Viaggi In Europa

Polinesia, ecco come raggiungere un paradiso terrestre

image_pdfimage_print

Venticinque ore di aereo tra scali e voli transoceanici e nella mente sempre chiare le parole che Gauguin disse quando lasciò la prima volta Tahiti per andare a Parigi nel 1893: “addio, terra ospitale, terra deliziosa, patria di libertà e bellezza. Parto più vecchio di due anni, ma ringiovanito di venti. Si, i selvaggi hanno insegnato molte cose al vecchio civilizzato circa la scienza del vivere e l’arte di essere felici”.

Sto per arrivare nei luoghi dove sicuramente vagano gli spiriti dei tanti scrittori, artisti e navigatori che qui sono stati accecati dal paesaggio, con i suoi colori decisi, fiammeggianti e abbaglianti, molto spesso ammaliati e “ammutinati” tanto da restare quaggiù per sempre.

Come non capire quelli del Bounty che non vollero abbandonare questo eden, efficacemente descritto dalla pellicola mito degli anni Cinquanta “Ultimo paradiso” di Folco Quilici, che gli valse l’Orso d’oro al Festival di Berlino del 1956.

La reputazione di “questo territorio Francese d’Oltremare”, così definito dal Parlamento francese, formato da 150 isole e isolotti, abitato da 284 mila persone, di cui il 50% sotto i 25 anni d’età, è universale, sinonimo di bellezza, sogno, solitudine. Queste briciole, sparse nella vastità dell’oceano Pacifico,  seducono con la loro sabbia bianca e la loro rigogliosa vegetazione verde, tanto che una volta Alain Gerbault, grande navigatore, mentre navigava tra le isole Tuamotu disse: “è una delle rare volte in cui ho avuto il forte desiderio di possedere della terra, mi piacerebbe vivere qui se non avessi scelto di vivere in mare”. Qui la sua vita si infrangerà sulla barriera corallina a 48 anni e le sue ceneri saranno sparse a Bora Bora.

E di origine coralline sono le Tuamotu, arcipelago a nord di Tahiti, con atolli immensi: tra questi Fakarava, secondo al mondo in ordine di grandezza, una fantasia liquida larga sessanta chilometri, oggi paradiso protetto dall’UNESCO che qui ha creato una Riserva dell’uomo e della Biosfera, dove vigono rigidi divieti per preservarne la conservazione.

Qui non si possono più pescare le tartarughe verdi che una volta erano le prede ambite dagli abitanti locali, non si possono costruire grossi edifici, e mai più alti delle palme, e neanche aspettatevi di gustare le aragoste e tutti gli altri crostacei, da novembre a febbraio, quando si riproducono. Insomma, nulla è cambiato rispetto a trent’anni fa in questa immensa piscina turchese sfiorata dai dolci alisei: nel minuscolo villaggio c’è l’ufficio postale, un faro, una scuola e due negozi che vendono di tutto per gli ottocento abitanti.

A Rotoava bisogna trovare una barca per farsi portare a due ore più in là, per godere di un luogo speciale e incantato, Tetamanu. Qui decine di “motu” (piccoli isolotti colonizzati da uccelli e palme), sembrano galleggiare nelle acque color smeraldo, solcate dai piccoli e innoqui squali grigi pinnanera e dai pesci napoleoni dalla forma regale e metallizzata, che attirati dalle bolle e dalle gambe degli aspiranti snorkelisti, girovagano fino a sfiorare la pelle.

Immergersi in queste acque è un vero e proprio atto di coraggio per chi, come me, è abituato a vedere occhiate e cefali dell’Adriatico: all’istante si è circondati da schegge colorate e guizzanti come squali piccoli, cernie, pesci balestra, pesci chirurgo e pesci pappagallo di tutte le fogge e colori, intenti a sgranocchiare il corallo e le madrepore. Dopo qualche ora, la corrente si fa forte ed è meglio uscire, se non si è esperti, per evitare di essere risucchiati dalla passe e finire in pieno oceano.

