City Break

I SEGRETI DI NAPOLI: FIUMI SOTTERRANEI, SCARAMANZIE, STRANI OROLOGI, UNA ‘GOMORRA’ POSITIVA, LA SIRENA DAI SENI ANTI-INCENDIO E IL ‘LATO B’ PIU’ BELLO DEL MONDO…

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TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA  –

Napoli: un city break dalla bellezza assicurata: sole, mare, il Vesuvio, la pizza… ma la splendida città partenopea è molto più di questo: tra vie antiche e i resti archeologici, Napoli offre un immenso patrimonio artistico e cela segreti che forse non tutti conoscono.


Sotto l’antica Neapolis

I Greci e i Romani svilupparono un reticolo imponente di sotterranei e di acquedotti nascosti sotto tutta la città. Alcuni Sono stati scoperti e sono visitabili, chissà quanti altri sono ancora da venire alla luce. Chilometri di gallerie e passaggi uniscono varie zone della città. Oggi c’è la possibilità di visitarne alcune parti, anche navigandole.

Il sottosuolo di Napoli è diventato negli ultimi anni una meta turistica di fama internazionale, ma pochi conoscono un ipogeo che ho avuto il piacere di visitare. Mi ci ha condotto Carlo Leggieri, esperto di problematiche legate al sottosuolo partenopeo, promotore del recupero, della valorizzazione e della fruizione degli ipogei funerari ellenistici di Napoli per il progetto CelaNapoli
Carlo mi ha fatto scendere sottoterra per ammirare due figure togate di cui restano gli arti inferiori, mentre In basso si scorge una pantera. Continuo il percorso e scopro un ambiente di affreschi miracolosamente intatti raffiguranti melagrane, pigne e un uovo.

La tomba di Dracula?
Si racconta che all’interno del Chiostro di S. Maria la Nova ci sia il sepolcro di Matteo Ferrillo, il cui figlio avrebbe sposato la figlia di Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto come il Conte Dracula. La leggenda vuole che il Conte sarebbe stato fatto prigioniero dai Turchi e in seguito riscattato dalla figlia Maria Balsa che avrebbe portato a Napoli il padre e alla sua morte, lo avrebbe fatto seppellire nella tomba di Matteo.


Strani orologi
In quanto a stranezze ‘orologiarie’ Napoli abbonda…
Il sole non passa su ciascun meridiano esattamente ogni 24 ore, può succedere che tra il mezzogiorno del nostro orologio e il mezzogiorno ‘reale’ ci sia una differenza, che può arrivare fino a 15 minuti. Come sapere quando è veramente mezzogiorno?

In piazza Dante c’è un orologio composto da due quadranti, uno segna l’Orario solare e uno indica l’Equazione del Tempo, cioè la differenza tra mezzogiorno convenzionale e mezzogiorno reale. Per sapere l’ora esatta bisognerà sottrarre i minuti dell’Equazione all’orario solare. Voilà.


Un‘ altro orologio ‘strano’ troneggia sul palco del magnifico Teatro San Carlo. Non è la lancetta che ruota, bensì il quadrante dell’orologio. Se guardate il braccio destro della figura alata (il Tempo), noterete che rimane fermo nonostante lo scorrere del tempo, quasi un invito a rallentare le ore per godersi il piacere della Poesia, della Musica e della Danza, le tre muse che fanno cornice all’orologio.

Le “gradonate” e le “pedamentine”
Amate il trekking urbano, i gradini non vi pesano? C’è un percorso zig zag, dove non passano automobili e il silenzio è rotto solo dal rumore dei passi. Oltre 200 maestose scalinate vi aspettano per condurvi in collina. Da citare: le Rampe del Petraio al Vomero, le Scale di Montesanto e di Santa Maria Apparente e la Salita della Pedamentina, che collega la Certosa di San Martino con il pittoresco quartiere Spaccanapoli in un percorso ripido e storico tra orti e suggestivi scorci sul Golfo.

Sconsiglio invece di fare come me quando arrivato al porto di Capri, vista la lunga coda per la funicolare, ho deciso di raggiungere il centro usando la scalinata. Pittoresca si, ma non finiva mai…sono arrivato esausto.

