Santorini e Karpathos, al mare con gli dei

Le due isole, Santorini e Karpathos, ci hanno colpito per la stupefacente bellezza e noi ve ne parleremo in questo articolo rimandando a un’altra puntata il servizio sulla Grecia antica con i suoi monumenti, templi, musei e monasteri e i tanti siti Patrimonio dell’Umanità.

Santorini è a metà strada tra Creta e Atene ed è l’isola che rappresenta maggiormente la Grecia. È senza dubbio una delle isole più suggestive della Repubblica Ellenica e di tutto il Mediterraneo. E come l’isola di Milos, Santorini poggia su un antico vulcano. I colori predominanti delle sue architetture, il bianco e il blu, con la vista sulla caldera da dove si assiste a romantici tramonti, sono difficili da descrivere e soprattutto dimenticare. Cercheremo di passarvi le nostre sensazioni ed emozioni dandovi anche qualche informazione utile su come visitare Santorini e Karpathos luoghi incantevoli.

Santorini e Karpathos

Innanzitutto è necessario spiegare perché sentirete spesso parlare di caldera. L’Isola di Santorini in tempi passati, oltre 10 mila anni fa, aveva una forma circolare ma fu seppellita completamente sotto la lava a seguito di un’eruzione vulcanica che la trasformò in un enorme bacino. La parte centrale dell’isola sprofondò sul fondo del mare e fu ricoperta dalle acque. Questo creò un enorme bacino, la caldera per l’appunto. La caldera è il cuore pulsante dell’isola ed è ammirabile da tutti gli angoli.

Santorini e Karpathos
Una visuale sulla caldera

La prima cosa da fare non appena arrivati sull’isola è girare e perdervi per le cittadine che hanno tutte delle caratteristiche particolari e di rara bellezza come Oia che si trova all’estremità settentrionale di Santorini. Ammirerete un paesaggio paradisiaco: tutte le case sono scavate nelle scogliere e sono tutte dipinte con calce bianca e adornate con fiori colorati. Posizionata in alto rispetto alla caldera, Oia regala scorci meravigliosi. Potrete ammirare i mulini a vento e le bellissime chiese con le cupole di colore blu.

Santorini e Karpathos

Qui vale la pena visitare il Museo Marittimo che ospita reperti, libri, documenti e mappe del periodo in cui il commercio navale era per la cittadina una fonte di reddito molto cospicua. Molto belle anche le rovine di un castello che al tramonto dà il meglio di sé regalando un panorama emozionante. Il suggerimento che vi diamo è di arrivare un’ora e mezza prima del tramonto e godervi il sole prima che tocchi l’orizzonte. Sarà un ricordo indelebile. Il paese è abitato da poche persone che ormai vivono di turismo.

Santorini e Karpathos

A 10 chilometri circa da Oia c’è Fira o Thira che potete raggiungere con un autobus ma noi consigliamo di armarvi di buona volontà e di fare il percorso a piedi attraverso un sentiero incantevole per godervi degli scenari regalati dalla caldera. Fira è un villaggio aggrappato alla scogliera della caldera e ha bellissimi vicoletti fiancheggiati dalle casette bianche con porte e finestre azzurre. In questa cittadina non vi perderete di certo perché tutto ruota intorno alla piazza principale dal nome impronunciabile Theotokopoulou, ricca di negozi, boutique, ristoranti, bar e birrerie. Se siete amanti della notte Fira è il luogo ideale inoltre il villaggio assume un’atmosfera durante la sera impareggiabile. Le luci delle case si accendono, tutto si illumina e si riflette nel mare blu cobalto. https://www.santorinigrecia.org/fira/

Santorini e Karpathos
La Chiesa sull’Isola di Santorini

Un altro villaggio tipico dell’isola è Imerovigli che si trova a 3 km da Fira conosciuto anche come “il balcone dell’Egeo” per i panorami che regala grazie alla sua posizione sulla scogliera più alta dell’isola. A differenza delle prime due località, Imerovigli è un luogo tranquillo, con poche case e un numero considerevole di hotel e ristoranti piuttosto cari. Visitate la Cappella di Panagia Theoskepasti che svetta su una grande roccia sopra la caldera. Molte sono le leggi a tutela del patrimonio architettonico di Imerovigli proprio per preservare queste sue rare bellezze. Uno dei simboli di Imerovigli è il castello di Skaros che si trova sulla sommità della roccia sotto il paese e che in tempi passati difendeva dall’attacco dei pirati. È di pietra ed è possibile vedere quel che resta dell’accesso che era un ponte mobile di legno. https://www.santorinigrecia.org/imerovigli/

Anche se Santorini primeggia per i suoi paesaggi e per i suoi tramonti, le spiagge e il mare non sono da meno. Le spiagge sono nere, di origine vulcanica a eccezione della Red Beach che, come dice il nome, sfoggia sabbia dal colore rossastro. Purtroppo è sempre affollatissima.

Santorini e Karpathos

Un’altra spiaggia molto bella è quella di Perissa. Immaginatevi una lingua di sabbia nera con tanti ombrelloni di paglia disposti ordinatamente. Qui oltre a fare vita da spiaggia con lunghi bagni godetevi presso le tante taverne uno spuntino o assaggiate dell’ottimo e fresco vino. È inutile consigliarvi di fermarvi fino a sera per sorseggiare un drink al tramonto.

Santorini e Karpathos
Insalata greca di Santorini con cetriolo e feta

Dunque non ci resta che augurarvi uno splendido soggiorno sull’isola più rappresentativa della Grecia. Godetevi i tramonti unici che solo quest’isola sa regalare.

Santorini e Karpathos

COME ARRIVARE:

Per arrivare a Santorini in sole 2.5 ore ci sono voli diretti da tanti aeroporti italiani: Milano, Roma, Bologna, Genova, Napoli, Palermo. I prezzi sono abbordabili se escludiamo il mese di agosto dove un volo diretto A/R costa circa 450,00 a persona. https://www.santorinigrecia.org/voli-santorini/

DOVE DORMIRE:

Galini Oia Finikia – Oia – http://www.galini-ia.gr/

DOVE MANGIARE:

Kyprida ristorante (cucina greca, cucina mediterranea e piatti per vegetariani) – Oia Centro Tel (+30) 2286 071979

RICETTA TIPICA:

Hummus di fave

500 gr di fave

1 cipolla

½ tazza di olio evo

Origano, sale e pepe

Per guarnire: qualche cappero

PROCEDIMENTO

Lavate le fave e mettetele a cuocere lentamente in una capiente pentola di acqua. Pulite la schiuma che verrà a galla. Aggiungete ora la cipolla, il sale e il pepe. Continuate la cottura mescolando di tanto in tanto. Quando il vostro preparato avrà una consistenza densa e cremosa toglietelo dal fuoco ed eliminate la cipolla. Versate ora il tutto in una pirofila e mettete un po’ di fettine di cipolla, qualche cappero e una spolverata di buon origano. Qualche fetta di pane casereccio per accompagnare l’hummus.

Santorini e Karpathos
hummus

L’altra isola che non ci ha lasciato certo indifferenti è Karpathos, una lingua di terra molto grande e lunga posizionata tra Creta e Rodi. Per chi cerca la vacanza di puro relax questa è l’isola perfetta. Le spiagge sono talmente belle da sembrare dei quadri. Ma, a dispetto dei paesaggi incantevoli, dele spiagge incontaminate, dei bellissimi villaggi e dei costi molto bassi dei voli, l’isola non è ancora stata presa d’assalto dai turisti. Da non mancare sono le spiagge di ghiaia situate sulla costa orientale che sono anche le più riparate dal vento (Kato Lago, Amoopi, Apella); quelle lungo la costa ovest invece, grazie ai venti costanti, sono adatte ai surfisti o a chi pratica kitesurf.

Santorini e Karpathos
Karpathos

Quella più bella? Secondo noi Apella, 18 km a nord di Pigadia, la più romantica: sabbia bianchissima, mare limpidissimo, pineta e rocce. 13 km a nord di Pigadia si trova Achata anch’essa strepitosa, è di una bellezza selvaggia perché è più nascosta. Qui il mare ha i toni del verde. Non lontano da qui c’è Kyra Panagia immersa in un ambiente selvaggio. Ma anche Pigadia ha belle spiagge senza dover necessariamente spostarsi. Ad esempio Vrontis Afoti, una spiaggia di sabbia con mare azzurro cristallino.

Santorini e Karpathos

Non limitatevi alle spiagge raggiungibili a piedi perché alcune sono strepitose e si raggiungono via mare come ad esempio Kato Lakos. Queste spiagge sono veri paradisi terrestri. https://www.grecia.info/isole-dodecaneso/karpathos/

Santorini e Karpathos

È il momento di spingersi verso l’interno dell’isola per vedere i 12 paesi caratteristici:

Pigadia è il capoluogo di Karpathos con il suo bellissimo porto. Sono ancora oggi visibili i resti dell’antica città e le mura ciclopiche che la proteggevano dai rischi di attacchi. Andate a visitare i resti della chiesa paleocristiana di Agia Fotini. Non mancate la visita alla cappella di Agia Kiriaki,   che vi offrirà uno spettacolare panorama. Dal porto potrete imbarcarvi per visitare le spiagge di cui vi abbiamo parlato   (“Kato Lakos”, “Kyra Panagia” “Apella” etc.)

Menetes Questo paese si trova a 8 km da Pigadia. È molto caratteristico con le casette tutte colorate, i vicoli stretti, la chiesa di Panagia e le tante le taverne tipiche.

Arkasa è invece a 16 km da Pigadia. Gli amanti dei monumenti storici qui impazziranno di gioia. Ci sono i resti dell’antica città di Arkesia, sono conservate parti della basilica paleocristiana di Agia Anastasia, ci sono i monasteri di Santa Sofia e la Visitazione.

Finiki Si tratta di un villaggio di pescatori molto suggestivo e si trova 17 km a sud ovest di Pigadia. Ottimo il pesce cucinato nelle tante taverne in riva al mare da dove potrete assistere a spettacolari tramonti.

Aperi, a 8 km dalla città di Pigadia, è di straordinaria bellezza, con case ricoperte da tegole. Il paese è attraversato da una valle e da un ponte che collega le due sponde. Camminate tranquillamente per le strette vie e ammirate tutto ciò che troverete lungo il cammino come la Chiesa della Vergine Maria, il ponte di pietra, le fontane nonchè la cattedrale Kassos.

Volada è un pittoresco paese a 10 km dalla capitale. Per l’architettura delle sue case è considerato il villaggio più bello di tutta l’isola.

Othos è il villaggio che permette di avere una panoramica di Pigadia perché è situato in uno dei punti più alti dell’isola. Qui dovrete visitare il laboratorio del legno con tantissimi oggetti intagliati.

Pyles si trova a 15 M da Pigadia ed è un villaggio immerso in una vegetazione lussureggiante. Molto bello e romantico con i suo tramonti in mezzo ai frutteti.

Mesochori A questo villaggio diamo un 10 e ottiene il master di paese più pittoresco di Karpathos. Sorge su una collina e non c’è cosa più bella che assistere a un tramonto da qui. Cosa vedere? Le belle stradine e la chiesa di Panagia.

Olympos, da molti definito il balcone dell’Egeo per la sua posizione, si trova su una collina circondata da montagne e su un lato affacciato sulla costa. Le case tutte colorate sono abbarbicate a ripidi pendii. Bellissimi i mulini a vento. Pensate che qui le persone indossano i costumi locali e questo conferisce al luogo un fascino particolare. Visitate la chiesa della Madonna, il monastero Chrisovalantou, situato all’ingresso del paese, e il sito dell’antica Vrykous,

Diafani è un villaggio di pescatori con poche strutture ricettive, ma se volete una vacanza di puro relax in un ambiente decisamente bello perché non sceglierlo?

COME ARRIVARE:

Giungere a Karpathos non è difficoltoso e nemmeno oneroso. Molti i voli low cost con partenza dai principali aeroporti italiani. Un esempio: un volo diretto da Milano Malpensa su Karpathos ad agosto costa circa 600,00 euro.

DOVE DORMIRE:

Paradise Rooms Karpathos – Unnamed Road, Kira Panagia 857 00, Grecia

DOVE MANGIARE : Tutta l’isola offre taverne tipiche dove gustare pesce, formaggi e stufati di capra.

Blue Garden : Olimpo 857 00, Grecia Telefono: +30 2245 051101

RICETTA TIPICA:

Makarounes

 INGREDIENTI:

125 gr. di farina

Sale q.b

75 gr di acqua tiepida

PROCEDIMENTO

Mescolate gli ingredienti e lasciate riposare l’impasto per almeno un ora. Tirate la pasta in una foglia sottile. Tagliate a quadretti 4×4. Avvolgete poi un quadrato per volta  intorno ad uno stecchino per involtini. Continuate così sino a finire tutta la pasta. Lasciate asciugare per un paio d’ore. Fateli bollire, in acqua poco salata, per circa 12 minuti

CONDIMENTO:

Fate saltare in una padella del burro e stufate delle cipolle rosse. Ammorbiditele con del vino bianco e condite la pasta alla quale aggiungerete una dose generosa di formaggio di capra.

Alternativa: In una padella sciogliete del burro e aggiungete 2 manciate di ricotta salata stagionata. Una volta sciolto il formaggio aggiungete la pasta. Mettete ad ogni commensale un piatto con della pasta alla quale avrete aggiunto sopra un uovo al tegamino.

Santorini e Karpathos

Se volete approfondire potete leggere anche questo articolo




In Anatolia, sulle orme dei Laz

Proprio per la sua vastità non è facile raccontare l’Anatolia in poche pagine questa regione così ricca di storia, cultura e paesaggi diversi tra loro. Pertanto scegliamo un singolo itinerario, diverso dai percorsi consueto e lontano dalle mete turistiche più battute. Un viaggio all’interno di un popolo, i Laz, il popolo antico, alla scoperta dei suoi usi, costumi e tradizioni. L’etnia Laz vive nelle valli comprese tra le città di Rize e Trabzon e ancora oggi parla la lingua laz che è un idioma molto particolare in quanto è solo parlata e non scritta. Per questo molte sue tradizioni sono andate perdute negli anni e le informazioni e le notizie che si hanno sono arrivate a noi oralmente.

Per conoscere il particolare mondo dei Laz non c’è cosa migliore che assistere a uno dei festival che si tengono nel corso dell’anno vicino a Rize.  È in questa occasione infatti che si può ascoltare la musica lazuri nata dall’uso di alcuni strumenti come il guda, il kemenche, lo zurna, il doli. L’insieme di questi strumenti, simili rispettivamente al nostro tamburello, oboe e violino, dà vita a suoni inconfondibili e molto particolari. Anche i costumi tradizionali sono particolari e bellissimi: le donne indossano scialli molto colorati a righe rosse e marrone, gli uomini sono quasi sempre vestiti di nero. All’interno di questo popolo antico ancora oggi sono molto rispettate le tradizioni e l’uomo è considerato il capofamiglia a tutti gli effetti.

Ma vediamo come organizzare il nostro viaggio per vedere da vicino il mondo dei Laz.

Proponiamo un itinerario lungo la costa del Mar Nero, da Istanbul, nella Tracia, ai Monti del Kaçkar.

L’itinerario parte dal cuore della città vecchia della capitale turca, Istanbul. Una magica città con moschee di bellezza mozzafiato, come la Moschea del Sultano Ahmet, conosciuta come la Moschea Blu (Torun Sokak 19; https://www.istanbulturchia.it/moschea-blu/; ingresso vietato durante la preghiera) chiamata così per le maioliche che rivestono le pareti e la cupola, il miglior esempio di arte islamica. Con i suoi alti minareti, ve ne sono ben 6, la moschea domina l’intera città. L’interno è ricco di decorazione e i colori utilizzati sono il bianco, il rosso, il nero e il blu e la luce che penetra dalle finestre crea un’atmosfera che ricorda Le Mille e una Notte – Aladino e Sherazade. Bellissima anche la loggia imperiale che poteva essere raggiunta dal sultano a cavallo.

