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In Sicilia con la Porsche Targa

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Weekend tra mare e montagne lungo percorsi storici, con il fascino di guidare l’unica vettura con il nome “Targa”, cinquant’anni dopo la prima versione, ed a quasi cento edizioni della mitica corsa.

Diversi i modi per impostare un weekend: soprattutto in Sicilia, dove mare e montagna convivono in modo ravvicinato, quasi l’uno a complemento dell’altra. Ma non è solo il paesaggio a indurre mete e percorsi: ci sono anche le tradizioni e persino le ricorrenze. Weekend IN ha combinato vari fattori, scegliendo di partire da Palermo e ripercorrere le strade di una corsa automobilistica trasformata in mito, la Targa Florio. Si torna a più di un secolo fa, quando la famiglia Florio mieteva successi in campo industriale, finanziario, marittimo e mondano, con un potere che incuteva qualche timore persino allo Stato. Infatti, quando i proprietari delle tonnare e delle distillerie che resero il marchio Florio famoso nel mondo, decisero di aggiungere un’ulteriore nave alla già considerevole flotta di novantanove natanti, arrivò lo stop governativo: con cento navi avrebbe superato la Marina stessa.

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UNA NAVE IN SALOTTO. Con un colpo di teatro da belle epoque, la famiglia impiegò il denaro necessario per la centesima nave nella realizzazione di un modello della stessa, in oro massiccio, da esporre in salotto. Mentre Donna Franca affidava la sua immagine a un ritratto di Giovanni Boldini che l’avrebbe consacrata alla storia dell’arte, Vincenzo Florio nel 1906 inventava la corsa che sarebbe stata tra le più dure e durature della storia dell’automobilismo. Un premio semplicissimo in palio per il vincitore: una “targa” della famiglia Florio, e i costruttori corsero a sfidarsi perché vincere tra le difficilissime curve lungo le strade delle Madonie significava ottenere un successo di grande risonanza, anche commerciale. Tre i percorsi della Targa: il circuito lungo di 146 km con un paio di migliaia di curve (1906-1911 e 1931), il medio da 110 km (1919-1930) e il corto da 72 (1932-1936 e 1951-1977), mentre a seguire la Targa è diventata un rally, giungendo alla novantanovesima edizione; l’anno prossimo saranno cento in centodieci anni, indicando la sospensione solo per le due guerre. Il nostro weekend opta per esplorarne il più possibile con un itinerario che da Palermo segue la costa fino oltre Termini Imerese, per addentrarci all’interno prima di Contrada Pistavecchia, passando dalla SS 113 alla SS 120 per Floriopoli-Cerda, quindi lungo la SP58 in direzione di Caltavuturo-Castellana Sicula, poi Petralia Sottana, Geraci Siculo, Castelbuono, Collesano, tornando verso il mare a Campofelice di Roccella, da dove fare un salto a Cefalù. Perché la Sicilia è anche vacanza e riviera: ma non solo, come potrete leggere in un riquadro dedicato. C’è un altro legame con la corsa siciliana che indica ricorrenze numeriche: nella lontana Germania, Porsche giusto cinquant’anni fa inventa un tipo di carrozzeria apribile con montante centrale fisso per la neonata 911, chiamandola Targa.

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UNDICI VITTORIE, RECORD ASSOLUTO. Nelle intenzioni è la celebrazione dei successi ottenuti: sarebbe poi diventata la vincitrice del maggior numero di edizioni, undici, per l’esattezza. Il modello è apprezzato e rimane in produzione nel tempo: recentemente è stato evoluto in una nuova configurazione che richiama ancor più l’originale. Approfittando anche dell’esordio della versione GTS (Porsche utilizzò per la prima volta questa sigla alla Targa Florio nel 1964), più potente e sportiva, eccoci alla partenza di un percorso che affascina per l’incredibile miscellanea di contenuti: storici, sportivi, tecnologici, paesaggistici, turistici e dove il piacere di guida diventa preponderante. Abbandonata la costa, l’entroterra rappresenta con forza i valori della Sicilia: terra di paesaggi irresistibilmente coinvolgenti, di montagne verdi e mari azzurri, di abitati che sembrano essere rimasti intatti nei tempi. Esaltazione dei contrasti, come degli aromi e delle sensazioni forti: leggere ancora sui muri le scritte inneggianti all’idolo locale, il pilota Nino Vaccarella fa una certa impressione. Il  “preside volante” vinse la Targa nel 1965, ‘71 e ‘75: tra gli episodi che ci racconta, le inutili diffide agli studenti affinché non saltassero le lezioni, come le suppliche agli appassionati perché non scrivessero sull’asfalto per non renderlo scivoloso. E le scritte restano tuttora sui muri, a decenni di distanza, testimoniando l’affetto di un’intera popolazione.

