Per una volta

Dal Québec all’Ontario, tra isole, metropoli e balene (2° parte)

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Di Manuela Fiorini

Sebbene la mia “base” fosse Notre Dame de L’Ile Perrot, la cittadina sul San Lorenzo a un’ora e mezzo da Montreal, ho cercato di muovermi il più possibile per scoprire questa meravigliosa regione del Canada. Una meta che avevo messo in programma è stata Ville de Québec, l’unica città del Nord America il cui centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, da dove inizia la seconda parte del mio itinerario alla scoperta del Canada da vedere “per una volta”.

Per raggiungerla, ho scelto di navigare sulle placide acque del San Lorenzo per coprire quegli 80 km che separano le due città, assai diverse tra loro. Sul fiume il tempo scorre lento, le acque sono tranquille, di tanto in tanto, grossi storioni affiorano a pelo d’acqua. Dove si riescono a vedere le rive, spuntano di tanto in tanto piccole cittadine.

Québec, dove è nata la “Nuova Francia”

Una volta attraccato a Québec, abituata alle atmosfere cosmopolite di Montréal, vengo colta da una sensazione di meraviglia. Mi sembra di essere tornata nella “vecchia “Europa: strade strette e lastricate, una cinta di mura possenti, bastioni e l’accesso al centro storico regolato da quattro grandi portoni.

Una rapida occhiata alla guida e vengo a sapere che è proprio qui che, nel 1608, il 3 luglio, arrivò l’esploratore francese Samuel de Champlain, insieme a ventotto compatrioti. Attorno aveva una natura piuttosto ostile, qualche villaggio degli Irochesi e, in prospettiva, un freddissimo inverno. Da Champlain e il suo seguito costruirono qualche casa in pietra e una chiesa, il nucleo di quello che oggi è la Basse Ville, la “città bassa”, la parte più antica di Québec, che nella lingua degli irochesi significa “dove il fiume si restringe”.

Mi incammino nel cuore del quartiere seicentesco che lambisce place Royale, tra piccole case dai muri di pietra e dai tetti spioventi. Alcuni sono dotati di moderni sistemi per accumulare il calore e sciogliere la neve. Nei vicoli si intravedono insegne dal design antico, piccole botteghe artigianali, locali dove è possibile ascoltare musica dal vivo e negozi che vendono il prodotto nazionale, lo sciroppo d’acero. C’è anche un negozio dedicato al Natale, aperto anche in estate, che da queste parti dura sempre poco.

Arrivo quindi nella parte nord orientale della città alta, davanti a quello che è considerato il simbolo della città: Château Frontenac. “Che magnifico castello”, mi viene subito da pensare ammirando la sua commistione di stili, che un po’ ricordano una fortezza medievale, un po’ la grazia slanciata dei castelli della Loira e un po’ l’eleganza degli edifici rinascimentali. In realtà, il “castello” è un albergo, dove ancora è possibile soggiornare.

E non è nemmeno tanto antico. È stato infatti costruito alla fine dell’Ottocento dall’allora manager della Canadian Pacific Railway per accogliere i visitatori in una struttura di lusso, dal momento che chi arrivava qui con lo spirito d’avventura del tempo, era, in genere, facoltoso. Chi non vi soggiorna, può anche usufruire delle visite guidate, che si tengono due volte al giorno.

Dal castello alla Cittadella

Non mi faccio poi mancare una visita alla Basilica di Notre Dame de Québec, al civico 16 di Rue de Buade, la più antica del nord America. È stata infatti eretta nel 1674 e al suo interno sono custodite le spoglie di Monsignor Laval, il primo vescovo del Québec. Consiglio una visita anche al Musée de l’Amerique Français (www.mcq.org), in Côte de la Fabrique, per scoprire, attraverso oggetti, documenti e testimonianze, la storia di quest’area, tra colonizzatori e nativi.

Di fronte al Château Fronteac parte la Terrasse Dufferin, una passeggiata di 425 m che si affaccia sul fiume. Per chi volesse arrivare in fretta alla Città Bassa da qui parte anche la funicolare. Lungo la passeggiata lascio spaziare lo sguardo sul San Lorenzo e poi oltre, su colline e pianure che si perdono all’orizzonte.

Tornando alla città bassa, mi soffermo tra le stradine di Vieux Port, il quartiere forse più trendy di Québec, per poi ammirare le case dalle facciate antiche che si affacciano lungo rue Sault-au -Metelot e rue Saint-Paul, che si alternano a gallerie d’arte, antiquari, alberghi di design, ristoranti e locali con i loro deliziosi dehors che si affacciano sul fiume.