Il Cristo velato
Scoprite la Cappella Sansevero che è tra i più importanti edifici di culto di Napoli e celebre per le sue sculture, immerse in un’atmosfera esoterica, tra cui la Statua del Disinganno, realizzata dallo scultore genovese Francesco Queirolo e il Cristo Velato, capolavoro settecentesco dello scultore Giuseppe San Martino. La particolarità è data dal velo che ricopre il corpo morto di Gesù, perfettamente riprodotto in marmo. Ci riporta alla leggenda del principe Raimondo di Sangro, che pare fosse in grado di tramutare la stoffa in marmo.

Giacomo e Virgilio
Giacomo Leopardi: uno dei miei poeti preferiti, abitò a Napoli dove morì nel 1837. Una curiosità: in Vicolo del Pero 2, segnalata da una targa esterna, ancora esiste la casa dove il poeta visse negli ultimi quattro anni di vita. Oggi è purtroppo abbandonata, però potete visitare la sua tomba al Parco Virgiliano, zona Mergellina, proprio di fianco di un illustre collega: Virgilio.

La sedia premam
A Toledo nei Quartieri Spagnoli, in Vico Tre Re, si trova la famosa sedia (ancora conservata intatta) della suora napoletana Santa Maria Francesca, meta di migliaia di donne desiderose di ottenere una gravidanza. Si dice infatti che, sedendosi sulla sedia e rivolgendo un pensiero alla Santa, si avrà una possibilità in più di aspettare un bambino.Un tuffo nella plastica
Museo Plart ospita una collezione di oltre 1500 pezzi, accomunati dalla doppia anima di oggetto di uso comune e opera d’arte, per promuovere la storia e la cultura dei materiali polimerici e per la conservazione di opere d’arte in plastica. Oltre alla collezione permanente, il Plart di Napoli ospita il Giardino Impossibile di Sander Bokkinga.

Occhio al portafoglio
In f
atto di delinquenza,  Napoli ha immeritamente una pessima fama, anche se i furti nei luoghi affollati sono purtroppo frequenti (però quasi sempre non causati da napoletani) e devo dire piuttosto ingegnosi. Ne ho assisto a uno, sul bus che mi portava a Capodimonte. Vittima un turista americano, abbastanta attento, visto che ilmportafoglio lo aveva messo nella tasca anteriore, ma ecco che sale una signora con un bel cono gelato. Uno scossone del bus e il gelato si spiaccica sulla giacca dell’americano.

Confusione generale : la signora imbarazzatissima, si scusa, cerca di riparare al danno, subentra un’amica con un fazzoletto che inizia a tamponare il gelato che sta imbrattando la giacca. Ci riescono quasi e ambedue schizzano fuori alla prima fermata, Il bus riparte e il turista… opps,  si accorge che è sparito il portafoglio…Era la ormai nota banda del gelato…


Gomorra Tour
Non è sempre così però, basterà prestate un po’ più di attenzione nelle zone dei Quartieri Spagnoli e di Forcella, di Marianella e Piscinola. E, ovviamente, di Secondigliano e Scampia.
A proposito di Scampia ecco un tour davvero ‘alternativo’ promosso da My Trip To Naples e Gennaro Buonocore che mi ha accompagnato con la sua auto, mantenendo le dovute distanze,dai centri abitati e raccontandomi le luci e le ombre di questa parte di Napoli unica al mondo e invitandomi a non credere solo alla fiction. Il Tour infatti non vuole mostrare solo il degrado del quartiere ma vuole evidenziare l’arte, il coraggio e la storia di Napoli, aggirandosi tra i set che hanno fatto sfondo a uno show che somiglia fin troppo ai film dei gangster oltreoceano, mentre la  realta è diversa, anche per quanto riguarda la camorra.

Scampia è anche un museo all’aperto, illuminato dai murales di Agoch Jorit e i suoi bellissimi ritratti di Che Guevara, di Maradona e dello scugnizzo Niccolò, con sotto la scritta: “Essere umani”  oltre a quelli di Pasolini e Angela Davis. alla stazione della metropolitana .Il tour dura circa 2 ore e vuole lanciare un messaggio positivo.
Positiva di certo la tappa finale: una deliziosa gelateria.

