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Cuba isola dell’allegria, ritorno all’ Avana

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La chiamano proprio così Cuba, L’isola dell’allegria, esprimendo la voglia di divertimento tipica dei cubani nonostante le tante difficoltà del vivere quotidiano. Dal 10 aprile scorso una nuova “primavera” è alle porte.

Villas on the green tropical beach with steps into water
Villas on the green tropical beach with steps into water

A Cuba si riparte con una stretta di mano, quella tra i presidenti Barack Obama e Raul Castro. Dopo oltre mezzo secolo di gelido embargo, in occasione del summit delle Americhe nell’isola sono in arrivo grandi trasformazioni per favorire un turismo più autentico e individuale, meno legato al centralismo statale. Fondamentale anche l’incontro tra Raul Castro e Papa Francesco, un colloquio di un’ora per esprimere al pontefice riconoscenza per il prezioso lavoro svolto e l’aiuto profuso per riallacciare i rapporti con gli Stati Uniti di Obama.Sono quasi mezzo milione a Cuba che fino ad oggi hanno ottenuto licenze per aprire piccole attività commerciali: botteghe, ristoranti, palador (trattorie familiari in abitazioni private) dove gustare la cucina loca- le e B&B ricavati da dimore coloniali e antichi palazzi. Bisogna vivere diversi giorni sull’isola per assaporare alcune delle sue bellezze e apprezzare il popolo cubano: allegro, generoso, musicale a dispetto delle tante difficoltà del vivere quotidiano. Perdersi dopo l’atterraggio a Cuba nei vicoli de L’Avana Vieja, ritrovarsi nella centralissima piazza della cattedrale per sorseggiare un ottimo rum con miele, succo di limone e ghiaccio, la gente intorno sembra uscita da un cortometraggio di Wim Wenders, mentre nell’aria vibrano note che hanno conquistato il mondo intero: i Buena Vista Social Club e Compay Segundo, la grandissima Omara Portuondo, che racchiude nella sua voce la voce di tutta Cuba. Non è cosa da poco. Qui, a differenza di tanti altri paesi sudamericani dove la miseria si nutre di violenza e delinquenza, esiste la cultura, esiste l’assistenza sanitaria per tutti, esiste l’educazione e la musica, tanta musica.Cuba è mare cristallino, spiagge assediate da una vegetazione rigogliosa e un popolo indigeno accogliente. Questo vide probabilmente Cristoforo Colombo il 27 novembre del 1492, quando mise piede sulla sabbia di Baracoa, la cittadina più antica di Cuba, nata oltre 500 anni fa ed anche la meno conosciuta. Relegata nell’angolino più orientale dell’isola, difficile da raggiungere perché si deve superare la Sierra del Plurial con uno stradone spesso pieno di buche. Si comincia a risalire da Guantanamo, famosa per la celebre canzone “Guantanamera” composta nel 1928 da Joseito Fernandez, ispirata dopo l’ennesima lite con la sua fidanzata.

L'avana

Curva dopo curva, le montagne di Cuba che ci dividono dal mare mettono in mostra gli abiti e i colori migliori, ammiriamo queste bellissime piante tropicali chiamate pandanus che si fanno spazio tra i tronchi fitti per cercare un po’ di luce. A Baracoa l’oceano spruzza salsedine sulle case del borgo edificato nel 1511 dai colonizzatori, nell’aria si respira l’odore di cacao e di legno antico, nelle viuzze baracchini che ti vendono bicchieroni di succo di canna da zucchero e ragazzi lucida scarpe completi di poltrona. In questo borgo si vive l’atmosfera del Caribe, dove bellezza fa rima con dolcezza. Se non fa troppo caldo si può percorrere calle Maceo e arrivare alla casa del cioccolato, la più antica di Cuba. Sul lungomare la casa rossa con su scritto Hotel la Rusa che ospitò Che Guevara e Fidel Castro, i quali, tra una riunione e l’altra, non disdegnavano un bagno rilassante sulla spiaggia di Maguane. Costellata di palme svettanti e cocchi sballottati dalle onde, questa spiaggia è una delle più belle dell’isola. Ma se Baracoa è un incanto, Trinidad è una vera gioia per gli occhi. Sito UNESCO dal 1988, è la città coloniale meglio conservata. Le sue strade pavimentate a ciottoli sono percorse da enormi auto dai colori più improbabili e dai nomi altisonanti, Chevrolet, Cadillac, Ford, tanto vecchie da avere come soprannomi “dinosauri di ferro”. Le vecchie case colorate, con grandi finestre e grate in ferro battuto, ne fanno una specie di set teatrale d’altri tempi. Si cammina per ore con gli occhi sgranati tra le viuzze di Trinidad fino alla bella Plaza Major ombreggiata da palme e circondata da molte chiese.

Ogni tanto qualche ragazzo ci invita ad assaporare con una modica cifra tutte le aragoste che si riesce a mangiare. Nei dintorni della piazza, la locale Casa della Trova, dove si ascolta della buona musica, anche se il tempio indiscusso per la musica cubana è Santiago de Cuba, la seconda città dell’isola dopo L’Avana. Qui a Santiago, prima di tutto, bisogna rendere omaggio ai rivoluzionari che nel 1953 iniziarono la loro lotta per la libertà contro il dittatore Batista, corrotto e violento Batista. Dove ? Alla caserma Moncada le cui mura gialle sono ancora sforacchiate dai proiettili. Da Santiago de Cuba, una strada panoramica porta in cima alla Gran Piedra, da qui la vista spazia a 360 gradi sulle immense piantagioni da zucchero spesso incendiate appositamente dagli agricoltori, il fuoco cristallizza lo zucchero nelle canne ed elimina insetti nocivi oltre a serpenti e ratti. Tornati in città e percorrendo le vie del centro, si va a finire spesso davanti a una fabbrica di sigari. A Cuba fumare il sigaro è quasi un obbligo, però per saperne di più e capirne i segreti bisogna spostarsi nella provincia di Pinar del Rio, estrema punta occidentale dove le piantagioni di tabacco ben ordinate sono facili da trovare, in particolare nella splendida valle di Vinàles dove le radici della pianta di tabacco affondano nella terra rossa. A gennaio si raccolgono le foglie che vengono poi essiccate per ben 50 giorni in speciali magazzini senza finestre e molto areati, per venire poi lavorate dalle sapienti mani dei torceador. Ci sono scuole professionali che preparano i “torceador”, gli arrotolatori di foglie. Gli assaggi di sigari sono una regola per i turisti che con una semplice mancia possono tirare qualche boccata sentendosi per un minuto come Fidel Castro o Che Guevara.