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Honduras: dalle civiltà perdute al mare dei Maya

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Di Vittorio Giannella.

In una delle terre più remote del globo, la natura ha saputo proteggere un’antica città nascosta, oggetto del nuovo libro di Douglas Preston “The Lost City of the Monkey God“. L’autore, citiamo le sue stesse parole, ha vissuto e raccontato “il viaggio forse più spaventoso ed entusiasmante”.
E’ dai primi anni del secolo scorso che si favella di questa “Ciudad Blanca” risalente a più di mille anni fa, ma solo nel 2012 si pensò che davvero, sotto il possente manto della foresta, fosse esistita una “città nascosta”. Da quel momento partirono spedizioni investigative ma gli esploratori non trovarono una città, bensì i resti di una civiltà perduta in Honduras.

Il nostro giornalista-fotografo Giannella è stato in questo luogo misterioso ed esotico ed ora è pronto a parlarcene.

L’Honduras è una Repubblica dell’America Centrale che, prima della conquista spagnola, fu abitata da popolazioni precolombiane tra le quali i Maya. A testimonianza di ciò oggi restano molti affascinanti siti archeologici. Il nome venne dato da Cristoforo Colombo che approdò su queste coste nel 1502 ed in spagnolo significa “profondità delle acque”.

Oggi questo paradiso caraibico è conosciuto soprattutto perchè, dalla quarta alla sesta edizione, “L’Isola dei Famosi” si è svolta qui, a Cayos Cochinos, per tornarvi anche nell’ottava stagione.

Come una sinuosa traccia lasciata da un serpente, la Ruta Maya, lunga duemila chilometri, sfiora le barriere coralline caraibiche dallo Yucatan all’Honduras, per poi sprofondare nelle fitte foreste pluviali, dove, per secoli, sono rimaste nascoste le vestigia di un antico popolo; i Maya, una sorta di filo che unisce i più interessanti siti archeologici del Centro America fino ad arrivare a Copan, uno dei maggiori centri archeologici Maya, scoperto in uno sperduto angolo dell’Honduras, che da qualche anno ha visto incrementare di molto i visitatori Tappa di avvicinamento a Copan, assolutamente da non perdere, è Roatan, l’isola più grande honduregna posta al largo dei Caraibi, visitata da Cristoforo Colombo nel 1502 e contesa con molte invasioni e guerre, da parte di inglesi e spagnoli, covo, nel passato, di famosi pirati tra cui il famigerato Henry Morgan che in queste acque spadroneggiava con la sua flotta, derubando e affondando decine di galeoni.

Roatan è una meta ambita dagli appassionati subacquei per l’estesa barriera corallina, la più grande al mondo dopo quella australiana, e per i piccoli villaggi animati dove girovagare per negozietti e botteghe, divertirsi e mangiare in ristoranti per tutte le tasche. Lungo la sua costa di 64 chilometri ci sono molti luoghi dove fare snorkeling, tra una barriera corallina in ottimo stato con una visibilità eccezionale e in technicolor dove i protagonisti sono gorgonie multicolori, varie specie di coralli e migliaia di pesci di tutte le forme e grandezze, un habitat sicuro e ricco di cibo, garantito dall’idrodinamismo, il continuo ricambio di acqua prodotto da correnti sottomarine.

Questo mondo sommerso è un vero e proprio gioiello di biodiversità marina e, cosa non sempre comune, di facile accessibilità a tutti, anche per i meno esperti, bastano poche bracciate e una buona maschera. E il mare è protagonista nel 1° capitolo di Popol Vuh, la cosidetta Bibbia dei Maya, che in origine esisteva solo il mare. Non c’era nessun uomo, nessun animale, nessuna montagna, solo le acque calme e placide del mare, e i creatori, Tepeur, Gucumaz. Insieme pianificarono la creazione delle piante, degli animali e degli uomini, crearono la luce, l’alba e la notte. “Così avvenga!”. Che il vuoto sia colmato! Che le acque recedano e lascino spazio libero! Che la terra appaia e diventi solida: che ciò si compia”.