Palazzi mozzafiato dello Spagnolo:
Lasciatevi sedurre dal maestoso scalone del Palazzo dello Spagnolo datato 1738, un gioiello dal valore inestimabile in un’alternanza di pieni e vuoti che incanta chi lo visita. Palazzo Venezia, sorprendente palazzo di Spaccanapoli che spesso ospita mostre di artisti partenopei. Offre un magico giardino pensile inaspettatamente tranquillo e silenzioso e la Casina Pompeiana dall’acustica perfetta, tanto da essere spesso utilizzata per i concerti.

Quadro nel quadro
San Giorgio ai Mannesi è una delle chiese più antiche di tutta Napoli e nasconde un segreto. Dietro l’ altare c’è un grandissimo quadro che raffigura San Giorgio che uccide il drago. Ma dietro al dipinto si nasconde un affresco che rappresenta la stessa scena, visibile, grazie ad un ingegnoso telaio mobile che si apre e si chiude. Chiedere al sacrestano…

In Via San Biagio dei Librai, l’Ospedale delle Bambole era un semplice laboratorio dove venivano creati, sistemati e riposti i più disparati oggetti teatrali di scena, come ad esempio marionette e burattini. Un luogo che rivela tutta l’artigianalità dei veri napoletani: Oggi è un vero negozio che riceve richieste da tutto il mondo e dove il nipote del fondatore, Luigi Grasso, aiuta tutti i vecchi giocattoli a ritrovare l’antica bellezza.

Liscia, Riccia, o fritta?
La sfogliatella non è certo un segreto, però…
Andiamo con ordine: è nata a Conca dei Marini, orgoliosamente chiamata la Città della Sfogliatella. E’ stata inventata al Monastero Santa Rosa, dove le suore utilizzavano il limone per creare un dolce croccante, così squisito da convincere lo Chef di Corte a inserirlo nel menu regale. La sfoglietella puà essere frolla o riccia, ma… da poco è arrivata una sorellina, la fritta. L’idea è di Cuori di Sfogliatella, il brand che ha fatto del dolce tradizionale partenopeo la propria bandiera. Davvero buona, croccante e per niente grassa.

Incravattati
Un must: una cravatta da Marinella, piccolissimo negozio di venti metri quadrati che dal 1914 vende cravatte a tutti i VIP che apprezzano l’eleganza misurata di questo marchio celebre in tutto il mondo. Tra i suoi clienti John Kennedy, Gianni Agnelli, Luchino Visconti, Aristotele Onassis, Winston Churchill, Daniel Craig, James Bond in Skyfall. E’ finita perfino al MOMA, Museum of Modern Art di New York.

Capodimonte, le opere nascoste
Universi chiusi, sotterranei polverosi, custodi impenetrabili di tesori nascosti e ignorati, pieni di capolavori sconosciuti, di opere dimenticate, di capolavori ai quali è stata sottratta la consacrazione della presenza nelle sale. Questo lo spirito della mostra Depositi di Capodimonte  fino al 30 Settembre.

Sex Art
La sessualità romana è stato un grosso problema per gli archeologi responsabili dello scavo e della conservazione dei resti di Pompei ed Ercolano, i cui cittadini apprezzavano l’erotico nell’arte e negli oggetti quotidiani. Le storie della mitologia dipinte sui muri erano piene di incontri sessuali e nudi espliciti, a cominciare dal dio Priapo, enormemente ben dotato e simbolo di buona fortuna. Tra dozzine di peni di pietra, campanelli fallici e mosaici biricchini, un oggetto divenne il più famoso: la statua di un satiro che ha un rapporto sessuale con una capra.


I re Borboni riunirono in alcune sale riservate, dette “Gabinetto Segreto”, una collezione di reperti a soggetto erotico venuti alla luce negli scavi di Pompei ed Ercolano. Per secoli queste opere ‘ose’ rimasero nascoste  fino che il ‘cabinetto segreto’venne finalmente riaperto nel 2000 e possiamo vedere gli affreschi pompeiani a soggetto erotico al Museo Archeologico, ritenuto uno dei più importanti al mondo sia per la qualità che per la quantità delle opere.
L’opera più ammirata? La Venere Callipigia (in greco ‘ belle natiche’) il cui ‘lato B’ è considerato uno dei più sexy di tutti i tempi.

