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Peugeot 308 GTI: il Leone si cheta davanti alle meraviglie di Chiaravalle

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Peugeot 308 GTI – GTI. Sigla storica, sigla emozionante, importante. Non a caso è il nome della nostra rubrica. Sportività, coinvolgimento e sensazioni forti. A noi tutto questo piace fonderlo al viaggio, alla cultura ed al turismo.La Peugeot 308 GTI si sposa più che perfettamente alla nostra filosofia, perfetta compagna di avventura, dove importante non è l’obbiettivo, ma come lo si raggiunge. In questi giorni di inverno a Marzo abbiamo deciso di restare vicino casa, la nostra Milano. Cercando un luogo suggestivo dove arrivare , non ci può rimanere indifferente il Monastero di Chiaravalle. Fondato nel 1135 in un’area originariamente paludosa e incolta a pochi chilometri a sud delle mura di Milano, è una tappa obbligatoria se si passa per la città meneghina. Quindi entriamo in macchina e accendiamo il capolavoro sotto il cofano. A spingere (forte!) la “nostra” GTI è un 1.6 quattro cilindri turbocompresso con ben 272 Cv.All’esterno la 308 GTI è poco appariscente, si fonde tra le auto comuni, non incute timore nè suggestione. Certo è più bassa, più larga e piena di particolari che ad un appassionato fanno drizzare le orecchie. La storica sigla a tre lettere la troviamo sul posteriore e sui parafanghi anteriori. Per quanto riguarda il muso la griglia viene aumentata ed i fari sono full-LED. I paraurti sono più bombati, per ospitare carreggiate più larghe (157 cm davanti e 155 dietro) e i meravigliosi cerchi bruniti da 19′ gommati Pirelli SottoZero. Inoltre si nota il bellissimo impianto frenante by Peugeot Sport con pinze rosse e dischi-freno veramente generosi. Al posteriore rubano tutta la scena i grandi terminali di scarico che si integrano perfettamente con l’estrattore (che in questo caso ha esclusivamente funzione estetica). Quando comincia a calare il sole si notano anche i meravigliosi fari con strisce a LED posteriori… i “graffi del leone”.Appena entrati nella Peugeot 308 GTI ci sentiamo avvolti dagli imponenti sedili sportivi by Peugeot Sport in pelle e alcantara. Il loro dovere lo compiono egregiamente, dando un ottimo sostegno in curva e disponendo anche della possibilità di controllare la fascia lombare. Il cruscotto non cambia dal modello base, se non per le impunture rosse ed alcune rifiniture. La posizione di guida non è molto intuitiva per la verità, così come il volante che è tanto bello da impugnare quanto difficile da posizionare. Il volante ha infatti una corona molto ridotta: questo permette di rendere ancora più diretto il feeling, ma è difficile da posizionare rispetto le informazioni dei quadranti.Ma senza ulteriori indugi partiamo. Il rombo del 1.6 non è molto presente…ma che sensazioni!. La spinta è poderosa fin dai bassi regimi. Aotto i 3.000 giri però il motore rimane placido, per permetterne un uso quotidiano oseremmo dire perfetto. Superata quella soglia il Turbo arriva a dare il meglio di se’, incollando guidatore e passeggeri al sedile, staccando “lo zero-cento” in 6 secondi netti. Questo per non parlare della modalità “sport”. Qui la spinta è molto più lineare ed aggressiva: questo motore è avido di giri, con moltissima coppia spalmata tra i 1500 e i 4.800 giri. Insomma, una goduria.La Pianura Padana inoltre si rende bella per noi, con un’atmosfera invernale veramente suggestiva. L’aria è fredda, il cielo è grigio-blu, e arrivati all’Abbazia ci sembra di essere in un film. La struttura all’interno è meravigliosa, con dipinti del Bramante e di Bernardino Luini. Per quanto riguarda l’architettura parliamo di uno dei primi esempi di stile Gotico in Italia, quindi un piccolo tesoro sconosciuto o meglio non abbastanza appofondito dai milanesi e non.