Anatolia
Una veduta della Moschea Blu, Istanbul

Un altro capolavoro architettonico è Palazzo Topkapi ( www.topkapisarayi.gov.tr)  che fu la residenza imperiale dal regno del sultano Maometto II fino a quello di Mahmut II. Dal 1924 il complesso è diventato museo per permettere al mondo intero di ammirarne la magnificenza. Per accedere al serraglio si passa la porta chiamata Ortakapi che significa “porta di mezzo”. Ai lati svettano due torri ottagonali. È qui che alloggiavano le guardie e i carnefici ed è qui che si trovavano le celle dei condannati a morte. Questa porta permette di accedere nella seconda corte detta “Piazza del Divano”, circondata da alti cipressi. Sulla destra rispetto all’ingresso si trovano le cucine che all’epoca ospitavano circa 1.100 persone addette a preparare i pasti. Pensate che il sultano mangiava solo dopo che il suo piatto era stato assaggiato da 5 persone. Di fronte alle cucine si possono ammirare bellissimi gioielli dell’epoca nonché cristalleria di Boemia. Al termine della seconda corte si apre la porta della felicità (Bab-i-Saadet) riservata all’uso privato del sultano. Troviamo poi la sala delle udienze, un piccolo padiglione utilizzato per ricevere i vari ambasciatori. Ed eccoci alla parte sicuramente più interessante del Serraglio una zona che custodisce i gioielli e molti oggetti preziosi. Anche la Sala degli Smeraldi vi lascerà sbalorditi per lo sfarzo e l’opulenza voluta dai sultani. Nella quarta corte troverete i chioschi imperiali. Non perdetevi la visita all’harem che tradotto dall’arabo significa “cosa vietata”. Qui poteva entrare solo il sultano per trovarvi all’interno le mogli e le concubine. Questa è una piccolissima parte di ciò che offre questo splendido palazzo; per visitarlo in toto  potrebbero volerci giorni.

Anatolia
Palazzo Topkapi, Istanbul

Un’altra moschea molto bella è la Moschea di Solimano il Magnifico con le grandi vetrate istoriate e una nicchia che indica la direzione della Mecca.

Per molti è la più bella e lo era anche per Solimano il Magnifico tanto che una leggenda narra che quando quest’ultimo vide la sua moschea completata disse all’architetto Sinan: “Non verrò ricordato in futuro per le tantissime conquiste che ho realizzato ma per questa moschea”

Vicino non perdetevi una lunga visita ai bazar, luoghi caratteristici di Istanbul. In particolare il Gran Bazar (Kapali Carsi): 4.000 negozi e bancarelle dove sarà facile acquistare souvenir per gli amici. Se invece volete perdervi tra gli odori delle spezie potete visitare il Bazar delle spezie (Misis Carsisi) o gli amanti dei libri antichi possono fare un salto al Bazar dei Libri Antichi.

Anatolia
Un bazar tipico di Istanbul

La città vecchia è separata dalla Istanbul moderna, concentrata nel quartiere di Beyoglu, dal Ponte di Galata, il ponte più famoso di Istanbul.

Proseguiamo ora da Istanbul verso est lungo la statale costiera per ammirare due bellissime località Amasra, cittadina portuale molto tranquilla e poco frequentata dai turisti e pertanto intatta. Qualche ora è più che sufficiente per vedere alcune tra le sue principali bellezze come il porto grande, il porto piccolo, la cittadella con le vestigia bizantine.

Anatolia
Porto di Amasra

Ripresa la strada si prosegue per Sinop altra caratteristica località. Ciò che vi colpirà però sarà il tratto di strada per raggiungerla in quanto si snoda tra alture a picco sul mare e promontori. Belle anche le spiagge e calette che si incontrano e dove è possibile fermarsi per un meritato riposo dopo tante ore di viaggio.

Arrivati a Sinop vi troverete sbalzati in un’atmosfera frizzante. Ammirate le mura che circondano la cittadina, concedetevi una lunga passeggiata e godetevi gli splendidi scorci. Fate visita alla prigione dove sono state girate molte scene del film “Fuga di mezzanotte”. Anche i dintorni della zona meritano una visita e molti sono i posti che organizzano escursioni.

Anatolia
Sinop

Proseguendo per altri 168 km circa si raggiunge Samsun, considerata una delle città turche più moderne. Qui noterete vari aspetti antichi, orientali e moderni. Molte le spiagge sabbiose dove vengono organizzati eventi. Si trova in una posizione particolare tra le foci del Fiume Rosso e il Fiume Verde.

Riprendete l’auto e godetevi i paesaggi spettacolari che regala la strada costiera: sono paesaggi unici nel loro genere. Fate tappa a Ordu perché ha un lungomare circondato da palme e un centro con viuzze strette e tortuose molto caratteristiche. Godetevi un giro sulla funivia per ammirare il paesaggio. Nel centro storico visitate il palazzo del Pasha e il Museo Archeologico. Ripercorrete altri 40 km e vi troverete a Giresum che, tradotto dal greco, significa ciliegia. Strano vero? Qui si coltivano nocciole. Concedetevi un bagno nelle fresche acque del Mar Nero e una rilassante e romantica passeggiata nel parco sulla collina. Lo spettacolo del panorama che ammirerete  vi regalerà grandi emozioni.

L’itinerario riprende in direzione di Trabzon una città costiera cosmopolita se pur storica. Visitate la chiesa medievale di Aya Sofya. A ovest del centro visitate il pittoresco quartiere dei bazar. Non perdetevi il porto è uno dei più vivaci e attivi della parte orientale, grazie al commercio con la Georgia, l’Iran e l’Armenia. Il porto si sviluppa a est della piazza principale dove si concentrano caffè e ristoranti.

Anatolia
Trabzon

Percorrete circa 50 km per raggiungere il monastero greco ortodosso dedicato alla vergine Maria: è stato fondato in epoca bizantina, è un luogo imperdibile, un vero gioiello del Mar Nero. Il monastero si trova su un dirupo a strapiombo sulla valle dell’Altindere, a 1.200 mt. di altitudine.  Il percorso è meraviglioso con scenari naturali ricchi di fascino.

Anatolia
Kaçkar

Ed eccoci all’ultima tappa del nostro itinerario lungo la costa del Mar Nero che conduce nell’Anatolia nord orientale. Percorrendo la E97 raggiungerete Rize nel cuore delle piantagioni di tè ed è l’ultimo avamposto dell’etnia dei Laz. I laz sono conosciuti come “popolo di pescatori” dai turchi  ma in realtà sono grandi coltivatori di tè e mais. Sono stati anche grandi produttori di nocciole passando poi, con l’avvento e l’introduzione di varie culture,  alla coltivazione del tè molto più redditizia e richiesta.

Interessante la visita alla fabbrica del tè nella quale si trova anche una sala dove degustare i vari infusi preparati secondo tradizione. In città anche un museo che vi permetterà di conoscere la cultura e le tradizioni di questo popolo.

Anatolia
Rize

Abbandonata Rize e la strada costiera ci si addentra tra le valli dei Monti del Kaçkar. Uno spettacolo! Le valli sono caratterizzate da foreste, pascoli e altopiani che lentamente salgono sino a raggiungere i 2.000 metri. A 3.900 metri svetta la cima più alta, il Monte Kaçkar ricoperto perennemente di neve e per questo rinomata località sciistica.

Anatolia
Sinop

Finisce qui il nostro viaggio. Un viaggio ricco di storia e testimonianze e una natura a dir poco spettacolare.

COME ARRIVARCI:

Turkish Airlines ha voli diretti su Istanbul.

DOVE DORMIRE:

Istanbul: Nomade Hotel www.hotelnomade.com

Sinop: Sinop Park Otel www.sinaparkotel.com

Samsun: Otel Vidinli www.otelvidinli.com

Trabzon: Otel Horan www.otelhoron.com

DOVE MANGIARE:

Istanbul:  Banyan Resta ( Ortakoy Salhanesi Sok. Fescizade Binasi N°3/2 http://www.banyanrestaurant.com)

Sinop:  Sinop Manti (Camikebir Mahallesi, Bülent Ecevit Cd. No:3, 57000 )

Samsun:  Menemenci Bilal Usta (Denizevleri Mahallesi, Alaçam Cd. No:42, 55200 Atakum/Samsun)

Trabzon:  Reis’in Yeri (Liman Mukli İdare )

Rize: Sehzade Restaurant (Sahil Dolgu Sahasi No:6)

 




Muscat, viaggio da mille e una notte

L’Oman, per molti anni snobbato dai turisti italiani, negli ultimi anni è diventato una delle destinazioni emergenti. E possiamo anche capirne i motivi. Basti pensare alla bellezza di Muscat, la capitale, intrisa di atmosfere orientali. Fortezze, moschee e il palazzo reale sono alcune delle cose da vedere una volta giunti in città.

Muscat
Il porto di Muscat

Sicuramente da non perdere è la Sultan Qabbos Grand Mosque, una grandissima moschea (la terza moschea più grande al mondo che può contenere sino a 20.000 fedeli) voluta, nel 1992, dal sultano Qabus ibn Said. Circondata da 5 minareti che simboleggiano i 5 pilastri dell’Islam e delineano i momenti della preghiera quotidiana, è uno straordinario esempio di architettura islamica moderna.

Muscat
La grande moschea

All’interno spiccano rivestimenti in marmo italiano, un tappeto iraniano del peso di 35 tonnellate e un lampadario in cristallo Swarovski da far girar la testa per la sua bellezza. Vi consigliamo di fare una passeggiata in serata per ammirare la moschea illuminata in tutta la sua maestosità e bellezza.

Muscat
L’esterno della grande moschea

Un altro imponente edificio è il Palazzo reale Qasr Al Alam, purtroppo non visitabile all’interno. Ma vale comunque la pena farci una tappa dato che è un edificio molto particolare dai bellissimi colori circondato da lussureggianti giardini.

MuscatPalazzo del sultano a Muscat

Per chi ama i musei a Muscat non resterà deluso. A cominciare dal Muscat Gate Museum che racconta la storia dell’Oman. Vale la pena una visita al Museo Nazionale (An-Noor Street, tel 024.701289) che espone una collezione di gioielli, costumi e cassettoni in legno di grande pregio.

All’interno della città vecchia, il quartiere di Ruwi, considerato il centro commerciale della città, offre negozi, ristoranti, bar e il suq con i suoi profumi inebrianti e l’artigianato locale.

Muscat
Prodotti dell’artigianato locale

Vicino al porto andate a visitare due fortezze portoghesi: la Al-Jalali ha due torri unite dalle mura da cui si gode di una vista unica sul porto di Muscat;  l’altra fortezza, Al-Mirani, risale al XVI secolo ed era utilizzata in passato come prigione.

Muscat
Le fortezze

Per chi non vuole rinunciare a un po’ di relax e ama crogiolarsi al sole c’è la spiaggia libera di Shatti ma per una giornata da sultano si deve optare per la spiaggia all’interno di uno dei lussuosi alberghi cittadini e usufruire dei vari servizi messi a disposizione compresa una piscina con jacuzzi.

Muscat

COME ARRIVARE:

la compagnia Oman Air ha un volo diretto da Malpensa su Muscat. Il biglietto a/r si aggira intorno a 600 euro.

DOVE DORMIRE:

Shangri-la Barr Al Jisah Resort un resort extra lusso posizionato in una splendida baia affacciata sul golfo di Oman. http://www.shangri-la.com/muscat/barraljissahresort/

DOVE MANGIARE:

The Beach Restaurant http://www.ghmhotels.com/en/muscat/dining/ indirizzo: 18th November Street  Al Ghubra, Muscat 113, Oman per prenotazioni:  thebeachrestaurant@chedimuscat.com

Se a disposizione avete molti giorni, non perdete l’esperienza di fare un’escursione nel deserto di Wahiba dove, oltre alle altissime dune potrete ammirare i cammelli e gli areesh, spazi dove sono sistemate le tende dei beduini. L’esperienza assume un fascino particolare se vissuta al tramonto. I colori dai toni dell’arancione il cielo azzurro punteggiato di stelle faranno da contorno alla vostra visita.

Muscat
Le bellissime dune




Morgan Inspiration Island: il primo parco acquatico al mondo per bambini disabili

Morgan è una bimba con problemi di disabilità e il padre decide di creare il Morgan Inspiration Island, un’estensione del già noto parco acquatico Morgan’s Wonderland distribuito su 25 ettari di terreno a San Antonio in Texas.

Morgan Inspiration Island
Foto di Robin Jerstad Jerstad Photographics

Questo parco è stato voluto e creato da Gordon Hartman, ex uomo d’affari di San Antonio, Texas, che osservando ma soprattutto amando sua figlia Morgan, ha voluto dare la possibilità a tutte le persone con disabilità di divertirsi, giocare e sentirsi liberi di osare in un luogo senza barriere e senza ostacoli. Dopo una lunga collaborazione con medici, insegnanti, terapeuti e genitori Gordon Hartman crea questa estensione. Risultato? Un parco che sa di buono.

Morgan Inspiration Island
Foto di Robin Jerstad Jerstad Photographics

All’arrivo il personale consegna ai genitori speciali braccialetti in modo che questi ultimi possano rintracciare i figli in qualsiasi momento. Gratuitamente si possono noleggiare speciali carrozzine impermeabili (tutto il parco è percorribile e accessibile con sedia a rotelle).

L’acqua delle piscine è regolabile così da accontentare tutti, anche i bambini che soffrono il freddo. Le altalene permettono di salire con la carrozzella e non c’è un angolo che non sia esplorabile con la sedia a rotelle.

Morgan Inspiration Island
Foto di Robin Jerstad Jerstad Photographics

In cambio cosa si ottiene? Il sorriso disarmante di bambini che hanno, magari per anni, assistito senza poter partecipare ai giochi di altri bambini. Questa è la gioia più grande che questo progetto così nobile sa regalare e la foto qui sotto lo conferma.

Morgan Inspiration Island
Foto di Robin Jerstad Jerstad Photographics

 

Morgan’s Wonderland Parco divertimenti a San Antonio, Texas

Indirizzo: 5223 David Edwards Dr, San Antonio, TX 78233, Stati Uniti

Telefono: +1 210-495-5888

http://www.morganswonderland.com/




Stoccarda a tutta birra!

Cannstatter Volksfest, questo il nome in tedesco della festa, ha origini antichissime: fu inaugurata nel 1818 da Re Guglielmo I del Württemberg e sua moglie Katharina per alleggerire le tensioni e le sofferenze subite dalla popolazione per lunghi anni di carestie e sacrifici dovuti da miseri raccolti. Piacque così tanto che, ancora oggi, ogni anno si rinnova questo appuntamento.

Stoccarda

La Cannstatter Volksfest dal 28.09 al 14.10.2018 è ormai un appuntamento internazionale tanto che ospita ogni anno 4 milioni di visitatori, ma con la particolarità che alla base c’è un forte attaccamento alle tradizioni. La festa viene inaugurata con una processione domenica 30 settembre alla presenza di 3.500 partecipanti, trattori, cavalli, figuranti e animali bardati a festa. Sotto i tendoni si possono assaggiare i piatti tipici della cucina sveva come i Maultaschen (ravioli) o gli ormai famosi Spätzle che qui hanno un gusto totalmente diverso, il tutto accompagnato da ottima birra. Canti e balli rallegrano l’atmosfera.

Stoccarda
Foto di Jean-Claude Winkler

Anche gli amanti del nettare di Bacco non resteranno delusi. Ricordiamo che Stoccarda produce vini di altissima qualità vantando una tradizione vinicola radicata in secoli di storia. Tanti i vini da degustare come il conosciuto Trollinger e vini bianchi quali Riesling, Kerner, Silvaner e Müller-Thurgau. L’ospitalità degli abitanti ha pensato anche agli amanti del divertimento dalle forti emozioni allestendo un enorme luna-park con montagne russe e tante altre attrazioni. (https://www.cannstatter-volksfest.de/it/landing-page/

Stoccarda
Foto di Jean-Claude Winkler

Quest’anno c’è un motivo in più per parteciparvi: si festeggiano i 200 anni dalla nascita e per onorare il bicentenario la città di Stoccarda presenta una Festa Storica. Nel cuore della città si darà vita a una rievocazione dei tempi antichi: uomini e donne indosseranno il costume tradizionale. Sarà servita inoltre una birra speciale “la birra del Giubileo”. Infatti mastri birrari dei birrifici Stuttgarter Hofbräu e Dinkelacker di Stoccarda hanno lavorato insieme per creare una speciale birra che vuole ricordare il sapore della birra che si beveva proprio nel 1800. La festa si terrà sulla grande piazza del Castello Nuovo di Stoccarda. Potrete assistere agli spettacoli messi in scena: illusionismo, la ragazza fluttuante, la donna senza testa ma anche esibizione di funamboli e saltimbanchi. Assicuriamo tanto divertimento in vero stile svevo.

Stoccarda
Foto di Jean-Claude Winkler

Potrete poi cenare in uno dei tanti stand gastronomici gustando i veri piatti della tradizione: cacciagione, würstel e crauti e tante altre leccornie.

Ma vogliamo dedicare anche qualche parola alla città di Stoccarda circondata da vigneti e immersa nel verde e suddivisa in 23 distretti che merita di essere conosciuta.

Stoccarda
Il fiume Neckar attraversa la città di Stoccarda

Andate a visitare la Schlossplatz, la piazza centrale, la più grande di Stoccarda, che rappresenta il fulcro della vita cittadina. Al centro potrete ammirare una colonna con in cima la statua della Concordia.

Fate una visita al Neuess Schloss, il Castello Nuovo di Stoccarda, in stile barocco e affacciato proprio su Piazza Schlossplatz.

