Viaggi In Europa

ALLA SCOPERTA DELLA SCOZIA

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di Savina Sciacqua

“Il noto conduttore televisivo non si sente un turista , ma un viaggiatore che ama scoprire il paese che visita. E in Scozia ha ritrovato impensabili paesaggi e tante emozioni come quella di indossare il kilt, come è d’obbligo, senza mutande”.

Massimo Giletti è un viaggiatore, non un semplice turista. Quando parte ama conoscere tutte le sfaccettature del luogo che visita, sfrutta appieno quella sua capacità di restare in equilibrio tra mondi  diversi,  forte  di  una sana curiosità, ingrediente principe di ogni trasmissione Tv dove lo troviamo protagonista, come adesso accade a L’Arena, lo spazio domenicale nel quale il conduttore pare avere sempre voglia di scavare fino in fondo per capire meglio e andare oltre.

SKYE

Lo stesso fa con i luoghi dove arriva, a maggior ragione con quelli che ha amato sin da subito. Così, anziché ascoltarlo raccontare meraviglie di metropoli sempre accese, non ci stupisce ci faccia girare la Scozia, seguendo un itinerario quanto mai insolito ed interessante che ci porterà, prima a Nord nelle Highlands salendo e scendendo dal leggendario treno The Royal Scotsman, e poi, ancora oltre, fino alle Isole Ebridi. “Questa terra – ci anticipa – è riuscita a stupirmi perché ci si trova quanto non ci si aspetta a certe latitudini, parlo di spiagge immacolate e di un mare turchese stile Caraibi”.

cornamusa

Ci dica prima con quale auto avrebbe amato spostarsi in lungo ed in largo per la Scozia, o comunque, con quale auto si sposta nei suoi weekend italiani?

THE ROYALSCOTSMAN

“Solitamente uso una Mercedes Pagoda Cabrio e farlo in Scozia sarebbe stato il massimo, perché certi panorami spettacolari meritano di potersi fermare con estrema frequenza”.Partiamo ora dalla Waverley Station di Edimburgo per viaggiare verso Nord ed attraversare sferragliando l’insenatura Firth of Forth su un ponte famoso. Lo ha visto? “Non solo ho visto Forth Bridge, ma l’ho anche immortalato con me davanti. È un capolavoro ingegneristico unico se sI considera che è tutto in acciaio ed è stato fatto a fine Ottocento, lo si riconosce immediatamente per quel suo particolare profilo a sbalzo. Gli scozzesi ne sono giustamente orgogliosi”.

Come mai proprio il Nord della Scozia?

“La prima volta ci volli andare appositamente perché volevo capire dove avesse tratto ispirazione lo scrittore Robert Louis Stevenson per scrivere L’Isola Del Tesoro, uno dei libri che avevo letto durante la mia formazione. Certamente da ragazzo si mitizza tutto, ma le atmosfere che Stevenson descriveva mi erano restate impresse e ho avuto modo di ritrovarle nei paesini quali Braemar dove lo scrittore aveva ideato il suo celebre romanzo. Quando un racconto ti ha avvinto ci si lascia sempre suggestionare e girando nel buio della notte ero riuscito a sentire echi e vedere strane figure”.

Rammenta un villaggio su altri?

“Proprio per la particolarità dei luoghi li ho impressi nella memoria come se li avessi visti ieri, in particolare Crail a sud di St. Andrews, un villaggio di pescatori della contea dell’Aberdeenshire, ma ricordo anche Dundee dove il treno si ferma in stazione. Quella è l’area del Fife, terra di pescatori con le sue storie di mare, di scogliere, di baie dove l’asprezza di una costa sferzata dal vento e dalle intemperie del Mare del Nord contrasta con la dolcezza dell’entroterra rurale. Se vedi quei luoghi non li scordi”.

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Vicino ad Inverness, la capitale delle Highlands, pullulano le distillerie quali la Glen Ord Distillery una delle più vecchie. Lei ne ha visitate? “Nonostante io non ami bere whisky, non si può andare in Scozia senza  farsi  una  piccola  cultura  a  riguardo.  Ho  fatto  diverse degustazioni, ma non rammento dove”.

E con la birra scozzese invece, come è andata?

“Essendo  biellese,  sono  un  estimatore  della  Menabrea. Le  birre scozzesi che ho provato avevano un retrogusto di fumo che tra l’altro ho ritrovato anche in molti whisky del luogo, un particolare che viene considerato un pregio, ma che il mio palato purtroppo non apprezza”.

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Ha mai indossato il classico kilt?

“Sì. Per un carnevale quando avevo 18 anni l’ho indossato proprio come vuole la tradizione, senza mutande. Fu la prima e l’ultima volta. Me lo imprestò su mia richiesta Cesare Barbero, titolare di un vecchio negozio nel cuore di Torino. Lui importava soltanto abiti inglesi e me lo diede a condizione che ne rispettassi l’usanza. Decisi di dargli retta anche se faceva un freddo intenso, poi mi disse che avevo dato prova di coraggio”.

Conosce l’haggis, uno dei piatti della tradizione scozzese?

“Io collego questo piatto al film Highlander, l’ultimo Immortale – con Sean Connery e alla piccola isoletta dove si trova il Castello di Eilean Donan sulla quale sono state girate alcune scene importanti. Fu dopo avere visitato questo suggestivo Castello che ebbi modo di assaggiare l’haggis, un insaccato di interiora di pecora macinato insieme a cipolla e altre spezie.”

Non mi dice però se lo ha gradito.

“L’haggis va provato perché ha un sapore unico, ma io gli preferisco una buona bistecca di Angus Highland, una razza bovina dal lungo pelo fluente e dalle corna imponenti, una carne di manzo magra, ma saporita”.

angus

Le è congeniale andare per Castelli?

“Sì e in Scozia ce ne sono talmente tanti, dal Castello di Glamis famoso per essere stato l’abitazione giovanile della regina madre Elisabetta, a quello di Ballindalloch, forse uno dei più romantici. Castelli perfetti che paiono usciti  dal  dramma  shakespeariano  di  Macbeth.  Anche se io il fascino maggiore lo trovo nelle fortezze mezze distrutte. Mi sono spinto fino alle rovine del Dunnottar Castle vicino a Stonehaven solo perché avevo letto che al calar del sole questa fortezza a picco sul mare si rispecchia nell’acqua illuminandola e siccome la vita è fatta di immagini, vado cercando emozioni. Quella per me è la vera Scozia, al cospetto del Dunnottar Castle si vive dentro il Medioevo, oggi come allora. Non ci sono case moderne e le signore portano una messinpiega gonfia e perfetta che non si scompone nemmeno contro vento. Lì la storia non è avanzata di un’ora”.

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E l’atmosfera delle cornamuse dove la conduce?

“Mi riporta a quando ero bambino, perché nelle mie montagne biellesi passavano i pastori che scendevano a valle suonando le cornamuse. Ho poi ritrovato quei suoni in Scozia”.

all’inizio mi ha accennato a delle spiagge caraibiche. Finisca di raccontarci.

“Alle isole Ebridi esterne, sulla costa occidentale, se lasciamo a parte le foche, pare davvero di essere nei Caraibi tra spiagge borotalco e un’acqua limpida che invita a tuffarsi. Ho fatto anche il bagno e ne sono uscito subito perché anche d’estate l’acqua è gelida oltre ogni immaginazione. Se mi avesse visto Barbero avrebbe concordato che quella sì è stata una reale piccola prova di coraggio”.

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Per informazioni al viaggio: www.visitscotland.com