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Oman, paradiso di sabbia -prima parte

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Il Sultanato dell’Oman, nel sud della penisola arabica, è una terra remota immersa tra mari con spiagge candide, montagne e infiniti deserti. Un pezzo di terra poco battuta dal turismo e per tale motivo ancora autentica.

È uno dei paesi più sviluppati e stabili dei Paesi Arabi e negli ultimi 49 anni, grazie al sultano Qaboos, ha avuto uno sviluppo socio economico importante. Pur mantenendo tradizioni millenarie, l’Oman  ha iniziato infatti un processo di modernizzazione e di sviluppo notevoli aprendo le porte al turismo che ha potuto così diventare una voce importante nell’economia del Paese. Anche con pochi giorni a disposizione si può scoprire la vera ricchezza del Sultanato fatta di  paesaggi e architetture di grande bellezza. Ecco la prima parte dell’itinerario che vi consigliamo.

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Primo giorno:

Il nostro viaggio ha inizio nella parte nord del Paese, nella regione Ad Dakhiliyah, a pochi chilometri da Bahla, con la visita al Castello di Jabrin. È un castello di 3 piani, due torri, un cortile interno, eretta a scopo abitativo dall’Imam Bilarab Bin Sultan della dinastia Al Yaruba che la fece costruire intorno al 1670 curando i suoi interni magnificamente.

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Ancora oggi, grazie alla buona conservazione, si possono ammirare le varie stanze: quella delle donne, la biblioteca, i grandi saloni, il magazzino dei datteri, una moschea e addirittura una stalla riservata al cavallo dell’imam. Sono i decori sulle pareti e gli intarsi in legno sui soffitti dipinti a motivi floreali che catturano l’attenzione proprio per la cura dei dettagli. Sulle pareti sono incisi i versi del Corano. Una stanza in particolare, la stanza del “Sole e della Luna”, ha un soffitto molto bello con gli occhi di Dio che osservano ciò che avviene all’interno e dove l’imam era solito ricevere. Tutto regala un senso di pace.

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Nella stessa regione visitiamo Al Hamra, una città antica di oltre 400 anni  situata su un altopiano. Sono forti le sensazioni vissute attraversando le strade completamente deserte e osservando ciò che rimane delle case di argilla incastonate tra il deserto e un lussureggiante palmeto. La mente corre e l’immaginazione va alla vita quotidiana di un tempo prima che la cittadina fosse completamente abbandonata.

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Al Hamra la città antica

 Nelle vicinanze della città di Al Hambra, sulla catena dei monti Al Hajar, con i suoi 3.000 metri, la Jabel Shams è la vetta più alta del Paese. La raggiungiamo in fuoristrada perché la strada, se pur asfaltata, è faticosa per le auto a trazione normale. Gli scenari sono cambiati completamente e lo spettacolo che ci offre il wadi Ghul con l’antico villaggio è suggestivo. A 2.000 metri, questa è stata la nostra sosta, ammiriamo le formazioni rocciose dai colori e forme spettacolari. Le lastre verticali di roccia hanno dato vita al “Gran Canyon dell’Oman”  che lascia tutti a bocca aperta.

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Il Canyon dell’Oman

Proseguiamo per Misfat Al Abriyeen, un’oasi considerata uno dei luoghi più suggestivi del Paese. In mezzo a pareti di roccia, a circa 1.000 metri, spuntano le  case tradizionali costruite con fango e coperte da tetti di palme. Sono uniche nel loro genere perché costruite su fondamenta di roccia. Tutt’intorno ci sono terrazze agricole coltivate a banani, melograni, papaye, manghi, agrumi e palme. Interessante il canale di irrigazione, con il sistema falaj  attraverso il quale l’acqua viene canalizzata da fonti sotterranee. Questo permette di sostenere l’agricoltura ma anche l’uso domestico nel villaggio.

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 Secondo giorno:

La mattinata è dedicata alla visita di  Nizwa la seconda città più importante dell’Oman, a circa 160 km da Muscat, conosciuta anche come la “Perla dell’Islam” o la Roccaforte dell’Islam.  Nel XII secolo è stata capitale dell’Oman e ancora oggi molti omaniti nel loro cuore la considerano tale. È una città abbastanza moderna pur mantenendo il suo fascino antico, ricca di storia e religione. Sembra che proprio a Nizwa, nel VII secolo, il re abbia ricevuto da Maometto la lettera in cui il profeta esortava a convertirsi all’Islam.  È sempre a Nizwa che ha sede la più importante scuola coranica di tutto il Paese, considerata la culla di sapienti. La vicinanza a fonti d’acqua, sin dai tempi antichi, le permette una grande produzione di datteri.

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Il suo centro storico è piccolo e gli edifici in arenaria abbracciano il forte e la moschea. Il cuore pulsante della cittadina, comunque, è il Nizwa Fort, la fortezza dalle imponenti mura costruita nel XVII secolo ai piedi del Jabal Akhdat dall’imam Sultan Bin Saif Al Yarubi.

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La torre alta 24 metri, la più grande del Paese, e 24 cannoni situati sulla terrazza, rendevano la fortezza inespugnabile. Dalle grosse feritoie si sparava a chi cercava di avvicinarsi. Sopra ogni porta di accesso si aprono le murder hole, feritoie dalle quali si buttava succo di datteri bollente. Le stanze interne ospitano interessanti esposizioni di attrezzi di uso comune utilizzati nel passato e, al secondo piano, mobili tradizionali.

La terrazza, raggiungibile attraverso una scala, permette di ammirare l’intera città dominata dalla grande moschea con la cupola finemente decorata da mosaici e il minareto. Siamo giunti al forte il 19 novembre, il giorno seguente il compleanno del Sultano, e tutto era ancora addobbato per proseguire i festeggiamenti. Incontriamo molti bambini con i quali è risultato facilissimo interagire.

