La pittura a Bologna nel lungo Ottocento: un’imperdibile mostra diffusa del 2024

Scopri la ricca storia artistica di Bologna attraverso la mostra espositiva diffusa

Se sei un appassionato d’arte e hai programmato di visitare Bologna, ti consigliamo caldamente di non perdere la mostra diffusa “La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915“. Questa rassegna espositiva, che si svolgerà dal 21 marzo al 30 giugno 2024, è dedicata alla pittura felsinea dell’Ottocento e mostra la ricchezza espressiva e la complessità artistica di questo periodo.

Organizzata dal Settore Musei Civici attraverso il Museo civico del Risorgimento e curata da Roberto Martorelli e Isabella Stancari, la mostra presenta oltre 500 opere di 80 artisti differenti, tra cui molti capolavori che sono stati raramente esposti in passato. Potrai ammirare dipinti, disegni e acquerelli che spaziano dai paesaggi ai ritratti, dai soggetti storici alle vedute urbane.

La pittura a Bologna nel lungo Ottocento: una mostra diffusa imperdibile nel 2024
Alfredo Savini (Bologna, 1868 – Verona, 1924)
Auxilium ex alto, 1896
Olio su tela, cm 229 x 165
Provenienza: Concorso Baruzzi, 1896
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte (deposito MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Colle-
zioni storiche), n. inv. P372

Bologna per una mostra diffusa in tutta la città

Le opere sono esposte in 18 sedi diverse, tra cui musei, gallerie antiquarie, fondazioni e edifici storici situati tra Bologna, Crespellano e San Giovanni in Persiceto. Questo percorso espositivo ti darà l’opportunità di esplorare la città e di scoprire luoghi culturali suggestivi che rappresentano l’eccellenza artistica dell’Ottocento bolognese.

Durante la mostra, verranno organizzate visite guidate, conferenze, laboratori didattici e attività per famiglie, per offrirti l’opportunità di approfondire la tua conoscenza dell’arte ottocentesca di Bologna. Inoltre, numerosi soggetti pubblici e privati hanno collaborato per la realizzazione di questo progetto culturale e hanno contribuito a rendere possibile la visibilità di opere d’arte di alto valore storico-artistico.

Non perdere l’occasione di scoprire una parte importante della storia artistica di Bologna e di immergerti nell’atmosfera artistica dell’Ottocento. Pianifica la tua visita alla mostra diffusa “La pittura a Bologna nel lungo Ottocento | 1796 – 1915” e lasciati affascinare dalla bellezza e dalla varietà delle opere esposte.

La pittura a Bologna nel lungo Ottocento: una mostra diffusa imperdibile nel 2024
Ottavio Campedelli (Bologna, 1792 ‐ ivi, 1862)
Un mulino in mezzo a un luogo montuoso, 1826
Olio su tavola, cm 35 x 45
Bologna, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Collezioni storiche), n. inv. H103 /
2019/5106 (1995)

Guide e informazioni

Per ulteriori informazioni sugli orari di apertura, i prezzi dei biglietti e le sedi espositive, ti consigliamo di consultare i siti web dei Musei Civici di Bologna e di ogni singola sede espositiva coinvolta nella mostra.

Non perdere questa occasione unica per esplorare la pittura felsinea dell’Ottocento e scoprire le origini e le evoluzioni della modernità artistica. Siamo certi che questa mostra ti lascerà un ricordo duraturo dell’arte e della cultura di questa affascinante città italiana.

La pittura a Bologna nel lungo Ottocento: una mostra diffusa imperdibile nel 2024
Scorcio di Piazza Santo Stefano, Bologna

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Alfabeto OBIC. A Roma una mostra che unisce arte e cibo

Si apre venerdì 22 marzo alla Galleria Micro Arti Visive di Roma (in via Mazzini 1) la mostra “Alfabeto OBIC. Mangiare l’arte, contemplare il cibo, curata da Anna Paola Lo Presti e Gianluca Marziani.

OBIC (cioè CIBO letto al contrario) è un rivoluzionario progetto culturale, editoriale ed espositivo, un alfabeto che nasce per creare una nuova dimensione dell’opera d’arte, una nuova lettura, una nuova codifica, qualcosa di non ancora interpretato, ma che esiste e, soprattutto, che può regalare allo spettatore uno strumento inatteso con cui osservare e leggere l’arte. Saranno presenti opere di Roberto Giacomucci, Giulio Marchetti e Mario Ricci, oltre che una serie di opere fotografiche della OBIC Photo Collection, di cui tre realizzate appositamente per la mostra di Roma.

L’arte e il cibo, infatti, sono il binomio che in assoluto rappresenta quel patrimonio di idee tutto italiano. OBIC è lo spazio creativo dove è nato il processo di contaminazione e sperimentazione tra arte e cibo, dove la relazione tra chef e artisti, ricette e opere, si posa su una piattaforma inusuale dove il cibo si può contemplare e l’arte si può mangiare.

Nell’impasto tra arte e cibo non bisogna dimenticare come tradizionalmente, e in particolare nel passato, i pittori componevano i loro colori a tempera e olio utilizzando molte sostanze organiche, tant’è che oggi, attraverso la fluorescenza, laddove il colore è totalmente svanito, l’opera si rivela attraverso le materie organiche utilizzate dall’artista come, ad esempio, nei contorni delle figure dove Giotto aveva utilizzato il bianco dell’uovo come amalgama.

La rassegna sarà preceduta giovedì 21 marzo alle ore 18:00 al Teatro Casa Manfredi di Roma da una Live Performance e dall’esposizione straordinaria delle opere e delle immagini della OBIC photo Collection. Saranno presenti gli artisti Roberto Giacomucci, Giulio Marchetti e Mario Ricci, Giorgia Proia, pastry chef e Luciano Monosilio, chef e pasta Ambassador.

La performance live aperta racconta al pubblico il progetto OBIC. Una grande tavolo di 15 metri posto al centro della sala sarà allestito dalla curatrice come un vero e proprio spazio scultoreo, una “mise en place” che darà come riverbero le peculiarità sensoriali delle opere al pubblico che prenderà parte alla performance e che, dopo aver osservato le opere, potrà sentire il loro sapore e verificare come il Codice OBIC sia davvero insito in ognuna di esse.

Giorgia Proia e Luciano Monosilio saranno gli interpreti del gusto delle opere presenti in mostra e gli esecutori delle ricette: la Parmigiana di Melanzana contemporanea senza l’uso della cottura che rappresenta l’artista Giulio Marchetti, le Fettuccine di pasta ai due colori per l’artista Roberto Giacomucci e i Fiocchi di cioccolata per l’artista Mario Ricci.

La mostra ALFABETO OBIC alla Galleria MICRO Arti Visive è aperta a tutti, gratuita e fruibile durante gli orari di apertura della Galleria dove resterà aperta fino al 24 aprile.

INFO

Live Performance e presentazione del progetto aperta al pubblico

21 marzo 2024 ore 18:00 – TEATRO CASA MANFREDI – Roma – Via dei Conciatori 5

Mostra ALFABETO OBIC – 22 marzo – 24 aprile 2024

GALLERIA MICRO ARTI VISIVE – Roma – Viale Mazzini 1 – Ingresso: gratuito

www.obicart.it




Weekend ad Amsterdam: tra arte e delizie culinarie invernali

Amsterdam, con i suoi canali pittoreschi e il suo fascino unico, si presenta come la meta perfetta per un weekend fuori porta all’insegna dell’arte, dei musei e dei sapori autentici. Nei mesi invernali, la capitale olandese si trasforma in un’esperienza incantevole che cattura i cuori degli amanti della cultura e dei buon gustai.

Arte e Musei: un viaggio nell’anima di Amsterdam

Per iniziare il tuo weekend culturale, immergiti nelle ricchezze artistiche di Amsterdam. Il Rijksmuseum, con la sua vasta collezione di capolavori olandesi, offre un’esperienza indimenticabile. Le opere dei maestri come Rembrandt e Vermeer prendono vita, raccontando storie secolari. Il Museo Van Gogh, dedicato al genio olandese dell’arte moderna, offre una prospettiva unica sulla sua vita e sul suo talento visionario. Non dimenticare il Moco Museum, noto per le sue esposizioni provocatorie che sfidano le convenzioni artistiche contemporanee. Per assaporare l’effervescenza della scena artistica locale, percorri i quartieri Jordaan e Leidseplein. Jordaan è ricco di gallerie indipendenti, botteghe creative e caffè accoglienti. Leidseplein, con le sue strade animate e i locali alla moda, offre un’atmosfera giovane e creativa.

Gastronomia Olandese: un viaggio per il palato

La gastronomia olandese, e in particolare di Amsterdam, è un altro tesoro da scoprire. Inizia con i classici stroopwafels, sottili waffle ripieni di sciroppo, da gustare nei mercati locali come Albert Cuypmarkt. Per un’autentica esperienza culinaria, visita De Kas, un ristorante situato in una serra convertita, dove i piatti sono preparati con ingredienti provenienti dal loro giardino. Se ami il pesce, concediti una cena al The Seafood Bar, rinomato per il pesce fresco e le prelibatezze del mare. Infine, non dimenticare di assaporare il formaggio Gouda, uno dei simboli della cucina olandese, in uno dei mercati del formaggio locali.

Porzione di Gouda

Atmosfera notturna: SkyLounge Amsterdam

Per concludere la giornata in bellezza, dirigi i tuoi passi verso la SkyLounge Amsterdam. Situato all’11° piano dell’Hotel DoubleTree by Hilton, questo lounge bar panoramico offre una vista mozzafiato sulla città illuminata. Gusta un drink mentre ammiri lo skyline di Amsterdam, chiudendo il weekend con uno spettacolo notturno indimenticabile.

In conclusione, Amsterdam nel mese di febbraio offre un weekend fuori porta ricco di arte, musei e delizie gastronomiche. Lasciati incantare dalle opere d’arte, percorri i quartieri artistici e delizia il tuo palato con i sapori autentici di questa affascinante città olandese. Un weekend ad Amsterdam è un viaggio multisensoriale che rimarrà nei tuoi ricordi per sempre.

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Amsterdam, with its picturesque canals and unique charm, presents itself as the perfect destination for a weekend getaway filled with art, museums, and authentic flavors. In the winter months, the Dutch capital transforms into a delightful experience that captures the hearts of culture enthusiasts and food connoisseurs.

Art and Museums: A Journey into Amsterdam’s Soul

To kick off your cultural weekend, immerse yourself in Amsterdam’s artistic treasures. The Rijksmuseum, with its extensive collection of Dutch masterpieces, offers an unforgettable experience. The works of masters like Rembrandt and Vermeer come to life, narrating centuries-old stories. The Van Gogh Museum, dedicated to the Dutch genius of modern art, provides a unique perspective on his life and visionary talent. Don’t forget the Moco Museum, renowned for its provocative exhibitions challenging contemporary artistic conventions. To savor the effervescence of the local art scene, explore the Jordaan and Leidseplein neighborhoods. Jordaan is rich in independent galleries, creative boutiques, and cozy cafes. Leidseplein, with its lively streets and trendy establishments, offers a youthful and creative atmosphere.

 

Dutch Cuisine: A Palate Journey

Dutch cuisine, particularly in Amsterdam, is another treasure waiting to be discovered. Start with the classic stroopwafels, thin waffles filled with syrup, to be enjoyed at local markets like Albert Cuypmarkt. For an authentic culinary experience, visit De Kas, a restaurant located in a converted greenhouse, where dishes are prepared with ingredients from their garden. If you love seafood, treat yourself to dinner at The Seafood Bar, renowned for fresh fish and marine delicacies. Lastly, don’t forget to savor Gouda cheese, a symbol of Dutch cuisine, at one of the local cheese markets.

