I FIORI DI MARMO
Comincia da un lontanissimo ricordo, un padre e un bambino ancora piccolo per capire, ma già grande per ricordare, e un giardino ordinato che porta verso un altare, un giardino in cui i fiori erano bianchi, erano a forma di croce, erano fiori di marmo. L’uomo forse sussurrò al bambino di dire una preghierina per questi ragazzi che hanno combattuto anche per noi, che ora sono angeli in cielo, ogni croce è un angelo che ha combattuto con coraggio per la pace e la speranza.
Quel bambino oggi saprebbe leggere i nomi su quei fiori, Giovanni, Carlo, Filippo, Tommaso, Davide…Forse l’uomo sussurrò queste parole, forse il bambino disse la preghierina per quegli angeli coraggiosi…il bambino di allora oggi non lo ricorda, ma quel giardino, in cui i fiori erano di marmo non l’ha dimenticato. Sì, non l’ho dimenticato, e il mio viaggio comincia da quel ricordo con mio padre. Ora so che era il Sacrario di Mignano di Montelungo, in provincia di Caserta, e la battaglia fu quella di Monte Cassino del dicembre 1943.
Appena sotto l’Abbazia di Monte Cassino, vi è un altro cimitero-giardino con 1100 fiori di marmo, ragazzi polacchi, di quella terra che i nazisti di Hitler e gli assassini di Stalin si erano divisi senza pietà.
Da Cassino, la superstrada per Formia porta verso il mare, verso Marina di Minturno dove, sull’Appia, ci attende un altro giardino, a poca distanza dal mare del Golfo di Gaeta. Un lungo viale come per un tempio, alti alberi allineati per un sublime saluto. E in fondo 2049 fiori bianchi, su cui i raggi del sole radente del tramonto hanno come acceso lampade di luce.
Fiori di marmo al cui centro vedi volti giovani con un sorriso sulle labbra e con la forza del coraggio negli occhi. I loro nomi sono John, Charles, Philip, Tom, David, nomi di ragazzi inglesi, che sul mare di Marina di Minturno diventarono fiori di marmo nel 1944 per un’Europa libera e democratica. E troveremo lo stesso sorriso e lo stesso coraggio nei ragazzi francesi nel cimitero di Monte Mario a Roma.
Ma dobbiamo fermarci anche ad un altro giardino, con pietà e comprensione. Quello in cui ci sono oltre 30.000 ragazzi tedeschi mandati a morire nel nome di un incubo. Anche loro furono giovani strappati alle loro famiglie, per la sete di potere di Hitler, un sanguinario che l’Europa voleva schiacciarla.
Il loro giardino speciale è sulla Futa, sull’ Appenino Tosco-Emiliano. Neppure loro dobbiamo dimenticare. Italiani, inglesi, polacchi, francesi e anche tedeschi, giovani di questa Europa, del vecchio continente in cui è nata la democrazia e dove dobbiamo difenderla sempre.
Dobbiamo ricordarci di questi giardini di coraggio e di speranza sperando che non ci siano più giardini in cui i giovani europei diventino fiori di marmo, per difendere l’Europa, la patria comune dove nacque la democrazia.