Stoccarda

Se volete avere una visuale su tutta Stoccarda dovrete recarvi alla Fernsehturm in Jahnstrasse, sulla sommità di una delle colline. È una torre progettata nel 1956 che ospita un bar dove gustare un buon caffè a diversi metri dal suolo o cenare ai suoi piedi.

Stoccarda
Fernsehturm in Jahnstrasse

Chi ama lo shopping non può mancare una passeggiata in Königstrasse, una lunga via pedonale punteggiata di bellissimi negozi e ottimo punto di partenza per visitare il centro della città.

Da non mancare anche la visita al Markthalle in Dorotheenstraße 4. Si tratta di un mercato coperto dagli odori intensi di spezie. La particolarità è la sua architettura Art Nouveau.

E anche agli amanti dei motori prestigiosi Stoccarda riserva delle sorprese visto che ospita le sedi delle due case automobilistiche più famose al mondo: Porsche e Mercedes-Benz.

Stoccarda

Il Museo Porsche (Porscheplatz 1), fuori dal centro storico, è stato inaugurato nel 2009 e ripercorre cronologicamente la storia delle automobili del gruppo, dalla Porsche 64 alla più recente. Bella anche la possibilità di poter visitare il laboratorio all’interno della struttura con i veicoli storici della casa.

Stoccarda
Il Museo Porsche

Il Museo Mercedes-Benz (Mercedesstrasse 100 www.mercedes-benz-classic.com )anch’esso fuori dal centro storico (ma raggiungibile con poche fermate di metropolitana dal centro) è ospitato in un edificio in puro stile futuristico a forma di ellisse: nove piani a spirale dove ripercorrere circa 130 anni di storia dell’auto.

Stoccarda

Rimarrete esterrefatti nell’ammirare quanto questa casa automobilistica abbia costruito negli anni, dalle automobili storiche come la Daimler alle auto destinate al Santo Padre o la SL rossa di Lady D.

Stoccarda
Il Museo Mercedes-Benz

Queste sono solo alcune delle cose che abbiamo ammirato nel nostro viaggio, ma Stoccarda offre un’infinità di altre attrazioni: musei, chiese, eventi e una ormai ricchissima scelta di ristoranti.

COME ARRIVARCI: Dall’Italia ci sono tantissimi voli diretti dai principali aeroporti: Milano, Roma, Venezia, Napoli, Pisa e Catania.

DOVE DORMIRE: Steigenberger Graf Zeppelin https://www.steigenberger.com . A 10 minuti a piedi da luoghi d’interesse come Konigstrasse e Schlossplatz. Rete wifi, 3 ristoranti, spa, piscina coperta, palestra, bar/lounge. Parlano italiano

DOVE MANGIARE: Délice Hauptstaetter Strasse 61 70178 Stuttgart http://www.restaurant-delice.de. Ma a Stoccarda si mangia bene ovunque.

COSA MANGIARE: Tra i piatti tipici di Stoccarda consigliamo la zuppa Gaisburger Marsch, i Maultaschen, gli Spätzle e Schwäbischer Rostbraten

COME PRENOTARE: Per ulteriori informazioni, e per prenotare pacchetti e soggiorni, visitare: www.stuttgart-tourist.de/it

Stoccarda
Foto di Jean-Claude Winkler

Vi potrebbe interessare anche questo articolo




Giamaica, mare cristallino a ritmo di reggae

La Giamaica è immersa nel Mar dei Caraibi e la particolarità è che non c’è una stagione secca alternata a una stagione delle piogge per cui in questa isola si può andare in tutti i periodi dell’anno. Pensate che in inverno si toccano i 27°C e in estate se ne trovano 32°C. E’ circondata da un mare bellissimo con limpide acque che si mantengono costantemente sui 27°C per tutto l’anno.

Giamaica

Una delle località più conosciute e frequentate dai turisti è Negril con la sua ormai famosissima spiaggia “Seven Mile Beach”. Cos’ha di particolare? Sono 11 Km di sabbia finissima e candida in contrasto con un mare blu cobalto e una barriera corallina a 150 metri dalla spiaggia. Qui si vive il vero relax, tra una nuotata e l’altra, una passeggiata sul bagnasciuga e un pò di divertimento in qualche locale alla moda.

Giamaica
Un venditore giamaicano

Chi ama immergersi qui trova il suo regno. Un ottimo indirizzo a cui rivolgersi per fare immersioni è Scuba Caribe di Negril – www.scubacaribe.com è forse il più conosciuto di tutta l’isola. L’organizzazione organizza corsi per principianti e cosa c’è di meglio che avvicinarsi a questo sport nelle acque dei Caraibi tra mille pesci colorati?

Ma qui potete sbizzarrirvi con tante altre attività: catamarano, windsurf, pesca d’altura insomma per chi ama il mare questo è il posto giusto.

Giamaica

Ma Negril non è solo spiaggia, sole, mare perché sa offrire tanto divertimento. Durante la notte si trasforma e nei locali si inizia a ballare musica internazionale e tanto reggae. Uno dei migliori locali e considerato tra i più “in” è il Jungle Night Club – the-jungle-negril.com.  Qui potete anche cenare. Cosa ordinare? Il jerk chicken del pollo molto speziato accompagnato da riso e verdure. Una vera delizia.

Un altro ottimo ristorante della zona è l’Ivan’s Bar & Restaurant – www.catchajamaica.com. Qui assaggiate  il piatto nazionale giamaicano l’Ackee e Baccalà. I giamaicani ci fanno colazione ma per noi  europei potrebbe essere un ottimo pranzo. L’Ackee è un frutto locale che viene servito con dei  ravioli, fritti o bolliti e del  baccalà insaporito con peperoncino e cipolle.

Giamaica
Akee il frutto nazionale della Giamaica foto di Vittorio Giannella

Prima di lasciare l’isola provate la bevanda nazionale della Giamaica: il Rum. Viene servito anche mischiato ad altre bevande e noi vi consigliamo rum e latte di cocco, un drink molto amato dai locali e anche dai turisti.

Dunque non ci resta che augurarvi una buona vacanza in un’isola che saprà regalarvi tante emozioni dove vivere il divertimento a 360°.

Per altri articoli sulla Giamaica clicca qui sotto:

Giamaica, Blu Mar …ley




Da Marsiglia ad Arles. Tour della Provenza aspettando la finale dei mondiali. E gustando la bouillabuisse

Questa splendida regione del Sud della Francia ha sempre affascinato e ispirato scrittori e pittori, da Francesco Petrarca, abitué della Valchiusa, a Van Gogh e Cézanne. E, tra un borgo medievale e un castello, un museo e paesaggi mozzafiato, gustiamo insieme la rinomata cucina provenzale. E perché non preparare proprio per la sera della finale la bouillabuisse? Naturalmente, con la nostra ricetta.

 Marsiglia, fascino cosmopolita

Il punto di partenza dell’itinerario che vi proponiamo è l’affascinante Marsiglia, una città sempre in fermento, brulicante di vita e dalle mille sfaccettature. Vi consigliamo di cominciare il tour dalla Città Vecchia e, in particolare da Le Vieux Port, dove convergono tutte le vie della città e si concentrano bar e ristoranti, dove è possibile gustare la più autentica bouillabuisse, l’elaborata zuppa di pesce tipica di Marsiglia.

Il molo più animato è certamente il Quai des Belges, sede di un vivace mercato del pesce, da dove partono il traghetto Le César che attraversa il porto da nord a sud collegando la sede del Municipio con Place aux Huiles, e le minicrociere della Croisières Marseille Calanques (www.croisieres-marseille-calanques.com/ ), che effettuano il percorso fino a Cassis, passando di fronte alla suggestive insenature delle Calanques, un tratto costiero di 20 km,  dichiarato, nel 2011, Parco Nazionale e costituito da scogliere ripide, che sembrano nascere dalle acque turchesi del Mar Mediterraneo.

L’ingresso a sud del Porto Vecchio è protetto dal Bas Fort Saint-Nicholas, mentre, dalla parte opposta, dal gemello Fort Saint-Jean, fatti costruire, nel XIII secolo, dai Cavalieri Templari. Sul lato settentrionale di quai du Port, invece, si trova la maestosa Cathédral de la Major, realizzata in stile bizantino, che spicca per la singolare facciata a righe, realizzata con pietre bianche di Cassis e marmo verde fiorentino.

Dirigendosi, invece, dal porto verso ovest, si incontra l’Abbaye Saint Victor costruita su una necropoli del III secolo e fulcro della cristianità della città. A nord del Vieux Port, si estende il quartiere storico di Le Panier. Intriso di un’atmosfera tipicamente mediterranea, è caratterizzato da viuzze piccole e strette, sulle quali si affacciano botteghe artigiane e case dai colori pastello. Impossibile resistere alla tentazione dello shopping tra il dedalo di stradine del quartiere.

Sempre prendendo come riferimento il Porto Vecchio, con l’autobus n° 60 o con Le Petit Train  si arriva fino alla Basilique Notre Dame de la Garde, che domina la collina più alta di Marsiglia. In stile romano bizantino, è sormontata da una decorata con marmi policromi, affreschi e mosaici che ritraggono la vita portuale e marittima della città. Sul campanile è si trova una statua della Vergine alta quasi 10 metri, collocata su un piedistallo di 12.

Dal Vieux Port, poi, partono i battelli Frioul If Express (www.frioul-if-express.com) che conducono, in circa 20 minuti, all’ Ile d’If, l’isola di 30 km2, a circa 3,5 km dal porto, che ospita il Chateau d’If, la fortezza resa celebre dal romanzo di Dumas Il Conte di Montecristo . La rocca cinquecentesca, trasformata in prigione di massima sicurezza, ha “ospitato” tra le sue mura, centinaia di prigionieri politici, protestanti, e l’eroe della Rivoluzione Francese Mirabeau.

A poche centinaia di metri ad ovest dell’Ile d’If si trovano le Iles du Frioul, Ratonneau e Pomègues, ciascuna delle quali non supera i 2,5 km2. Tra i XVII e il XIX secolo furono luogo di quarantena per tutti coloro che erano sospettati di avere contratto la peste o il colera. Le rovine dell’antico ospedale per la quarantena sono ancora visibili sull’isola di Ratonneau.

Aix-en Provence, la città degli artisti

Da Marsiglia parte l’itinerario che conduce al cuore della Provenza. La prima tappa è Aix-en- Provence che dista appena 25 km. La città, che ha dato i natali al pittore Paul Cézanne (nel 1839) e ha ospitato il giovane Emile Zola, è un concentrato di arte e cultura, sede universitaria. Nonché principale centro europeo per la produzione di mandorle, utilizzate, in parte, per confezionare i tipici calissons,  i dolcetti morbidi, a base di pasta di mandorle e succo di frutta, rivestiti di ostia ed da uno strato di glassa.

Corso Mirabeau è il cuore della Vieil Aix, la Città Vecchia, dove si concentrano le eccellenze artistiche e culturali. All’incrocio con Rue du 4 Septembre si incontra la Fountain d’Eau Termale, ricoperta da muschio, dalla quale sgorga acqua termale alla temperatura costante di 34°, quasi una porta di accesso alle splendide Thermes Sextius, già apprezzate dagli antichi romani. A sud di Corso Mirabeau inizia il Quartier Mazarin, fatto costruire dal fratello del più noto cardinale, nel 1646.

In Place Saint Jeanne de Malte, merita una visita il Musée Granet, ricavato da un convento settecentesco dei Cavalieri di Malta. Il museo conserva nove opere di Cézanne ed una collezione unica con opere di Picasso, Matisse e Giacometti. Da non perdere, invece, una visita alla Fondation Victor Vasarely, che si trova a circa 4 km dal centro città, formato da sedici strutture esagonali e facciate decorate con cerchi posti su quadrati alternati bianchi e neri. La struttura ad alveare consentono l’ingresso della luce in modo da valorizzare le opere esposte al suo interno.

Merita una visita anche la Cattedrale Saint Sauveur,  che sorge in Rue la Roque. Costruita tra il 1285 ed il 1350, è formata da una mescolanza di stili, con il corpo principale in stile romanico e cappelle risalenti ai secoli tra il XIV e il XV. Gli appassionati, infine, non possono perdersi il “Cicuit Cézanne”, alla scoperta del percorso personale ed artistico del grande pittore.

Si parte dall’Ufficio Turistico e si segue il percorso segnalato dalle targhe di bronzo con la lettera C incorporate sui marciapiedi. Al n° 9 di Av. Paul Cezanne si trova L’Atelier Paul Cézanne (www.atelier-cezanne.com), lo studio dove il pittore produceva le sue splendide opere e dove tutto è rimasto come lui lo ha lasciato.

 I borghi della Valchiusa

Da Aix l’itinerario prosegue attraversando la Valchiusa, caratterizzata da verdi campagne, distese di lavanda, vigne rigogliose, e minuscoli villaggi di pietra arroccati su dolci colline. Una prima interessante sosta che vale la pena effettuare è Gordes, “uno dei più bei borghi di Francia”, che sorge su una falesia che domina la valle dei fiumi Imergue e Cavalon, di fronte al massiccio del Luberon.

Merita una visita il Castello rinascimentale, dagli interni riccamente decorati e sede di un museo dedicato al pittore fiammingo Pol Mara, esponente del Surrealismo. A 3 km da Gordes, in direzione sud, seguendo la D 15 in direzione Cavaillon, si incontra il Village de Bories, un vero e proprio museo etnografico all’aperto con una ventina di costruzioni di pietra, che risalgono ad un periodo inclusa tra 200 e 500 anni fa. Le bories, costruzioni realizzate con materiali rinvenuti sul posto, restano ancora un mistero per gli studiosi.

L’itinerario attraverso la Valchiusa prosegue percorrendo la strada che conduce ad Orange. A circa 10 km più a sud, percorrendo le D 38, si arriva a Châteauneuf du Pape, famoso in tutto il mondo per la sua produzione vinicola e per essere stata la residenza estiva dei papi di Avignone.

Lo stesso vigneto, che oggi si estende per 3300 ettari ed è regolato da un rigido disciplinare, seguito scrupolosamente dai 300 produttori certificati, è stato istituito proprio dai papi avignonesi, nel XIII secolo. La storia della produzione vinicola si può conoscere visitando il Museo del Vino (www.brotte.com ) ricavato nella cantina di L.C Brotte, che offre uno spaccato della pregiata arte della vinificazione.

Avignone, la città dei Papi

Da Châteauneuf du Pape, seguendo il corso del Rodano, si arriva ad Avignone (www.avignon-tourisme.com), una delle città storiche più belle e culturalmente ricche della Provenza. Famosa per essere stata la sede papale, dal 1309 al 1377, ha visto succedersi ben sette Papi francesi, da Clemente V a Gregorio XI, alla morte del quale, nel 1378, si verificò il Grande Scisma della Chiesa occidentale.

Dagli imponenti bastioni inizia la visita alla città storica, che si sviluppa con l’immancabile tappa al Palais des Papes (www.palais-des-papes.com), dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Di dimensioni titaniche (ben 15.000 mq), il complesso, che comprende due edifici, il Palazzo Vecchio a nord e il Palazzo Nuovo, a sud, fu eretto nel 1309, quando Clemente V abbandonò Roma per trasferirsi ad Avignone. L’interno si compone di enormi sale di pietra ed immensi cortili. Splendidi gli affreschi della cappella, risalenti al XIV secolo ed opera di Matteo Giovanetti, mentre è assai suggestiva la camera del Papa, dalle pareti blu a fiori rossi e la Camera del Cervo, con scene di caccia sulle pareti.

Conosciuto grazie ad una celebre filastrocca per bambini (Sur le pont d’Avignon) il Pont Saint-Bénézet è stato costruito nel 1185 per collegare il Avignone a Villeneuve.lés-Avignon.

Avignone ospita anche alcuni interessanti musei, come il Musée Angladona, che conserva alcune preziose opere degli Impressionisti, tra cui i Vagoni della Ferrovia di Van Gogh e dipinti di Cézanne, Manet, Picasso e Degàs. Vale la pena visitare anche il Musée du Petit Palace (www.petit-palais.org) che ha sede nell’antico palazzo vescovile. La collezione di dipinti a soggetto religioso include opere di Botticelli, Carpaccio e Giovanni di Paolo.

Da Tarascona a St Remy-de-Provence

A 23 km da Avignone, seguendo il corso del Rodano in direzione Sud, si arriva all’affascinante Tarascona (www.tarascon.org) , una cittadella medievale di rara bellezza, il cui nome è legato alla leggenda, del mostro anfibio La Tarasche, che terrorizzava gli abitanti sbranando tutti coloro che provavano ad attraversare il Rodano.

