Weekend con gusto

Piccolo e Premium. All’Agriturismo Beneverchio di Pavullo (MO) e alla Taverna del Cacciatore di Castiglione de’ Pepoli (BO) sapori antichi e “di confine”

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Di Manuela Fiorini – Credits foto: Agriturismo Beneverchio, Daniela Ori, Taverna del Cacciatore, Lucia Antonelli

I ricordi più belli legati al cibo e alla convivialità per me marciano di pari passo con i libri. Perché è proprio grazie ad alcuni progetti letterari che ho avuto il piacere di conoscere e gustare le specialità realizzate con passione da persone straordinarie, con una lunga storia di tradizione familiare alle spalle.

In questa nuova puntata del progetto “X Ri-partire Insieme. Anche Piccolo è Premium” vi presento con piacere due eccellenze della mia terra, l’Emilia Romagna: l’Agriturismo Beneverchio di Pavullo, sull’Appennino modenese, e la Taverna del Cacciatore di Castiglione de’ Pepoli, sull’Appennino tosco emiliano.

A Beneverchio (MO) si gusta la storia

Fin dall’arrivo si percepisce che i pesanti e robusti muri di pietra dell’Agriturismo Beneverchio di Pavullo, sull’Appennino modenese, hanno secoli di storia da raccontare. L’edificio in cui è stato ricavato l’agriturismo, infatti, risale al 1450 e nasce come punto di sosta per rifocillare e dare riposo a tutti coloro che percorrevano l’antica via Romea Nonantolana per raggiungere la capitale.

Il valore aggiunto è lo splendido ambiente naturale in cui sorge l’azienda, tra boschi verdeggianti e sentieri in cui si riflette la calda luce del sole, al punto che la Regione Emilia Romagna ha deciso di valorizzarli coniando per l’itinerario che passa di qui il nome di “Sentieri di luce”.

A gestire Beneverchio sono Claudia Ori e il marito Ornello Giusti. La peculiarità della loro cucina è il suo ricco menù che varia a seconda delle stagioni, per garantire ingredienti sempre freschi e a chilometro zero, con materie prime ricavate dalle loro aziende agricole, tra cui carne, latticini, ortaggi, frutta ed erbe aromatiche.

A Beneverchio, poi, si possono gustare piatti derivati da antiche ricette dell’Ottocento, realizzate, oltre che dalle materie prime dell’azienda, anche con erbe salutari, come il tarassaco, le ortiche, le erbette aromatiche o il crescione.

Degno di nota è il pane, rigorosamente fatto in casa, in diverse gustose varianti e forme, tra cui il pane ai semi di papavero, al miglio, alle nocciole o ai semi di sesamo, ottimo per accompagnare i salumi genuini, le ricotte e i formaggi, le salse e le composte. Da non perdere, poi le crescentine e i borlenghi, i tipici “pani”, della montagna modenese, da gustare con salumi e con il tradizionale “pesto” a base di lardo battuto e rosmarino.

La storia, dicevamo, ma anche “le storie”. Ogni sabato sera, o in occasione di eventi come la trebbiatura o la vendemmia, Claudia e Ornello ricevono gli ospiti in abiti medievali, spaziando anche dal Seicento all ’Ottocento, naturalmente con menù a tema.

L’agriturismo ospita anche presentazioni di libri… e ha una “cantastorie” d’eccezione, Daniela Ori, cugina di Claudia, che proprio a Beneverchio si è ispirata per scrivere alcuni racconti, tra cui Diamante, nel libro “La casa dei Segni” (Colombini Editore) dove ripercorre la storia di questo angolo d’Appennino.

Infine, a Beneverchio si può anche dormire in comode camere ristrutturate rispettando l’atmosfera antica, ma con tutti i comfort moderni, tra cui bagno in camera con doccia multifunzione dotata di sauna, idromassaggio, cromoterapia, bagno turco, ozonoterapia e massaggio plantare.

INFO: Agriturismo Beneverchio, Pavullo nel Frignano (MO), tel 0536/32529, www.beneverchio.it

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