Nighttime Atmosphere: SkyLounge Amsterdam

To conclude your day in style, head to SkyLounge Amsterdam. Located on the 11th floor of the DoubleTree by Hilton Hotel, this panoramic lounge bar offers a breathtaking view of the illuminated city. Enjoy a drink while admiring the Amsterdam skyline, bringing an unforgettable nocturnal spectacle to close your weekend.

In conclusion, Amsterdam in February offers a weekend getaway rich in art, museums, and gastronomic delights. Let yourself be enchanted by artworks, stroll through artistic neighborhoods, and indulge your palate in the authentic flavors of this captivating Dutch city. A weekend in Amsterdam is a multisensory journey that will linger in your memories forever.




Un viaggio romantico in Germania: 250 anni di Caspar David Friedrich

Il 2024 è un anno speciale per gli amanti dell’arte e della natura, con la Germania pronta a celebrare il 250º anniversario dalla nascita di Caspar David Friedrich, il pittore più celebre del Romanticismo tedesco. Il dipinto iconico “Il viandante sul mare di nebbia” apre le porte a un viaggio affascinante attraverso la vita e le opere di questo straordinario artista.

Il viandante sul mare di nebbia, Friedrich

Nato nel 1774 a Greifswald, una pittoresca città sulle rive del Mar Baltico, Friedrich ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte romantica. La Germania, terra natale dell’autore, si prepara a onorare il suo contributo con oltre 160 eventi e grandi mostre in tutto il paese. L’anno di celebrazione inizia ufficialmente il 20 gennaio 2024 nella cattedrale di San Nicola a Greifswald, luogo del suo battesimo. Friedrich, pittore, grafico e disegnatore, ha creato opere intramontabili che catturano la suggestione della natura. La sua capacità di rappresentare paesaggi invernali, rovine avvolte dall’edera e il cielo tempestoso sopra il Mar Baltico ha reso le sue opere universalmente riconosciute. La Germania invita i viaggiatori a seguire le tracce di Friedrich, esplorando i luoghi che hanno ispirato il suo genio artistico. Sentieri come il “Sentiero Caspar David Friedrich” e il “Malerweg” offrono panorami mozzafiato e la possibilità di immergersi nella natura che ha ispirato il pittore romantico. Le celebrazioni includono imperdibili mostre nelle città chiave:

Amburgo: “Caspar David Friedrich – Art for a New Age”

Una retrospettiva tematica presso il Museo Kunsthalle di Amburgo, che espone circa 90 disegni e oltre 50 dipinti di Friedrich. La mostra esplora l’innovativo rapporto tra l’uomo e la natura nelle opere del pittore, con una sezione dedicata alla sua influenza sull’arte contemporanea.

Greifswald: Gli esordi artistici di Friedrich

La città natale di Friedrich, Greifswald, celebra con mostre come “Lifelines – A Walk in Drawings & Paintings” e “Places of Longing – Chalk Cliffs on Rügen and Greifswald Harbour.” Eventi come “Una giornata con Caspar David Friedrich” offrono un viaggio nel tempo.

Greifswald, Germania

Berlino: “Caspar David Friedrich – Infinite Landscapes”

Il Museo Alte Nationalgalerie di Berlino ospita una mostra che presenta circa 60 dipinti e 50 disegni provenienti da collezioni nazionali e internazionali, evidenziando il ruolo cruciale della galleria nella “riscoperta” di Friedrich.

Brandenburgertor, Berlino

Dresda: “Where It All Started”

Dresda, città in cui Friedrich visse per oltre 40 anni, dedica mostre sia alla sua opera pittorica che a quella grafica. Un omaggio completo alle radici del pittore.

Dresda, Germania

Un viaggio attraverso la Germania nel 2024 non solo offre l’opportunità di ammirare le opere di Caspar David Friedrich in prestigiose mostre, ma permette ai viaggiatori di immergersi fisicamente nei paesaggi che hanno ispirato uno dei maestri più significativi del Romanticismo tedesco.

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TOP 5 Milano: le 5 mostre imperdibili del 2024

Milano, città d’arte e di cultura, si prepara a regalare ai visitatori del 2024 un’esperienza straordinaria con cinque mostre imperdibili che spaziano dal genio di Rodin all’innovazione di Picasso. Preparatevi a un viaggio nel cuore dell’eccellenza artistica con questa guida alle mostre da non perdere.

1. “Rodin e la Danza” – Mudec

La mostra “Rodin e la Danza” al Mudec di Milano offre un affascinante viaggio attraverso una parte meno conosciuta della produzione di Auguste Rodin. Famoso per capolavori come “Il Pensatore” e “Il Bacio”, Rodin si ispirò alla danza all’inizio del Novecento, trasformando i movimenti e l’energia del corpo in opere d’arte. La serie dei “Mouvements de danse” rivela la maestria di Rodin nel catturare la grazia e la potenza dei ballerini. Un’occasione unica per esplorare il lato meno noto di questo genio della scultura.

Quando: 25 ottobre 2023 – 10 marzo 2024

Il pensatore, Rodin

2. “Francisco Goya: Tra Illuminismo e Romanticismo” – Palazzo Reale

La mostra dedicata a Francisco Goya presso Palazzo Reale in centro Milano è un’opportunità unica per immergersi nell’arte di uno dei più affascinanti pittori europei del periodo tra il Settecento e l’Ottocento. Da Madrid a Parigi, Goya ha attraversato epoche di grandi cambiamenti politici e culturali, lasciando un segno indelebile sulla storia dell’arte. Con opere che spaziano dai ritratti della nobiltà agli intensi dipinti della guerra d’Indipendenza spagnola, la mostra offre uno sguardo approfondito sulla versatilità e l’ingegno di questo maestro.

Quando: 31 ottobre 2023 – 3 marzo 2024

3. “De Nittis: Impressionismo e Verismo” – Palazzo Reale

Giuseppe De Nittis, pittore italiano dell’Ottocento, viene celebrato in una mostra a Palazzo Reale in centro a Milano. Un ribelle dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, De Nittis abbracciò le correnti dell’Impressionismo e del Verismo, ritraendo con maestria paesaggi, scene di vita urbana e ritratti. Con oltre cento opere provenienti da prestigiose collezioni, questa mostra offre un viaggio nella pittura di un artista che catturò l’essenza della vita moderna con uno sguardo originale e personale.

Quando: 24 febbraio – 30 giugno 2024

In una competizione cromatica dalla terra di Siena al variegato verde degli alberi, Giuseppe De Nittis nel quadro “Flirtation, Hyde Park” tratteggia in primo piano, un uomo che corteggia una dama in abiti eleganti. Con un tocco veloce, luminoso ed impressionista, il pittore narra un momento di svago mentre alcuni spettatori assistono ad una corsa di cavalli sullo sfondo. Tecnica: Olio su Tela, 33 x 43 cm, Collezione privata, Napoli, courtesy Enrico Gallerie d’Arte

4. “Cézanne e Renoir: Dialogo tra Impressionismo e Modernità” – Palazzo Reale

La mostra “Cézanne e Renoir” a Palazzo Reale presenta una straordinaria selezione di opere provenienti dai musei parigini d’Orsay e dell’Orangerie. Attraverso il confronto tra Paul Cézanne e Auguste Renoir, due giganti dell’Impressionismo, la mostra offre una prospettiva unica sulla rivoluzione artistica di questo periodo. Esplorate i soggetti condivisi dai due maestri, dalle nature morte alle bagnanti, e comprendete l’influenza che hanno avuto sulle avanguardie del Novecento.

Quando: 19 marzo – 30 giugno 2024

Provencal landscape, France, showing Mont Ste Victoire, from the same spot in Aix-en-Provence where Cezanne painted the same landscape as it was in the 19th century

5. “Picasso, lo Straniero” – Palazzo Reale

La mostra dedicata a Picasso a Palazzo Reale offre uno sguardo inedito sull’artista spagnolo. Attraverso oltre ottanta opere, tra dipinti, sculture, disegni e altro, la mostra esplora temi sociali cari a Picasso come l’immigrazione e le relazioni personali. La condizione di “straniero” di Picasso a Parigi ha influenzato profondamente la sua identità e la sua produzione artistica. Questa esposizione offre una visione intima di uno degli artisti più influenti del XX secolo.

Quando: 20 settembre 2024 – 2 febbraio 2025

 

Preparatevi a vivere un’esperienza artistica straordinaria durante il vostro soggiorno a Milano nel 2024, dove l’arte e la cultura si fondono per creare un viaggio indimenticabile. Seguite la nostra rubrica weekend in arte per tutticgli eventi culturali del 2024!

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Un weekend d’arte al mese: ecco i 12 TOP del 2024

Il 2024 si prospetta come un anno ricco di opportunità per gli amanti dell’arte e della cultura, con una serie di destinazioni straordinarie in Italia che offrono esperienze uniche. Questo itinerario artistico promette di trasportare i viaggiatori in un affascinante viaggio attraverso secoli di storia, architettura e creatività. Scopriamo insieme le 12 tappe imperdibili da includere nei tuoi weekend del 2024. Come? Lo abbiamo chiesto alla redazione, a validi esperti e a illustri firme* di Weekend Premium, che da sempre promuove le eccellenze scegliendo le destinazioni migliori. Abbiamo letteralmente “messo ai voti” alcune mete della nostra bella Penisola: ecco i 12 TOP Weekend d’arte del 2024, uno per ogni mese.

*Hanno votato i TOP Weekend (in ordine alfabetico): Rosanna Bianchi Andreotti, Benedetta d’Argenzio, Francesca Binfaré, Marina Cioccoloni, Damiano De Crescenzo, Giovanna Ferrari, Manuela Fiorini, Antonio Marangi, Beba Marsano, Giuseppe Ortolano e Cesare Zucca.

1. AOSTA, COGNE E GRAN PARADISO (VALLE D’AOSTA)

Se amate la montagna, la storia e gli spazi verdi, o innevati in inverno, regalatevi nel 2024 un weekend in Valle d’Aosta. Dedicate il primo giorno per vedere Aosta, la “Roma delle Alpi”, suo primo nome latino, essendo stata fondata dai Romani nel 1158 a.C. in posizione strategica per accedere alla Via delle Gallie. Tantissime le vestigia romane da ammirare in città, su cui spicca l’Arco di Augusto, del 25 d.C. Impossibile non notare poi la Porta Pretoria, ingresso orientale alla città, e l’anfiteatro romano sono testimoni della sua antica grandezza. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, con i suoi affreschi e opere d’arte, aggiunge un tocco di spiritualità al tuo weekend. Per un’esperienza completa, passeggiare per il centro storico è un viaggio nel tempo tra case medievali e botteghe artigianali.

Splendido anche il Criptoportico forense, nell’area del foro romano, che congiungeva il tempio di Auguro e quello dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Superbo il Teatro Romano, oggi inglobato nel Monastero delle Suore di Santa Caterina. Cuore dello shopping è invece la centrale Piazza Cavour, con negozi e locali. Alle spalle della piazza, si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista. Tra i musei da non perdere, invece, c’è il MAR – Museo Archeologico, insieme all’Area Megalitica. Da Aosta spostatevi poi nel delizioso paese di Cogne, a circa 40 minuti dal capoluogo, porta di Accesso al Parco Nazionale del Gran Paradiso.