In città, vale la pena cominciare la visita proprio dal superbo Palazzo di Re Renato, uno dei più bei castelli medievali di tutta la Francia. Il castello è suddiviso in due aree indipendenti: l’alloggio signorile, con due torri quadrate che guardano verso il Rodano, e il cortile inferiore, con due torri difensive rettangolari. Sono oggetti della visita il cortile inferiore, il cortile d’onore, gli alloggi signorili e la terrazza, dalla quale la vista spazia su Tarascona, il Monte Ventoso, Beaucaire ed il Rodano.

La tappa successiva è la bella città di St Remy-de-Provence, che sorge nel cuore delle Alpilles, a circa 17 km da Tarascona. St Remy è famosa per avere dato i natali, il 14 dicembre 1503, a Michel de Notre-Dame, meglio noto come Nostradamus, il più grande veggente di tutti i tempi. La casa natale dello studioso si trova in rue Hoche e non si può visitare all’interno. Nostradamus è, invece, ricordato con una fontana ottocentesca, che ne reca l’effigie, e che sorge tra Rue Carnet e rue Nostradamus.

La città ha anche ospitato il soggiorno clinico di Vincent Van Gogh, che, dopo avere tentato di uccidere l’amico Gauguin ad Arles, si fece ricoverare nell’ospedale psichiatrico di St Paul-de-Mausole, un ex monastero del XII secolo, dove il pittore rimase per un anno, dipingendo più di 150 tele, ispirato dalla luce e dai paesaggi di St Remy.

Arles, sulle tracce di Van Gogh

L’ultima tappa dell’itinerario conduce alla città di Arles, legata indissolubilmente al nome di Vincent Van Gogh, che si stabilì qui nel 1888. Durante il suo soggiorno, il genio olandese dipinse in maniera forsennata, producendo, in appena un anno, ben 200 tele e 100 disegni, tra cui L’Arlesiana, la Casa di Vincent, La Crau, il Ponte di Langlois, Notte Stellata sul Rodano e L’Alyscamps.

Paradossalmente, però, Arles non conserva nessuna delle opere di Van Gogh. Tuttavia, è possibile seguire le tracce del genio seguendo un percorso di visita che ha la sua prima tappa alla Fondation Vincent Van Gogh (www.fondation-vincentvangogh-arles.org),una collezione di opere di artisti che sono stati influenzati o che si sono lasciati ispirare da Van Gogh, tra cui Bacon e Botero.

In Place Félix Rey, invece, si trova l’Espace Van Gogh, un ‘ex ospedale dove il pittore venne medicato all’orecchio in seguito all’automutilazione, oggi sede di mostre temporanee. Si può, invece, seguire a piedi l’itinerario del Circuit Van Gogh. Il percorso segnala anche alcuni punti in cui Van Gogh pose il cavalletto per immortalare gli splendidi paesaggi di Provenza, con riproduzioni in miniatura delle opere realizzate ed un testo informativo.

Tra i siti che meritano una visita consigliamo lo straordinario Anfiteatro Romano di Les Arénes costruito alla fine del I secolo d C per ospitare corse dei carri e combattimenti di gladiatori e trasformato in fortezza durante il Medioevo. Il biglietto di ingresso consente di visitare anche le Thermes de Constantin, in rue du Grand Prieuré, le antiche terme romane costruite dall’imperatore Costantino nel IV secolo, e il Cryptoporticus du Forum (ingresso presso l’Hotel de Ville), un complesso commerciale formato da magazzini sotterranei risalenti al I sec. a C.

Tra i musei, meritano, infine, una visita il Musée de l’Arles ed de la Provence Antiques (www.arles-antique.cg13.fr), che espone una ricca collezione di arte romana e cristiana. Conserva, invece, due dipinti e 57 disegni di Picasso  il Musée Réattu (www.museereattu.arles.fr) ricavato in un ex monastero quattrocentesco.

A tavola à la provençal

Il piatto più famoso della cucina provenzale è la boullabaisse, una particolare zuppa di pesce, tipica di Marsiglia, ma diffusa anche nel resto della regione. Gli ingredienti base sono gli scorfani, le triglie ed i gronghi, che non devono mai mancare. Ad essi si aggiungono, a piacere, altri pesci quali rombo, rana pescatrice, sogliola e crostacei e frutti di mare, come cozze, granchi, grancevole. Persino aragoste, nelle versioni più raffinate e costose. Il condimento, poi, è fondamentale per dare alla zuppa quel suo gusto inconfondibile: sale, pepe, cipolla, pomodoro, zafferano ed un mix di erbe che includono timo, salvia, finocchio, alloro, scorza d’arancia.

Altro piatto tipico è la ratatouille, i cui ingredienti fondamentali sono pomodori, zucchine, peperoni, aglio e cipolla, a cui vengono aggiunte erbette di Provenza. La ratatouille può essere servita da sola, con riso, patate e pane, oppure come contornoOttima anche la soupe au pistou, una zuppa estiva a base di fagioli e verdure tagliate a pezzi, insaporite con una salsa profumata di aglio, basilico ed olio di oliva. È la salsa a fare la parte del leone anche nella preparazione della daube, uno stufato di manzo, diffuso in Camargue, condito con cipolle, aglio, carote, salsa di pomodoro, vino rosso, peperoncino e bacche di ginepro.

Tra le salse che accompagnano i piatti di carne o pesce, poi, ricordiamo la celebre aioli, preparato con aglio pestato e mescolato all’olio di oliva e mescolato fino ad ottenere un composto cremoso. Celebre anche la tapenade, una salsa a base di olive nere, acciughe e capperi, alla quale viene aggiunto un cucchiaino di senape e olio d’oliva. Viene solitamente servita come antipasto, spalmata sul pane Da non perdere la brandade, una crema vellutata con baccalà pestato e preparato con olio di oliva, aglio, latte e tartufo a lamelle.

Altri piatti tipici sono i pieds-paquets, una specie di trippa, diffusa nella zona di Marsiglia. Il catigau, tipico di St Remy, invece, si prepara con le anguille del Rodano affumicate o arrostite e cucinate in fricassea. Tra i frutti di mare, da non perdere le violets, le celebri vongole di Marsiglia, e le telline della Carmargue, molluschi accompagnati dalla salsa piccante.

Tra i formaggi, ricordiamo la tomme de brebis, fatto con latte di pecora, tipico della regione di Arles, e la brousse, un formaggio fresco di capra salato, con olio di oliva ed erbette, oppure dolce, da consumare con la frutta. Ampio il capitolo dei dolci. Sono tipici di Avignone i meloni canditi, mentre ad Aix si possono trovare i tipici calissons, pasticcini di pasta di mandorle, mentre a Tarascona vanno per la maggiore le caramelle al cioccolato.

Bouillabuisse

Ingredienti

  • 1 kg di pesce misto tra coda di rospo, merluzzo, razza, pesce Sanpietro
  • 1 kg di scorfani
  • 1 kg di crostacei
  • 3 pomodori maturi
  • 1 rametto di finocchietto selvatico
  • 1 cipolla tritata
  • 4 spicchi di aglio schiacciati
  • Trito di erbe miste: prezzemolo, alloro e timo
  • 1 bustina di zafferano
  • Olio Evo
  • Sale e pepe
  • 8 fette di pane raffermo

Pulite i pesci, poi tagliateli grossolanamente a pezzi e metteteli in una casseruola capiente insieme ai crostacei. Unite l’aglio, tutte le erbe, il sale, il pepe, lo zafferano, i pomodori a pezzi e l’olio di oliva. Fate marinare in frigorifero per circa un’ora. Togliete il tutto dal frigorifero, poi coprite il tutto con acqua e portate a ebollizione. Abbassate poi la fiamma e proseguite la cottura per circa 10-15 minuti. Disponete i pesci in un piatto da portata e le fette di pane raffermo a parte in una zuppiera. Poi versate il sugo della zuppa di pesce sulle fette di pane e portate in tavola. La bouillabaisse si gusta disponendo le fette di pane con il sugo nel proprio piatto e disponendovi sopra i pesci.

 COME ARRIVARE

In auto dall’Italia, occorre seguire la direzione Genova-Savona-Ventimiglia. Una volta superato il confine con la Francia, seguire le indicazioni per Mentone, Nizza e Cannes sulla A8/E 80, e poi prendere la direzione Marsiglia-Gap. Da Genova a Marsiglia ci sono 400 km, percorribili in circa 4 h. Se si vuole raggiungere, invece, Aix en Provence, occorre uscire all’uscita 31 della A8/E 80 e seguire le indicazioni Aix Centre sulla E 7. Da Aix en Provence a per Marsiglia, invece, occorre prendere la A51/E7.

DOVE DORMIRE

*Sofitel Marseille Vieux Port*****(36, boulevard Charles Livon, Marsiglia tel 0033 4 91155900, www.sofitel-marseille-vieuxport.com) A breve distanza dallo Château d’If e dai Calanques. ha camere ampie ed arredate con stile e dettagli di lusso. Doppia da € 270.

 *Hotel Cezanne**** (40, Avenue Victor-Hugo , tel 0033 4 42911111, Aix en Provence, www.hotelaix.com ) Elegante boutique hotel con camere arredate in maniera semplice e raffinata, con mobili in stile provenzale, aria condizionata, internet veloce e wi fi gratuito. Parcheggio gratuito a disposizione degli ospiti. Doppia da € 141

*Auberge de Cassagne & Spa.***** (450, allée de Cassagne, Avignone, tel 0033 4.90.32.25.09, www.aubergedecassagne.com). Dotato di 35 camere, 5 suite di cui una presidenziale. Agli ospiti è riservato l’accesso gratuito alla prestigiosa Spa con sauna, hamman, piscina idromassaggio, doccia cromoterapica, sala fitness, sala massaggi, a disposizione anche una piscina. Doppia da € 237

 *Le Vallon de Valrugues & Spa***** (Chemin Canto Cigalo, St Remy, tel 0033 4  90920440, www.vallondevalrugues.com ) Splendido 5 stelle con Spa situato nel cuore del Parc Naturel des Alpilles. A disposizione degli ospiti il prestigioso Restaurant Gastronomique con il meglio della gastronomia francese ed internazionale e la Spa con jacuzzi, hamman, sauna, sala finess, piscina e centro benessere. Doppia da € 350

*Hotel Particulier***** (4 rue de la Mannaie, tel 0033 4 90525140, Arles www.hotel-particulier.com) Esclusivo boutique hotel con Spa, hamman e centro benessere. L’arredamento è minimalista ma elegante. Le camere sono provviste di aria condizionata, bagno privato, macchina per il caffè, wi fi , minibar e TV. Doppia da € 475

DOVE MANGIARE

*Péron 56, Promenade de la Corniche, Marsiglia tel 0033 491 521 522, www.restaurant-peron.com; Splendido locale con terrazza che si affaccia sulla corniche  e vista sul Chateau d’If. Offre raffinati piatti a base di pesce, tra cui tonno marinato, capesante al limone con polenta e deliziosi antipasti di mare.

*Mickaël Féval, 11 Petite Rue St Jean, Aix en Provence, tel 0033 442 932960, www.mickaelfeval.fr , 1 stella Michelin per questo locale che fonde con abilità piatti di terra e di mare. Pranzo da € 29, menù pranzo da € 35, cena alla carta da € 60 a € 90.

*Le Verger des Papes, 4, rue du Château, tel 0033 4 90 83 50 40, Chateneuf du Pape, www.vergerdespapes.com Carte di credito sì. Sala fumatori no. Delizioso ristorante perfettamente in armonia con lo splendido paesaggio circostante. Offre piatti della cucina provenzale cucinati con ingredienti di stagione. Menù da € 22 a € 32. Alla carta: portate principali da € 13 a € 43.

*La Maison Jaune  (15 rue Carnot, tel 0033 4 90925614, St Remy, www.lamaisonjaune.info) Ristorante che vanta prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui1 stella Michelin. Situato nel cuore del centro storico, offre un menù, tipico provenzale. Tra le specialità estive le sardine marinate, il tonno grigliato, l’agnello alla provenzale e zuppa di ciliegie e mandorle amare. Menù da € 38; menù degustazione provenzale da € 58, menù completo da € 68.

*Alain Assaud (13 bd Marceau, tel 0033 4 90923711) Carte di credito sì. Sala fumatori no.Ristorante gourmet ricavato presso un antico negozio. Offre piatti della tradizione provenzale, tra cui branzino alla griglia o aioli di merluzzo. Menù degustazione da € 44; menù provenzale da € 74.

*L’Atelier  (7 rue de Carmes, tel 0033 4 90910769, Arles www.rabanel.comPiù che un ristorante, una vera e propria esperienza sensoriale, grazie alla maestria dello chef “stellare” (ben 2 le stelle Michelin attribuite all’Atelier) Jean-Luc Rabanel, che raccoglie persino alcuni ingredienti dal proprio orto biologico. A pranzo: menù sensoriale di 7 piatti € 55 (bevande escluse), con vino selezione € 100. Menù da € 55 a € 145.

INFO

www.myprovence.fr

 




Santo Domingo, salsa, merengue e…bandera

Soprattutto in estate i balli latino americani, soprattutto la salsa e il merengue, sono le colonne sonore di feste sulla spiaggia e serate nei locali o nei villaggi turistici. Questi balli caraibici hanno origine nella Repubblica Dominicana, dove vogliamo portarvi oggi. Seguiteci nel nostro viaggio tra le architetture della capitale, Santo Domingo, per poi proseguire alla scoperta delle spiagge più belle e dei sapori speziali della cucina, un gustoso melting pot di tradizione creola, europea e africana.

La Repubblica Dominicana, attualmente, divide con la Repubblica di Haiti il territorio dell’isola caraibica di Hispaniola, scoperta da Cristoforo Colombo durante il primo dei suoi viaggi nel nuovo continente, nel 1492. E sempre a Colombo si deve la fondazione, tra il Rio Ozama ed il Mar dei Caraibi, di quella che è l’odierna capitale, Santo Domingo de Guzman (questo il suo nome ufficiale), un centro economico e culturale estremamente dinamico, luogo di incontro tra la cultura caraibica e quella europea, ma anche base di tutte le spedizioni intraprese dagli spagnoli nelle Americhe.

Visitiamo la Zona Colonial

La maggior parte delle testimonianze del glorioso passato di Santo Domingo si concentra nella Zona Colonial, che sorge in un’area in leggero rilievo sulla sponda occidentale del Rio Ozama, proprio nel punto in cui le acque del fiume incontrano le profondità cristalline del Mar dei Caraibi.  Nel 1992, tutta la zona è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio Culturale dell’Umanità. Qui si concentra la maggior parte dei monumenti legati alla storia coloniale, molti dei quali ricordano Cristoforo Colombo e la sua famiglia.

La Zona Colonial si può visitare completamente a piedi, con calma, per respirarne l’atmosfera e per immergersi in quel passato presente anche nelle piccole cose. Qui si concentra la maggior parte dei musei, molti dei quali ricavati da antiche sedi del potere spagnolo. Tra questi il Museo de las Casas Real ha sede in un palazzo in stile rinascimentale, la cui costruzione risale al XVI secolo e che, per molto tempo, è stato la sede dei governatori spagnoli che controllavano l’intera regione dei Caraibi. Il museo ospita diversi oggetti di origine coloniale, contestualizzati in sale ricostruite secondo lo stile originario.

In Plaza de la Hispanidad ha sede, invece, il Museo Alcazar de Colon che, all’inizio del XVI secolo era adibito a residenza del figlio di Colombo, Diego e della moglie Maria de Toledo. Il suo maestoso aspetto attuale si deve a tre campagne di restauro successive, nel 1957, nel 1971 e nel 1992. Oggi, nel museo è possibile ammirare diversi oggetti appartenuti alla famiglia Colombo.

Nella Zona Colonial si concentra un grande numero di chiese, tra cui la più famosa è certamente la Catedral Primada de l’America. I dominicani amano ricordare che la loro cattedrale fu la prima ad essere costruita in America Latina, anche se l’interno della chiesa è stato in parte ricostruito, dopo l’incursione dei corsari di Sir Francis Drake, che fecero man bassa di molti oggetti di valore.

Accanto alla cattedrale si estende il Parque Colon, uno dei luoghi preferiti dai dominicani, ma anche dai turisti. Un altro primato vantato da Santo Domingo è quello della prima strada lastricata delle Americhe, quella Calle Las Damas che, tracciata nel 1502, deve il suo nome alla consorte di Diego Colombo, che amava passeggiare qui tutti i pomeriggi, in compagnie delle dame del suo seguito.

Lungo questa strada si affacciano diversi monumenti che meritano senz’altro una visita. Tra questi la Fortaleza Ozama, il più antico edificio militare di epoca coloniale, dalle mura spesse due metri, nelle quali si aprono numerose feritoie per i fucilieri. L’edificio include, all’interno delle sue mura, l’imponente Torre del Homenaje, dalla cui sommità si può ammirare un superbo panorama della Zona Colonial.