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Assistiamo a una danza tipica con musicisti che portano allacciato in vita il classico pugnale curvo ornamentale, il khanjar. Scattiamo con loro fotografie a ricordo di una giornata stancante ma ricca di emozioni.

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Il nostro viaggio prosegue alla volta di  Birkat Al Maouz, nella regione di Al Dhakhliya. È un suggestivo e misterioso villaggio in rovina fatto di case di fango circondato da una lussureggiante oasi di palme, che sorge ai piedi della  Jebel Akhdar (Montagna Verde). Il villaggio si trova al centro  delle piantagioni di banane che ricevono acqua dal sistema di irrigazione “falaj”. In Oman sono presenti oltre 5000 Aflaj e quello più grande è il Falaj Daris, che si trova a circa 7 km da Nizwa.

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Raggiungiamo un altro villaggio in rovina, Al Manzifat. Gli stretti vicoli valorizzano l’architettura tradizionale del villaggio dove era necessario proteggersi dalle incursioni e dalle guerre tribali durante il Medioevo.

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È il primo pomeriggio ed è arrivato il tanto atteso appuntamento con il deserto Wahiba Sands  nella regione di Al Sharqiya  dove ammirare il tramonto tra le calde dune color ocra. È un deserto non particolarmente grande avendo una superficie di soli 12.500 km2 ma ha tutte le caratteristiche di un grande deserto: dune, cammelli, beduini, caprette, tramonti.

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I fuoristrada devono essere preparati ad affrontare la soffice sabbia e dunque si abbassano gli pneumatici per poter percorrere in sicurezza la distesa di sabbia. Evidentemente questo accorgimento non è stato sufficiente perché dopo pochi chilometri il nostro 4×4 si affossa. Questo inconveniente non ci ferma e dopo un po’ di lavoro ci immettiamo in questo spettacolare ambiente dove dune altissime dai colori caldi si mescolano al blu del cielo e al bianco delle nuvole.

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Assistiamo al calar del sole, il momento più magico ed emozionante del viaggio. I solchi lasciati sulla morbida sabbia scompariranno magicamente la mattina seguente soffiati via dal vento che rimetterà tutto in ordine come prima della nostra intrusione.

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Terzo giorno:

La sveglia questa mattina  ci ricorda il nostro appuntamento con un altro posto particolare: Wadi Bani Khalid. Cosa sono i wadi? Sono canyon molto famosi in Oman dove alla base scorre un fiume che in alcuni casi è duraturo e in altri invece si viene a formare con le precipitazioni. La presenza di un wadi rende il terreno circostante fertile e dunque ricco di vegetazione rigogliosa. I wadi sono scenografici e molto diversi tra loro. E il Wadi Bani Khalid, con le sue ripide pareti di roccia, palmeti rigogliosi che abbracciano piccoli villaggi e piscine naturali, ne è la perfetta rappresentazione.

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È un’oasi bellissima dove l’acqua ha trasformato l’arida terra in una delle valli più belle del Paese. Un cartello all’ingresso ci ricorda di rispettare la cultura locale e dunque veniamo invitati, qualora volessimo fare un bagno nelle limpide acque, a utilizzare un abbigliamento appropriato alla cultura del luogo. Questo significa indossare maglietta e pantaloni lunghi per il bagno. Dopo qualche perplessità ci tuffiamo per trovare un po’ di sollievo alla calda giornata. In mezzo a rigogliosi palmeti si nascondono piscine naturali con acque cristalline di grande bellezza. Un mondo rigenerante fatto di colori che contrastano nettamente  con le aride dune del deserto.

È la volta di una sosta fotografica alla piccola Moschea Al Hamoouda, nella cittadina di Jalan Bani Bu Ali. La particolarità di questa moschea, risalente all’XI secolo, è la struttura sormontata da 52 cupole che sono molto insolite in Oman. La sala di preghiera è bassa è può contenere molti fedeli. Questa meraviglia architettonica è l’unica nella zona che ha un falaj  utilizzato per le abluzioni che corre lungo il cortile.

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Non molto lontano visitiamo una fortezza o meglio ciò che ne rimane (questo forte è di proprietà di   privati che a oggi non sono intenzionati al suo restauro, un vero peccato).  Si tratta delle rovine di un antico castello dove il trascorrere del tempo ha lasciato un cortile zeppo di detriti. Aggirarsi in mezzo a queste rovine è come tuffarsi nel passato e rivivere un tempo fatto di predatori e guerrieri.

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Ci dirigiamo dunque a Al-Ashkhara, città nella regione di Ash Sqarqiya e meta turistica presa d’assalto dagli omaniti durante la stagione estiva. La cittadina prende il nome da una pianta velenosa che cresce nel deserto. Bellissime le spiagge presenti che ci permettono di fare una sosta e di goderci un po’ di riposo.

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La serata si conclude con la visita alla Riserva Naturale delle  tartarughe di Ras Al Jinz diventata famosa in tutto il mondo per la nidificazione della tartaruga verde in via di estinzione. Per visitare la riserva e per poterci avvicinare a loro in tutta sicurezza sono necessari tanti accorgimenti. L’escursione avviene la sera dopo le 9, niente rumore, niente flash delle macchine fotografiche che potrebbero rendere cieche le tartarughe. Una volta percorso un lungo tratto di spiaggia a piedi, accompagnati dagli addetti della riserva, ci troviamo davanti a uno spettacolo straordinario: un’enorme tartaruga è intenta  a coprire le uova che  ha deposto.

La seconda parte con le informazioni utili (voli, alberghi, ristoranti e formalità varie) sarà pubblicata nei prossimi giorni.

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