2. AQUILEIA E GRADO (FRIULI VENEZIA GIULIA)

 Aquileia e Grado, patrimonio mondiale dell’UNESCO, sono gemme nascoste nel nord-est dell’Italia. Aquileia, con i suoi maestosi mosaici romani, è una finestra aperta sul passato, è una delle mete da mettere in lista per un weekend nel 2024. Con Ravenna e Brescia, Aquileia è il più importante sito archeologico dell’Italia settentrionale. La sua storia è veramente tutta da scoprire. Fondata nel 181 a.C. dai Romani come colonia militare, è diventata presto una delle principali città dell’Impero, grazie alla sua posizione strategica sulle rive del fiume Natisone, che all’epoca era navigabile, e a pochi chilometri dal mare. Fulcro del sito UNESCO è il foro romano con la splendida Basilica.

Da non perdere il Porto Fluviale, uno degli esempi meglio conservati nel mondo romano. Tra i Musei da non perdere c’è poi il Museo Archeologico Nazionale, che racconta la storia della città dalla sua fondazione. Durante una visita ad Aquileia, poi, imprescindibile un assaggio del Prosciutto di San Daniele Dop. Tra gli altri prodotti tipici c’è anche il salam tal aset, un salame fresco cotto nell’aceto e nelle cipolle. A 14 km da Aquileia si trova poi la bellissima Grado, con le sue spiagge e gli sport acquatici, ma bella anche in inverno con i suoi presepi galleggianti. 

3. CASERTA CON LA REGGIA E SAN LEUCIO (CAMPANIA)

Se non ci siete ancora stati, Caserta vale certamente un weekend nel 2024. La città infatti ha molto da offrire, a partire dalla celeberrima Reggia, a cui dedicare un’intera giornata. Gareggia in bellezza con la famosa reggia di Versailles ed è un inno al Barocco, al Neoclassico e alla sontuosità, tempio dell’arte e della bellezza con gli splendidi Giardini Reali e i parchi del complesso Vanvitelliano.

Tuttavia, lasciati gli sfarzi della reggia borbonica, vale la pena dedicare il secondo giorno alla visita di Casertavecchia, che dista circa 10 km da Caserta, splendido borgo medievale di origine longobarda. Qui, Pier Paolo Pasolini ambientò il suo Decameron, nel 1971. Si trova a 400 metri di altezza alle pendici dei Monti Tifanini e si presenta come un dedalo di case e antichi palazzi, sovrastati dal campanile del Duomo e dalle vestigia del suo castello. Un’altra frazione di Caserta che vale una visita è San Leucio, a 3,5 km dal centro. Nata come città utopistica, fondata da Ferdinando IV di Borbone per ritirarsi dalla vita di corte dopo la morte del primogenito, rispettava criteri urbanistici rigorosi, con case dotate di servizi igienici e acqua corrente. Qui c’era anche una fiorente produzione industriale di seta, apprezzata in tutto il mondo. Anche oggi, si può vedere quello che resta del setificio.

4. CASTELSARDO (SARDEGNA)

Situata sulla costa nord della Sardegna, Castelsardo è un affascinante borgo medievale con una vista spettacolare sul Mar Mediterraneo. In posizione superba al centro del golfo dell’AsinaraCastelsardo è splendida città per un weekend d’arte (da vedere la smagliante pala del Maestro di Castelsardo nella concattedrale di Sant’Antonio Abate), famosa nel mondo per i riti della Settimana Santa, una tradizione secolare, portata avanti dalla confraternita di Santa Croce fin dal XVI secolo.

Giornata cruciale è quella del lunissanti, durante la quale si effettua un affollato pellegrinaggio alla vicina basilica di Tergu. Castelsardo si distingue per una cucina spiccatamente di mare. Fiore all’occhiello l’aragosta e il tipico Sa Cassola, una zuppa di pesce del golfo. Tutto da accompagnare con un buon Vermentino di Sardegna.

 5. LUCCA (TOSCANA)

Lucca, circondata da mura cinquecentesche perfettamente conservate, è una destinazione toscana ricca di arte e cultura. Nel 2024 Lucca celebra i cent’anni della morte del suo concittadino più celebre, Giacomo Puccini, con un fitto calendario di eventi. È quindi l’occasione giusta per un weekend nella città toscana, che quest’anno si è anche aggiudicata l’Oscar Italiano del Cicloturismo, assegnato alle ciclovie e alle città che promuovono il turismo sostenibile per la Ciclopedonale Puccini, lunga 58 km, che collega Lucca a Torre del Lago.

Ma Lucca colpisce anche per il suo impianto urbano, la sua arte e i suoi monumenti, tra cui l’anfiteatro romano del I sec. d.C, la Cattedrale di San Martino e i suoi tesori, tra cui la reliquia del Volto Santo, custodita in un tempietto nella navata sinistra. Nella sagrestia, invece, si trova una delle opere più famose di Jacopo della Quercia, il Sarcofago di Ilaria del Carretto. Da non perdere poi una visita al Museo dell’antica zecca, all’Orto Botanico e, naturalmente, alla Casa Museo di Giacomo Puccini, in cui il compositore visse fino a 22 anni. Noleggia una bicicletta e percorri il perimetro delle mura per una vista panoramica della città.

6. MANTOVA E SABBIONETA (LOMBARDIA)

Entrambe Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Mantova e Sabbioneta hanno fatto parte dei domini della potente famiglia dei Gonzaga e si possono visitare entrambe in un weekend. Fondate secondo l’ideale di “città perfetta rinascimentale” hanno visto alternarsi i più grandi artisti del suo tempo, tra cui Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna e Giulio Romano. Mantova è anche la città natale del poeta Virgilio (è infatti di origine romana).

Un itinerario ideale parte da Ponte San Giorgio per poi arrivare nel cuore della città, il centro storico e ammirare, la Rocca di Sparafucile, il Castello di San Giorgio con la Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna. In Piazza Sordello si affacciano lo splendido Duomo e il maestoso Palazzo Ducale, simbolo della potenza della famiglia Gonzaga. Di fronte, si trova il più modesto Palazzo Bonacolsi, abitazione signorile dei primi signori di Mantova. Imperdibile, invece, la visita a Palazzo Te, una delle più belle ville italiane capolavoro di Giulio Romano. 

Sabbioneta, la piazza

Dedicate il secondo giorno alla visita di Sabbioneta, accedendovi da Porta Vittoria o da Porta imperiale. Arrivate a Piazza Ducale per ammirare la facciata del Palazzo Ducale, fulcro della vita politica di Vespasiano Gonzaga. Da non perdere, infine, le delizie della cucina mantovana, tra cui il risotto alla pilota, i tortelli di zucca, gli agnoli, i tortelli amari, il bollito accompagnato dalla celebre mostarda, il cotechino e la torta sbrisolona.

7. MATERA (BASILICATA)

Matera, con i suoi caratteristici sassi e le grotte scavate nella roccia, è una delle destinazioni più affascinanti d’Italia. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, Matera offre un’esperienza unica nel suo genere. Dedicare un weekend a Matera significa visitare la terza città più antica del mondo. La città della Basilicata, infatti, si piazza al terzo posto, con 10 mila anni di storia, dopo Aleppo, in Siria, che ne ha 13 mila, e Gerico, in Cisgiordania, che ne ha 12 mila. Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è famosa per i suoi Sassi, su cui il sole si riflette meravigliosi giochi di luce a ogni ora del giorno.

Colpisce il colpo d’occhio di questa città unica, scavata nel tufo e che si sviluppa lungo i pendii della Gravina, una valle profonda. Oggi, tra i Sassi si possono ammirare residenze, locali, botteghe artigiane ristrutturate. Incamminatevi nella zona più antica, costituita dai rioni di Sasso Barisano Sasso Cavernoso, divisi dal Colle della Civita. Qui si trovano il Duomo, le chiese scavate nel tufo, tra cui la Chiesa di San Giovanni e di San Domenico, le più antiche. Lungo “Il Piano” si sviluppa invece la città nuova, con i rioni più moderni ed eleganti. Non mancate di fermarvi ad ammirare il tramonto.

8. PAESTUM (CAMPANIA)

Paestum, antica città greca, è celebre per i suoi tre maestosi templi dorici. Un weekend a Paestum, da mettere in calendario in primavera vuol dire regalarsi un tuffo nella storia. Nota anche come Pesto, fino al 1926, la città è stata fondata dai coloni Achei nel VI secolo a.C.  La sua storia, tuttavia, continua ancora oggi, poiché offre la possibilità di visite archeologiche che ne testimoniano la sua unicità. In particolare è possibile ammirare zone sacre, come il santuario settentrionale e meridionale, ma anche il Foro d’epoca romana (l’antica agorà greca) con le sue strutture pubbliche, l’area abitativa, l’area termale e le mura difensive.

Il museo invece è organizzato in sezioni diverse che, tramite racconti ed immagini, raccontano la storia di Paestum a partire dall’età preistorica e protostorica, la Poseidonia d’epoca greca per poi finire con la colonia romana. Inoltre è possibile ammirare le metope arcaiche del favoloso Tempio di Hera collocate presso la foce del Sele.

9. PESARO (MARCHE)

Affacciata sull’Adriatico, coniuga la bellezza artistica con la splendida costa marchigiana. Pesaro, patria di Gioacchino Rossini, Città creativa per la musica Unesco, è Capitale italiana della cultura, teatro per tutto il 2024 di un cartellone di circa mille eventi (perfetto per tutti i weekend d’arte in programma). Due su tutti? Il Rossini Opera Festival in una super edizione e la mostra evento su Federico Barocci ai Musei Civici, scrigno della Pala di Pesaro di Giovanni Bellini.

Un capolavoro del Rinascimento maturo, che incanta per le misure monumentali, il minuzioso lavoro di carpenteria, l’impalcatura prospettica, la luce di una pittura capace di trasformare in smalto i colori. Da vedere, ancora, il Museo nazionale Rossini, che racconta il grande compositore in chiave multimediale, e Villa Imperiale, progettata da Gerolamo Genga e decorata, tra gli altri, da Bronzino e Dosso Dossi per gli svaghi estivi di Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino.

10. SPELLO (UMBRIA)

Un borgo medievale immerso tra colline verdi, è noto per la sua bellezza e tranquillità. Un weekend a Spello, splendido borgo dell’Umbria, in  provincia di Perugia, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, consente di unire arte, storia e gusto. Il periodo migliore? La nona domenica dopo Pasqua per assistere alla celebre Infiorata del Corpus Domini, un evento molto suggestivo per il quale il borgo umbro è famoso in tutta Europa.

Durante la notte, gli infioratori tappezzano le vie del centro storico di tappeti floreali per consentire a tutti di ammirarli fin dal mattino successivo. Durante la visita, entrate dalla grandiosa Porta Consolare e percorrete i suggestivi vicoli, ammirando scorci e panorami, e fermandovi per ammirare i beni artistici, come la chiesa Santa Maria Maggiore con affreschi del Pinturicchio, Sant’Andrea e San Lorenzo. Uscendo da Porta Venere, poi, si ammirano le belle Torri di Properzio. Da non perdere i piatti della tradizione, tra cui gli gnocchi di patate al sugo d’oca, gli strangozzi al tartufo nero e la Torta al Testo, di antica origine romana.

11. TORINO (PIEMONTE)

Torino, città elegante e raffinata, è un paradiso per gli amanti dell’arte e circondata dalle Alpi, offre un mix irresistibile di cultura, storia e gastronomia. Compie duecento anni il Museo Egizio di Torino, nella top 10 delle attrazioni turistiche più amate d’Italia. Per il bicentenario si presenta con un nuovo look, che riempie d’orgoglio questa superba città d’arte, che brulica di musei d’eccezione meno mediatici e tutti da scoprire. Esempi? La Galleria Sabauda, pinacoteca con collezioni da capogiro.