Non perdetevi, poi, una visita alla Cittadelle, alle spalle di Château Frontenac, con la sua pianta a stella, lungo il cui perimetro si può passeggiare. Il forte è stato iniziato dai francesi e completato dagli inglesi nel 1831 per prevenire gli attacchi dei nativi, che tuttavia non vi furono.

Una curiosità: a guardia della cittadella fortificata ci sono le guardie della regina Elisabetta II (il Québec fa parte del Commonwealth) con il tradizionale colbacco in pelo d’orso e tutti i giorni, alle 10 del mattino, si può assistere al “cambio della guardia”. Vi consiglio anche una passeggiata lungo rue Grande Allée con i suoi splendidi palazzi dal gusto vittoriano e i locali dove poter gustare ottime crépes in una suggestiva atmosfera francese.

Fuori le mura, si trova Battlefield Park, oggi un bel parco con sentieri e spazi dedicati al pic-nic, allo yoga e al jogging, ma che, in passato è stato teatro di scontri sanguinosi tra le truppe francesi e inglesi

A Tadoussac, per un tête-à-tête con le balene

Circa 200 km separano Quebec City da Tadoussac, un’altra tappa del mio viaggio nella regione francofona del Canada, scelta per vivere un’esperienza che volevo fare da tempo: l’avvistamento delle balene.

In questo splendido fiordo dove le acque del San Lorenzo si mescolano a quelle salate dell’Oceano, da giugno a ottobre si possono incontrare esemplari di balenottera azzurra, l’animale più grande del mondo, ma anche i timidi beluga, le più piccole balene grigie e, con un po’ di fortuna, anche la rara balena franca del Nord Atlantico, di cui non rimangono che poche centinaia di esemplari.

Facili da incontrare anche i capodogli e le megattere e la focena comune, il più piccolo cetaceo che frequenta le acque del San Lorenzo, di appena 1,5 metri di lunghezza. Da Tadoussac sono molte le società che organizzano le uscite per l’avvistamento delle balene. Io ho fatto questa esperienza indimenticabile con Croisieres AML (www.croisieresaml.com).

Saliamo sulla barca e ci vengono dati in dotazione una tuta pesante e impermeabile, con tanto di cappuccio, per affrontare i venti freddi del fiordo. A bordo, un biologo marino ci offre un’infarinatura sulle abitudini dei cetacei, mentre lo sguardo scruta le acque grigie e tormentate di questo tratto del fiume alla ricerca di una sagoma scura.

Il mio primo incontro con una balena è stato qualcosa di veramente unico. La presenza del gigantesco animale viene percepito dal biologo che ci accompagna, esperto nell’individuare a chilometri di distanza il “respiro” degli animali. Lo “sbuffo” di aria si innalza per una decina di metri dalla superficie delle acque. È li che ci dirigiamo e ci fermiamo a distanza di sicurezza. La grande sagoma scura affiora con il suo dorso lucido, poi s’incurva, sparisce per poi apparire poco dopo.

Le dimensioni dovrebbero incutere timore, invece, la presenza del cetaceo, un esemplare di balena grigia, mi trasmette una sensazione di tranquilla meraviglia e ammirazione di fronte a un tale spettacolo della natura. Mentre continuo a fissare lo sguardo su di lei, la balena si allontana per poi inabissarsi dopo averci “salutato” mostrando la sua imponente coda.

Vale la pena fermarsi per la notte a Tadoussac, una tranquilla cittadina di circa mille abitanti che sembra uscire da un vecchio film. La cittadina vanta un albergo, l’Hotel Tadoussac, risalente al 1841, in stile coloniale, e poi case dai tetti colorati e spioventi, minuscoli bistrot e negozi di souvenir che vendono riproduzioni di balene e beluga in tutte le versioni, dai peluche alle sculture di legno.

Percorrendo la strada principale, rue Bord-de -l’Eau si arriva a Pointe de l’Islet, un promontorio di granito dal quale si gode una vista mozzafiato del San Lorenzo e dal quale, con un po’ di fortuna, si possono avvistare le sagome dei cetacei.

Navigando tra le Thousand Islands

Dopo essere tornata a Montréal per un paio di giorni, studio un itinerario che mi permetta di “sconfinare” in Ontario per visitare una delle “Sette meraviglie del mondo”, le celeberrime Cascate del Niagara. Studio un percorso che mi consenta di fare alcune tappe, tra cui Toronto, una metropoli moderna che non voglio lasciarmi scappare.

Mentre programmo il viaggio, tuttavia, decido di fare una tappa intermedia, per un’escursione alle Thousand Island, un arcipelago che conta ben 1864 isole di dimensioni variabile, situate sul San Lorenzo. L’arcipelago, situato al confine tra l’Ontario e lo Stato di New York, negli USA, prima della colonizzazione europea era abitato dalle tribù della confederazione degli Irochesi che lo chiamavano Manitouana, o “Giardino del Grande Spirito”.