Da Roatan con un piccolo aereo si raggiunge la terraferma a San Pedro de Sula, e in autobus Copan, una delle città più importanti della civiltà Maya e l’area archeologica più importante dell’Honduras. Qui passa la Ruta Maya, nata da una proposta di Wilburn B. Garret, ex direttore del National Geographic, e attuata nel 1988, con la cooperazione degli altri stati interessati; Messico, Guatemala, Belize e El Salvador, per salvaguardare quest’immenso patrimonio storico e naturale. Territori vastissimi ricoperti da fitte foreste tropicali che proteggono svariate specie animali, oltre a rappresentare uno dei “polmoni verdi” della Terra. La sfida del governo honduregno è dimostrare che, salvaguardare, conservare la propria eredità culturale e naturale, è occasione di ricchezza e sviluppo, invece di sfruttare selvaggiamente le foreste. Qui, infatti, uno dei problemi più gravi e appariscenti è il disboscamento con la micidiale pratica del “taglia e bruci” per coltivare su larga scala banane, ananas e palme, che mina a velocità non più sostenibile, la più estesa area forestata del Centro America. Visitare le rovine di Copan è un’impresa imperdibile. Avvolti dalla nebbia mattutina e dal rumore assordante dei pappagalli Ara macao,vi farà sentire come un esploratore di qualche secolo fa con tutto il suo fascino e la sua magia. Profonde trincee solcano il viso di Miguel, 70 anni, la guida esperta che accompagna i visitatori alla scoperta di Copan, un luogo dove approfondire la conoscenza della cultura Maya.

Enormi tronchi di Ceiba, alberi sacri ai Maya, ombreggiano il largo sentiero e le rovine; templi, terrazze, piramidi e gradinate impreziosite da bassorilievi, fanno di Copan a buon diritto l’area archeologica più visitata dell’Honduras. Le rovine sparse su 24 chilometri quadrati, sono sito patrimonio mondiale UNESCO dal 1980, e nel maggior momento di espansione contava fino a 21 mila abitanti. Divisa in due aree ben definite; una la Gran Plaza era adibita a spazio pubblico, a eventi rituali e sociali di grande rilievo, la seconda, vietata, riservata alla elitè governante.

Tronchi di Ceiba, albero sacro ai Maya

Le prime informazioni scritte su questa antichissima città Maya, fondata da un guerriero di nome Yax Kuk  Mo, nel Periodo Classico, che si estendeva dal 426 al 820 d.C, si devono a un esploratore spagnolo, Diego de Palacio che nel 1576 informò il re Felipe II di Spagna della sua scoperta. Solo nel 1834, grazie al colonnello Juan Galindo iniziò la prima e vera esplorazione del sito con la creazione di una dettagliata mappa. Ma Copan cominciò ad essere riconosciuta in tutto il mondo grazie al libro di John Lloyd Stephens “Incidents of travel in Central America Chiapas e Yucatan”, pubblicato nel 1841. Si resta senza parole davanti all’imponente ricostruzione, meticolosa, del tempio di Rosalila nel museo delle sculture che si raggiunge dopo aver percorso un breve tunnel. Secondo gli studiosi il tempio, pare, volesse imitare una “ montagna sacra” dedicata al fondatore Yax Kuk Mo e la sua personificazione del sole. File disciplinate di turisti ammirano estasiati i grandi templi di pietra grigia disseminati nella foresta, pietre pregne di storia a volte imbrigliate in enormi radici di alberi secolari. I Maya, l’unica cultura dell’America precolombiana che abbia usato una scrittura raffinata e complessa.

Hanno lasciato i loro segni scolpiti su stele, altari, scalinate, una traccia grandiosa con queste opere monumentali, che mostrano la volontà del popolo Maya di voler vincere la sfida contro il tempo. Segni sulle stele, capolavori in bassorilievo, per la maggior parte decodificati dagli archeologi e che raccontano storie di re, guerre, congiure. Vivacizzano la visita stormi di pappagalli Ara macao, sacri ai Maya che ne utilizzavano le colorate piume, si inseguono tra alberi e templi.

