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“La forma del vento”, a Ossana (TN) una mostra sui rischi dei cambiamenti climatici

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Non per niente noi di Weekend Premium avevamo eletto Ossana, splendido borgo in Alta Val di Sole (TN), “Borgo Green 2018”, mentre nel 2017 è stato insignito del riconoscimento di “cielo più bello d’Italia” da Astronomitaly, la Rete Nazionale del Turismo Astronomico che ha l’obiettivo di valorizzare i luoghi a bassa percentuale di inquinamento luminoso.

Ossana, continua la sua vocazione “green”con la mostra dell’artista trentino, classe 1969, Stefano CagolLa forma del vento”, che sarà inaugurata il prossimo 28 giugno. All’inaugurazione parteciperanno anche alcuni ragazzi del movimento internazionale Fridays for future, fondato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg con l’obiettivo di dare una “scossa” ai leader mondiali sensibilizzandoli sui rischi dei cambiamenti climatici.

I temi della mostra

La mostra, che si potrà visitare per tutta l’estate presso il Castello di San Michele di Ossana, è stata realizzata attraverso installazioni, video e opere fotografiche e si confronta con temi globali tra cui la sparizione dei ghiacci e il climate change. Include una selezione di una decina di opere, alcune realizzate appositamente, altre che attingono alle esperienze più significative dell’artista, dando vita a un percorso espositivo fortemente evocativo e immersivo: neve che brucia, zolle di terra che fuggono in aria, un terreno che viene ancora ferito.

“Ho scelto di partire da elementi fortemente legati all’identità di questo luogo d’eccezione, il Castello di San Michele di Ossana, abbarbicato su uno sperone di roccia ventoso all’incrocio tra le valli, a picco sul corso d’acqua, in un luogo dove la storia narra di antiche miniere” spiega Stefano Cagol. “Da questi spunti, ho scelto di procedere per metafore affiancando scenari diversi tra loro, come molteplici tasselli di un unico mosaico, di quel tema tanto importante quanto inafferrabile nel profondo come il cambio climatico”.

Le opere

In “Over Two Thousand” (2007) la neve è in fiamme. Questo ossimoro è stato innescato dall’artista sulle Alpi per realizzare l’opera video. Non è ricorso a meccanismi digitali, ma ha messo alla prova le leggi stesse della fisica. Le lingue di fuoco si muovono con naturalità sinuosa e sempre diverse, toccando il ghiaccio e il cielo, evocando infiniti intrecci di opposti: tra attrazione e fuga, terra e cielo, presenza umana e natura, energia e distruzione…

“New Experiments on Vacua” (2016) è il titolo del corpus di opere video e fotografiche che Stefano Cagol ha realizzato nell’area tedesca della Ruhr, famosa per il suo intenso sfruttamento industriale e minerario. L’opera instaura un inevitabile collegamento con il passato dell’area, legato alla presenza di miniere e allo scambio delle materie prime, mettendo in evidenza il cambiamento del nostro rapporto con quanto ci circonda. Della serie fanno parte immagini nelle quali zolle di terra fuggono verso il cielo e un piccone continua a ferire il terreno.

L’artista evoca figure fuori dal tempo e dallo spazio, misteriose come quella figura che imbraccia in “Trigger the Border” (2013) uno spray per generare una fiammata verso la luna, al tempo stesso cavaliere e drago. “Generavo fiammate incendiando il gas di una bomboletta di lacca di capelli, imitando le ostentazioni di predominio delle gang metropolitane e simulando metaforicamente le emissioni nocive della società contemporanea” racconta l’artista di quest’opera realizzata nella notte artica, in luoghi dell’estremo nord dove Cagol ha lavorato molto a partire dal 2010, dichiarando quanto l’esperienza artica abbia cambiato la sua ricerca.

L’installazione “Bouvet Island” fa parte di una serie di sculture in alluminio tagliato e piegato a mano che l’artista realizza sul posto per dare vita a opere ogni volta uniche. Prende il titolo da un’isola norvegese nell’Antartico, considerata una delle isole più remote del pianeta, fatta di roccia e ghiaccio, inavvicinabile per l’uomo, ma ricca di fauna, tanto da rappresentare simbolicamente gli opposti e le contraddizioni della nostra vicinanza-distanza dalla natura, amplificate dal Caso Vela, l’esplosione nucleare tra le più misteriose, registrata vicino a quest’isola dai rilevatori, mai rivendicata.

Nell’opera video “Flags” (2007) le ombre si muovono freneticamente su immobili mura antiche evocando attraverso un’immagine astratta la forza dei venti. Fanno riflettere sul fatto che aumenti nella velocità dei venti sono stati registrati in un atlante europeo dal Risø National Laboratory e lo scenario sui cambiamenti climatici prevede già da tempo come “le velocità estreme del vento aumenteranno di circa il 5-10% nei prossimi 100 anni” (Räisänen et al., 2003), mentre la circolazione delle masse d’aria dell’alta troposfera che influiscono sul clima a livello dell’atmosfera terrestre viene inesorabilmente rilevata come mutata – a causa di un processo identificato come amplificazione artica.

A chiosa dell’intera mostra, l’opera eponima “La Forma del Vento”, realizzata in maniera site-specific in relazione con l’architettura e con il luogo, dialoga con il vento come elemento della natura onnipresente su questo sperone di roccia.

Il castello e la Casa degli Affreschi

La mostra è ospitata all’interno del Castello di San Michele, un gioiello che risale all’epoca dei Longobardi, tra il VI e il VIII secolo, anche se le prime testimonianze sono del 1191. Costruito su uno sperone di roccia, è stato abitato da diverse famiglie nobiliari: prima funzionari vescovili, poi i conti Tirolo-Gorizia. Nel XV secolo l’investitura è passata ai De Federici della vicina Val Camonica, poi agli Heydorf e ai Bertelli. Tra Ottocento e Novecento comproprietaria del maniero è stata il Premio Nobel per la Pace 1905 Bertha von Suttner. Il castello presenta nel suo possente mastio alto circa 25 metri l’elemento architettonico più caratteristico e meglio conservato dell’intero complesso.

Un altro luogo interessante da visitare nel comune di Ossana è la Casa degli Affreschi, raro esempio di casa medievale con decorazione pittorica quattrocentesca rimessa in luce nell’estate del 2000. Il ciclo affrescato è di particolare interesse perché, accanto a soggetti religiosi, presenta scene a carattere profano e assai rari sono gli apparati decorativi risalenti a quell’epoca e di tema non sacro realizzati su edifici civili che non siano castelli o residenze signorili. Alcuni aspetti iconografici e stilistici rimandano alla produzione dei Baschenis, altri rivelano una componente veneta.

INFO

www.comune.ossana.tn.it

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.30 .Ingresso: 4 euro, incluso il biglietto di entrata al castello.