Il Museo Civico in Palazzo Madama, 70mila opere dall’Alto Medioevo al Barocco, tra cui quel Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, vertice della ritrattistica rinascimentale. La Biblioteca Reale, custode di un corpus inestimabile: ben tredici fogli autografi di Leonardo da Vinci, tra i quali il celeberrimo Autoritratto, e un manoscritto, il Codice sul volo degli uccelli.

12. URBINO (MARCHE)

Urbino, città natale di Raffaello, è un gioiello rinascimentale. In pieno centro storico, per esempio, si trova l’Oratorio di San Giovanni con il suo meraviglioso ciclo di affreschi quattrocenteschi, opera dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino, tra gli interpreti più importanti del tardo gotico marchigiano. A circa 2 chilometri da centro, in piena campagna, sorge invece la Chiesa di San Bernardino, chiamata anche Mausoleo dei duchi, poiché destinata ad accogliere le spoglie di Federico da Montefeltro.

Si ritiene che sia il risultato della collaborazione tra Giorgio Martini e Bramante, di cui tipico è lo stile semplice all’interno della struttura. Gli amanti della tavola adoreranno essere avvolti da pietanze ricche di funghi e tartufi. Ma sappiate che il prodotto tipico locale è la crescia, una specie di piadina da accompagnare con il Salame di Montefeltro, con il Prosciutto di Carpegna, con il pecorino di fossa e, soprattutto, con la Casciotta, un pecorino D.O.P. di origini antiche molto apprezzato anche da Michelangelo.

Questo itinerario artistico attraverso l’Italia nel 2024 promette non solo di soddisfare la tua sete di bellezza artistica ma anche di immergerti in viaggi di storia, cultura e autenticità. Ogni tappa offre un’esperienza unica, un viaggio attraverso i secoli che ti lascerà con ricordi indelebili e una profonda connessione con il patrimonio artistico italiano. Preparati a essere affascinato, ispirato e a vivere un’avventura culturale senza pari. Buon viaggio!

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Una mostra per scoprire una Cina più vicina

Di Giovanna Ferrari

Si è chiusa a Milano la mostra Cina. La nuova frontiera dell’arte, in collaborazione con vari enti italiani e cinesi. Con circa 150 opere di oltre cento artisti, è la più grande mostra mai organizzata in Italia sull’arte cinese contemporanea e speriamo che altre città italiane abbiano presto l’occasione di vederla. È stato un privilegio visitarla guidati da chi l’ha voluta e curata, Vincenzo Sanfo, il massimo esperto dei contatti artistici tra Italia e Cina, che è presidente del “Centro Italiano delle Arti e la Cultura” di Torino, nonché consulente per il governo cinese relativamente all’arte occidentale.

Un privilegio e una sorpresa perché, anche se la comunità cinese è ben presente in Italia, gli scambi culturali tra i nostri due popoli sono ancora piuttosto superficiali e riguardano soprattutto il passato: la ceramica bianco-azzurra del periodo Ming, i paesaggi ad acquerello, l’esercito di terracotta di Xi’an.

Invece esiste da decenni un’arte cinese nuova, modernissima nelle forme e nel linguaggio, in dialogo continuo con la tradizione nei soggetti e nei materiali, che alimenta un rigoglioso collezionismo locale ma che negli ultimi anni ha conquistato, oltre che il mercato artistico, alcuni “santuari” internazionali come le Biennali di Venezia, il Moma, il Guggenheim. Se in tutti i campi il repentino sviluppo cinese ci interpella e ci riguarda, direttamente o indirettamente, vale la pena volgere uno sguardo curioso anche alla sua arte.

Con Vincenzo Sanfo, ideatore e organizzatore della mostra

Alla Fabbrica del Vapore, sede della mostra, Vincenzo Sanfo ci ha accompagnato in un velocissimo viaggio per immagini che, partendo dalla fine del Celeste Impero, passa nel giro di pochi decenni, come in un film accelerato, attraverso tutte le esperienze della cultura visiva cinese contemporanea. L’esposizione si articola in cinque sezioni: la Cina dell’Ultimo Imperatore Pu Yi, deposto definitivamente nel 1945; Mao e la rivoluzione culturale (1966-76); una sezione dedicata all’antica arte della Calligrafia, la Pittura a inchiostro e infine la “nuova Pittura” che presenta opere degli ultimi decenni.

Realismo socialista (anni ’70)

Abbandonata la tradizione, che produceva un raffinatissimo artigianato, la nuova arte rivoluzionaria (ricordiamo che la Repubblica popolare nasce nel 1949) si evolve in fretta, passando dalla fase del realismo socialista degli anni iniziali allo sperimentalismo della rivoluzione culturale (1966-76). La figura di Mao tuttavia continua a dominare anche il panorama successivo, declinata in forme Pop.

Ma Han, Art for people white 1 (2007, scultura in fibra di vetro, vernice e chicchi di riso)

Tuttavia molti artisti hanno scelto negli ultimi decenni di recuperare le antiche tecniche e generi della scrittura calligrafica o gli acquerelli di paesaggio, dipingendo enormi tele a inchiostro, che hanno riscosso molto successo presso l’ampia, affluente borghesia cinese: si è creato rapidamente un vasto mercato di opere con un forte richiamo alla tradizione nazionale, rivisitata e ingigantita.

Raffaele d’Argenzio, direttore di Weekend Premium, davanti a un esempio della pittura a inchiostro di paesaggio

Accanto a queste forme d’arte troviamo sculture e molti dipinti a olio (una tecnica introdotta recentemente in Cina), astratti e figurativi, che sperimentano stili e moduli espressivi in dialogo con l’Occidente: sulla scia della Pop Art occidentale, abbiamo le correnti del cosiddetto Pop-cinico e del più gradevole Pop – ludico: vale la pena ricordare, tra le moltissime suggestioni visive offerte da queste sale, le grandi tele di Xu de Qi con giovani belle e sicure di sé in marcia verso il futuro, che uniscono provocatoriamente il passato e il presente.

Ritratti pop

Infine, non si possono tralasciare le straordinarie invenzioni della poliedrica artista Zhang Hong Mei, nata nel 1973 e ormai notissima in tutto il mondo. Zhang Hong Mei, pur specializzata in disegno tessile, spazia dalla videoarte alla scultura, trasformando con grande libertà elementi e tecniche della tradizione in un’esplosione di colori.

Xu De Qi, Beauty and the Beast, olio, 2018

Nelle ultime sale della Fabbrica del Vapore possiamo ammirare tra l’altro le sue teste dei guerrieri di Xi’an, in bronzo ricoperto di stoffe colorate, e immensi arazzi realizzati con stoffe incollate a strati, secondo l’antica arte cinese delle carte ritagliate, a rappresentare paesaggi urbani nobilitati dalla sua maestria.

Zhang Hong Wei, XI ‘An Warriors, 2017 (bronzo e tessuto)

Grazie a iniziative come queste, attraverso il linguaggio universale dell’arte, la Cina può diventare davvero più vicina.

Zhang Hong Wei, durante la Biennale di Venezia (2015)

 




Al Pompei Street Festival protagonisti anche musica e cinema

Non sono Street Art nella terza edizione del Pompei Street Festival, la grande festa dell’arte di strada che si tiene fino al 2 luglio in via Sacra, Piazza Bartolo Longo, via Lepanto, Piazzale Schettini e presso il Parco Archeologico e il Parco Fonte Salutare.

Le tematiche Resilienza e Armonia, che quest’anno stanno ispirando la creatività dei 23 street artists provenienti da tutto il mondo per le loro splendide opere, che animeranno le vie del centro e decoreranno gli edifici della cittadina, hanno coinvolto anche grandi esponenti della musica e del cinema che saranno presenti alla kermesse.

Cinema: 150 corti e docufilm in concorso

Il ricchissimo programma, infatti, include anche altre forme di arte, come cinema e musica, ma anche mostre e workshop. Il filo conduttore sono le tre A: Archeologia Ambiente Arte e ad esse è dedicato il concorso internazionale di corti e docufilm del Pompei Street Art Festival 2023. Sono ben 150 le opere in concorso che, sotto la supervisione del filmmaker Egidio Carbone Lucifero saranno visionate dai giurati e dal pubblico, che dovrà decretare il vincitore.

Tra i lavori in gara, c’è anche il documentario della regista americana Katie Cleary dal titolo “Why On Earth”, un lungometraggio di 75 minuti con la partecipazione straordinaria della leggenda del cinema Clint Eastwood.

La premiazione è in programma venerdì 30 giugno all’interno del Museo Temporaneo d’Impresa di Pompei, in piazza Bartolo Longo, sancirà la vittoria finale. Durante la serata sarà anche assegnato un riconoscimento Enzo Moscato speciale con il premio alla carriera al drammaturgo napoletano Enzo Moscato e la menzione speciale al regista ucraino Stanislav Konoplov per il cortometraggio “How are you?”

Musica per tutti i gusti

Per quanto riguarda invece la musica il Pompei Street Festival punta sulla trasversalità, rivolgendosi a diverse generazioni e gusti musicali. Sul palcoscenico, in ordine di data, saliranno Frankie Hi-NRG (30 giugno ore 21.30), i Planet Funk (1° luglio, ore 22.00). Raiz, interprete nella serie tv di successo dal titolo Mare Fuori (Don Salvatore Ricci) e che ha realizzato la colonna sonora della fortunata produzione dalla Rai già disco di platino, omaggerà lo storico cantautore Sergio Bruni (2 luglio, ore 21.30). I concerti, gratuiti, animeranno le serate del festival in piazzale Schettini. Tutte le sere DJ Set accompagneranno, prima dei concerti, le notti pompeiane.

INFO: www.pompeistreetfestival.it




AFRICA 1:1 a Ca’ Pesaro in un viaggio alla scoperta dell’Africa

La nostra rubrica d’arte torna con un evento che vi porterà con vista e cuore in un luogo tanto lontano quanto caldo e accogliente: l’Africa. A Venezia infatti, nella meravigliosa Ca’ Pesaro, la mostra l’Africa 1:1 Lab ospiterà cinque giovani artisti provenienti da Kenya, Uganda, RDC e Zimbabwe. La residenza culminerà in una grande mostra site-specific, che sarà inaugurata il 20 maggio 2023. Il progetto si svolge in concomitanza con la XVIII Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, a cura di Lesley Lokko. Gli artisti partecipanti sono Option Nyahunzvi (n. 1992 Zimbabwe), Pamela Enyonu (n. 1985 Uganda), Alexandre Kyungu (n. 1992 RDC), Maina Boniface (n. 1987 Kenya) e Ngugi Waweru (n. 1987 Kenya). La residenza ha lo scopo di ispirare curiosità, creatività e apprendimento tra gli artisti, fornendo loro l’accesso alla vasta collezione d’arte di Ca’ Pesaro. Attraverso la risposta contemporanea degli artisti, il progetto mira a incoraggiare nuovi scambi culturali e il dialogo a Venezia. Ecco una breve presentazione degli artisti che saranno protagonisti di questo meraviglioso progetto:

Option Nyahunzvi (b. 1992, Zimbabwe)

Option Dzikamai è nato ad Harare, Zimbabwe, nel 1992, ed è cresciuto a Rusape, Zimbabwe. Ha iniziato a disegnare in tenera età e presto ha sviluppato una versatilità che gli permette di esprimersi elegantemente quando stampa, dipinge o usa mezzi misti. L’artista è interessato all’impatto della tecnologia sulla gioventù urbana nelle township e il suo linguaggio visivo introduce un dialogo sull’attuale Zimbabwe, la sua tradizione e cultura, le difficoltà e una qualità di magia naturale che permea la vita personale dei suoi abitanti.