Il rientro al Maitai resort ci regala un’ultima grande emozione, col vento che ci scuote la faccia: laggiù le nuvole striate di pioggia si sciolgono in continui arcobaleni. La barca scivola veloce sul mare che pare una tavola e sembra sospesa, tanto l’acqua è limpida. Sotto, isole scure di coralli fanno intravedere banchi di pesci che si rincorrono.

Al piccolo aeroporto di Rotoava una ragazza mi saluta mettendomi al collo l’ennesima collanina di conchiglie. Si parte col piccolo turbomotore a elica, destinazione Bora Bora. Dall’alto si susseguono una ad una le isole Tuamotu e dopo soli dieci minuti sorvoliamo Rangiroa, il più grande atollo del mondo, una tavolozza titanica con tutte le gradazioni del blu.

Giunto alla mitica Bora Bora, dopo il consueto trasbordo in barca e con la collana di fiori al collo, mi ritrovo a sorseggiare come un Robinson Crusoe, il maitai, cocktail locale, con l’aria profumata dal monoi, l’olio per la pelle delle vahinè, ricavato dal tiarè, la gardenia polinesiana.

Il tramonto rosso porpora e striato, che sembra coprire come un lenzuolo tutta la laguna, mi fa pensare che Gauguin in fondo non ha inventato niente, ma ha solo accentuato, con la pittura, la realtà.

A differenza di Fakarava, Bora Bora ha origini vulcaniche, e lo si intuisce guardando il suo inconfondibile profilo, dominato dai quasi mille metri del picco Otemanu, scuro di basalto e perennemente sfiorato dalle nuvole.

E’ difficile trovare nomi di isole più celebri che facciano sognare più di Bora Bora, bella da togliere il fiato, tappezzata di foreste tropicali, con la barriera corallina che racchiude la laguna turchese e i numerosi motu. Qui una leggenda locale racconta che Dio abbia creato il mare e l’abbia dipinto di blu per sentirsi bene guardandolo da lassù. L’atollo è il più gettonato dalle coppie italiane in luna di miele, è il viaggio della vita: si arriva ubriacati da venticinque ore di volo e undici ore di fuso orario. Ma bastano un paio di sedute, massaggiati dalle potenti mani di uno “sblocca-ossa” locale e tatuato, all’ombra delle palme, per rimettere tutto a posto. Andando in catamarano spinti dal maramu, il vento degli atolli, si sfiorano nei numerosi motu i leggendari resort dai nomi altisonanti e frequentati dai vip più celebri: il Pearl beach resort con bungalow sulla spettacolare laguna popolata come un acquario, il St Regis resort Bora Bora con pilotis costruiti con pregiati legni e lo storico Bora Bora resort all’ombra del monte Otamanu.

Polinesia, in greco significa “tante isole” ed è per questo che il mare è il mezzo più naturale per approdare su queste miriadi di isole. E così, facendo finta per un attimo di essere il capitano Coock, si possono apprezzare tutte le varie sfaccettature e le personalità delle rispettive popolazioni isolane. Al contrario dei vecchi navigatori, che avevano a che fare con vecchie carrette di legno e si orientavano guardando le stelle, io potrò approfittare di tutto il comfort e di tutta la sicurezza necessaria racchiusa nelle moderne imbarcazioni che si possono noleggiare facilmente e dappertutto.

Da Bora Bora a Raiatea la navigazione si svolge a gonfie vele, accompagnati dai delfini che, come fantasmi, appaiono e scompaiono in frazioni di secondi.

Raiatea ha un profilo frastagliato, poche spiagge e tanti fiordi profondi: in alto sui vasti pianori si coltivano dell’ottima vaniglia dai baccelli delle orchidee, le ananas e le papaye.

Facendo cambusa per proseguire il nostro giro nel piccolo mercato della marina di Apooiti, mi colpisce vedere il prezzo bassissimo della frutta locale: quattro ananas e quattro papaye al prezzo di due euro e cinquanta, a differenza delle bibite e dei formaggi, roba da gioielleria.

