Vedere PER UNA VOLTA la partita del Barcellona, avere la maglia firmata da Messi, visitare la Sagrada Familia, il castello di Montjuic e le altre bellezze di Barcellona: un weekend così era il sogno di Jacopo. E per una volta ha catturato il suo sogno, lo ha realizzato.
Barcellona é sempre stata per me una città affascinante, sarà per i racconti sentiti da amici e per le immagini viste su riviste, sarà per il fatto che Messi, uno dei migliori calciatori giochi proprio in questa squadra, sta di fatto che un mio desiderio era proprio quello di girare per la città rubando attimi di vita degli spagnoli, assaggiare quello che mangiano loro e tifare per la loro squadra….ebbene…tutto questo é stato fattibile grazie a Weekend Premium; il mio sogno si è realizzato: ho trascorso tre giorni e due notti in questa affascinante città con la mia famiglia.
Il mio viaggio è iniziato sabato a Malpensa, dopo un’ora e mezza di volo sono atterrato e un autista ha accompagnato me e mio papà al Nou Camp a vedere il derby Barcellona Espaniol. Lì mi aspettava una sorpresa: la maglia autografata di Messi.
La maglia autografata di Messi
Da quel momento è iniziato un viaggio organizzato nei minimi particolari…l’hotel a 4 stelle vicino alla stazione era spaziale nel vero senso della parola, il bus turistico con tre itinerari per accompagnarti in giro per la città, le mete suddivise in base ai giorni e pensate apposta per me. Tra le più belle consiglierei: i giochi delle fontane alla sera con musica e luci, la passeggiata lungo la Rambla con negozi e ristoranti, il Castello di Montjuic molto curato e visitabile quasi nella sua totalità: si può raggiungere sia a piedi oppure, attraverso una funicolare. Per accontentare anche la mia sorellina siamo stati all’acquario, dove si possono osservare molte specie di pesci ma soprattutto passare sotto un tunnel d’acqua con gli squali che nuotano sopra la tua testa.
Jacopo si diverte con la sorellina davanti al Castello di Montjuic
Park Guell e la casa di Gaudi’, la Pedrera, il Museo di Picasso con parte delle sue opere e per ultima, ma non per importanza, la Sagrada Familia con l’audioguida, una costruzione imponente con un significato davvero unico.
La Casa di Gaudì
Il cibo è ottimo, abbiamo potuto assaggiare una paella di pesce accompagnata da sangria, ma, personalmente, ho trovato squisita la carne. Per curiosità ho assaggiato anche la pizza: direi discreta.
Una gustosissima paella
L’utilizzo del bus turistico ti permette davvero di vedere molti monumenti, anche se, a Barcellona, i taxi sono comodi ed economici.
Ringrazio nuovamente la rivista Weekend Premium per il regalo fattomi e per l’accuratezza di ogni minimo particolare.
Barcellona è davvero una meta che va vista almeno “PER UNA VOLTA!”
Una simpatica immagine di Jacopo e della sua famiglia
Siamo noi a ringraziare te Jacopo per essere stato il nostro più giovane inviato speciale, che ha scritto l’articolo e fatto le foto. Ma grazie soprattuto per averci permesso di catturare un tuo sogno e di realizzarlo.
p.s. Un ringraziamento speciale va a Maite Vicente de Jauan, dell’ufficio Turismo Spagnolo in Italia, che ci ha aiutati a catturare il sogno del giovanissimo Jacopo.
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WEEKEND PREMIUM: APRILE-MAGGIO 2025
Editoriale
Ma chi sono io??
21 aprile 2025, Papa Francesco ci ha lasciati
Ma chi sono io per parlarne? Per parlare di un Papa non me la sento, ma di Bergoglio come uomo posso tentare, e infatti quando mi hanno avvertito che ci aveva lasciati, il primo aggettivo che mi è nato dal cuore è stato umano, infatti l’ho sempre sentito vicino, come un padre o un fratello.
Ma chi sono io per ricordarlo?
In verità un ricordo mio ce l’ho. Il 12 marzo del 2013, nel baretto di via Ferrucci, a Milano, dove ogni mattina Giuseppe mi aspettava con un caffé lungo ed una brioche scaldata per 10 secondi. Come ogni mattina lì leggevo il Corriere e scambiavo pareri e notizie con l’arguta salumiera e il pretenzioso ingegnere, mentre Giuseppe ai caffé aggiungeva saggezza e cultura che non t’aspettavi. Quella mattina si parlava del futuro Papa che avrebbero eletto l’indomani. “Ci vorrebbe un Francesco, più vicino alla gente e più lontano dal Vaticano…” Non so se le mie parole furono esattamente queste, ma il senso fu preciso: alla Chiesa occorreva un Francesco.
Quando l’indomani Bergoglio annunciò di volversi chiamare Francesco, al baretto mi guardarono con sospetto, da chi potevo averlo saputo ben un giorno prima? Forse qualcuno se lo chiede ancora adesso, ma quella mattina Giuseppe mi preparò un caffé sublime.
Ma chi sono io per continuare a parlarne?
Una cosa, però, voglio ancora dirla, non dimenticheremo questo Papa che ha saputo scendere fra la gente, come ha saputo scendere nelle baraccopoli di Buenos Aires, e nel suo gregge ha saputo accogliere gay e divorziati. E che quando ha sentito che stava per lasciare questo mondo terreno ha voluto spogliarsi di tiara e ingombranti vestimenti papali, per dirigersi verso il mondo dell’anima sulla sua sedia a rotelle con un poncho e normali pantaloni: come un uomo, come Francesco. Indicandoci una strada.
Ma chi sono io?
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