Il punto di arrivo per lasciare l’auto è Domodossola, che raggiungiamo percorrendo l’autostrada A26 fino a Gravellona Toce, da cui dista 35 km. Qui è inizio della Val d’Ossola, di cui il solco principale è tracciato dall’impetuoso fiume Toce, e le numerose nervature sono rappresentate dalle valli laterali tra cui l’ampia Val Vigezzo percorsa per intero dal piccolo treno che, dal 1923, dopo 52 chilometri, 83 ponti e 39 gallerie giunge a Locarno.
Prima di salire sul treno, raggiungiamo a piedi, non lontano dalla stazione, la pittoresca piazza del Mercato, abbellita da palazzi di tipica impronta alpina, su cui sbucano stretti vicoli. C’è anche il tempo di visitare la chiesa di S.Gervasio e Protasio con gli splendidi affreschi del Lorenzo Peretti , pittore vigezzino che ha lasciato la sua firma in tante chiesette della valle.
Si parte. Domodossola è a quota 267 metri d’altitudine e da subito il treno comincia a salire con tornanti ad elevata pendenza. Dai panoramici finestrini, vediamo il paesaggio caratterizzato da ordinati filari di vigneti con la visuale sull’ampia Val Vigezzo e da qui si comprende perché sia stata soprannominata “la valle dei pittori”.
SI SALE A SANTA MARIA MAGGIORE, BANDIERA ARANCIONE CHE SVENTOLA PER GLI SPAZZACAMINI
Dopo otto chilometri da Domodossola, giungiamo alla stazioncina di Trontano, e siamo già saliti a 520 metri, regno incontrastato di castagni e roverelle. Poco dopo cominciano i profondi valloni torrentizi e le prime gallerie naturali, uno spettacolo che attira i viaggiatori armati di smartphone e macchine fotografiche fino alla stazione di Coimo che sbuca dalla fitta faggeta colorata di rosso. Davanti, le imponenti cime delle Alpi Lepontine, dove alcuni anni fa un geologo trovò alcuni smeraldi risultati tra i più belli dell’Europa occidentale oltre ad altri rarissimi minerali.
Il trenino dopo pochi chilometri attraversa un ampio altipiano puntellato da diverse baite con i tetti ricoperti di beole, pietre che luccicano per le mille pagliuzze argentate, anche con la luna piena, e per questo da secoli aumenta l’alone di mistero che avvolge la zona, che pare fosse scelta dalle streghe come località prediletta.
Arriviamo a Santa Maria Maggiore che segna il punto culminante del percorso a 830 metri d’altitudine e a 20 chilometri da Domodossola. E’il paese della valle dove c’è il maggior afflusso di turisti sia d’estate per i numerosi sentieri nei boschi, sia in inverno per le piste di fondo che raggiungono i paesi vicini di Malesco e Druogno, oltre ad essere stata insignita della bandiera arancione del Touring Club.
La nostra visita inizia dal museo dello spazzacamino, un luogo della memoria, alle spalle di Villa Antonia in pieno centro cittadino, suggestivo ed emozionante per i 10.000 visitatori che da svariate parti del mondo vengono a visitarlo.
Mostra le difficili condizioni di vita dei giovanissimi valligiani che tentarono la fortuna all’estero con questo antico mestiere. Vecchi aggeggi, biciclette e spazzole messe in bella vista con foto d’epoca molto interessanti, donati alla struttura ogni anno, in occasione del raduno degli spazzacamini nel primo weekend di settembre.
DAGLI SPAZZACAMINI ALL’ACQUA DI COLONIA
Due passi e arriviamo in via Rossetti Valentini per ammirare, l’omonimo palazzo delle Belle Arti, con le preziose tele di vari pittori vigezzini che da questa valle hanno tratto ispirazione. Da non perdere una visita nella splendida parrocchiale di Santa Maria Assunta per ammirare a testa insù le diverse opere e affreschi.
