L’Italia ha tre nuovi gioielli Patrimonio UNESCO: la pittura del Trecento di Padova Urbs Picta, i Portici di Bologna e le Terme di Montecatini. La proclamazione è avvenuta durante la 44° sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale, riunitosi a Fuzhou, in Cina. Il nostro Paese volta quindi al primo posto nel mondo per numero di riconoscimenti UNESCO: ben 71, di cui 57 siti iscritti nella lista del Patrimonio dell’Umanità e 14 in quella del Patrimonio Immateriale dell’Umanità, superando l’immensa Cina, che rimane a quota 55. Una bella soddisfazione che conferma quando la nostra penisola, seppure infinitamente più piccola del colosso asiatico sia “il paese più bello del mondo”.
Gli affreschi di Padova, una città da record
Con il riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità dei suoi meravigliosi affreschi del Trecento, Padova è, insieme a Tivoli, una delle poche città al mondo a custodire due siti UNESCO. Il secondo, infatti, è l’Orto Botanico, inserito nella lista nel 1997. Istituito nel 1545, è il più antico orto botanico al mondo ancora nella sua collocazione originaria, nel centro storico della città, nei pressi del Prato della Valle. Non solo, con l’iscrizione degli affreschi, Padova fa del Veneto la regione italiani con il maggior numero di siti UNESCO, ben 9.

A fare parte del Patrimonio UNESCO sono gli affreschi di Padova Urbs Picta, realizzati tra il 1305 e il 1397, e includono i capolavori di Giotto, Jacopo da Verona, Guariento, Giusto da Menabuoi, Altichieri da Zevio e Jacopo Avanzi. L’itinerario ideale parte dalla Cappella degli Scrovegni, capolavoro di Giotto, che ancora oggi lascia il visitatore a bocca aperta per la bellezza dei colori e le emozioni che regalano le scene, tra cui il primo bacio in una rappresentazione pittorica, quello tra Gioacchino e Anna, genitori di Maria, davanti alle porte di Gerusalemme.

A poco più di cento metri si trova la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremitani, dove si trovano gli affreschi di Giusto de’Menabuoi che, insieme a Guariento di Arpo rielaborò l’arte di Giotto rendendo le architetture più complesse e scenografiche. Una curiosità: a commissionare gli affreschi della chiesa fu una donna, la nobile Traversina Cortellieri.

Ci spostiamo poi nel Palazzo della Ragione, dove si trova il ciclo di affreschi più esteso: ben 333 riquadri disposti su tre registri sovrapposti, scanditi secondo i mesi dell’anno, tra segni zodiacali, mesi, mestieri che si trova sulle quattro pareti del grande salone pensile del primo piano. Anche questi affreschi sono stati realizzati da Giotto, che ricevette la commissione dodici anni dopo la Cappella degli Scrovegni.

Un’altra tappa sono la Basilica e il convento di Sant’Antonio, dove si trovano le prime testimonianze pittoriche dell’arte di Giotto, realizzate tra il 1302 e il 1303 nella Cappella della Madonna Mora, nella Sala del Capitolo e nella Cappella delle Benedizioni.

All’interno del Battistero della Cattedrale si trovano invece gli affreschi capolavoro di Giusto de’ Menabuoi sulla Storia della Salvezza, con episodi sulla vita di Gesù e di San Giovanni Battista. Anche questa volta, la committente è una donna, Fina Buzzacarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara.

Ci si sposta poi nella Cappella della Reggia Carrarese, dove i capolavori di Guariento celebrano il potere e la ricchezza dell’aristocratica famiglia padovana, che compare con vesti alla moda e sontuose nel messaggio religioso della salvezza dell’uomo concessa da Dio attraverso i suoi angeli.

I capolavori di Altichiero, realizzati tra il 1379 e il 1384, si trovano invece all’interno dell’Oratorio di San Giorgio, fatto costruire da Raimondino Lupi di Soragna ed esaltano le virtù guerriere della famiglia che fu al servizio dei Carraresi. Infine, si arriva come ultima tappa ideale, all’Oratorio di San Michele, situato vicino alla Torlonga del Castello Carrarese, dove Jacopo da Verona ha realizzato un ciclo di affreschi sulla vita della Vergine.

Bologna e i suoi portici che valgono un Patrimonio
Si aggiungono alla lista UNESCO anche i Portici di Bologna, città che rispecchia in questo elemento architettonico la sua storia fin dal Medioevo. Non tutti i portici rientrano nel Patrimonio dell’Umanità, ma solo 12 tratti, per un totale di 62 km, di cui 42 nel centro storico.

Tra questi ci sono i portici di via Santa Caterina, che spiccano per le case colorate, quelli di Piazza Santo Stefano, il tratto del monumentale complesso del Barraccano, i portici di via Galliera, quelli del Pavaglione e di Piazza Maggiore.

Immancabili i portici di via Zamboni, cuore del quartiere dell’Università di Bologna, la più antica del mondo. Continuando, troviamo il portico della Certosa, lo spettacolare portico di San Luca, che sale fino alla collina e conduce a santuario che sembra vigilare su tutta la città. Ci sono poi i portici di Piazza Cavour e di via Farini, con gli splendidi soffitti decorati.

Sono diventati Patrimonio UNESCO anche i portici di Strada Maggiore, i portici sotto ai quali si trova il MamBo, il Museo di Arte Moderna di Bologna, nel quartiere Barca e, infine, i portici del “Treno”.

Montecatini, 700 anni di storia
Magnifici palazzi in stile liberty e neogotico fanno da cornice al parco termale più bello d’Europa, le Terme di Montecatini, che vanta 700 anni di storia e, ora, anche l’iscrizione nel circuito UNESCO “Great Spas of Europe”. La presenza di acque termali è attestata fin dal Medioevo, con un documento del 1340.
Tra i complessi più importanti ci sono le Terme Excelsior, il cui primo edificio è stato inaugurato nel 1907, le terme La Fortuna, nate in seguito alla scoperta di una sorgente di acqua benefica nel 1953, le Terme Nuove Redi, del 1920 e ricostruite nel 1964, le terme Tettuccio, costruite da Niccolò Maria Gaspare Paoletti tra il 1779 e il 1781, le Terme Leopoldine, risalenti al 1775, e le Terme Torretta, restaurate tra il 1925 e il 1928.
Insomma, tre buone ragioni in più per visitare o tornare per un weekend o una vacanza in questi nuovi siti UNESCO della nostra splendida Italia.