Appena fuori dalla Zona Colonial, con una semplice corsa in taxi si può raggiungere il monumento più intrigante di Santo Domingo: il Faro a Colon, dedicato a Cristoforo Colombo. La costruzione, dalla caratteristica pianta a croce, è costituita da massicce pareti di cemento, che si innalzano per dieci piani. Sulla cima sono collocate potentissime lampade, in grado si proiettare in cielo un’accecante croce di luce. Tuttavia, esse vengono accese di rado, poiché la potenza delle lampade può provocare immediati black out in tutta la città.

Alla base del faro, alcune sentinelle in uniforme bianca sorvegliano una tomba, al cui interno si dice che siano conservati i resti mortali di Colombo. All’interno, invece, alcune sale espongono diversi documenti relativi ai viaggi di Colombo, ma anche testimonianze antropologiche delle prime popolazioni indigene dell’America Latina.

Le spiagge da non perdere

La Repubblica Dominicana è rinomata per le sue superbe spiagge bianche, circondate da acque cristalline. Da Santo Domingo, basta imboccare l’Autopista de Las Americas, per raggiungere le più belle località balneari della costa.

La prima che si incontra è Boca Chica, una delle mete preferite dai locali, che la raggiungono in massa nel fine settimana, rendendola vivace e perfetta per chi ama la compagnia e la confusione. Poco più a Est sorge Juan Dolio, sede di resort esclusivi e di distese sabbiose, lambite da acque cerulee.

A circa 130 km da Santo Domingo, si trova la città de La Romana, famosa come località turistica, ma anche per la sua economia fondata sulla produzione di zucchero. Da qui partono anche le escursioni in catamarano per il Parco Nacional de l’Este e per le isole di Catalina e Saona, che offrono i siti più belli e suggestivi agli amanti dello snorkeling e delle immersioni.

La cucina dominicana

Sulle tavole di Santo Domingo non manca mai un piatto unico a base di riso con carne, fagioli o crema di fagioli, di cui una ghiotta variante è la bandera, di cui vi sveliamo la ricetta. In alternativa al riso i dominicani usano molto anche il mais, da gustare insieme alla carne nel tipico locrio, la versione caraibica della paella con gamberi, gamberoni, aringhe, sardine e merluzzo.

 Per dare sapore ai piatti a base di carne, si usa il sazon, una specie di dado molto speziato, con cui si preparano brodetti e sughi. Altra passione dei dominicani è la trippa, che si accompagna a salse di verdure e riso. Altro cardine della cucina è il platano, che si accompagna bollito alla carne di maiale fritta, oppure si frigge a sua volta con un risultato molto simile alle nostre patatine.

Il classico fast food è un piatto a base di platano fritto e maiale fritto (chicarron). Ottimi anche i piatti a base di yuca, un tubero che si consuma accompagnato alla carne fritta e a salse più o meno piccanti. Tra i piatti più diffusi ci sono i bollitos de yuca, polpettine di yuca fritte ripiene di formaggio o polpa di granchio. Con la yuca si preparano anche le empanaditas, stuzzichini a forma di mezzaluna ripiene di carne e insaporite con origano, cumino o menta. Irresistibili gli yaniqueques, stuzzichini di farina di grano, acqua e sale, che si consumano a merenda.

Abbonda naturalmente il pesce, ma anche crostacei come aragoste, gamberoni e granchi, da consumare alla brace o in gustose zuppe. Tra i dolci, ricordiamo il dulce de leche, in numerose varianti, il dulce de coco, una crema d latte e cocco, e il classico majarete, simile a un budino, fatto di latte di cocco, vaniglia, farina di mais e cannella.

E per ricaricare le energie consumate in pista non c’è niente di meglio che assaporare le caratteristiche bevande preparate sul momento e servite freschissime. Tra queste i batidas, frullati o frappè a base di frutta, ma anche i ponche de frutas, analcolici, tra cui è famoso il mabì, una bevanda dissetante a base di succo di liana. Tre le bevande alcoliche, infine, non si può non citare il rum, dal gusto vellutato e vigoroso, da bere liscio o sapientemente mixato in fantasiosi cocktail.

 Bandera

Un piatto unico molto corposo e gustoso. Richiede una preparazione piuttosto elaborata, ma gli ingredienti sono facilmente reperibili anche da noi per una cena dal sapore caraibico.

 Ingredienti

  • 1 kg di carne di manzo a pezzi
  • 450 gr di costine di maiale
  • 500 gr di riso a chicco lungo
  • 2 limoni
  • 1 cipolla rossa a rondelle
  • 2 peperoncini verdi
  • 2 pomodori a pezzetti
  • 2 cucchiai di concentrato di pomodoro
  • 7 cucchiai di olio EVO
  • ½ cucchiaio di aglio tritato
  • ½ cucchiaio di zucchero
  • 450 gr di fagioli rossi già lessati
  • ½ litro di acqua
  • 1 dado
  • 1 cucchiaio di sedano tritato
  • 1 pizzico di origano
  • Sale e pepe q.b.

 Mettete a marinare per circa un’ora la carne di manzo a pezzi medi con sale, pepe, origano, peperoncino e cipolla. Prendete poi una pentola capiente, scaldate l’olio e mettete a rosolare la carne. Quando sarà dorata, aggiungere un cucchiaio o due di acqua e lasciate cuocere finché non sarà morbida. Unite anche il resto della cipolla e il peperoncino e aggiungete altra acqua, poi lasciate cuocere finché il sugo non sarà denso. In un’altra pentola, scaldate 4 cucchiaio d’olio e mettere a soffriggere le costolette di maiale. Aggiungete la cipolla, la salsa di pomodoro, l’aglio il sedano e gli altri aromi. Mescolate e allungate con due cucchiai d’acqua. Quando sarà quasi del tutto evaporata unite il dado. Aggiungete poi i fagioli e 750 ml di acqua. Mescolate finché il tutto non avrà raggiunto una consistenza cremosa. A parte, mettete a cuocere il riso in acqua salata. Scolatelo, poi componete ogni piatto con la carne di manzo in salsa, le costine di maiale e fagioli e il riso.

COME ARRIVARE

Per raggiungere la capitale dominicana si può contare sui frequenti collegamenti di Air France (con scalo a Parigi) e Iberia (con cambio a Madrid), con buone coincidenze dai principali aeroporti italiani. In alternativa, la soluzione più comoda è rappresentata dai numerosi voli charter in partenza dai principali aeroporti italiani.

 DOVE MANGIARE

*Travesias, Av.A.Lincoln, 609, Santo Domingo, tel 001 809 565 6607, www.travesiasrd.com

Ristorante gourmet che propone antiche ricette a base di ingredienti locali. Da assaggiare, il Risotto de Chivo Endulzao, e il Chillo Boca Chica” (pesce accompagnato da banane fritte e avocado

*Buche Perico, 53 Calle El Conde, Santo Domingo, tel 001 809 475 6451, www.bucheperico.com Ricavato in una serra, offre un menù a base di cucina contemporanea dominicana con ingredienti locali. La chef Paulette Tejada ha una lunga esperienza presso i ristoranti stellati di Madrid e New York.

DOVE DORMIRE

*Billini Hotel****, Calle Padre Billini 256-58, Santo Domingo, tel 001 809 338 4040, www.billinihotel.com Hotel di lusso ricavato in un edificio storico della Zona Colonial. Le 24 suites sono arredate con stile moderno. Doppia da € 143.

*Amanera Resort & Villas****, Highway 5, Cabrera Rio San Juan 33300, Rep. Dominicana, tel 001 809 589 2888, www.aman.com/resorts/amanera Sulla spiaggia di Play Grande, si compone di 25 villas con uno stile che ricorda quello del nord Europa. Negli spazi comuni, piscina, centro benessere e campo da golf.

 




Gli hotel più strani al mondo

Non c’è limite alla fantasia ed estrosità umana. Lo abbiamo scoperto cercando gli hotel più strani  che per qualche motivo erano fuori dall’ordinario e la ricerca ha dato risultati che hanno dell’incredibile. Giudicate voi…

Ice Hotel , notti da brividi…

Eh sì, perché all’interno di questo incredibile albergo totalmente di ghiaccio – compresi letti e mobili – si dorme a – 5°C! L’hotel, considerato la struttura di ghiaccio più grande del mondo, si trova in Svezia, nel villaggio di Jukkasjärvi, 200 km a nord del Circolo Polare Artico. La struttura appare e scompare magicamente. Ma il motivo è semplice: con il sole della primavera si scioglie e dev’essere ricostruito ogni anno intorno a novembre usando blocchi di ghiaccio prelevati dal fiume Torne. A seguito di un progetto messo a punto nel 2017 oggi però questo albergo potrà rimanere intatto anche a primavera grazie a impianti di raffreddamento alimentati con energia solare. L’hotel è gettonatissimo per cui è consigliabile prenotare almeno un anno prima.

Indirizzo: Marknadsvägen 63, 981 91 Jukkasjärvi, Svezia – Telefono: 0046 980 668 00 https://www.icehotel.com/

Gli hotel più strani al mondo
La camera da letto in ghiaccio al Ice hotel – Art Suite Daily Travellers. Design Alem Teklu & Anne Karin Krogevoll. Photo Asaf Kliger.

Gli hotel più strani al mondo
Deluxe-suite-once-upon-a-time-icehotel- Foto di Asaf Kliger – Design Luc Voisin & Mathieu  Brison

Giraffe Manor , a tavola con le giraffe

Gli amanti del lusso e degli animali rimarranno folgorati da questo esclusivo hotel. Si trova a Nairobi, in 47 ettari di bosco accanto alla foresta Ngong, , in un ambiente incontaminato. A parte la bellezza del paesaggio in cui è immerso questo straordinario albergo vanta una particolarità: al mattino si fa colazione seduti al tavolo in compagnia delle… giraffe. Avete capito bene. Si tratta di bellissimi esemplari Rothschild che, direttamente dalla finestra, raggiungono con il lungo collo il tavolo da pranzo per servirsi.  Ma solo se lo desiderate. E potete godere della loro compagnia anche durante il resto della giornata dato che le  giraffe si aggirano libere all’interno del maniero che è diventato il loro habitat. Potete anche interagire con loro e dunque è un soggiorno particolarmente adatto alle famiglie con bambini. Per un’esperienza esaltante e molto educativa.

Indirizzo: Gogo Falls Road, Nairobi, Kenya Telefono: +254 725 675830 https://www.thesafaricollection.com/properties/giraffe-manor/

Gli hotel più strani al mondo

Sala Silvermine,  nelle viscere della Terra

Se siete claustrofobici cambiate subito rotta. Questo hotel, infatti, offre una suite e un ristorante ricavati all’interno di una miniera dismessa, a 155 metri sottoterra! L’albergo si trova in Svezia, a 37 chilometri da Västerås e vanta la camera di hotel più… profonda al mondo. La struttura è fredda, un po’ umida e buia ma di forte impatto e la stanza è lussuosa dotata di tutti i comfort. Pur essendo riscaldata, la camera è alquanto freddina per cui consigliamo un buon abbigliamento invernale. Per dormire una notte nella suite mettete in conto di spendere circa 450 euro ma se pensate che per creare questa suite ci sono voluti circa 10 anni di duro lavoro da parte dei minatori forse si può anche pensare che è economico. Nel prezzo comunque ci sono comprese un cesto di frutta fresca, la colazione e una visita guidata.

Indirizzo: Drottning Christinas väg, 733 36 Sala, Svezia https://www.salasilvergruva.se/

Gli hotel più strani al mondo
Foto di Maria Andersson

Free Spirit Spheres, dormire sospesi

L’hotel si trova a Vancouver Island, in Canada, vicino alla località di Qualicum Bay ed è dedicato a chi ama le vacanze nella natura. L’albergo infatti mette a disposizione camere ricavate all’interno di sfere di legno appese ad altissimi alberi nel bel mezzo della foresta pluviale. L’atmosfera è magica: si dorme immersi in una rigogliosa vegetazione sospesi nel vuoto. Ma per motivi di sicurezza, il soggiorno è permesso solo ai maggiorenni. Il costo di una notte si aggira intorno ai 245 dollari ma si praticano sconti per chi decidesse di soggiornare più di una notte.

Indirizzo: 420 Horne Lake Rd, Qualicum Beach, BC V9K 1Z7, Canada info@freespiritspheres.com Telefono: +1 250-757-9445 http://freespiritspheres.com/

Gli hotel più strani al mondo
Una delle sfere sospese. Foto di Maguire

Gli hotel più strani al mondo
L’interno di una sfera. Foto di Tom Chudleigh

Skylodge Adventure Suites, come gli astronauti

L’albergo si trova nella Valle di Cuzco, in Perù, e offre camere a forma di capsule trasparenti sospese verticalmente lungo i pendii della montagna. Si tratta di contenitori realizzati in alluminio aerospaziale e in policarbonato resistente agli agenti atmosferici. Tutto è particolare, anche arrivare alla capsula perché si devono percorrere 400 metri di montagna. Una volta arrivati però si è al cospetto di un panorama indescrivibile fuori e di una reggia in miniatura dentro, con finestre, condotti di ventilazione, quattro letti  con materassi di altissima qualità completi di lenzuola e trapunte per sonni tranquilli. La camera è completa di bagno e di una zona per il pranzo. I pacchetti offerti includono colazione e cena di alto livello, il trasporto da Cuzco e guide bilingue. Vivrete magici momenti e lontano da occhi indiscreti se escludiamo i condor che voleranno intorno alla vostra capsula. Saranno i vostri unici vicini di casa.

Indirizzo: Pista 224 km. Urubamba-Ollantaytambo, Cusco, Perù Telefono: +51 974 799 289 http://naturavive.com/web/skylodge-adventure-suites/

Gli hotel più strani al mondo
Ecco come si presenta il magico hotel -credits to Natura Vive

Gli hotel più strani al mondo
La capsula sospesa – credits to Natura Vive

Gli hotel più strani al mondo
Un magico risveglio in una delle capsule -credits to Natura Vive

Manta Resort, dormire sott’acqua

Ed eccoci al nostro preferito. Il sogno da realizzare almeno una volta nella vita e la location ideale per la prima notte di nozze. Si tratta di una camera ancorata sotto una struttura di legno che galleggia sulla superficie del mare, a 250 metri dalla costa dell’isola di Pemba, in Tanzania. La struttura in superficie offre zona relax, doccia, bagno e una sala. La camera da letto si trova invece sotto il pelo dell’acqua, nel bel mezzo della barriera corallina, tra pesci multicolori e coralli. Grazie a grandi oblò quadrati, di giorno si ammirano pesci tropicali dai mille colori, di notte le luci dell’oblò illuminano calamari e altre creature del mare di solito paurose e schive che si avvicinano curiose. Un vero paradiso che ha un costo adeguato: 1.500 dollari a notte per la camera doppia (900 dollari per un solo occupante).

Gli hotel più strani al mondoIl panorama dalla finestra della camera da letto -© Manta Resort

Hotel Palacio de Sal, per restare di sale

Che dire di questo spettacolare albergo di Potosì, circa 750 chilometri a sud di La Paz, proprio ai margini del Salar de Uyuni, il più grande deserto di sale al mondo? La sua particolarità? È completamente realizzato con blocchi di sale: pareti, soffitti, mobili, suppellettili… insomma tutto fatto di sale. La struttura era stata realizzata per la prima volta nel 1998 utilizzando un milione di mattoni di sale, in seguito abbattuto e poi ricostruito nel 2004. Ma proprio perché fatto di sale viene rinnovato ogni anno dopo la stagione delle piogge. L’obiettivo da raggiungere era quello di realizzare un albergo in perfetta sintonia con la natura circostante ma elegante e dotato di ogni comfort. Obiettivo raggiunto! La struttura offre 42 camere, tra suite, vip e standard, sauna, stanza del vapore, piscina (di acqua rigorosamente salata), boutique e un belvedere. Fiore all’occhiello dell’albergo è il suo ristorante. Si chiama El Mesòn e propone cucina del luogo con piatti a base di carne di lama. E cosa poteva essere la specialità sul menù se non il pollo…al sale?