Terminata la visita la strada che riporta al paese di Copan Ruinas, con le caratteristiche case addossate le une alle altre in forte pendenza, attraversa manciate di capanne colorate, con i contadini indaffarati a caricare banane e ananas. Sono loro gli eredi dell’antico popolo Maya, gli eredi viventi dei grandi costruttori di templi e creatori di sofisticati calendari astronomici. Testimoni di un’identità culturale piegata ma non vinta, e tutto a causa degli europei, con la loro crudele e sistematica distruzione della cultura Maya da quando, nel 1526 arrivano gli Spagnoli: divelte statue, distrutti i templi, bruciati i codici. Dove c’è povertà la musica e il gioco sono l’unico modo per divertirsi e sorridere, e un gruppo di bambini prima che il sole sprofondi all’orizzonte, tirano gli ultimi calci al pallone.

Questo gioco era considerato divinatorio dai Maya. I sacerdoti, quali intermediari con le divinità, interpretavano il futuro in base all’andamento della partita. Le regole erano diverse dalle attuali e la palla poteva essere toccata solo con i fianchi, il ginocchio e il gomito destro. Diversissimo poi la regola in caso di vittoria, che voleva immolato, il capitano della squadra vincitrice, per avere il privilegio di salire al mondo divino e cosmico.

Un’altra bella scoperta nei dintorni di Copan che vale la pena di provare, dista circa un’ora di sterrato, tra scenari mozzafiato, ponti sospesi, e montagne ammantate da foreste nublado, avvolte quasi sempre da nubi, sono le sorgenti termali di Luna Jaguar col suo piccolo villaggio dove il tempo è scandito da rituali antichi e ritmi naturali, nota per le sue acque vulcaniche sulfuree che, alla sorgente tra due rocce escono alla temperatura di 80 gradi. Grazie a pozze appositamente costruite rispettando l’ambiente naturale, il viaggiatore avrà l’opportunità di regalarsi un bagno caldo e intimo nel cuore di una foresta primigenia, tra liane, gigantesche felci, e magari spiato da un tucano curioso. Un’esperienza che farà certamente bene al benessere fisico e mentale prima del viaggio di ritorno.

Informazioni:

L’Honduras da qualche anno sta diventando una delle mete più richieste e gettonate dell’America Latina. Le sue bellezze naturali, archeologiche e il mare splendido rendono la meta attraente.

Clima Il periodo consigliato per visitare il paese va da marzo a giugno.

Fuso orario Meno 7 ore rispetto all’Italia, se vige l’ora legale meno 8.

Lingua-Spagnolo Sul continente, molto diffuso l’inglese sull’isola di Roatan.

Precauzioni sanitarie Non è necessaria alcuna vaccinazione particolare. Portarsi repellenti contro gli insetti.

Corrente elettrica 110 volt e 220, spina di tipo americano.

Moneta Lempiras moneta honduregna. 1euro= 25 lempiras circa.

www.visitcentroamerica.com

www.honduras.it

www.honduras.travel/en

Come arrivare Non esistono voli diretti per l’Honduras dall’Italia, bisogna arrivare a Panama e poi a San Pedro Sula o Roatan.

Dormire a Roatan

Resort Mayan Princess

www.mayaprincess.com

Dormire a Copan Ruines

Hotel Clarion Copan

www.clarioncopan.com

Mangiare a Roatan

L’isola è affollata di ristorantini equivalenti per prezzi e qualità, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

A Copan Ruines

Carnitas N’la Lola, per carnivori

in Calle Rosalila a Copan tel. +504 6514196

La Casa de Todo, per vegetariani

in calle Los Artesansos a Copan, tel. +504 651 4315.

Bibliografia:

Centro America di Pietro Tarallo

Ulysse Moizzi Editore.