FLORIOPOLI, UN SALTO NELLA STORIA. Impressionante, la prima immersione nel mito della Targa: in direzione di Cerda, ci troviamo a Floriopoli, storico campo base della corsa. Ci fermiamo per osservare ciò che rimane delle tribune, dei box per rifornimenti e assistenza, della direzione gara. Pensando che qui si riunivano fino a ottocentomila persone per ammirare e applaudire auto e piloti, ci sembra di udire il boato della folla. Noi possiamo solo premere il comando che configura sportivamente lo scarico e percorrere il tratto con un nuovo, lacerante ululato, da vera Porsche: la Targa GTS ci fa sentire attori in un teatro dell’automobilismo sportivo. Riflettiamo come il luogo meriterebbe il recupero e la valorizzazione: ci sono stati concorsi e progetti per un parco tematico, troppo faraonico per essere realizzato. Sarebbe un luogo unico al mondo, con una storia altrettanto unica.

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NEL REGNO DELLE CURVE. Riprendiamo la guida con migliaia di curve, molte delle quali non intuibili: domandarsi come facessero i piloti a riconoscerle è il primo quesito. Segue il ricordo dei tanti guanti consumati da volanti e leve del cambio, degli arrivi con mani piagate e pensiamo come oggi, seppur impegnativa, la guida sia molto più facile. Percorriamo tratti con una vettura comoda e turistica, capace di superare però i 300 km/h, prestazioni fortunatamente completate dalla frenata “da Porsche”, e assistiti dalla regolazione sportiva della gestione di assetto e motore, per sensazioni intense. Proseguiamo nel nostro ideale raccordo tra i vari tracciati della Targa, quasi si danza in un susseguirsi di curve, controcurve, saliscendi e, purtroppo, dislivelli improvvisi, buche e avvallamenti di un asfalto non mantenuto e che ora, diviene un collegamento indispensabile anche per il traffico pesante, a causa della frana del non lontano viadotto autostradale. Il piacere di guida si esalta per l’erogazione del motore da pastosa a rabbiosa, per la reattività naturale della vettura, per l’azione della trazione integrale di supporto ma non invadente, e si procede in modo pulito ed efficace, sfruttando anche la primizia assoluta del cambio meccanico a sette rapporti. Il fascino di Porsche e della mitica corsa non raggiunge però quello dei paesaggi: dal verde intenso si aprono all’improvviso scorci sui paesi arroccati che riportano a visioni da presepe, dove sembra che nulla sia cambiato nel tempo. Parliamo di Caltavuturo, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Geraci, Castelbuono e Collesano, dove ci fermiamo a pranzo, per poi visitare con calma l’interessante Museo della Targa Florio, con cimeli e ricordi, e dove non è difficile incontrare appassionati testimoni degli eventi di un’epopea che per loro, giustamente, non è mai finita. Procedendo poi di nuovo verso il mare, per scendere sulla costa a Campofelice di Roccella. Dove il verde lascia spazio all’azzurro del mare.

DOVE MANGIARE. Agriturismo Casale Drinzi, A pochi passi da Collesano, uno spazioso locale in campagna con vista, offre il fascino della cucina locale, con tutti i sapori delle Madonie. La cucina ripercorre la tradizione locale esaltando la riscoperta dei cibi di un tempo, con produzione diretta o comunque locale. Comprese le pizze siciliane, ricche di gusto e sapore, i mille antipasti e stuzzichini, le verdure di montagna, i salumi, i formaggi e i funghi. Da degustare in un’atmosfera familiare e rilassante, con vini siciliani e non solo. Volendo prolungare la tappa, una decina di camere permette di sostare più a lungo, con prezzi di 30 euro a persona, compresa la prima colazione.

Drinzi, I-90016 Collesano (PA)

Tel 0921.66.40.27

www.casaledrinzi.it

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DOVE DORMIRE. Grand Hotel Villa Igiea, una costruzione realizzata dall’architetto Ernesto Basile per la famiglia Florio nello splendore della Belle Epoque: da oltre un secolo il palazzo a cinque stelle sul mare accoglie regnanti e capi di Stato, villeggianti di rango da tutto il mondo, nelle sale art nouveau, con affreschi, sculture lignee, decorazioni e mobili originali. Quiete nei lunghi corridoi con le grandi immagini degli ospiti più illustri nel corso del tempo, relax nei giardini e nelle suite. Ristoranti e cantina per completare il fascino del soggiorno, con cene preparate dallo chef Carmelo Trentacosti. Salita Belmonte 43, I-90142 Palermo (PA) Tel 091.631.21.11 villa-igiea.com/it

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