Nepal
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Nepal, il Paese della rinascita- seconda parte –

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Lasciata Kathmandu dirigetevi verso Pokhara la città capoluogo del distretto di Kaski, a 1.000 metri di quota. Si attraversano le zone di Bagmati e Gandak; lungo il fiume Tirsuli gli scenari sono risaie, ponti sospesi e la vita nepalese che si svolge a bordo strada. Il traffico è molto intenso e per percorrere 200 km possono volerci anche 8 ore.

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Questa cittadina è molto conosciuta dagli amanti degli sport come il trekking, il parapendio e regala scenari incantevoli davanti alla catena himalayana. Anche gli amanti del rafting sulle dolci acque del lago Phewa troveranno il loro paradiso. Gli scenari sono completamente diversi da quelli di Kathmandu, il traffico è abbastanza controllato, i motorini sono meno numerosi, il lago trasmette un senso di pace. Cosa fa sorridere? Le mucche tranquillamente sedute in mezzo alla strada che tutti scansano ma nessuno osa cacciare. Obbligatevi a una levataccia per andare in cima al colle di Pokhara ad ammirare il sorgere del sole tra gli  scenari mozzafiato dell’Anna Purna, la vetta più conosciuta ed emblematica del Nepal, del Machapuchare (coda di pesce) non scalabile e pertanto unica montagna inviolata del Paese. Le foto qui di seguito anticipano quelle che potrebbero essere le emozioni da vivere.

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A Pokhara vale la pena far visita al Tashi Palkhel, un campo profughi tibetani. Sarete accolti amorevolmente dai tibetani fuggiti dalle persecuzioni cinesi che vi mostreranno i loro manufatti e tra sorrisi e contrattazioni vi ritroverete ben presto con nello zaino collane, maschere, babbucce fatte a mano e addirittura vestiti tipici.

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Se avete molti giorni a disposizione visitate le cascate di Devi che segnano il punto in cui il Pardi Khola si inabissa sottoterra.  La leggenda narra di un uomo svizzero che perse la moglie caduta nel torrente.

Ma ciò che è imperdibile a Pokhara è la visita al monastero buddhista tibetano “Gunta Matepani”. La lunga e faticosa salita al monastero vi ripagherà però della fatica: le solite bandiere di preghiera lungo tutto il percorso, gli abiti dei monaci stesi al sole al asciugare, le ruote di preghiera a fare da cornice. Entrati nel monastero potrete vedere tanti piccoli monaci intenti a leggere le sacre scritture e i più piccoli.. ahimè a dormire. I canti di preghiera sono accompagnati dal suono dei caratteristici corni e altri strumenti.

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Molto spesso i turisti vengono omaggiati di una stoffa di seta e invitati a una sorta di benedizione. Ci si avvicina al monaco con la sciarpa tesa e lui avvolgerà intorno al vostro collo recitando continuamente le preghiere, terminerà appoggiando al vostro capo le pagine del libro sacro. Un inchino ultimerà il rito. Momenti di grande emozione e commozione.

Momenti che resteranno a lungo nei vostri cuori, momenti che fanno riflettere sul vero senso della vita. Lasciate il monastero per una visita al tempio induista Bindabasini Temple di grande importanza religiosa per gli indù locali. Il tempio è dedicato alla dea Durga, che è divinità guardiana di Pokhara.

Merita una visita il Chitwan National Park, a 150 km da Pokhara percorribili in circa 5 ore di auto. Si tratta di un area protetta di oltre 930 km2diventata Patrimonio dell’Umanità nel 1984. Il parco è ricco di flora e fauna e ospita tra i tanti animali la tigre del Bengala, i rinoceronti indiani a corno unico, i cervi chital, i cervi porcini, i sirau di Sumatra. Avventuratevi nel parco alla ricerca di qualche esemplare ma fatelo utilizzando il mezzo locale del posto: un elefante. Un’esperienza indimenticabile.