AFRICA 1:1 a Ca’ Pesaro in un viaggio alla scoperta l'Africa
Participating artist in the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First. Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw

 

Pamela Enyonu (n. 1985, Uganda)

Pamela Enyonu è nata nel 1985 a Kampala, in Uganda, dove attualmente vive e lavora. Lo stile di Pamela si ispira alle storie, ai materiali e al processo che serve per trasformarli in opere d’arte. Le sue opere presentano una qualità tattile e tridimensionale che ha riccamente stratificato le texture esplorando narrazioni su genere, identità, empowerment e consapevolezza di sé. Pamela è particolarmente interessata alle esperienze “non abbandonate” che occupano l’intersezione di empowerment, salute mentale e identità. Si impegna continuamente con le diverse comunità attraverso collaborazioni, workshop e seminari. Recentemente, alcune delle ultime opere di Pamela sono state acquisite da Africa First e sono diventate parte della sua collezione privata di arte africana contemporanea.

AFRICA 1:1 a Ca’ Pesaro in un viaggio alla scoperta l'Africa
Participating artist in the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First.
Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw


Alexandre Kyungu (n. 1992, RDC)

Alexandre Kyungu Mwilambwe è nato nel 1992 a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, dove attualmente vive e lavora. Ha studiato arte all’Accademia di Belle Arti di Kinshasa, è co-fondatore di Vision Total Group e lavora in collaborazione con Kin Art Studio (KAS). Kyungu combina pittura, disegno, scultura e installazione nella sua pratica artistica. Il suo mezzo preferito è la “porta” che, per lui, è sinonimo di apertura, incontro e scoperta in una società sempre più universale. Il suo lavoro è costruito intorno a domande relative allo spazio urbano, esplorando i parallelismi tra mappatura urbana e scarificazione del corpo. Il suo lavoro funziona come un “saggio cartografico”, in cui cerca di costruire un mondo nuovo e globale fondendo e giustapponendo le mappe di diverse città. È un modo per lui di interrogarsi sulla città, di cancellare i confini tra i popoli, e dare vita ad un unico territorio nell’immaginario spazio della sua opera.

AFRICA 1:1 a Ca’ Pesaro in un viaggio alla scoperta l'Africa
Participating artist the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First.
Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw

Maina Boniface (n. 1987, Kenya)

Maina Boniface è nato nel 1987 a Nanyuki, in Kenya, e attualmente vive e lavora a Nairobi. Maina è un artista curioso che ha iniziato come un creatore barella-bar per gli artisti per sostenere la sua carriera artistica. Il suo lavoro, dal 2009, è stato figurativo e si è evoluto nella ricerca di affrontare vari temi: la satira sociale-politica, la musica, i conflitti nel comportamento umano e la salute mentale. Si ispira alle reazioni umane e ai suoi incontri quotidiani, che mostra con le sue figure surrealiste, e attualmente sta sperimentando una combinazione di astrattismo e surrealismo. Le figure e le forme nel suo lavoro sono distorte, a volte esagerate per sposare l’umore che trasuda l’opera. La curiosità di conoscere e cercare di capire come le cose e le persone coesistono fa emergere un percorso di discussione tra l’opera e lo spettatore, lasciando così un senso dell’indefinito e spazio per ulteriori interpretazioni. Anche se un artista solitario, lavora prevalentemente con acrilici, anche se non è timido di esplorare altri mezzi per affrontare temi di interesse e tecniche. 

AFRICA 1:1 a Ca’ Pesaro in un viaggio alla scoperta l'Africa
Participating artist the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First.
Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw

Ngugi Waweru (n. 1987, Kenya)

Ngugi Waweru è un artista multimediale nato nel 1987 a Mukuru, Kenya, ma è cresciuto a Nairobi, dove attualmente vive e lavora. A differenza della maggior parte degli artisti, che catturano la loro attitudine artistica negli anni della scuola primaria, Ngugi è un artista autodidatta che lavora principalmente con stampe xilografiche e pittura mista su tela. Ha sperimentato con l’arte solo dopo aver osservato i suoi amici che si erano già laureati in un college d’arte praticando l’arte. Avendo già coltivato una passione e un’abilità in arte, Waweru ha deciso di abbracciarlo a tempo pieno. Cresciuto nel più grande insediamento informale di Nairobi, Ngugi si è aggrappato all’arte come recluso dal crimine della droga e dalla disoccupazione. Insieme ai suoi amici, fondò il collettivo Wajukuu Arts attraverso il quale insegna ai giovani dell’insediamento fino alla data.

AFRICA 1:1 a Ca’ Pesaro in un viaggio alla scoperta l'Africa

Participating artist the Africa 1:1 Lab. Courtesy of AKKA Project e Africa First.
Credits: Chris Dennis Rosenberg Kimbugw

L’Africa è un paese che noi di Weekend Premium amiamo, a cui non a caso è dedicata una poesia vincitrice del nostro concorso “Poesie di viaggio“. Si intitola “Finis terrae” ed è stata scritta Tiziana Monari: un emozionante affresco dell’Africa, delle sue notti tempestate di stelle, dei suoi paesaggi tratteggiati dalle linee sinuose delle dune nel deserto, delle sue genti dalla cultura affascinante, così lontana dalla nostra. Vi invitiamo a leggerla per potervi immergere con la fantasia nei caldi ed emozionanti paesaggi d’Africa.




Un weekend a Milano con Andy Warhol

Un’occasione per un weekend a Milano. La bella mostra “Andy Warhol. La pubblicità della forma”, che si può visitare fino al prossimo 26 marzo alla Fabbrica del Vapore, in via Procaccini 4. In esposizione più di 300 opera, suddivise in sette aree tematiche, che documentano l’evoluzione di un’artista che ha profondamente cambiato, rinnovandolo, la storia dell’arte mondiale, influenzando gli artisti venuti dopo di lui.

La “Art Car” una BMW M1 dipinta da Warhol nel 1979, in mostra a Milano

La ripetizione come forma d’arte

“Ogni cosa ripete se stessa. È stupefacente che tutti siano convinti che ogni cosa sia nuova, quando in realtà altro non è se non una ripetizione”, diceva Andy Warhol, nato nel 1928 a Pittsburg e trasferitosi dopo la laurea a New York, città che amò profondamente. Qui trasforma il suo nome, Warhola, di origine polacca, in Warhol. Negli anni Sessanta entra nello sfavillante mondo della pubblicità, lavorando per prestigiose riviste, tra cui “The New Yorker”, “Glamour” e “Vogue”.

Andy Warhol ritratto da Jack Mitchell

È in questo periodo che ha l’intuizione geniale che lo renderà ricco e famoso: la ripetizione di un’immagine più volte, con lo scopo di farla entrare nella mente del pubblico, e simboleggiare il consumismo e la fruibilità dell’arte. La sua prima opera “Monna Lisa” è ripetuta ben trenta volte attraverso una tecnica di serializzazione che utilizza un impianto serigrafico e gli consente di cambiare i colori. Tecnica e stile che saranno il suo marchio di fabbrica.

La Monna Lisa secondo Warhol

Ma Warhol fa di più. Estrapola e svuota dal loro contesto oggetti comuni e li trasforma in opere d’arte, come la celebre serie del 1962 Campbell’s Soup Cans, che conta 32 tele di piccole dimensioni, raffiguranti una zuppa in lattina, che nello stesso anno vengono esposte alla Ferus Gallery di Los Angeles.

La celebre Campbell’s Soup

I celebri ritratti

Alla Fabbrica del Vapore si possono ammirare anche alcuni dei celebri ritratti di personaggi famosi, che facevano a gara per diventare opere di Warhol. Da Marilyn Monroe, la cui versione con sfondo oro, la Golden Marilyn, è conservata al MoMa di New York, ma anche Mao Zedong, Che Guevara, Michael Jackson, Elizabeth Taylor, Liza Minnelli, Gianni e Marella Agnelli, Marlon Brando, Elvis Presley e principesse e regine, da Elisabetta II d’Inghilterra a Lady Diana, da Grace Kelly a Margherita II di Danimarca.

Le Brillo Box

Tra le opere che contribuirono a proiettare Andy Warhol nell’Olimpo delle celebrità ci sono le Brillo Box, attraverso le quali l’artista riuscì a valorizzare gli anni Sessanta e le nuove forme di comunicazione di massa. Si tratta di sculture del tutto simili alle scatole di pagliette saponate Brillo, che tutti potevano trovare nei supermercati. La versione di Warhol, invece, fu realizzata da una falegnameria e i bordi delle scatole furono serigrafati dall’artista e dai suoi assistenti con le etichette originali.

Le Brillo Box catturarono l’attenzione e l’entusiasmo di Arthur Danto, celebre filosofo dell’arte, che in esse ci vide la sintesi di un periodo storico, gli anni Sessanta. La consacrazione avvenne durante la personale dell’artista, nel 1964, alla Stable Gallery di New York. In quell’occasione, Warhol scelse di disporre le Brillo Box tutte in fila e una sull’altra, esattamente come in un supermercato, creando arte nell’arte partendo da un oggetto comune.

Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta

Alla mostra si possono ammirare anche dipinti originali, serigrafie storiche, disegni, polaroid, fotografie e altri cimeli, come le cover originali di dischi e riviste disegnate e autografate da Warhol, attraverso un viaggio temporale che dagli anni Cinquanta, attraversa gli anni Sessanta, quelli della sua consacrazione, gli anni Settanta, in cui diventerà “The society artist”, fino agli anni Ottanta, quando Andy Warhol si propose come il “padre spirituale” di una nuova generazione di artisti, da Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, ma realizzerà anche nuove sperimentazioni, tra novità e omaggi al passato. L’artista è scomparso nel 1987, a 58 anni, in seguito a un’operazione alla cistifellea per un’infezione non curata.

La mostra Andy Warhol. La pubblicità della forma è curata da Achille Bonito Oliva con Edoardo Falcioni per Art Motors, partner di BMW.

INFO

Orario: la mostra è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 19,30. Sabato, Domenica e festivi dalle 9,30 alle 20,30. Ingresso: €12., www.fabbricadelvapore.org




Al MVSA di Sondrio la mostra “Poetica degli affetti”

Se vi trovate nella splendida Sondrio, nel cuore della Valtellina, per trascorrere un weekend, non dimenticate di visitare la Mostra “Poetica degli affetti. Pittura italiana tra Ottocento e Novecento“, che sarà in esposizione al MVSA fino al 14 novembre presso il MVSA, il Museo Valtellinese di Storia e Arte.

Sono gli affetti, nella loro accezione più intima, il tema centrale della mostra, incentrata su 5 capolavori che ben rappresentano uno spaccato di cultura figurativa italiana attraverso alcuni dei suoi massimi esponenti: “Maternità” di Silvestro Lega, “Bimba al sole” di Francesco Paolo Michetti, “Felicità” di Antonio Mancini, “Giochi in riva al lago” di Ettore Tito e “Casa di Riposo Bonacossa a Dorno Lomellina” di Angelo Morbelli.