Poi è la volta della nuova Casa del Profumo, in Piazza Risorgimento, inaugurata 2 anni fa, che rende onore allo scopritore della formula di Aqua Mirabilis, l’acqua di Colonia, inventata da Giovanni Paolo Feminis nel primo ‘700, nativo proprio di Santa Maria Maggiore. Alla sua morte fu Giovanni Maria Farina, altro vigezzino, che la commercializzò, rendendola famosa e apprezzata in tutto il mondo, persino da Napoleone Bonaparte.
Poi il profumo di erbe aromatiche e prosciutto crudo vi guiderà nella vicina borgata di Crana, alle sale di stagionatura dei prosciutti vigezzini di Pierino Bona, azienda familiare che ha ottenuto la De.Co, acronimo di Denominazione Comunale di Origine, che ne tutela la ricetta e valorizza la tradizionale preparazione, fatta utilizzando per l’affumicatura bacche di ginepro e stagionando i prosciutti all’aria vigezzina per 15-18 mesi.
Chiedete, poi, al signor Pierino di accompagnarvi nel vicino oratorio di San Rocco dove resterete incantati davanti agli affreschi del Giovanni Battista da Legnano che, come un fumetto, riassume la vita del santo.
Per conoscere meglio il territorio, andiamo nel noto ristorante Le Colonne, per assaporare alcuni piatti tipici come i “Tagliolini di farina di castagna e cavolo cappuccio” accompagnato dagli stinchèet, sottilissime sfoglie ottenute con un miscuglio giusto di acqua e farina e messe su una piastra rovente di ferro, condite con burro e formaggi d’alpeggio. E buoni anche i “Tagliolini, porcini e prosciutto vigezzino”.
Tagliolini di castagne con cavolo cappuccio
Ingredienti per 4 persone:
Per la pasta di castagne
125 gr farina “00”, 125 gr polpa di castagne al naturale, 50 gr semola, 1 uovo intero, 1 tuorlo.
Setacciare la polpa di castagne, unire le farine e miscelare;
aggiungere uova ed impastare fino ad ottenere un impasto compatto ed uniforme. Riposare in frigorifero per 2 ore.
Stendere la pasta e tagliare nel formato scelto
Per il cavolo cappuccio:
300 gr di cavolo cappuccio, 30 gr cipolla, aglio, olio extravergine, sale e pepe
In una casseruola rosolare la cipolla e l’aglio, aggiungere la verza precedentemente tagliata fine, salare e pepare.
Lasciare rosolare per 2-3 minuti a fuoco vivo, aggiungere del brodo vegetale e coprire. Cucinare per altri 4 min.
Per l’impiattamento:
Cuocere la pasta in acqua bollente salata, scolare e passare in padella con una noce di burro, 2 cucchiai di acqua di cottura e degli aromi, formare un fondo con il cavolo cappuccio e adagiarci sopra la pasta. Ultimare con del formaggio stagionato grattuggiato prima di servire.
PER SAPERNE DI PIU’: L’ACQUA DI COLONIA E’ “NATA” IN VAL VIGEZZO
In realtà non vi è nata è così, ma invece è vero che fu creata da Giovanni Paolo Feminis, nato in Val Vigezzo a Crana, frazione di Santa Maria Maggiore, nel 1660 e morto a Colonia nel 1736. Emigrato in Germania, distillatore ambulante, creò l’Aqua Mirabilis, una lozione con essenze di bergamotto ed erbe, che doveva servire a guarire vari acciacchi, ma che ebbe più fortuna come profumo. La commercializzò un commerciante suo lontano parente, Giovanni Maria Farina, che risiedeva nei Paesi Bassi. Ma il vero boom fu quando un discendente si trasferì a Parigi e riuscì ad avere clienti come la regina d’Inghilterra, Napoleone, ed altri vip dell’epoca.
L’Aqua Mirabilis venne dedicata alla città di Colonia, perchè Feminis vi si trasferi nel 1693.
Alla sua morte nel 1737, continuò a produrla il suo aiutante Giovanni Antonio Farina.
Feminis , diventato ricco, fece tante donazioni a Crana, dove era nato, e a Santa Maria maggiore.
Il primo giorno del nostro weekend è finito, domani ci saranno foliage fantastici e l’arrivo a Locarno, in Svizzera.