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Come ogni viaggio non perdete la possibilità di interagire con i locali e visitate un villaggio rurale per osservare la giornata tipica degli abitanti: gli uomini intenti ai lavori nei campi, le donne che puliscono grandi pentole, i bambini che giocano e ridono intorno a voi…

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Se avete scelto di trascorrere 8 giorni in Nepal è il momento di rientrare a Kathmandu per trascorrere gli ultimi giorni del viaggio e dunque dovrete percorrere nuovamente 185 km di strade in salita e curve che hanno dell’incredibile. Arrivati a Kathmandu visitate lo stupa di Boudhanath considerato tra i più grandi al mondo, 36 metri situato a circa 11 km dal centro di Kathmandu, nella periferia nord-est della città. Anch’esso dichiarato Patrimonio dell’UNESCO. Qui si festeggia il capodanno nepalese (il Losar) con una grande cerimonia. Luogo di pellegrinaggio e meditazioni per i buddhisti tibetani ma anche per i nepalesi stessi.

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La forma dello stupa è un grande mandala (la rappresentazione del cosmo) con 4 Buddha che indicano i quattro punti cardinali e un quinto, il vairocana, posizionato al centro. Dunque 5 Buddha che personificano i cinque elementi (fuoco, acqua, aria, terra, spazio). Gli occhi del Buddha vedono ovunque.

All’interno della cupola non ci sono stanze o cappelle ma si dice che c’è una reliquia del Buddha. Tutt’intorno fedeli, pellegrini, turisti, venditori, monaci, fanno da contorno a questo luogo meraviglioso.

Non perdete la caotica  Durbar Square ricca di edifici, moltissimi in fase di ristrutturazione, il Palazzo Reale, strutture che rappresentano arte erotica e la casa della Kumari di Kathmandu, edificio di bellezza particolare tutto in legno intarsiato. La Dea Vivente una volta al giorno si affaccia al balcone ma è severamente vietato scattare fotografie o video. Resterete impressionati da una bambina di 4 anni che vi osserva con severità e lo fa per pochi minuti prima di ritirarsi.

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Non resta che consigliarvi di fare un’ultima visita a Kathmandu per assistere alla cremazione presso il Tempio di Pashupatinath che significa il “signore degli animali”, un tempio dedicato a Shiva il Dio della distruzione dell’ignoranza e dei demoni. Pashupatinath si trova 8 km a est di Kathmandu sul fiume sacro di Bagmati, l’affluente figlio del Gange.

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Quando un uomo è sul punto di morire viene steso sulla nuda terra e un membro della famiglia gli versa nella bocca dell’acqua proveniente dal fiume sacro. Il sacerdote recita le preghiere e il morente viene trasportato sulle rive del Bramati. Il suo corpo viene immerso nelle acque sino alle ginocchia. Quando sopraggiunge la morte il suo viso e il suo petto vengono cosparsi di zafferano e altre polveri colorate. Il corpo viene avvolto in un sudario e adagiato su una barella di bambù. Il corteo funebre lascia cadere, ogni 10 passi, qualche chicco di riso e qualche moneta.  Talvolta una banda precede la processione funebre suonando mestamente. Si sparge sul petto del cadavere un po’ di riso, acqua e paglia in segno di addio per la partenza verso il nuovo ciclo dell’esistenza e si accende il fuoco.

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All’interno di questo luogo noterete dieci sopralzi in legno destinati alle pire dove si adagiano i corpi per la cremazione. I parenti maschi più stretti si rasano i capelli, si vestono di bianco, il colore del lutto e si preparano ad accendere la paglia iniziando dalla bocca.  Alcune pedane in legno sono poste per i parenti dei defunti che dopo la cremazione andranno a mangiare, a ricordare e a pregare per il proprio caro.

Indubbiamente un luogo che suscita forti emozioni ma che aiuta a comprendere questo popolo. Non perdetevi la benedizione di un rabbino che pregando vi applicherà la tika, un segno religioso sulla fronte di vari colori, rosso, bianco, giallo simbolo del divino.

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Il Nepal è questo, un luogo difficile da comprendere ma ricco di cultura, paesaggi incantevoli e un popolo che sa ancora amare e custodire le proprie millenarie tradizioni.

INFO UTILI:

E’ consigliabile rivolgersi ad una guida del posto per muoversi agilmente. Pochi parlano inglese e tutto diventa complicato. Noi vi segnaliamo una persona altamente qualificata che parla italiano e organizza da molti anni viaggi in Nepal, Bhutan e Tibet e al quale ci siamo rivolti per organizzare il tour sopra descritto:

NARESH MAN SHRESTHA

Email: naritaliano@yahoo.co.in

Tel. 977 9851050206

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