E non faccio fatica a capire il perché. Mentre la barca si muove lenta lungo il San Lorenzo, dalle acque spuntano queste piccole isole di rara bellezza. Alcune sono ammantate di vegetazione e vi affiora solo qualche roccia, altre ospitano una manciata di case, (alcune anche una sola!), con “parcheggiate” a pelo d’acqua piccoli motoscafi, moto d’acqua o barche a vela che servono agli abitanti per spostarsi e raggiungere la terraferma.

Molte isole sono di proprietà statale e fanno parte di riserve naturali, come le ventuno isole del Thousand Island National Park, il più vecchio dei parchi nazionali canadesi a est delle Montagne Rocciose.

Toronto, tra passato e modernità

All’inizio avevo pensato di fermarmi solo un giorno a Toronto e di farne solo una base per visitare le cascate del Niagara. Dopo una prima visita alla città, tuttavia, ho deciso di fermarmi un po’ di più per visitarla meglio.

Io che amo i posti alti, non mi sono lasciata sfuggire l’opportunità di salire sulla CN Tower, che, con i suoi 553 metri, è considerata tra le Sette Meraviglie del Mondo moderno e, per diverso tempo, ha detenuto il primato di torre più alta del mondo. Oggi, per la cronaca, è al sesto posto…

Salire sulla torre significa ammirare un panorama unico e mozzafiato della città, ma anche ricevere una vera e propria scarica di adrenalina. Gli Hìgh Speed Elevator, gli ascensori “ad alta velocità” con le pareti di vetro, consentono di arrivare in un battibaleno a 346 metri di altezza, al Lookout Level, dove si trova il Glass Floor il pavimento di cristallo che vi darà la sensazione di camminare sospesi nel vuoto. Salgo ancora fino allo Sky Pod a 447 metri, la piattaforma di osservazione che consente di ammirare la città dall’alto.

Se volete vivere un’emozione ancora più forte, poi, potete provare l’esperienza di camminare sull’Edge Walk, una piattaforma che circonda il Main Pod, senza ringhiere, ma con la protezione di un’imbracatura che consente di muoversi in libertà. Solo per chi non soffre di vertigini.

Da non perdere in città

Lo skyline della città è caratterizzato da un’altra “torre”, il campanile della St James Cathedral con la sua guglia gotica. Con i suoi 92 metri è assai più bassa della CN Tower, ma è comunque annoverata tra le torri campanarie più alte del mondo. Nella torre si trovano ben dodici campane, le Bells of Old York, installate nel 1997 per celebrare i 200 anni della Cattedrale.

Vale una visita anche il Toronto City Hall, il municipio, che svetta sulla Nathan Philips Square. Si compone di due edifici laterali dalla forma di arco rispettivamente di venti e ventisette piani, e da un edificio centrale sormontato da una cupola. Nella piazza si trova anche un laghetto artificiale che, in inverno, si trasforma in una pista di pattinaggio.

Mi sposto poi nel cuore di dowtown per visitare Fort York, il primo nucleo della città. L’insediamento è stato il fulcro della battaglia di York che nel 1813 ha visto fronteggiare gli inglesi e gli americani. Qui si possono ammirare diversi edifici storici e intraprendere un percorso museale per conoscere la storia dei fondatori della città.

Se avete tempo e amate i musei, vi consiglio di dedicare qualche ora alla visita del Royal Ontario Museum, uno dei più importanti del mondo dedicati alla storia delle culture sulla Terra e all’integrazione tra uomo e natura. Presso la Art Gallery of Ontario, invece, è conservata una collezione di oltre 80 mila pezzi che spaziano dall’arte africana a quella dell’Oceania, dall’arte canadese a quella europea, inclusi alcuni capolavori di pittori italiani ed europei tra cui Rubens e gli Impressionisti francesi.

Naturalmente, Toronto è una tentazione irresistibile per gli amanti dello shopping. Potete perdervi tra le 250 boutique dell’Eaton Centre, tra grandi firme della moda mondiale, ristoranti e bistrot, oppure avventurarvi lungo il PATH, un percorso pedonale in gran parte sotterraneo (sempre per le fredde temperature invernali!) che si snoda per ben trenta chilometri, lungo i quali si incontrano più di mille negozi e attività commerciali. Dal PATH si accede anche alle stazioni della metro ai centri commerciali, a hotel, grattacieli e alla stazione ferroviaria.

