65 metri.

L’ingresso dell’Orecchio di Dioniso

La grotta è dotata di eccezionali proprietà acustiche, in grado di amplificare un suono fino a 16 volte. Il nome sarebbe stato dato alla grotta dal pittore Caravaggio che, in visita a Siracusa nel 1608, che volle avvalorare la leggenda secondo la quale la grotta sarebbe stata voluta da Dioniso, tiranno di Siracusa, per rinchiudervi i prigionieri e tormentarli con suoni e parole amplificate dall’eco.

INFO: www.siracusaturismo.net

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