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Salina, tra mare e vulcani

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Vacanze al femminile nell’isola green delle Eolie con trekking soft, bagni di sole e la festa della Malvasia. Cocktail rosa nel resort più “in” dell’arcipelago e cene stellate a lume di candela.

Da un po’ di tempo a Salina i turisti sbarcano con gli scarponi piuttosto che con le infradito. In spalla lo zaino da montagna anziché la borsa da mare. Donne comprese. Isola magica, di atmosfere romantiche, di scorci impareggiabili fatti conoscere dal film Il Postino di Massimo Troisi, Salina è terra di spiagge ma anche di monti. Anzi, di coni vulcanici.

Tra le sette isole di incomparabile bellezza che compongono l’arcipelago delle Eolie, al largo della Sicilia, chi vuol fare vita mondana va a Panarea, chi preferisce privacy ed esclusività viene a Salina. Dove non mancano le cose da fare tra feste, eventi, ristoranti. Ma con più spazio e meno gente. Solo in agosto la faccenda si complica, l’isola si affolla e sulle spiagge, poche e piccole, c’è il rischio di pestarsi i piedi. Allora si va sui monti. Con un trekking sul vulcano, l’ultima moda in fatto di vacanze active. Perché mette insieme mare e montagna, riempie gli occhi di blu ma da un’altezza provvidenziale a tenere lontano il caos della costa. E perché serve a tenersi in forma, in maniera soft.

topastre003Se gli altri vulcani delle Eolie – Stromboli e Vulcano – sono infatti un’impresa machista, il monte Fossa delle Felci e’ la sua versione “rosa”. Lunga ma mai impegnativa, con pendenze leggere. Si parte dal santuario della Madonna del Terzito e si prende l’ex strada forestale, che senza scosse sale su questo buffo cono vulcanico di 962 metri che ricorda le montagne disegnate da bambini. Fin da subito si è avvolti da ginestre, eucalipti, pini; a una curva compaiono, già lontane, le case di Malfa, a un’altra i vigneti di Malvasia che tappezzano l’isola, a un’altra ancora il monte dei Porri, il cono gemello, riservato alle capre. L’escursione può terminare al capanno del Comandante, a un terzo del percorso, oppure continuare per altri 5 km fino alla cima. Qui, superate la sbarra e la macchia di pini per uscire allo scoperto: vi perderete nell’infinito, con tutta l’isola sotto di voi e il blu del mare che sembra non avere fine. Per la salita occorrono circa tre ore, con acqua e viveri appresso: neanche l’onnipresente baretto si materializza quassù a increspare il senso di estraniazione dal mondo.

Una volta tornati in società ci si tuffa nella vita di Salina. Con uno scooter o con i bus di linea si percorre la strada costiera per cercarsi il proprio fazzoletto di spiaggia: a ciottoli quella di Scario, rocciosa quella di Pollara, di sabbia nera a Rinella. Oppure, dal porto di Santa Marina, dove attraccano i traghetti, si sale a bordo delle barche che compiono il giro dell’isola per leggendari bagni in mare e la scoperta di grotte e calette da sogno. Ma anche ci si siede, senza fare niente, ai tavolini sul lungomare di Linguasalina-spiaggia-pollara, a gustare il pane cunzato di Alfredo e le sue granite ai gelsi, limone, anguria, melone: indimenticabili, al pari di quelle dei bar vicini. Per una puntata di shopping c’è via Risorgimento a Santa Marina, stretta e lunga, chiusa da case colorate. Non troverete le boutique di Panarea ma qualcosa di più prezioso: i profumati sapori locali, dai capperi (cercate quelli di I Sapori Eoliani) alla Malvasia.

Unica isola delle Eolie con vigneti e ben sette cantine, Salina è famosa per il suo passito dal colore dell’oro. Un vino profumato di mare che spopola tra le ragazze. Lo si può degustare e acquistare direttamente nelle cantine, quali Fenech e Carlo Hauner, il pioniere dei vignaioli di Salina. Per un tuffo nel passato c’è invece Malfa, con le sue viette tirate a lucido. E poco lontano Pollara, adagiata in una splendida vallata, dove si può andare alla ricerca della casa del Postino: una specie di caccia al tesoro. Se venite qui, portatevi una bottiglia di bollicine siciliane e due flute per brindare, dal belvedere, a uno dei più romantici tramonti della storia. La possibilità di non cadere innamorati è pari a zero. L’idillio continua al  resort Capofaro, uno dei miti dell’ospitalità mediterranea, con le villette sparpagliate tra distese di vigne in riva al mare, aperto per l’aperitivo anche agli esterni (13-15 €).

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In un’atmosfera incantata ma informale (genere shorts e ballerine) ci si sente principesse sorseggiando un flute di Didyme, la malvasia vinificata secca di Tasca d’Almerita oppure, come suggerisce alle sue ospiti il direttore Istvan Pap, phisique da principe azzurro, un Exotic Salina Sip (vodka, Malvasia di Capofaro, Peychaud’s, zenzero). Altra esperienza unica, la cena al ristorante Signum. Sulle terrazze sopra il mare, Martina Caruso offre un assaggio della sua cucina creativa elaborata con grazia tutta femminile. La giovane chef, nata sull’isola, da sempre nell’albergo di famiglia, è una delle poche donne a primeggiare in un mondo ormai maschile. Ed è l’unico chef, in tutte le Eolie, a vantare una stella Michelin.