Sotto le Cascate del Niagara a bordo della Maid of the Mist

Lascio infine Toronto alla volta della mia ultima tappa in Ontario, le celeberrime Cascate del Niagara. Mentre sono ancora a bordo del pullman, preceduto da un “rombo di tuono”, come i nativi chiamavano questo luogo mistico, intravedo una nebbia che nebulizza sui finestrini milioni di goccioline. La strada costeggia poi il “salto” che si affaccia sulle celebri cascate, anch’esse a cavallo del confine tra Canada e Stati Uniti.

Le Cascate del Niagara sono le cascate più famose del mondo, sebbene non siano le più grandi. A renderle celebri è stato soprattutto il cinema, ma anche le leggende e le imprese di chi, per scommessa o per ardire, ha provato a lanciarsi nelle acque turbolente, chi per mettere fine alla sua vita, chi all’interno di una cassa o di una botte, come raccontano le numerose testimonianze raccolte nel piccolo museo situato di fianco alla piattaforma di accesso.

La visione delle cascate, formate dal “salto” del fiume Niagara che collega le acque del lago Eire con il lago Ontario è qualcosa che toglie il fiato. Tuttavia, se la visione d’insieme delle cascate, che comprende la maestosa Horse Shoe e la più piccola Bridal Veil dal belvedere è sicuramente suggestiva, non c’è nulla di più emozionante che passarci direttamente vicino!

A bordo della Maid od the Mist, una piccola imbarcazione che prende il nome da una leggenda indiana con protagonista una giovane nativa che si gettò nella cascata per un amore sfortunato, si arriva quasi fin sotto le cascate, grazie a un sapiente studio delle correnti.

Così, con indosso un impermeabile blu “usa e getta” fornito in dotazione per ripararsi dalla inevitabile “doccia”, porto a casa con me e custodisco tra i miei ricordi più belli le emozioni e le sensazioni vissute al cospetto di questo spettacolo della natura.

La mia TOP TEN

In Italia

Arcipelago della Maddalena (Sardegna). Spiagge, calette e un mare dalle mille sfumature, dall’azzurro al verde. La zona fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena ed è un santuario dei cetacei, che vengono qui a riprodursi. Non è difficile avvistare balene e delfini.

Isole Eolie (Messina, Sicilia). Sette “sorelle” dal carattere diverso che spuntano dal mare. Il cono perfetto di Stromboli, con le sue spiagge nere e la Sciara del Fuoco. E poi Vulcano, con i suoi vulcanelli sulla spiaggia e, l’elegante Lipari, con le pietre pomice che galleggiano sulle sue acque cerulee, le selvagge Alicudi e Filicudi e la discreta Salina sono meraviglie italiane da visitare almeno una volta.

Costiera Amalfitana. Colori così non si vedono che raramente concentrati in un unico paesaggio. Case variopinte addossate sulla scogliera a strapiombo su un mare cristallino, profumo di limoni, fiori e macchia mediterranea si associano alla cordialità delle persone.

Venezia. La città costruita sull’acqua, con i suoi palazzi antichi, i suoi canali, le sue chiese ricche di arte e di storia, i suoi prestigiosi festival e le sue piazze è un gioiello prezioso e fragile che tutto il mondo ci invidia.

Pompei. La città sepolta sotto le ceneri del Vesuvio nel 79 d. C è un unicum in tutto il mondo. Il tempo sembra essersi cristallizzato in quel tragico momento, consentendoci di fare un tuffo nel passato e di visitare una città dell’impero romano, con le sue case, i suoi templi, le sue botteghe, e persino i suoi abitanti.

Nel mondo

Bali. Per il fascino di una cultura così diversa dalla nostra, per la fede e l’armonia che si respira in ogni luogo dell’isola indonesiana, immersa in una natura mozzafiato

Singapore. Per la sensazione di fare il “giro del mondo” semplicemente passando da un quartiere all’altro, dai grattacieli del Financial District al quartiere coloniale, e poi i quartieri cinese, indiano e arabo con gli splendidi templi e le moschee, i suk e i mercati.

Quebec e Ontario (Canada). Per tutto quanto descritto sopra del mio viaggio

Monument Valley (Stati Uniti). Al confine tra Utah e Arizona, è uno degli esempi di come la natura possa essere un’artista superiore a qualsiasi sforzo umano. L’occhio si perde alla vista delle gigantesche guglie scolpite dal vento e dai corsi d’acqua, che nei secoli hanno plasmato questo spettacolo unico.

Madagascar. Un paradiso naturale che suggerisce come doveva essere il mondo quando tutto è iniziato. L’isolamento del Madagascar ha fatto sì che qui si concentrasse il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l’80% delle quali sono endemiche. Rane, lemuri, camaleonti variopinti, farfalle, scimmie e pesci variopinti vi faranno compagnia.