Indirizzo: 25 Km de Uyuni 25, Potosí, Bolivia

Telefono: +591 68420888, www.palaciodesal.com.bo

Gli hotel più strani al mondo
Salar-de-uyuni-Boliva-©lastminute.com




I 10 luoghi da… fine del mondo

Quasi la metà degli italiani vorrebbe vedere l’aurora boreale. Ebbene, i momenti migliori per vederla sono febbraio, marzo, settembre e ottobre quando questo fenomeno nei Paesi nordici, come la Finlandia, diventa più frequente. Chi decidesse di partire può optare per il pacchetto soggiorno che comprende 4 notti in hotel**** a partire da 549 euro a persona.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Aurora-boreale-Norvegia-©lastminute.com

L’America è da sempre in cima alla classifica dei viaggi più amati dalla maggioranza degli italiani. Un’idea di viaggio? Vedere lo straordinario Antelope Canyon, a Page, in Arizona, nel cuore delle terre Navajo. Si tratta di formazioni rocciose dagli spettacolari colori rosso e arancio create dall’azione millenaria di vento e pioggia. Anche in questo caso c’è il pacchetto soggiorno di 2 notti in motel a partire da 348 euro a camera.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Antelope Canyon – USA ©lastminute.com

E c’è una percentuale di italiani, esattamente il 15%, che in cima ai viaggio dei propri sogni, pone il Giappone. Per loro c’è una proposta originale: la scalata del monte Fuji per vedere una strepitosa alba. E per chi volesse partire c’è anche un pacchetto invitante: 2 notti in ryokan tipico a partire da 276 euro a camera.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Monte Fuji – Giappone ©lastminute.com

Per un italiano su dieci l’Australia è il luogo da vedere almeno una volta nella vita. In questa terra dall’altra parte del mondo sono assolutamente da vedere Uluru, o Ayers Rock, il grande monolite di arenaria sacro agli aborigeni che sembra si sia formato circa 550 milioni di anni fa. Per vedere questa meraviglia si può optare per il pacchetto che include 2 notti in hotel presso il Visitor Centre a partire da 496 euro a camera.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Ayers Rock – Australia ©lastminute.com

Un altro viaggio che sta in cima ai desideri degli italiani è quello che ha come meta il Perù. Per vedere la spettacolare Vinicunca, la Montagna Arcobaleno, che sfoggia rocce dai colori a sette strati come quelli dell’iride. La montagna si trova a nord della Hatun Rit’iyuq, una montagna che fa parte della Cordigliera delle Ande peruviane. La proposta? 3 notti in hotel**** a Cuzco a partire da 170 euro a camera.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Vinicunca (montagna arcobaleno) – Perù ©lastminute.com

Un’altra meta da non perdere assolutamente, secondo gli italiani, è il Salar de Uyuni, una distesa di sale grande n10.582 chilometri quadrati che si apre in mezzo alle montagne boliviane di Kishu, Kusina e Tunupa. Si tratta di una delle zone più spettacolari al mondo con paesaggi lunari davvero surreali. Per andarci c’è il pacchetto di 3 notti in hotel**** a Uyuni a partire da 179 euro a camera.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Salar de uyuni – Boliva ©lastminute.com

Tra i luoghi che gli italiani vorrebbero vedere almeno una volta nella vita ci sono l’Egitto e le sue imponenti, piramidi. La più grande è quella di Cheope, inclusa tra le sette meraviglie del mondo antico arrivate fino ai giorni nostri. Il pacchetto in questo caso include il volo + 7 notti in hotel**** a Il Cairo e costa a partire da 549 euro a persona.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Piramidi-Egitto-©lastminute.com

Il Machu Picchu, considerato una delle sette meraviglie del mondo moderno, è uno tra i più grandi siti archeologici del pianeta, inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo. Motivo in più per andare subito alla sua scoperta. Magari usufruento del pacchetto soggiorno che include 3 notti in hotel*** a Machu Picchu a partire da 116 euro a camera.

I 10 luoghi da… fine del mondo
The Inca citadel of Machu Picchu in Peru @lastminute.com

Per chi ama gli spettacoli maestosi offerti dalla natura, il viaggio da non mancare è quello alla volta del Perito Moreno, il grande ghiacciaio della Patagonia, in Argentina, che si sposta continuamente a causa delle presenza di un cuscino d’acqua alla sua base che lo tiene staccato dalla roccia. Il soggiorno proposto include 3 notti in hotel**** a El Calafate e parte da 155 euro a camera.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Perito Moreno 2 – Argentina ©lastminute.com

E infine, tra i luoghi che gli italiani vorrebbero visitare, ci sono anche Napoli e il Vesuvio, uno dei due vulcani attivi dell’Europa continentale. La città partenopea sfoggia un patrimonio monumentale davvero imponente a cominciare dal Maschio Angioino. Ma la città merita la visita anche per la sua gastronomia unica al mondo. Basti pensare a pizza e sfogliatelle!!! Il pacchetto include volo + 2 notti in hotel**** a Napoli e parte da 129 euro a persona.

I 10 luoghi da… fine del mondo
Vesuvio – Italia ©lastminute.com

Ecco, questi sono i dieci luoghi che, secondo il sondaggio condotto da Lastminute.com su un campione di 1.000 italiani, tra l’8 e il 15 novembre 2016, e su un campione di 2.000 italiani, tra il 18 e il 29 maggio di quest’anno, i viaggiatori del Bel Paese vorrebbero vedere almeno una volta nella vita. Dunque, non rimane che mettere in valigia abbigliamento, accessori, spirito di avventura e partire verso… la fine del mondo!

e su Facebook e Instagram. Lastminute è il brand europeo che si occupa di viaggi unici ed esperenziali, viaggi destinati alla scoperta e alla felicità con un’offerta che va dai voli agli hotel ai fine settimana e ai Top Secret Hotel.

 

clicca qui per leggere un altro articolo che potrebbe interessarti: le spiagge colorate




Zanzibar, colori e sapori dell’isola delle spezie. E vi sveliamo il dolce tipico, la Torta alle spezie

Prima che un luogo fisico, Zanzibar è un luogo della mente, un luogo di cui molti hanno sentito parlare, senza però, essere in grado di indicarne l’esatta posizione geografica.Il suo nome deriva da zandj barr, ossia “terra dei neri”, termine con il quale i mercanti arabi e persiani del Medioevo erano soliti indicare tutta la costa dell’Africa Orientale da loro conosciuta e frequentata durante i loro viaggi commerciali.

Fin dall’antichità, infatti, questo arcipelago dell’Oceano Indiano, composto da due isole principali, Unguja e Pemba e da un insieme di isole minori, è stato un importante scalo commerciale, attorno al quale si sono sviluppate lotte per la supremazia, che hanno visto alternarsi dinastie africane, persiane ed arabe.

Nell’Ottocento, Seyyid Said, governatore dell’Oman, “promuove” Zanzibar da sultanato a capitale dell’intera regione. Zanzibar Town, figlia del boom economico ottocentesco, diventa ben presto la città più grande dell’Africa Orientale. Le alterne vicende storiche fanno sì che Zanzibar diventi, nel 1963 un sultanato indipendente e, l’anno successivo, una Repubblica. Sempre nel 1964, nasce l’Unione delle Repubbliche di Tanzania, nome coniato dalle prime tre lettere dei due paesi interessati: Tanganika e, appunto, Zanzibar.

Passeggiando per Stone Town

Ancora oggi, Zanzibar Town è il capoluogo dell’isola, conta circa 150.000 abitanti e si presenta agli occhi del visitatore curioso, che non cerca solo il relax delle splendide spiagge bianche ed assolate, come una città ricca di suggestioni e brulicante di lingue, culture ed architetture eterogenee.

La parte più interessante e più bella dell’intera isola di Unguja è certamente Stone Town, la città vecchia, un tempo sede del più importante mercato di schiavi e città natale di un certo Farrokh Bulsara, più noto come Freddie Mercury, indimenticabile leader dei Queen.

Tra i luoghi della città che meritano una visita c’è il Palazzo delle Meraviglie, uno splendido edificio che si affaccia sull’orizzonte, eretto nel 1883 dal sultano Sayyd Bargashch bin Said. Valgono una sosta anche la Cattedrale Anglicana e la Chiesa Cattolica, ed il Forte Arabo, dove si può ascoltare la musica taarab od assistere alle danze ngoma.

Ricchissima è anche la presenza di musei: il Peace Memorial Museum, il Palace Museum e il Natural History Museum offrono uno spaccato della storia e della cultura multietnica e poliedrica dell’isola.  Tuttavia, a Stone Town rimane vive l’antica vocazione di città commerciale. Lungo le strade della città, infatti, si trovano pressoché ovunque bancarelle che offrono a prezzi modici parei, tinga tinga, i tipici quadri ad olio, ma anche specialità della cucina locale, come spiedini di carne, enormi aragoste e granchi cotti alla griglia.

Lo stesso spirito si ritrova anche presso il mercato Darajani, situato in Creek Road e, paradossalmente, anche all’interno del Forodhani Garden, i giardini pubblici più grandi dell’isola, luogo di incontro della popolazione, che qui trova anche un luogo per fare compere.

Tra foreste e piantagioni di spezie

Non appena si lascia l’atmosfera coloniale e multietnica di Stone Town per addentrarsi nell’interno di Zanzibar si viene subito a contatto con realtà diverse tra loro ed estremamente affascinanti. Le piantagioni di spezie di Kizimbani sono davvero suggestive, tanto che, per i turisti, vengono organizzati dei veri e propri Spice Tour.

Le spezie qui hanno un aspetto davvero diverso da quello a cui noi occidentali siamo abituati. Senza l’aiuto del gusto e dell’olfatto, non si potrebbe riconoscere in uno strano frutto dalla copertura rosso vivo la noce moscata e nemmeno si direbbe che una contorta pianta rampicante dà il pepe nero. Anche la pianta del caffè si presenta con bacche inaspettatamente rosse, mentre la citronella viene utilizzata dai locali per deodorare le case e per scacciare le zanzare.

Tuttavia, la cosa più è la produzione di schiuma si sapone, ottenuta strofinando tra le mani delle piccole bacche verdi. Un sapone che – ci assicurano – è in grado di pulire anche lo sporco più insistente!

Sempre nell’interno, merita una visita anche la Jozani Forest, un’intricata foresta equatoriale che ospita i colobi rossi, una rara specie di scimmie presente solo qui. Le splendide porte intagliate che abbiamo visto a Stone Town, invece, si producono nel villaggio di Dunga Mitini, dove ci si imbatte in una vera e propria falegnameria nella foresta, con tanto di rotatrici a pedali per la lavorazione del legno grezzo e del successivo intarsio.

Le spiagge da non perdere

Zanzibar è famosa anche per le sue spiagge dalla sabbia bianchissima e dalle acque cristalline, in genere circondate da piante di cocco. Le spiagge delle località più vicine a Stone Town, come Bububu, Cuhini, Mbweni e Mtoni sono, forse, meno belle di quelle della costa orientale, ma sono più attrezzate secondo gli standard occidentali e consentono, al calar della sera, di frequentare locali molto belli.

Da non perdere anche la visita a Prison Island, piccola isola di fronte a Stone Town, sede di una curiosa colonia di tartarughe giganti e centenarie, dono del presidente delle Seychelles. Le spiagge più belle dal punto di vista ambientale e paesaggistico, invece, si trovano sulla costa est dell’isola. Grandi spazi aperti verso l’orizzonte, sabbia candida e la superba visione della barriera corallina ne fanno il luogo ideale per chi desidera una vacanza di completo relax, ma anche per i curiosi che vogliono andare alla scoperta delle tradizioni locali e per gli amanti delle immersioni.

Il villaggio di Nungwi, che sorge nell’estremità nord dell’isola, è famoso per le spiagge bianchissime e per il mare turchese, ma qui si possono anche visitare i cantieri per la costruzione dei dhow, le caratteristiche imbarcazioni arabe a vela latina, che per secoli hanno solcato le acque dell’Oceano Indiano. Utilizzate per il trasporto di merci e persone, ancora oggi, sono costruite interamente a mano, interponendo tra un’asse e l’altro strato di cotone naturale imbevuto di olio di cocco, mentre per rendere impermeabile il legname si usa il mafuta na papa, una sostanza a base di grasso di squalo.

La costa est è famosa anche per il fenomeno delle maree, regolate dalle fasi lunari. La bassa marea consente di camminare su distese di sabbia disegnata fino alla barriera corallina. La “secca” deposita sulla spiaggia una grande quantità di alghe che le donne dei villaggi provvedono a raccogliere in covoni, per poi farle seccare al sole e venderle come fragranze per i profumi. Gli uomini, invece, si dedicano alla pesca. Non è raro intravedere gruppi di pescatori che si recano al lavoro in bicicletta, oppure assistere ad una caratteristica asta del pesce, in cui turisti e locali concorrono per aggiudicarsi il pesce migliore, naturalmente freschissimo.

Nella zona meridionale dell’isola, invece, si può realizzare il sogno di un bagno insieme ai delfini. La spiaggia di Kizimkazi, infatti, si affaccia sulla splendida Dolphins Bay, una distesa di acque turchesi popolate da delfini e tartarughe marine, pronte ad accogliere i visitatori nella loro dimora blu.

Una cucina “mondiale”

Le dominazioni che si sono succedute a Zanzibar hanno lasciato la loro eredità culturale anche nella cucina, che può considerarsi tra le più multiculturali del mondo. Nel piatto si incontrano sapori africani, arabi ed europei, ma anche influenze che provengono dall’India e dalla Cina.

 

Il mar fornisce gli ingredienti per molti piatti zanzibarini. In particolare, è il polpo il re delle tavole. Uno dei piatti tradizionali è il Pwewa wa Nazi, il polpo cucinato con latte di cocco, patate e spezie. La pesca fornisce abbondante aragoste e cicale di mare, che vengono cucinate alla griglia.

 

Dall’entroterra africano arrivano poi le specialità swahili, come l’ugali, il piatto nazionale della Tanzania, una polenta fatta con la manioca, servita con salse, pesce e verde. Con la manioca si prepara anche un gustoso “street food”, le patatine vendute in sacchetto nei chioschi dell’isola.

Ottimo anche il riso pilau, un riso speziato introdotto dagli omaniti, servito con carne e fagioli. Abbondano ovviamente le spezie, come pepe, cannella, curcuma, zenzero, vaniglia, zafferano e cumino, con cui si prepara il boku boku, un piatto a base di carne di manzo e frumento con pomodoro, cipolle e peperoncino.

Da non perdere la famosa pizza zanzibarina, una torta salata ripiena di verdure o pesce, formaggio e spezie e preparata con il pane chapati, una sfoglia sottile e saporita di origine indiana. Il chapati si può consumare anche con la marmellata o il formaggio, oppure viene utilizzato come base per il vitambua, un dolce che ricorda il pancake.

Tra i dolci, spiccano le banane fritte con lo zucchero, le andazi, frittelle dolci molto diffuse nei chioschi di strada, i dolcetti aromatizzati alla cannella e alla vaniglia, anche se il dolce nazionale è la Torta Speziata, che si può fare anche a casa con la nostra ricetta.

Torta di spezie di Zanzibar

È il dolce più famoso dell’isola, preparato con ingredienti semplici e reperibili facilmente anche alle nostre latitudini. Per una merenda “speziata”.

Ingredienti

  • ½ tazza di burro
  • 1 tazza e ½ di zucchero
  • 4 uova
  • 3 tazze di farina
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 cucchiaino di chiodi di garofano
  • 1 cucchiaino di cannella
  • ½ cucchiaino di noce moscata
  • 1 tazza di latte
  • 2/3 di tazza di cioccolato fondente grattugiato

Fate ammorbidire il burro a temperatura ambiente, poi mescolatelo con lo zucchero. Unite poi i tuorli delle uova, che avrete separato dagli albumi. Setacciate insieme la farina, il lievito e le spezie. Mescolate la miscela di burro e zucchero con il latte, poi aggiungete il cioccolato. Montate gli albumi a neve e versateli nell’impasto mescolando fino a renderlo liscio e omogeneo. Imburrate una tortiera da plumcake o da ciambella e versate l’impasto. Infornate a 200 °C per circa 30 minuti, verificando la cottura con uno stecchino. Servite con una pallina di gelato alla vaniglia.

Come arrivare

L’Italia è collegata a Zanzibar con voli charter diretti. Come Blue Panorama (www.blue-panorama.com) da Milano, Roma, Verona e Bologna e Neos (www.neosair.it ) con collegamenti da Milano e Verona.

Dove Mangiare

*Emerson on Hurumzi and the Tea House Restaurant, 236-240 Hurunzi Street, Stone Town, tel. +255 779 854 225, www.emersononhurumzi.com  Il ristorante è ospitato sulla terrazza di un’antica dimora nei pressi della cattedrale di Saint Joseph. Offre menù di carne e pesce.

*Emerson Spice, Tharia St, Stonetown, tel +255 774 483 483, www.emersonspice.com Splendida location nel quartiere storico di Stonetown, in un edificio antico. Il ristorante dispone anche di una terrazza da cui sig ode di un superbo panorama della città. Il menu degustazione propone piatti locali con ingredienti freschi.

Dove dormire

*Ras Nungwi Beach Resort****, 1784 Nungwi, Zanzibar, Tel. +255 24 223 3767. www.rasnungwi.com  Villaggio turistico sulla costa est che si affaccia su una bellissima spiaggia. Le sistemazioni si rifanno alle costruzioni tradizionali e sono realizzate in materiali naturali. Splendida piscina con fondale a mosaico. Doppia da € 195.

