NAMIBIA PER UNA VOLTA
Per una volta

Namibia, va dove ti porta il cuore

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Alcune settimane fa qualcuno mi ha chiesto: hai viaggiato tanto ma qual è il posto che non hai dimenticato? Qual è il luogo dove una persona dovrebbe andare almeno per una volta nella vita? La mia mente e soprattutto il mio cuore non hanno avuto dubbi: la Namibia e le dune calde del suo deserto che si abbracciano alle gelide acque dell’oceano.

NAMIBIA PER UNA VOLTA

Un viaggio che mi è entrato nel cuore e che a distanza di molti anni non ho ancora dimenticato. Non posso, è praticamente impossibile per me dimenticare i colori, gli odori, i sapori, i suoi abitanti, le centinaia di animali che si muovono in libertà, nel loro regno dove la natura ha deciso di farli vivere.

NAMIBIA

La Namibia è per me la vera Africa, quella incontaminata dove la natura è selvaggia e di ineguagliabile bellezza e i paesaggi si scoprono lentamente. È la terra dei contrasti: qui le vallate si sostituiscono alle pianure e le dune arrossate lasciano spazio alla savana, qui le riserve faunistiche danno il meglio con il parco Etosha e i canyon offrono uno spazio naturale infinito. Questi sono gli incredibili paesaggi namibiani e sono talmente belli che mi hanno rapito il cuore: forse è qui che ha avuto inizio il mondo.

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E in questi spettacolari paesaggi vivono e convivono tantissime etnie: gli Himba conosciuti come popolo rosso, gli Herero stretti parenti degli Himba, gli Ovambo che seguono le antiche usanze dei pastori, i Damara uno dei più antichi gruppi etnici della Namibia, Boscimani conosciuti con il nome di San cacciatori nomadi, gli Afrikaaners un popolo che arriva dal Sudafrica. E poi ci sono i bianchi che vivono nel Paese e che controllano la gran parte delle attività commerciali.

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Una donna Herero con i suoi bimbi

In un crogiolo di mescolanze razziali con culture e tradizioni completamente diverse prendono vita una ricchezza culturale e sociale di tutto rispetto.

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Un  giovane Himba

Ma il pezzo forte della Namibia sono gli animali della savana e la possibilità di vederli nel loro habitat allo stato libero. Sono tanti e belli come l’elefante, un animale di grandi dimensioni ma visto nel suo habitat è davvero enorme con orecchie che hanno dell’incredibile, la proboscide che potrebbe sollevare un’auto e lanciarla a cento metri di distanza. Eppure, questo pachiderma gigantesco coccola il suo piccolo in modo commovente.

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Il ghepardo snello, sinuoso, silenzioso, concentrato, che osserva impavido e fiero, “il velocista del regno animale”. E non a caso: è in grado di raggiungere i 110 km orari in pochi attimi.

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La giraffa che con le sue lunghe zampe si inginocchia per dissetarsi con la paura negli occhi perché sa che per risollevare il suo lungo corpo ha bisogno di minuti e in savana non ci sono minuti perché anche un secondo può essere fatale.

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E che dire della zebra che galoppa nel vento con il suo manto a strisce bianche e nere come il quadro di un grande pittore. È guardinga, si ferma, osserva, tende le orecchie per ascoltare il pericolo, il ruggito, trasportato dal vento, di qualche leone.

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Così come la iena, con un musetto simpatico e una bocca così ampia da darle un aspetto buffo ma abile cacciatrice in grado di studiare tattiche di caccia intelligentissime.

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I kudu, delle tenere antilopi, così flessuose ed eleganti, con i loro grandi occhi, fanno tenerezza e ho vissuto momenti di grande terrore per paura di dover assistere agli attacchi di eventuali predatori.

E poi lui, il re della savana. Portentoso, fiero, elegante e coraggioso con la criniera che gli incorona la testa.

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Tutto questo è quello che mi ha circondato per settimane.  Ed è in questa terra che ho scoperto il silenzio, il buio assoluto ed è qui che ho avuto per la prima volta il desiderio di cambiare vita, di cambiare il luogo dove vivere per sempre. È qui che mi è stato chiaro quanto noi europei abbiamo e quanto nello stesso tempo ci manca, siamo privi delle cose fondamentali, quelle che scaldano il cuore.

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Quello che da noi è tanto agognato, in Africa è inutile e privo di senso. Perché il tempo è scandito dal sole, dalla terra, dal ruggito di un leone. L’Africa è il senso di vita, è godere per quello che la natura ha saputo donare e che molto spesso l’uomo ha cercato di distruggere.

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Sono circa 14 ore di volo che mi separano dalla terra dove il tempo non conta, il caos del traffico non esiste, i ritmi frenetici cui sono abituata sono da dimenticare. È il luogo dove ho scoperto che non contano le apparenze, dove tutto è vero, e ciò che conta è il risveglio catapultata in emozioni fortissime come ammirare l’infinito ascoltando i sottofondi musicali intonati da leoni, ghepardi, scimmie, elefanti.

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Dunque è questo il viaggio che andrebbe fatto almeno per una volta nella vita, per scoprire il magnifico parco Etosha, l’immenso deserto Namib e quello del Kalahari, la costa Skeleton e per scalare la “45”, la duna più alta al mondo.

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È qui che voglio rivivere le sensazioni indimenticabili di volare su una mongolfiera per ammirare il deserto e osservare le dune dai colori caldi che mutano continuamente.

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È qui che voglio rivivere l’emozionante abbraccio con un’otaria che per un pesciolino è salita sulla barca e si è sdraiata tra le mie braccia.

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È qui che voglio assaporare nuovamente il bacio di un ghepardo. È qui che voglio farmi rubare biscotti da una scimmia. Ed è qui che voglio rendere felice un bambino con una matita e un temperino.

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È qui dove voglio vivere. Perché? Perché la Namibia è 100 paesi in uno, perché la Namibia è vita ed è qui che va il mio cuore.

L’itinerario e i consigli su come organizzare il viaggio potrete leggerli domani.

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