“Maternità” di Silvestro Lega (1881-82)

Una serie di dipinti che idealmente occupano uno spazio cronologico compreso tra l’annessione di Roma al Regno d’Italia e la Prima Guerra Mondiale, a testimoniare di uno dei momenti più dinamici e prolifici della storia della pittura italiana, ma anche momenti di vita quotidiana del tutto intimi, personali e privati, tesi a raccontare la preziosità e la fuggevolezza di ogni attimo vissuto nella cerchia degli affetti e nella inconsapevolezza della caducità del momento.

“Bimba al sole” di Francesco Paolo Michetti (1870)

Una mostra al tempo stesso delicata e austera ma anche intensa ed emozionante, con atmosfere, colori e chiaroscuri che pervadono i dipinti a olio, e perchè ci porta istintivamente a riflettere sulla nostra contemporaneità. Una contemporaneità in cui, a causa della pandemia, abbiamo dovuto vivere di rapporti a distanza, riscoprendo, per paradosso, l’importanza degli affetti e di quei momenti di “normalità spensierata” che vengono richiamati nelle suggestive opere in esposizione.

“Felicità” di Antonio Mancini (1900-1910)

I due giovani curatori della mostra, Elena Li Causi e Fabio Mari, che hanno collegato i cinque capolavori in un allestimento ideale, invitano i futuri visitatori a seguire un percorso libero nella visione delle opere, perché quando si parla di affetti “non c’è un inizio e non c’è una fine”.

“Casa di Riposo Bonacossa a Dorno Lomellina” di Angelo Morbelli (1913)

L’esposizione sarà visitabile fino al 14 novembre 2021 negli orari di apertura del museo, da martedì a domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. A partire dal mese di ottobre con orario esteso fino alle 13 e apertura pomeridiana anticipata alle 14. Per eventuali visite guidate, contattare il Museo. L’ingresso è libero, ma l’accesso agli spazi è consentito solo se in possesso di Green Pass.

“Giochi in riva al lago” di Ettore Tito (1910)

INFO

MVSA Palazzo Sassi de’ Lavizzari, via Maurizio Quadrio 27, Sondrio, tel 0342/526553, www.mvsa-sondrio.com




Aprono le Terme di Caracalla per un viaggio nell’antichità al chiaro di luna

A Roma, un luogo ha da sempre affascinato gli uomini di tutte le epoche e ha il potere di riportare indietro nel tempo coloro che l’attraversano. Sono le Terme di Caracalla, uno dei più imponenti e meglio conservati complessi termali dell’antichità. Se non avete mai pensato di andare a visitare questo luogo, questo è il momento giusto. Fino al 22 luglio le sue grandi vasche, i suoi straordinari mosaici e le sue antichissime architetture sono accessibili ad una libera passeggiata di stupore e scoperta. Il ciclo di aperture estive nel complesso monumentale romano permetterà di ammirare le antiche vestigia in tutto il loro splendore al chiaro di luna. L’iniziativa è in programma fino al 22 luglio e dal 3 al 25 settembre.

Ecco un’altra tappa di musei a cielo aperto estate 2021:

 

Aprono le Terme di Caracalla per un viaggio nell'antichità al chiaro di luna
Panoramica terme di Caracalla

 

LE TERME IN MOSTRA, ESTATE 2021

Nell’edizione 2021 le alternative di visita sono diverse. I visitatori potranno infatti scegliere se godere della versione “by night” delle Terme passeggiando liberamente tra i grandi mosaici e i resti delle vasche, la decorazione architettonica, le palestre, la natatio e il frigidarium. Oppure partecipando a una visita guidata che consentirà anche di scoprire i sotterranei (conservati per circa sei chilometri, sono un dedalo di grandi gallerie carrabili che corre sotto l’edificio), il Mitreo e la Mela Reintegrata di Pistoletto, secondo dono del maestro al monumento dopo il Terzo Paradiso, visibile in un’aiuola del grande giardino. Un evento speciale è previsto la sera dell’8 luglio, quando si potrà assistere alla performance Frigidarium21 di Riccardo Vannuccini con la compagnia le Scarpe di van Gogh. “Le Terme di Caracalla sono un’inesauribile fonte di meraviglia, che viene esaltata dall’atmosfera delle sere d’estate – dichiara Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma – Finalmente riapriranno e saranno visitabili anche i sotterranei, che racchiudono il cuore pulsante dell’intero impianto termale e che costituiscono il valore aggiunto al percorso in superficie” (ANSA).

Le Terme di Caracalla, a Roma, di notte | Foto: © Enzo Giovinazzo e Fabio Caricchia | Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma

 

LE TERME  ANTONIANAE: cenni storici

Le Thermae Antonianae, uno dei più grandi e meglio conservati complessi termali dell’antichità, furono costruite nella parte meridionale della città per iniziativa di Caracalla, che dedicò l’edificio centrale nel 216 d.C. La pianta rettangolare è tipica delle “grandi terme imperiali”. Le terme non erano solo un edificio per il bagno, lo sport e la cura del corpo, ma anche un luogo per il passeggio e lo studio. Si entrava nel corpo centrale dell’edificio da quattro porte sulla facciata nord-orientale. Sull’asse centrale si possono osservare in sequenza il calidarium, il tepidarium, il frigidarium e le natatio; ai lati di questo asse sono disposti simmetricamente attorno alle due palestre altri ambienti. Le Terme di Caracalla sono uno dei rari casi in cui è possibile ricostruire, sia pure in parte, il programma decorativo originario. Le fonti scritte parlano di enormi colonne di marmo, pavimentazione in marmi colorati orientali, mosaici di pasta vitrea e marmi alle pareti, stucchi dipinti e centinaia di statue e gruppi colossali, sia nelle nicchie delle pareti degli ambienti, sia nelle sale più importanti e nei giardini. Per l’approvvigionamento idrico fu creato un ramo speciale dell’acquedotto dell’Acqua Marcia, l’Aqua Antoniniana. Restaurato più volte, l’impianto termale cessò di funzionare nel 537 d.C.

 

Leggete anche: 5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021. L’arte viene in vacanza con noi!




5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021. L’arte viene in vacanza con noi!

Questa domenica la rubrica #weekendinarte è un po’ diversa dal solito. Invece di consigliarvi un luogo dove andare in vacanza, vi consiglia dei luoghi da visitare proprio in vacanza dove siete o dove avete in programma di andare. Abbiamo infatti pensato di consigliarvi dei musei da visitare tra un bagno e l’altro in una delle regioni più belle d’Italia: la Puglia. Godetevi spiaggia e mare (perché la stagione finalmente è arrivata), ma anche qualche pillola d’arte che arricchisce sempre l’animo. Ecco quindi i 5 musei della Puglia da non perdere nell’estete 2021!

 

Artistico digitale – BARI

Si tratta di una mostra che rinnova la visione della cultura popolare, rituale, magica e orale del nostro paese, da sud a nord, attraverso i linguaggi di fotografia, video, suono, illustrazione, mixed media e installazione. Osservatorio Artistico Digitale è un progetto a cura di FOLKLORE ELETTRICO. Un archivio virtuale che mira a raccogliere testimonianze artistiche su luoghi, riti e tradizioni in Italia. Con una collaborazione di 40 artisti provenienti da tutta Italia, l’archivio racconta il territorio attraverso le visioni e i contributi di artisti che si sono interrogati sull’identità territoriale, mediante le nuove forme di linguaggio. Futuro Arcaico quindi racconta il patrimonio collettivo italiano attraverso una mostra collettiva e diffusa, che coinvolge spazi noti quali il Museo Civico ed il Museo Nuova Era, e gli luoghi che rivestono un’importanza storico-culturale per la città.

5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021. L'arte viene in vacanza con noi!
futuro arcaico fest
(foto: artribune)

 

Bansky – OTRANTO

Una street art che ha da sempre rivoluzionato il panorama dell’arte contemporanea, evocativa misteriosa ma dall’immenso potere politico. Parliamo dell’opera di Bansky. La mostra “Banksy al castello 2002-2007 prints selection” ospita serigrafie originali di Banksy allestita al castello aragonese di Otranto dal 23 giugno al 19 settembre 2021. Tra le opere esposte Girl with Balloon, serigrafia su carta del 2004-05, che nel 2017 è stata votata in un sondaggio come l’opera più amata dai britannici. E Love is in the Air, un lavoro su carta che riproduce su fondo rosso lo stencil apparso per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme, raffigurante un giovane che lancia un mazzo di fiori. La mostra è a cura di Stefano S. Antonelli e Gianluca Marziani, nasce da un progetto sul territorio di Lorenzo Madaro, ed è prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale e MostreLab e promossa dal Comune di Otranto.

5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021. L'arte viene in vacanza con noi!
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Una boccata d’aria – FOGGIA

Tra i 5 musei della Puglia da non perdere abbiamo inserito la seconda edizione di Una boccata d’aria. Nell’edizione 2021 del progetto, i borghi italiano diventano il teatro di interventi in situ d’arte contemporanea, realizzati dai venti artisti (emergenti e non), mirati a coinvolgere non solo gli appassionati e gli addetti ai lavori, ma anche un pubblico più ampio e trasversale. In Puglia è stato selezionato il borgo Pietramontecorvino, in provincia di Foggia, che è stato rivoluzionato da un intervento site-specific realizzato da Gaia Di Lorenzo. Ha costruito i suoi lavori sovrapponendo livelli di significato apparentemente distanti passando dalla pittura alla scultura e incorporando testo, schizzi e stampe digitali proveniente anche dai social. Ha quindi focalizzato la sua ricerca sulla tematica della soglia fisica e simbolica e sulla valorizzazione in chiave contemporanea dei canti tradizionali diffusi in alcuni paesi dei Monti Dauni, denominati sciàmbule.

5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021. L'arte viene in vacanza con noi!
immagine Gaia Di Lorenzo, ph. Leonardo Magrelli. Foto sito web Una Boccata d’Arte

 

Silent spring di Claudia Giannuli – MArTA TARANTO

Con la riapertura al pubblico del Museo Archeologico Nazionale di Taranto MArTA, dopo l’emergenza sanitaria, sabato 15 maggio inaugura la prima delle mostre del Circuito del Contemporaneo al MArTA: Silent Spring della scultrice Claudia Giannuli, in continuità con le collezioni archeologiche tarantine. La mostra nasce dopo una lunga riflessione dell’artista, in sinergia con la politica di apertura a linguaggi e temi contemporanei. La stessa direttrice del museo afferma: “La presenza di arte contemporanea all’interno dei musei archeologici di per sé non è una novità, ma è certamente più rara una compenetrazione così forte dei processi che ci hanno condotto a questa mostra. All’esposizione di Claudia Giannuli, si giungerà attraverso una sorta di percorso catartico che dal passato condurrà al presente e al futuro, dal secondo al primo piano delle nostre collezioni, e attraverso le tracce cariche di simbolismo erotico e funerario, rintracciabili nei reperti del MArTA, fino a svelare la proposta della giovane artista contemporanea”

5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021. L'arte viene in vacanza con noi!
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IntraMundi – LECCE

Una mostra contemporanea, in queste settimane (aperta fino 30 giugno 2021), ha dominato la città di Lecce. Si trova presso la Fondazione Palmieri e prende il nome di Intra Mundi. Legami, transiti e approdi di un presente imperfetto. L’esposizione è ideata e curata da Dores Sacquegna in collaborazione con il patrocinio del Comune di Lecce. Più di 20 artisti, alcuni pugliesi come Tarshito, Massimo Ruiu e Massimiliano Manieri, hanno partecipato alla mostra con opere differenti, ma tutti pongono l’attenzione sulla natura, luogo di cura, insegnamento e radice delle nostre esistenze. La mostra è dimensione onirica e spazio dell’eterno fluire, quasi come se avesse lo scopo di dar vita ad un’Odissea contemporanea. Linguaggi espressivi, necessità di un intervento ambientale per salvaguardare la natura, legami ancestrali con la terra e l’importanza del mito in epoca contemporanea; questi sono i temi protagonisti che vi sconvolgeranno completamente la visita.