*Zanzibar Serena Inn*****, Shangani Street, tel. +255 24 223 3567, http://serena-inn.zanzibar-hotels.net/it/ Cinque stelle in posizione centrale, comodo a tutto, dispone di 451 camere arredate con gusto raffinato e una piscina sulla veranda che guarda sul mare. A disposizione SPA con centro termale, piscina riscaldata, giardino, trasferimenti per le spiagge e l’aeroporto. Doppia da € 190.

INFO

www.tanzaniatourism.go.tz

 

 

 

 

 




A Rio de Janeiro, per scoprire la ricetta della Feijoada

Le musiche, il cibo e la voglia di fare festa tipico dei brasiliani sono arrivati fino alle nostre latitudini. Al punto che sono molte, soprattutto in estate, le serate a tema, dove i balli ma, soprattutto, il buon cibo carioca, ci suggeriscono l’impressione di essere proprio là, nella nazione famosa in tutto il mondo per il suo carnevale e per il calcio. E la città che salta subito alla mente è Rio de Janeiro. Dove vogliamo portarvi oggi.

Una città dai due volti

L’anima di Rio è scissa irrimediabilmente in due: le classi più agiate e gli esponenti della media borghesia risiedono nella zona sud, le classi più povere abitano la zona nord; le favelas ricoprono le colline come una seconda pelle, fino a lambire il “confine” con i quartieri benestanti. La nostra visita comincia dal centro storico, dove si concentra la più alta percentuale di musei, edifici coloniali, chiese e la miriade di ristoranti, bar e negozi e da dove parte la nostra visita.

Il Centro è attraversato da due grandi viali: Avenida Presidente Vargas, che prosegue in direzione del Sambodromo, il colossale “stadio del Samba” dove, ogni anno le “scuole” si sfidano a colpi di carri, danze e lustrini nello spettacolare Carnevale, e Avenida Rio Branco che, invece, vi porterà nel cuore di Rio, Praça Floriano. il centro della vita sociale dei cittadini.

L’edificio più bello della piazza è il Teatro Municipal, mentre, immediatamente a nord, si incontra il Museu Nacional de Belas Artes, che ospita 800 opere originali, tra dipinti e sculture. Oltre alla prestigiosa collezione di Arte Brasiliera, sono molto suggestive le gallerie dedicate all’arte africana e popolare, sintomo evidente che Rio non dimentica le sue origini.

Percorrendo Largo de Carioca ci si imbatte nell’edificio religioso più antico della città, il Convento di Santo Antonio, risalente al 1608. L’edificio, che conserva delle bellissime sculture in legno ed è decorato con piastrelle di un blu intenso.

Se dalla collina che ospita il convento si alzano gli occhi all’orizzonte, si incontra un singolare edificio colorato, il Palazzo Petrobas. Alle sue spalle, ecco, invece, la Catedral Metropolitana, di fattezze ultramoderne. Il suo interno ricorda una caverna ed è ornata da meravigliose vetrate colorate. Se la vostra passione sono i piccoli negozi di artigianato locale, non perdetevi una passeggiata lungo l’ottocentesca Rua de Carioca. Qui si concentrano deliziose botteghe dove si può acquistare davvero di tutto: dai deliziosi formaggi brasiliani del Minas Gerais ai prelibati vini portoghesi e spagnoli, fino agli strumenti musicali tanto in voga durante il carnevale.

Attorno al nucleo centrale della città si assemblano sobborghi e quartieri. Tra questi, Santa Teresa, situata lungo la cresta delle colline che si innalzano dal centro storico. In questa zona, negli anni Sessanta e Settanta, si stabilirono diversi hippies , la cui impronta culturale è ancora visibile nello stile architettonico del quartiere.

Se amate l’arte, fermatevi al Museu Chàcara do Céu, che espone opere di Monet, Picasso e Portinari. Il museo è immerso nello splendido Parque das Ruinas, punto di incontro di artisti ed intellettuali. Nel giardino sono ancora visibili le rovine del palazzo della ricca ereditiera Laurindas Santos Lobos. Una parte di esso è stato magistralmente restaurato e, dal piano superiore, si può godere di una superba vista di Rio.

La salita al Pan di Zucchero

Insieme alla Statua del Cristo Redentore, la collina del Pan di Zucchero è uno dei simboli di Rio de Janeiro e vi si può salire per ammirare la città dall’alto, grazie a due funivie che partono ogni 30 minuti da Praça General Tiburcio e prestano servizio dalle 8 alle 22.

La prima conduce direttamente alla cima del colle e permette di ammirare dall’alto uno splendido panorama d’insieme della città, del monte Corcovado con la statua del Cristo e della spiaggia di Copacabana. La seconda funivia si ferma al Morro de Urca, a 215 metri, e consente di ammirare la Baia de Guanabara e la linea della costa.

Il Cristo Redentore ed il parco di Tijuca

Un altro indimenticabile simbolo di Rio de Janeiro è la Statua del Cristo Redentore, un ciclopico monumento al Salvatore che raggiunge l’altezza di 710 metri e si erge sulla cima del Monte Corcovado (Il Gobbo).

Il Cristo sembra avvolgere la città in un abbraccio protettivo. Il braccio sinistro il nord e, seguendolo con lo sguardo, è possibile scorgere il Maracanã, lo stadio più grande del mondo e l’aeroporto. Il braccio destro indica, invece, la Laguna Rodrigo de Freitas, il Giardino Botanico e le spiagge di Ipanema e Leblon.

Il monte Corcovado, basamento naturale della statua, è situato all’interno del Parque Nacional da Tijuca e si può raggiungere grazie ad un trenino a cremagliera. La stazione di partenza è in Rua Cosme Velho ed i treni passano ogni mezz’ora. Il viaggio è piacevole, quasi un elogio della lentezza, e attraversa il panorama mozzafiato del parco nazionale di Tijuca, ricavato da ciò che resta della foresta amazzonica che un tempo circondava la città.

Le spiagge più famose del mondo

L’eterna estate di Rio la rende meta ideale del turismo internazionale per tutto il corso dell’anno. E per chi fugge da un inverno freddo e nebbioso non c’è niente di meglio che lasciarsi trascinare dall’inebriante movida delle spiagge, altro volto della poliedrica metropoli brasiliana.

La spiaggia più famosa è certamente Copacabana, dall’inconfondibile aspetto ricurvo e dall’estensione di 4,5 km. Prende il nome dal sobborgo omonimo, stretto tra la striscia di sabbia e le colline, e che vanta l’incredibile primato di 25.000 persone per chilometro quadrato, una delle densità più elevate del mondo! La striscia di sabbia bianchissima si affaccia su un mare azzurro intenso e, standosene distesi al sole, si può ammirare il profilo del Pan di Zucchero.

Più snob e chic di Copacabana, le spiagge di Ipanema e Leblon fanno parte di un’unica striscia di sabbia. Questa zona è frequentata dai brasiliani più ricchi, che abitano l’omonimo quartiere, uno dei più ambiti di Rio. La zona attorno alla spiaggia ospita la più alta concentrazione di boutiques, locali notturni e botteghe di fine gioielleria.

Ipanema, il cui nome deriva da un vocabolo indio che significa “acque pericolose”, a causa delle sue onde impetuose, è il ritrovo ideale dei surfisti, che si possono incontrare mentre passeggiano tenendo sottobraccio le coloratissime tavole.

Il Carnevale più famoso del mondo

Il Carnevale di Rio è il più famoso del mondo. Non solo per la sua magnificenza ma, soprattutto, per il fiume di persone che riesce a radunare nella città carioca nei giorni della manifestazione.I festeggiamenti si concentrano nei quattro giorni che precedono la Quaresima, anche se, in realtà, per gli abitanti di Rio, i preparativi urgono per 365 giorni all’anno.

L’apice della manifestazione si raggiunge nella splendida cornice del Sambodromo, un vero e proprio stadio, progettato da Oscar Niemayer e costruito nel 1984, in soli quattro mesi, proprio per ospitare le sfilate delle Escolas de samba. Questa moderna arena, che sorge sull’Avenida Marques de Sapucaì, è costituita da un rettilineo di 800 metri, ai lati del quale sono sistemati i palchi e le tribune, per una capienza totale di circa 200.000 spettatori.

La partecipazione alle sfilate è consentita solo alle Scuole di Samba associazioni di artisti, ognuna della quali conta circa 2000/3000 membri. A Rio sono circa 70, ma per le sfilate al Sambodromo vengono scelte le quattordici migliori. Ogni scuola ha a disposizione 90 minuti per la sua esibizione.

La parata inizia con la samba do enredo (il tema musicale) e con le abre alas, un gruppo di ballerini che porta le insegne della scuola .Essi  sono seguiti dai commissão de frente, i membri più anziani, le ali dei ballerini principali, quelle dei bambini e dei carri neobarocchi, ricoperti d’argento e lamè, sui quali sgargianti ballerine ancheggiano al ritmo della samba indossando costumi stravaganti e bizzarre acconciature di piume di struzzo raggiungono facilmente il metro e mezzo e si combinano con scintillanti mantelli, perizomi di strasse e seni dipinti.

I sapori di Rio

La cucina brasiliana è un sapiente e fantasioso mix di sapori e culture diverse; in essa convergono le peculiarità della cucina indigena, africana ed europea. La Feijoada  è considerato il piatto nazionale e si presenta come uno stufato di carne servito con riso e fagioli e decorato con bucce d’arancia, pepe e farina.

Il Frango ao molho pardo, invece, è costituito da pezzi di pollo con verdure, ricoperto da una salsa molto speziata. Il pollo è anche l’ingrediente principale dello Xinxim de galinha, preparato con aggiunta di sale, aglio, limone, a cui vengono spesso aggiunti gamberetti ed olio di dendè. Di origine africana, il vatapè viene preparato con frutti di mare, serviti con una salsa densa a base di manioca, cocco ed olio di dendè.

Tra le attrattive della cucina brasiliana, i succhi di frutta, che vengono preparati all’istante e serviti con ghiaccio, latte o zucchero di canna. L’invito è quello a sperimentare. Sono tantissimi, infatti, i frutti brasiliani dai nomi intraducibili, come abiu, sorva, seriguela, bacuri, jambo, da scoprire e gustare.

Tra gli alcolici, la birra è una delle bevande più amate e se ne trovano di diverse versioni. La cachaça, detto anche aguardente, invece, è un liquore di canna e gradazione alcolica elevata prodotto e bevuto in tutto il paese. Serve da base per fantasiosi cocktail, tra cui il più famoso, la caipirinha, che si ottiene aggiungendo lime, zucchero e ghiaccio tritato. Le batidas, invece, mescolano la cachaca con zucchero e succo di frutta.

Feijoada

È il piatto per eccellenza di Rio de Janeiro e si trova praticamente in tutti i ristoranti. L’origine risale alla zona nord del Portogallo, dove però venivano utilizzati i fagioli bianchi o rossi. La versione brasiliana utilizza quelli neri, tipici del sud America.

 Ingredienti per 8 persone

  • 1 kg di fagioli neri
  • 300 gr di guanciale
  • 200 gr di pancetta
  • 300 gr di costine di maiale affumicate
  • 300 gr di salsicce affumicate
  • 2 cipolle
  • 6 spicchi di aglio
  • 3 foglie di alloro
  • 2 rametti di timo
  • 2 peperoncini
  • Sale e pepe q.b
  • Olio extravergine di oliva q.b.

 Almeno 12 ore prima, mettete a mollo i fagioli neri. Tagliate poi le costine di maiale e fatele cuocere in una pentola a pressione finché non saranno morbide. Conservate ‘acqua di cottura, che utilizzerete per cuocere i fagioli, aggiungendo quella del loro ammollo. Aggiungete le foglie di alloro. Tagliate a pezzi il guanciale, conditelo con uno spicchio d’aglio tritato, il sale e il pepe pi rosolatelo in una padella antiaderente per eliminare il grasso in eccesso. Mettete poi da parte il guanciale e, nella stessa padella, fate rosolare anche la pancetta tagliata a cubetti. Una volta eliminato il grasso, mettete anche questa da parte. Sempre nella stessa padella mettete a soffriggere nell’olio EVO i rimanenti spicchi di aglio, la cipolla tritata e il timo. Unite i fagili, la carne di maiale, la pancetta, la salsiccia a fettine, i peperoncini tritati e il soffritto di aglio e cipolla. Faete cuocere finché non si addenserà il brodo. Regolate di sale e di pepe. Servite con riso oppure con cavolo nero saltato in padella.

Il vino: Valpolicella Superiore, un vino con un buon tenore alcolico e buona acidità che ben accompagna i secondi di carne affumicata, legumi e spezie sottoposti a lunga cottura. In alternativa, i brasiliani l’abbinano alla caipirinha.

COME ARRIVARE

L’aeroporto Galeão di Rio de Janeiro è collegato con i principali aeroporti internazionali d’Europa. Dall’Italia, è possibile effettuare voli diretti da Milano Malpensa o Roma Fiumicino. Collegamenti  per Rio anche via Parigi, Londra, Madrid e Lisbona.

DOVE DORMIRE

*Best Western Premier Américas Fashion Hotel by Lenny Niemeyer*****, Av. das Américas, 8.585, Barra da Tijuca, Rio de Janeiro, tel 0055 21 2431-0909, www.bestwestern.com Fashion Hotel di design nel cuore del centro storico e a pochi minuti dalle celebri spiagge. Doppia con colazione da € 64

*Windsor Marapedi*****, Avenida Lucio Costa ,5400 – Barra da Tijuca, Barra da Tijuca, Rio de Janeiro, tel 0055 21 2195-9900, www.windsorhoteis.com/hotel/windsor-marapendi/ Situato nel vivce quartiere di Barra da Tijuca, gode di una splendida posizione di fronte alla spiaggia di Praia de Barra. Doppia con colazione da € 84.

DOVE MANGIARE

*Escondidinho, Beco dos Barbeiros, 12, Rio de Janeiro, Tel 0055 21 2242 2234, Locale caratteristico per gustare i piatti classici della tradizione brasiliana, tra cui la “costela”, costolette di manzo in salsa piccante con manioca e crescione, il piatto doc del ristorante.

*Aprazível, Rua Aprazível, 62, Rio de Janeiro, Tel 0055 21 2508 9174,

Situato nel quartiere di Santa Teresa, consente di immergersi in un’atmosfera che ricorda i tropici, tra tetti di paglia, alberi e una vista mozzafiato. Il menù offre il meglio della cucina brasiliana, tra cui la moqueca, uno stufato di pesce, e cocktail alla frutta. 

INFO

www.visit.rio




Estate 2018: Qual è il colore della felicità?

E se i colori fossero luoghi quale spiaggia vi potrebbe rappresentare? La spiaggia dai colori rosso di  Kaihalulu, sull’isola di Maui o la spiaggia verde di  Papakolea Beach alle Hawaii? Quella gialla della Ramla Bay a Malta? Oppure quella blu a Vaadhoo nelle Maldive? O ancora lo straordinario colore rosa della Pink Beach di Komodo, in  Indonesia? O quella candida di Whitehaven Beach  in Australia o ancora quella viola Pfeiffer Beach in California o per finire quella nera a Punalu’u sempre alle Hawaii?

Sono proprio i colori che permettono di imprimere nel cuore e nella memoria un luogo, insieme agli odori e ai sapori. I colori sono fondamentali: ogni luogo ha sfumature che richiamano un colore. Come la Provenza, per esempio. Nell’immaginario collettivo chi dice Provenza dice viola. È il colore della lavanda in fiore. E chi dice Namibia pensa al rosso, ossia al colore della sua terra e dei suoi spettacolari tramonti.

Ecco perché lastminute.com ha cercato le 8 spiagge che hanno colori particolari. Se colore è felicità e la felicità è un luogo, quale sarebbe a questo punto il vostro posto ideale per una vacanza?

LA SPIAGGIA ROSSA – Kaihalulu Beach – Isola Maut

Chi ritiene che il rosso sia il colore della felicità (20% degli intervistati) sull’isola di Maui, nel cuore delle Hawaii, c’è la spiaggia Kaihalulu che sfoggia un vivace colore rosso. Questo fenomeno è dovuto alla presenza di residui di cenere lavica e un’alta concentrazione di ferro nella sabbia. Il risultato è un paesaggio quasi surreale: le tonalità rosse della spiaggia si scontrano con il blu intenso del mare regalando un paesaggio dantesco.  Arrivarci non è semplice, occorre percorrere un lungo sentiero che si inerpica su per una collina accidentata sotto un sole cocente e con una temperatura molto elevata. Ma una volta giunti a destinazione la fatica sarà ampiamente ripagata: è un piccolo paradiso terrestre.

spiagge a colori
Kaihalulu, Maui ©lastminute.com

LA SPIAGGIA VERDE – Papakolea Beach – Hawaii

Può sembrare impossibile ma la natura ci regala anche una spiaggia dalla sabbia verde. Il fenomeno si verifica per la concentrazione di olivina, un minerale che contiene ferro e magnesio e che fa assumere alla sabbia un colore verdastro.