Per due giorni siamo stati in laguna mentre fuori imperversava la tempesta: fare il bagno come in piscina con fuori onde di due metri è una fortuna sfacciata. Di fronte a noi l’isola di Tahaa, considerata la gemella di Raiatea con il suo bel vulcano Orotaio, completamente rigurgitante di verde cupo. Numerosi catamarani sono ancorati e tutti ci ritroviamo a nuotare in un’acqua cristallina con le razze che scivolano sul fondo di sabbia corallina.

Tahaa da poco è arrivata alla ribalta per l’apertura dell’esclusivo Taha’a Private Island, un resort spettacolare preso di mira dai divi: ultimo in ordine di arrivo Tom Cruise. La hall è una sorta di cattedrale costruita con canne di bambù intrecciate fra di loro e l’interno è etnoschic.

Huahine è un’isola magica e selvaggia, ricca di belle spiagge con la vegetazione che ne lambisce l’acqua turchese. Fuori dalle rotte turistiche consuete facciamo un salto a Maupiti, una Bora Bora in miniatura, dove il cono vulcanico si specchia nella laguna, scenario da film. Lingue di sabbia bianchissime contrastano col blu del mare, qualche foglia galleggia trasportata dalla corrente e i pandanus mossi dal vento rendono ancora più entusiasmante il paesaggio. Per chi ama fare snorkeling consigliamo di andare alla passe di Paeao, dove enormi formazioni di corallo cervello attirano grandi quantità di pesci colorati che qui trovano cibo e rifugio. Arriva uno scroscio di pioggia violenta: con la maschera guardo a pelo dell’acqua e vedo palme da cocco che ondeggiano e barche di pescatori che rientrano col loro carico di aragoste. Molte di queste andranno a colorare il mercato coperto di Papeete a Tahiti, cuore pulsante della città. Decine di bancarelle confezionano collane con fiori profumati, donne con cappelli di cannucce intrecciate sono intente a contrattare il prezzo di pesci multicolori che ancora si muovono sul bancone di marmo grigio. Intanto, sulla via principale, sorseggiando la birra Hinano, immense navi da crociera scaricano orde di turisti, già cotti al punto giusto dal sole tropicale.

Nessuno, penso, avendo visitato la Polinesia non desidera tornarci di nuovo. E a ragione. La scommessa è aperta.

Testo e foto di Vittorio Giannella.

Box info

In aereo con Air Tahiti Nui tel. 199 102 120 www.airtahitinui.it via Parigi e Los Angeles fino a Papeete-durata del volo in genere da 22 a 24 ore

Documenti

Per l’ingresso in Polinesia Francese con scalo negli USA, è richiesto passaporto con lettura ottica e validità di almeno sei mesi-

Clima

Tutti gli arcipelaghi hanno un clima tropicale con temperature che non variano molto comprese tra i 25 e 30 gradi. La stagione delle piogge va da ottobre a dicembre, le più secche da maggio a settembre-

Fuso orario 11 ore in meno.

Moneta Il Franco Pacifico Francese 1 euro = 119,33cfp.

Dove mangiare

Le club house a Raiatea alla Marina di Apooiti-tel 00689 66 chiuso il martedi

Taravana Yacht club,rinomato per piatti tradizionali, nella baia di Apu sull’isola di

Tahaa prezzi. Tel 00689 65 61 01 chiuso merc e giov.

Bloody Mary’s– molto noto a Bora Bora tel 00689 67 72 86

Mango restaurant,pesce crudo,crostacei e ostriche in centro a Papeete  al Centre Vaime

Tel 00689 43 25 55- chiuso il lunedì

Dove dormire

Tiare Beach resort a Huahine,tel 00689 60 60 50

www.tetiarebeachresort.com.

Hotel Bora Bora

Tel 00689 60 44 60

www.amanresorts.com. a Bora Bora

Radisson Plaza Resort

Tahiti tel 00689 48 88 88

www.radisson.com/aruefrp.

Maitai Dream

A Fakarava tel 00689.6030.00

www.hotelmaitai.com.

30 bungalow in un posto mozzafiato.