5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021. L'arte viene in vacanza con noi!
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Ecco i 5 musei della Puglia da non perdere in estate 2021!

Leggete anche: Venezia sorprende ancora con l’apertura del labirinto di Borges e una visita multisensoriale




Venezia sorprende ancora con l’apertura del labirinto di Borges e una visita multisensoriale

Poco conosciuto, ma uno dei luoghi più affascinanti di Venezia. Da sempre un po’ nascosto, ma protagonista dell’isola. Stiamo parlando del labirinto di Borges sull’isola di San Giorgio, da poco aperto al pubblico per la prima volta. Con il tutto esaurito per i primi giorni d’apertura, ha sconvolto i visitatori con un intreccio panoramico e musicale. La fondazione Cini, con la collaborazione della società d’Uva, ha voluto creare una vera e propria visita multisensoriale a cielo aperto che trasporta il visitatore in una dimensione quasi spirituale.  Le musiche di Antonio Fresa infatti, accompagnano con dolcezza ed energia quella che è la scoperta del labirinto in un percorso di 15 minuti che vi farà commuovere. Ecco il video di presentazione:

 

IL LABIRINTO DI BORGES

Disegnato da Randoll Coate e costruito nel 2011 sull’isola di San Giorgio, il labirinto di Borges è grande circa 2300 metri quadrati e comprende più di 3000 piante; è un luogo dove perdersi per poi ritrovarsi. È un capolavoro botanico a forma di libro aperto cosparso di simboli presenti nelle sue opere letterarie: dagli specchi ad un enorme punto di domanda. Nascoste vi sono anche le iniziali della sua dolce metà, Maria Kodama, che partecipò attivamente alla costruzione di quest’opera. Le siepi sono disposte in modo da disegnare il nome “Borges” come se fosse idealmente scritto sulle pagine di questo grande libro. Il labirinto è infatti ispirato proprio ad una delle sue opere: Il giardino dei sentieri che si biforcano. Un racconto partorito nel 1941 che, solo successivamente, fu inserito in uno testi che compongono Finzioni. Straordinariamente ricco di dettagli, alle volte contraddittori e confusionari, che volutamente fanno perdere il lettore in un labirinto linguistico e concettuale.

Venezia sorprende ancora con l'apertura del labirinto di Borges e una visita multisensoriale
Labirinto di Borges, isola di San Giorgio, visita multisensoriale

“Per me questo è un progetto meraviglioso, è un regalo magico che mi fece dopo la morte di Borges, Randoll Coate, un architetto inglese di labirinti che ha conosciuto Borges molti anni fa in Argentina.” afferma la vedova Maria Kodama. “Questo labirinto che si è fatto qui a Venezia, perché Venezia era una delle città più amate o tra le più amate da Borges, è una città labirinto, è una città unica di una delicatezza (00:34) e una complessità sottili e meravigliosa, con una storia altrettanto meravigliosa”. Ed è proprio così, Venezia era davvero una delle città più amate dal famoso scrittore, e l’ha sempre descritta proprio come un labirinto urbanistico in cui godersi lo sperdimento. Tra le calli amava camminare e perdersi, per poi ritrovarsi e perdersi di nuovo.

Venezia sorprende ancora con l'apertura del labirinto di Borges e una visita multisensoriale
Isola di San Giorgio, interno della Fondazione Giorgio Cini

 

LA VISITA AL LABIRINTO

Il Labirinto Borges della Fondazione Giorgio Cini, a Venezia, apre per la prima volta al pubblico con visite accompagnate dalle musiche di Antonio Fresa, eseguite e registrate con l’Orchestra del Teatro La Fenice. In occasione del decennale della sua creazione, dei 35 anni dalla scomparsa di Borges e dei 70 anni della Fondazione Giorgio Cini, il Labirinto di Borges è da oggi finalmente accessibile, grazie al nuovo percorso di visita a cura della società D’Uva di Firenze.

Venezia sorprende ancora con l'apertura del labirinto di Borges e una visita multisensoriale
Labirinto di Borges, visita multisensoriale, con la gentile partecipazione di Carlo

Una suite di oltre 15 minuti, appositamente composta da Antonio Fresa, dal titolo Walking The Labyrinth, accompagnerà nelle audio guide multilingue i visitatori lungo la passeggiata attraverso il Labirinto, amplificandone la bellezza. Per assistere ad un’esperienza ancora più coinvolgente scaricate l’app visitcini, che vi assisterà nella visita. È visitabile tutti i giorni, escluso il mercoledì. Le presenze si prenotano su visitcini.com, dove sono disponibili anche gli altri percorsi di visita della Fondazione Giorgio Cini e delle Vatican Chapels, esperienze che includono anche una sosta al San Giorgio Café.

leggete anche: In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia

Venezia sorprende ancora con l'apertura del labirinto di Borges e una visita multisensoriale
Labirinto di Borges, isola di San Giorgio, visita multisensoriale




In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia

Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello;
ch’in te avrà sí benigno riguardo
che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che, tra li altri, è più tardo.

Paradiso – XVII, v. 70

In queste tipiche terzine dantesche parla Cacciaguida, un antenato di Dante, che gli preannuncia l’esilio e l’ospitalità che troverà a Verona. Infatti pochi sanno che proprio a Verona Dante trovò un rifugio dopo essere stato esiliato da Firenze, trovando in essa una nuova patria. Per questo motivo per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte del famoso poeta, Verona è una delle città protagoniste del progetto #annodiDante. Un percorso a cielo aperto tra piazze e monumenti, chiese, palazzi e biblioteche, con una mappa d’autore che guida il visitatore, orientato da segnaletiche e app. Si tratta di un’inedita mostra diffusa, realizzata dai Musei Civici, con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale, in collaborazione con Università di Verona e Diocesi di Verona. La città intera quindi ricorda il poeta mettendosi in mostra come un vero e proprio museo a cielo aperto.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona. Foto di Fabio Tura

 

DANTE A VERONA: città ispiratrice della Divina Commedia 

Il progetto veronese prevede un duplice omaggio: a Dante e alla città di Verona, che lo accolse dopo l’esilio da Firenze, e ne diventò seconda patria. Sono infatti numerosi i luoghi legati alla presenza di Dante, fonti di ispirazione per la Divina Commedia, e oggi è possibile, grazie alle tracce contenute nelle sue opere, ricostruire passaggi cruciali della vicenda veronese. La città non è quindi mero sfondo alla vicenda dantesca, ma ne diventa, essa stessa, protagonista e ispiratrice: come? Verona ha scelto di valorizzare la sua singolarità, rispetto alle altre città dell’esilio, ideando una mostra diffusa, un itinerario che si snoda nei luoghi della presenza e della tradizione dantesca. Verona, infatti, ci parla ancora dell’epoca di Dante: ripercorrendo le stesse strade, contemplando un paesaggio, entrando nei palazzi, visitando le chiese, osservando le immagini dipinte e scolpite che, oltre settecento anni fa, il Poeta stesso poté scoprire e ammirare.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia

Il percorso e le tappe della mostra diffusa sono contenuti e illustrati in una mappa, preziosa guida che conduce i visitatori alla scoperta dei luoghi direttamente legati alla presenza di Dante; e perfino delle tracce dei suoi figli e dei suoi eredi. La mappa non è stata pensata solo per i turisti: ogni cittadino veronese potrà riscoprire, come portato per mano dal Poeta, il piacere di essere visitatore attento e privilegiato della propria città. Ogni luogo dantesco della mappa è segnalato in situ con un apposito pannello. Con un semplice tocco sul proprio cellulare tramite QRcode, il visitatore potrà accedere a un’espansione digitale dei contenuti della mappa, ulteriore approfondimento del proprio itinerario.

 

 

IL PERCORSO DELLA MAPPA: I LUOGHI LEGATI A DANTE

Ecco che coì comincia il viaggio alla scoperta di Dante nella splendida Verona. Prima tappa è Piazza dei Signori, centro del potere, sia durante la Signoria scaligera che dopo la sua caduta. Al centro vi è collocata una statua del Poeta, in marmo di Carrara, opera emblematica della Verona risorgimentale. Realizzata dallo scultore Ugo Zannoni nel 1865, in occasione del sesto centenario dalla nascita, fu inaugurata la notte tra il 13 e il 14 maggio alle 4 del mattino per scongiurare la censura degli austriaci, allora al governo della città scaligera. Quest’anno, per le celebrazioni dantesche, il monumento è stato sottoposto a un accurato restauro (grazie alla sponsorizzazione di Zalando) e restituito nella sua intera bellezza alla città.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, Piazza dei Signori

Si prosegue con Palazzo della Ragione, edificato verso la fine del XII secolo quale palazzo comunale, uno tra i primi in Italia, che oggi ospita la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. Qui, la mostra diffusa trova un prezioso raccordo e ulteriori sviluppi tematici a carattere storico-artistico nelle esposizioni in programma: La mano che crea. La galleria pubblica di Ugo Zannoni (fino al 5 ottobre 2021, a cura di Francesca Rossi), un tributo allo scultore Zannoni, noto come uno dei protagonisti dell’esplosione del mito di Dante nelle arti figurative dell’Ottocento, ricordato per la lunga carriera animata dall’impegno civile a favore della cultura e dei musei cittadini. E Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona (11 giugno–3 ottobre 2021, a cura di Francesca Rossi, Tiziana Franco, Fausta Piccoli), realizzata con il contributo e il patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, vero e proprio snodo della mostra diffusa che presenta una significativa selezione di opere d’arte e testimonianze storiche dal Trecento all’Ottocento, per approfondire due precisi fulcri tematici. Il primo riguarda il rapporto tra Dante e la Verona di Cangrande della Scala e il successivo revival sette-ottocentesco della Divina Commedia e di un Medioevo ideale. Il secondo, strettamente connesso al precedente, dedicato al mito, tutto scaligero e shakespeariano, di Giulietta e Romeo. Temi sui quali si fonda, ancora oggi, la fama di Verona.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona: Palazzo della ragione (foto di verona.com)

Le tappe successive sono: Palazzo del Capitanio, inizialmente residenza scaligera e costruzione recente ai tempi di Dante, quindi sede, sotto il dominio della Serenissima (1405-1796), del Capitano veneto – da qui il nome attuale – e poi, dal tardo Ottocento, degli uffici giudiziari. Palazzo della Provincia, oggi Prefettura, dimora che si fece costruire Cangrande della Scala. Le Arche Scaligere, sepolcro della famiglia della Scala, costruite presso la chiesa di Santa Maria Antica. Sono sepolti qui alcuni dei personaggi citati da Dante: Alberto I (morto nel 1301) e i suoi figli Bartolomeo I (1304), Alboino (1311) e Cangrande (1329). L’arca di Bartolomeo si distingue per l’insegna della scala sormontata da un’aquila; di Cangrande restano sia il primo sarcofago, dove fu deposto subito dopo la morte improvvisa e misteriosa. L’enigma sarà svelato prossimamente dall’indagine sul DNA condotto dalle Università di Verona e di Firenze in collaborazione con il Civico Museo di Storia Naturale di Verona), sia il sontuoso monumento che gli fece realizzare Mastino II, suo nipote, sopra la porta della chiesa, quando diede avvio alla trasformazione monumentale e dinastica del cimitero.