Per il 20% degli intervistati di lastminute.com, che ritrovano nel verde la felicità considerandolo un colore che simboleggia la perseveranza e che infonde un senso di giustizia, questa spiaggia rappresenta un eden. Per calpestare la sua sabbia si debbono però pagare 25 dollari, una tassa imposta al fine di tutelare l’unicità della spiaggia.

spiagge a colori
Papakolea Beach, Hawaii © lastminute.com

LA SPIAGGIA GIALLA – Ramla Bay – Malta

Sull’isola di Malta,  la Ramla Bay è una grande spiaggia rinomata per la sua sabbia dorata. Il 22% degli italiani e il 30 % degli irlandesi ritengono che il colore giallo sia simbolo della luce del sole, dell’energia e della conoscenza.  A Ramla Bay possono dunque trovare la spiaggia che maggiormente li rappresenta. Inoltre tutta la zona circostante offre siti storici di rilievo. Non perdetevi, ad esempio, la grotta di Calypso, la ninfa che, secondo la mitologia, ha vissuto proprio in questa grotta intrattenendo, per 7 anni, Ulisse.

spiagge a colori
Ramla Bay, Malta © lastminute.com

LA SPIAGGIA BLU – Vaadhoo – Maldive

Abbiamo già in precedenza parlato di questa magica spiaggia, premi qui per leggere l’articolo. Di notte la spiaggia si trasforma magicamente assumendo un colore blu e il mare è punteggiato da tante stelle. Il fenomeno è dovuto alla bioluminescenza del fitoplancton. Poco  frequentata e adatta a chi ama la natura e agli scenari particolari. Dal sondaggio si evince che il blu è un colore che indica pace e dona sensibilità. Lo affermano il 27% dei francesi intervistati e il 22% degli spagnoli e olandesi.

spiagge a colori
Vaadhoo, Maldive © lastminute.com

LA SPIAGGIA ROSA – Pink Beach di Komodo – Indonesia

Dal sondaggio emerge che un italiano su 10 sceglie il rosa come colore che rispecchia la gioia. Sembra essere il colore che mette gli uomini nelle condizioni di comprendere meglio le donne. Dunque non resta che presentarvi la spiaggia più pink al mondo. Si trova sull’isola di Komodo in Indonesia. Cosa colora la sabbia di rosa? I detriti di corallo. Il risultato? Un tripudio di bellezza così come i fondali delle acque ricchi di coralli e pesci coloratissimi.

spiagge a colori
Pink Beach_Komodo, Indonesia © lastminute.com

LA SPIAGGIA BIANCA – Whitehaven Beach – Australia

Il 7% degli italiani sceglie il bianco in quanto simboleggia purezza, fiducia e speranza nel prossimo. La spiaggia che li rappresenta è dunque Whitehaven Beach, in Australia, una delle spiagge considerate tra le più belle al mondo. La presenza di silice (98%) fa assumere alla sabbia un colore bianco molto brillante. Il risultato sono sette chilometri di sabbia bianchissima e talmente fine da sembrare borotalco.

La spiaggia è raggiungibile solo in barca ed è immersa in un grande parco naturale con nulla intorno. Ed è anche questa   la bellezza di questo luogo,  qui la natura vive indisturbata restituendo all’uomo che sino ad oggi ha rispettato il luogo un mare e una spiaggia incontaminati.

spiagge a colori
Whitehaven Beach, Australia © lastminute.com

LA SPIAGGIA VIOLA – Pfeiffer Beach – California

Sì, avete letto bene, esiste anche una spiaggia viola e si trova in California. Si chiama Pfeiffer Beach ed è opera della presenza di particelle di manganese granata. Il 3% degli intervistati che hanno scelto il viola come colore di felicità perché sembra stimolare la creatività e la fantasia dovranno raggiungere questa spiaggia. Una cosa da fare al tramonto perché gli effetti che producono i raggi del sole sulle onde, sulla sabbia e sulle rocce, creano effetti cromatici fantastici ed è per questo che molti la conoscono come “spiaggia arcobaleno”.

spiagge a colori
Pfeiffer Beach, California © lastminute.com

LA SPIAGGIA NERA – Punalu’u – Hawaii

Indubbiamente le Hawaii sono in cima alle classifiche quanto a numero di spiagge più colorate. Pur essendo il nero un colore difficile da collegare alla felicità, il 10% degli italiani, soprattutto giovani,  lo hanno eletto come il colore per eccellenza. Per loro la spiaggia ideale è senza dubbio quella di Punalu’u, nelle Hawaii, sulla Big Island.

I granuli neri creati dalla lava colorano la sabbia di nero. La spiaggia è molto apprezzata dalle tartarughe che qui sono una presenza fissa.

spiagge a colori
Punaluu, Hawaii © lastminute.com




Put Foot Rally, l’avventura sta per iniziare

Mancano ormai pochi giorni al Put Foot Rally. Qui di seguito vi riportiamo l’intervista della nostra giornalista Anna Maria Terzi  a Emiliano Benolich, il capo team e membro dell’equipaggio “Happydu for Africa“.

Put Foot Rally

Emiliano durante i 19 giorni del rally oltre a guidare la jeep, detterà i tempi e le modalità del suo equipaggio composto da Moreno Scoria, Paolo Perini, Andrea Di Gesualdo e l’unica donna del gruppo Daniela Dallera.

Put Foot Rallu
L’auto Happydu for Africa equipaggiata e pronta alla partenza

Ma chi è Emiliano Benolich? E’ un giovane italiano che 16 anni fa ha deciso di mollare tutto e vivere in Africa nella precisione in Namibia. Amante degli animali in particolar modo degli elefanti per il loro comportamento volto al sostegno dei più deboli (l’elefante quando un membro del suo branco è troppo vecchio o malato, va in suo aiuto,  lo sostiene e lo accompagna  negli ultimi giorni di vita, non lo abbandona  alla sua triste sorte). Chi conosce bene Emiliano afferma che lui è un elefante in versione umana. Buono, sempre pronto ad aiutare i più deboli e soprattutto i bambini.

Put Foot Rally
Emiliano Benolich alle prese con un ippopotamo

E’ capo di iniziative importanti, membro esecutivo del Consiglio Nazionale per lo sviluppo del turismo in Namibia, fa parte di Happydu children charity organisation (www.happydu.org) nonché  eccellente guida. Il sorriso è la caratteristica che lo contraddistingue e ha un motto che noi condividiamo ” Un giorno cori el levro, un giorno cori el can”… che tradotto dal triestino, luogo di origine di Emiliano, significa: una volta corre la lepre e l’altra il cane.  La sua grande esperienza acquisita con molteplici safari in tutta l’Africa lo aiuteranno certamente in questa grande impresa.

Put Foot Rally
Parte dell’equipaggio Happydu for Africa, da sinistra a destra:  Andrea Di Gesualdo,  Daniela Dallera e Emiliano Benolich.

Weekendpremium appoggia questa iniziativa dandone notizia in modo da coinvolgere il maggior numero possibile di persone invogliandole a partecipare al Put Foot Rally in modo da portare aiuto ai bambini africani.

Put Foot Rally
Gli ultimi controlli prima della partenza

Dunque vi invitiamo a leggerci anche nelle prossime settimane perché seguiremo costantemente la grande avventura raccontandovi le giornate dell’ equipaggio Happydu for Africa alle prese con un viaggio duro ma che profuma di buono.

Ecco l’intervista:

D. Emiliano il momento fatidico è alle porte, la partenza per la grande avventura Put Foot rally è il 17 giugno vero?

R. Si, anche se ci ritroveremo con tutti gli equipaggi (più di 150) il giorno prima a Melkbos Strane (Cape Town) per la registrazione.

D. Come ti senti?

R. Sono molto carico e pronto a partire per questa grande avventura

D. Quali sono le sensazioni che si provano a pochi giorni dalla partenza?

R. Tanto entusiasmo e …….un pizzico di orgoglio

D.Cosa ti ha spinto ad affrontare un’esperienza di questo genere e qual è lo spirito di questo viaggio?

R. Promuovere quello che facciamo. Lo spirito è goliardico e di forte solidarietà tra gli equipaggi

D. Simbolicamente porterete dell’acqua qual è il significato?

R. È un gesto dedicato alla persona a me più cara che purtroppo non  c’è più

D. Nel concreto ciò che raccoglierete sarà utilizzato per l’acquisto di scarpe speciali che si adattano con la crescita dei bambini. E’ corretto?

R. Si, è questo lo spirito del Put Foot Rally, al quale aggiungerei anche le numerose e costanti attività che la nostra associazione Happydu segue costantemente durante il corso di tutto l’anno in Namibia

D. Come nasce il motto TIA – this is Africa -?

R. È il giusto modo di porsi davanti ai problemi che ti si pongono quotidianamente in Africa (e non solo)

D. Il vostro equipaggio è composto oltre che da te da Moreno Scoria, Paolo Perini, Andrea Di Gesualdo e l’unica donna del gruppo Daniela Dallera. Chi sono?

R. Andrea e Daniela sono assieme a me fondatori e “colleghi” nel direttivo di Happydu (www.happydu.org) Paolo e Moreno sono i miei migliori amici

D. Ci racconti come vi siete organizzati?  Avete già predisposto un percorso? Viaggerete in gruppo?

R. Siamo carichi e vogliamo puntare molto sull’improvvisazione. Variazioni di programma saranno all’ordine del giorno!!!

D. Quanti sono complessivamente i partecipanti?

R. Saremo più di 350 persone

D. Ogni giorno saranno percorsi 500 km di savana in compagnia di animali feroci questo non ti spaventa? Quali sono i rischi?

R. Ho dalla mia l’esperienza maturata negli anni come guida in vari paesi africani. La metterò a disposizione della mia crew per evitare rischi.

D. In caso di guasto del mezzo come affronterete la cosa?

R. Ho competenze meccaniche e il mio amico Paolo che è un tuttofare  saprà darmi man forte.Put Foot Rally

Non ci resta, dunque, che fare un grosso in bocca al lupo all’equipaggio di Happydu for Africa per la grande avventura.




E-gate il controllo digitale sbarca a Fiumicino

Si prevedono oltre 4 milioni di viaggiatori europei e statunitensi che utilizzeranno detto servizio in uno scalo che è il principale punto di collegamento tra Italia e Stati Uniti.E-gate

L’aeroporto Leonardo da Vinci è tra i primi scali al mondo per impiego di tecnologie innovative dedicate alla sicurezza e alla rapidità dei controlli. L’innovativo servizio degli E-gate è un progetto realizzato da Aeroporti di Roma, dal Dipartimento P.S. – Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere e dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia, in coordinamento con Enac e il Ministero degli Affari Esteri. Si tratta di apparecchiature all’avanguardia in grado di effettuare, in pochi secondi, analisi sui parametri biometrici del viso, al fine di verificare l’autenticità e l’integrità dei documenti di viaggio. Rispetto ai controlli tradizionali il nuovo sistema ridurrà drasticamente i tempi di attesa dei passeggeri in partenza da FCO.

ACI World, un’associazione indipendente, ha effettuato interviste dirette ai passeggeri relativamente alla qualità dei servizi e su 300 aeroporti in tutto il mondo il Leonardo da Vinci ha ottenuto il premio “Airport Service Quality Award” risultando il miglior aeroporto europeo con più di 40 mln di passeggeri. Sono stati proprio gli E-gate che nel 2017 sono stati i servizi più apprezzati tra i passeggeri di Fiumicino. Ma il nostro aeroporto romano ha ricevuto quest’anno un altro prestigioso riconoscimento il “World’s Most Improved Airport 2018″ ricevendo un rating a 4 stelle (su un massimo di 5).

 

 




PUT FOOT, il rally africano del cuore

Una decina di anni fa, con l’intento di aiutare le popolazioni più bisognose dell’Africa e in particolare i bambini, è nata Put Foot Rally Foundation, una fondazione benefica con l’obiettivo di raccogliere fondi per acquistare e donare scarpe ai bambini africani nonché destinare parte di queste entrate alla salvaguardia della fauna selvatica in via di estinzione.

PUT FOOT RALLY

Non è una gara ma un viaggio d’amore intrapreso per aiutare, attraverso sponsorizzazioni e raccolta di fondi, persone meno fortunate di noi. Da questa idea nasce questo viaggio che tocca diversi paesi africani. Alcuni temerari, arrivati da tutte le parti del mondo, amanti dell’Africa, vicini ai popoli che sono in difficoltà, partono con le proprie auto (Scooters, Mini Cooper, Bentleys, VW Hipy Vans, Citi Golf, Land Rover, Hiluxes, bus ed elicotteri! insomma qualunque mezzo in grado di percorrere 500 km al giorno) equipaggiate per mangiare, dormire e viaggiare sul territorio africano per 19 giorni. L’incontro con la gente del posto, interagire con essa, scoprire le sue abitudini, la sua cultura, il suo cibo è ciò che vi regaleranno chilometri e chilometri di strada. Si chiama Put Foot Rally.

PUT FOOT RALLY

Quest’anno la partenza è prevista il 17 giugno da Cape Town in Sudafrica e proseguirà per Namibia, Botswana, Zambia, Malawi per finire in Mozambico. Si tratta di percorrere circa 9.000 km in territori abitati da elefanti, giraffe, leoni, ghepardi, rinoceronti e moltissimi altri animali. Si tratta di vedere la meravigliosa natura che l’Africa regala con i suoi deserti, canyon, catene montuose, foreste, laghi, oceani, parchi nazionali oltre ai suoi popoli.

Non vi nascondiamo che non è un viaggio per tutti. Ci vuole spirito di adattamento, buona salute, elevata resistenza e tanto spirito di avventura. Insomma viaggiatori esploratori, quelli che non hanno paura di affrontare la vita senza programmazione. Quelli che se si ritrovano in piena savana senza benzina circondati da un branco di leoni trovano la soluzione. Perché qualcuno direbbe se c’è un problema c’è sempre una soluzione. TIA (this is Africa, questo è il motto del rally) e questo è lo spirito. Per la nostra redazione c’è un motivo in più per seguire questo rally dato che all’iniziativa parteciperà anche Hb Safaris, un tour operator che ha preparato e organizzato molti viaggi esperienziali in Africa. Hb Safaris partirà con il suo equipaggio Happydu for Africa costituito da Emiliano Benolich, Moreno Scoria, Paolo Perini, Andrea Di Gesualdo e l’unica donna del gruppo, la temeraria Daniela Dallera

PUT FOOT RALLYLa spedizione avrà lo scopo di far conoscere la propria organizzazione “Happydu”, www.happydu.org e le tante iniziative messe in atto per aiutare le popolazioni africane e in particolar modo i bambini. È con l’incontro, durante il rally, che l’equipaggio avrà modo di portare alla gente un messaggio di pace. Dunque se ritenete di appartenere alla categoria dei viaggiatori impavidi che amano le sfide equipaggiate un’auto con il minimo indispensabile, preparate una mappa, una tenda, e unitevi al gruppo per la grande avventura. Se invece vi piace l’iniziativa ma non ve la sentite di sfidarvi a tal punto potete sempre contribuire attraverso una donazione o sponsorizzando l’iniziativa stessa. Gli sponsor possono infatti apporre il proprio logo sulle fiancate delle auto dando così risalto alla propria struttura. Saranno molti gli eventi in programma e saranno pubblicizzati sui maggiori social network e dalla stampa locale. Gli aiuti economici serviranno per:

– Opere di beneficenza; – Costo del mezzo di trasporto ed eventuali riparazioni (sia prima che durante il viaggio);

– Attrezzatura necessaria per portare il mezzo a destinazione; – Oggetti utili ai popoli che incontreranno durante il lungo il tragitto

– Tutto ciò che è necessario alla sopravvivenza umana del team (cibo, attrezzatura per dormire, carburante, assicurazioni, allestimenti, visti, ecc)

Attenzione! Tenete in debito conto che nessuno garantirà il vostro arrivo al traguardo, nessuno si preoccuperà della vostra sicurezza personale. Tutto è costruito da voi e sarà la vostra avventura. In ogni paese che toccherete ci saranno i chek point pronti ad accogliervi.

PUT FOOT RALLY

Ecco questo è il meraviglioso e magico mondo di Put Foot Rally, un’occasione per vivere giorni fatti di emozioni e avventura ma soprattutto di… bontà.

PUT FOOT RALLY

Per iscrizioni al rally scrivete o telefonate a: +264813280352 info@hbsafaris.com

Per donare un contributo economico scrivete o telefonate a: +264817829124

Per sponsorizzare la vostra azienda scrivete o telefonate a: emiliano@hbsafaris.com

PUT FOOT RALLY

Scopri il magico mondo africano https://www.weekendpremium.it/wp/8-giorni-in-namibia-alla-ricerca-delle-nostre-origini/