Arche scaligere, di Verona. Tomba di Cansignorio in primo piano, la chiesa di Santa Maria Antica e la tomba di Cangrande I della Scalae il diritto la tomba di Mastino II.
foto di: Didier Descouens

Sempre sulle orme dell’Alighieri, si arriva poi alla chiesa di San Zeno Maggiore, capolavoro del romanico lombardo. Dante, nel XVIII canto del Purgatorio, incontra Gerardo, abate di San Zeno vissuto al tempo del Barbarossa e gli fa esprimere un giudizio pessimo su Giuseppe, figlio illegittimo di Alberto I della Scala e abate di San Zeno dal 1292 al 1313. Il nostro Poeta potrebbe essere stato ispirato, per la figura dell’abate, dall’epigrafe incisa sul fianco sud della chiesa, che ricorda l’abate Gerardo e le opere da lui promosse al tempo del sovrano svevo.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, Chiostro San Zeno

Di qui si prosegue per Sant’Elena, adiacente alla Cattedrale, che conserva in buona parte la sua compagine alto-medievale. Il 20 gennaio 1320, Dante vi tenne una lezione pubblica per spiegare il fenomeno dell’emersione delle terre sopra la superficie dell’acqua. Forse sperava di conquistare così l’ammissione all’insegnamento nello Studio, la scuola superiore di Verona che stava diventando una rinomata Università, ma gli venne preferito il maestro di logica Artemisio. Alla fine del testo della Questio de aqua et terra si legge: «[…] definita da me, Dante Alighieri, il minimo dei filosofi, durante il dominio dell’invitto Signore messer Cangrande della Scala, Vicario del Sacro Romano Impero, nell’inclita città di Verona, nel tempietto della gloriosa Elena […]».

Durante il suo primo soggiorno veronese Dante frequentò quasi certamente anche la Biblioteca Capitolare, una delle più antiche del mondo, il cui scriptorium era attivo forse già dal VI secolo. La Capitolare ospitava, già allora, antichi manoscritti di alcuni fra i classici meno noti al Medioevo, come la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, le Historiae di Livio, Catullo. In un breve passaggio del De vulgari eloquentia, scritto tra il 1303 e il 1305, Dante cita una lista di autori classici – tra i quali «Titum Livium, Plinium, Frontinum, Paulum Orosium, et multos alios» – e rivela che una «amichevole insistenza» lo invitava a consultarli («Quos amica sollicitudo nos visitare invitat»).

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Mons. Bruno Fasani prefetto della biblioteca Capitolare di Verona
foto di: https://www.travelglobe.it/

La mappa ci conduce poi a tre chiese: Sant’Anastasia, solo un cantiere durante i soggiorni danteschi a Verona, che un tempo ospitava nel suo primo chiostro la più antica tomba veronese di famiglia degli Alighieri. San Fermo Maggiore – anch’essa in costruzione negli anni in cui Dante era presente a Verona – che nel transetto destro della chiesa conserva l’elegante cappella funeraria che Pietro IV e Ludovico Alighieri, discendenti del Poeta, fecero allestire a metà del Cinquecento. Quindi Sant’Eufemia, legata a Dante solo per via indiretta: il teologo Egidio Romano espose nel suo De regimine principum – opera composta prima del 1285 – alcune teorie cosmologiche che il Poeta avrebbe affrontato nella Questio de aqua et terra. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la Questio fosse un falso composto da qualche teologo di Sant’Eufemia e attribuito a Dante per avvalorare le dottrine del Romano. A Sant’Eufemia, inoltre, furono sepolti i figli di Guido Novello da Polenta, che ospitò Dante a Ravenna e che il Poeta menziona nella sua Egloga a Giovanni del Virgilio.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Parte posteriore chiesa di San Fermo Maggiore, Verona.
Foto di: Andrea Bertozzi

 

…MA ANCHE LUOGHI LEGATI AI DISCENDENTI DI DANTE

In mappa anche luoghi legati ai discendenti del Poeta: come Piazza delle Erbe, dove, secondo l’umanista Moggio Moggi, Pietro Alighieri, figlio di Dante, recitò un capitolo in terzine sulla Commedia. O anche Palazzo Bevilacqua, abitazione del figlio di Dante, di fronte alla chiesa di Sant’Anastasia. Ma questi sono solo alcuni! 

L’ultima parte del percorso è una passeggiata tra i luoghi della tradizione dantesca.
Il trecentesco Palazzo Marogna vantava, nel Cinquecento, un’articolata decorazione ad affresco – oggi purtroppo appena visibile – che, secondo il pittore ottocentesco Pietro Nanin, raffigurava due scene della Divina Commedia. Dante che corre verso Virgilio, inseguito dalle fiere, e Beatrice su un carro, dipinta nell’atto di svelarsi il volto, secondo quanto riporta il XXXI canto del Purgatorio. È questa l’unica figura che appena si distingue oggi.

Tappa finale della mostra diffusa è Castelvecchio, che Dante non vide (fu costruito a partire dal 1354 per iniziativa di Cangrande II della Scala) ma che oggi accoglie, come sede museale, importanti testimonianze della Verona dell’età di Dante: sculture del Maestro di Sant’Anastasia, dipinti di stretta influenza giottesca, parte del corredo funerario della tomba di Cangrande della Scala e gli originali delle statue equestri di Cangrande e Mastino II, provenienti dalle Arche Scaligere.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona: Museo di Castelvecchio

In occasione dell’anno dantesco, altro fulcro della mostra diffusa è l’esposizione, in sala Boggian, Dante negli archivi. L’Inferno di Mazur (fino al 3 ottobre, a cura di Francesca Rossi, Daniela Brunelli, Donatella Boni): 41 acqueforti e acquetinte che Michael Mazur produsse ispirandosi alla prima cantica della Divina Commedia. L’opera grafica è accompagnata dalla traduzione del poeta Robert Pinsky, amico dell’artista.

L’immagine coordinata della mostra diffusa è stata elaborata a partire dal disegno di Sandro Botticelli Dante e Beatrice. Paradiso II. L’opera è stata resa disponibile, eccezionalmente, per la sola sede di Verona, assieme ad altri due disegni botticelliani per Paradiso IV, Paradiso XVII, dal Kupferstichkabinett dei Musei Statali di Berlino. I tre disegni saranno esposti alla mostra Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, GAM

Questa tappa veronese è solo uno degli spazi che abbiamo dedicato al grande poeta fiorentino. Per gli appassionati, ecco le altre mete!

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60 candeline per la “merda” di Piero Manzoni: ecco gli omaggi di Milano

Milano – Nel maggio 1961 Piero Manzoni (1933-1963) realizzava novanta scatolette di Merda d’artista, Künstlerscheisse, Merde d’artiste, Artist’s Shit. Esattamente 60 anni fa Piero Manzoni cercò di rappresentare meccanismi e contraddizioni del sistema dell’arte contemporanea, che ancora oggi destano scandalo e fanno discutere. Per questa occasione Milano, città dove l’artista ha operato maggiormente, rende omaggio al suo lavoro più famoso con progetti speciali.

fotografia di Piero Manzoni con la sua opera: le scatolette di “merda d’artista”, 1961

 

INIZIATIVE PER CELEBRARE LA MERDA D’ARTISTA

La Fondazione Piero Manzoni ha organizzato diverse iniziative, che andranno da maggio 2021 a maggio 2022, per celebrare e raccontare storia, leggenda e significati della dissacrante scatoletta. Da maggio 2021 è on line il nuovo sito merdadartista.org, che si arricchirà nel corso dei mesi di nuovi contenuti, creati ad hoc. Alcuni esempi sono la serie “30, 20, 10 minuti di Merda” o anche incontri sul web con i protagonisti dell’arte contemporanea per approfondire temi legati alla Merda d’artista. La Taplab wall covering con il progetto “8PER / Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni” ha prodotto otto nuove carte da parati che verranno presentate fino al 30 maggio alla Casa degli Artisti di Milano.

60 candeline per la "merda" di Piero Manzoni: ecco gli omaggi di Milano
Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni, carta da parati della collezione 8per, taplab design, Milano, Casa d’Artista | Courtesy TapLab 2021

 

È in arrivo un agile libro pubblicato dalla Carlo Cambi Editore, in quattro lingue, come l’etichetta della Merda d’artista, che ci accompagnerà attraverso i saggi di quattro autori (Luca Bochicchio, Flaminio Gualdoni, Rosalia Pasqualino di Marineo e Marco Senaldi) in un viaggio alla scoperta della famigerata scatoletta. La prestigiosa rivista di Hauser & Wirth, Ursula, sta preparando un numero dedicato alla Merda d’artista, con interviste, testi e altro, in omaggio a questa straordinaria opera. Il regista Andrea Bettinetti (già autore del film Piero Manzoni, artista nel 2013) sta preparando dei brevi documentari per approfondire temi specifici, tra cui ad esempio lo scandalo del 1971, quando la Merda d’artista venne esposta alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e ne conseguì una interrogazione parlamentare. È in lavorazione anche uno spettacolo per il teatro, con tre brevi dialoghi, scritti e diretti da Filippo Soldi. Moltissime iniziative dunque che verranno più precisamente annunciate sull’agenda del nuovo sito: merdadartista.org.

60 candeline per la "merda" di Piero Manzoni: ecco gli omaggi di Milano
Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni, carta da parati della collezione 8per, taplab design, Milano, Casa d’Artista | Courtesy TapLab 2021

 

SIGNIFICATO DELL’OPERA

L’opera di Manzoni è inserita all’interno del genere DADA ed è, senza dubbio, influenzata dai celebri ready-made di Marcel Duchamp. Ha assunto, nel corso del tempo, letture simboliche differenti che fanno discutere ancora oggi. Può essere avvicinata al tema delle reliquie attraverso una lettura paradossale, in quanto le considera sacre al di là della loro natura effettiva. Allude inoltre all’idea che un artista seguito e affermato sarebbe acclamato a prescindere della qualità dell’opera pubblicata. Ma estremizza anche la caratteristica del mercato dell’arte contemporanea che è disposto ad accettare letteralmente degli escrementi se garantita la sua autenticità.

60 candeline per la "merda" di Piero Manzoni: ecco gli omaggi di Milano
Piero Manzoni, Merda d’artista n. 63, maggio 1961, scatoletta di latta, carta stampata, Milano, Fondazione Piero Manzoni | Courtesy Fondazione Piero Manzoni | Foto: © Osio

Con la Merda d’artista e con altre sue opere, concettualmente, Manzoni esplora altri temi centrali nell’arte del secondo Novecento. Esalta, per esempio, il rapporto quasi fideistico tra il fruitore dell’opera e l’artista: «Manzoni – scrive Gualdoni nel catalogo della mostra su Manzoni organizzata a Milano nel 2014 – prevede che il fruitore debba solo constatare il contenitore senza poter accertare la corrispondenza del contenuto, pena la perdita dell’opera». A questo si aggiungano performance a diretto contatto con il pubblico, che anticipano certe esperienze di body art, eventi corali che creano un cortocircuito tra artista e spettatori e tra loro e le opere d’arte, siano uova sode o le Sculture viventi. Manzoni crea un’arte irripetibile e al tempo stesso moltiplicabile – da notare che Andy Warhol riproduce le sue infinite Campbell’s Soup Cans nel 1962 – perché la sua arte è lui stesso che la crea.

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