La sirena dal seno anti-incendio 
In Via Giuseppina Guacci Nobile, accanto alla Chiesa di Santa Caterina della Spina Corona, si trova la piccola Fontana della Spinacorona che vede protagonista la sirena Partenope, icona mitologica di Napoli, in procinto di spegnere le fiamme del Vesuvio con l’acqua che le sgorga dai seni. Eccolo!
Napoli è superstizione, scaramanzia, talismani e portafortuna come il popolarissimo “curniciello” uno dei simboli fortunati più antichi del mondo, In epoca preistorica, infatti, si valutava la potenza di un animale in base alle dimensioni delle corna che divennero simbolo e amuleti contro il malocchio e energie positive per le donne in gravidanza. Attenzione, per essere efficace il corno deve essere ricevuto in dono, mai acquistato… Qundi fate come me, quando ho addocchiato un corno spettacolare in una bancarella in Via San Gregorio Armeno,. Ho fatto un’offerta al venditore, in omaggio alla sua arte, una strizzatina d’occhio e…” Grazie signò, accettate ‘stu curniciello pa’ bona fortuna…”

Rione Sanità
In piena operazione ‘ripulizia’, il quartiere dove nacque Totò è forse uno dei più verI della città. Rumori, profumi, mercati colorati, deliziose rosticcerie, tanti graffiiti. l’impareggiabile allegria degli abitanti e le ineguagliabili donne napoletane che fanno la spese.


Dove dormire
Nel cuore della Sanità, ho scoperto un piccolo gioiello . Atelier Ines, un B&B con sole tre camere tutte dotate di bagno privato, una diversa dall’altra, arredate con i pezzi design creati da Vincenzo Oste. Tranquille, luminose e curatissime nei dettagli e nei comfort,

Un indirizzo nascosto dietro a un bellissimo giardino arricchito da sculture contemporanee create da Oste, che qui ha il suo magico laboratorio artigianale, dove tutto è rigorosamente fatto a mano, schizzi dei disegni appesi alle pareti, opera incompiute, pennelli , scalpelli. Un luogo poetico come poetiche e visionarie sono le opera che lo decorano.


Da una parte ci si sente a casa e a nostro agio e dall’altra si è affascinati dal decoro, dall’arredamento e dal grande talento presente in ogni singola creazione.  Oltre a elementi di arredamento e oggetti per la casa , l’Atelier produce meravigliosa gioielleria, bracciali, anelli, collane.

Ines, la padrona di casa è appassionata della sua città. “Guarda verso l’alto, mi suggerisce, scoprirari pareti, palazzi e una luce speciale che filtra prepotente dallì’alto dei vicoli. Fermati a chiaccherare con gli abitanti del luogo”Oasi elegante ed eclettica nel quartiere Sanità, questo B&B  è un omaggio all’arte e alla sua bellezza.Tutto, dalle lampade ai portasciugamani a spirale, alle testate scultoree uniche nel loro genere, , integrati da materassi paradisiaci, una scelta di cuscini e bagni in ceramica Vietri.
Gli ospiti sono invitati a esplorare il laboratorio e l’archivio Oste.. Situato nel quartiere del centro storico di Napoli, a 600 metri dall’Osservatorio astronomico di Capodimonte, l’Atelier Inès offre camere climatizzate con WiFi gratuit, mentre alcune unità dispongono di un’area salotto dove è possibile rilassarsi La colazione offre marmellate fatte in casa, yogurt e torte (meravigliose) nonché uova strapazzate fresche di fattoria e frutta biologica.

Un gioiello nel gioiello
Mi trovo a Spaccanapoli, arteria pulsante della vita mondana nel pieno centro storico, al numero 23 di Via Benedetto Croce, mi aspetta Palazzo Tufarelli, dimora storica del XVII secolo che mi accoglie con un cortile magico e evocativo. Dalle arcate ritornano alle mente immagini, scene da film, rumori, vociare delle signore e bisbiglii di nobili. Mi infilo nell’ascensore con gettoniera vintage (si, per salire o scendere si metteva una monetiva!) oggi fuori uso, ma suggestivo. Benvenuti al Santa Chiara Boutique Hotel  un gioiello di ospitalità, arte e storia che nasce nel ventre di Napoli, da cui ne eredita accoglienza e passionalità.

Spaccanapoli,  arteria pulsante di vita mondana è la pittoresca strada che ‘spacca’ Napoli in due. Animata da bancarelle, negozi souvenir, ristoranti, taverne. Qui potrete trovare il calore, la passionalità e l’allegria di questa città nelle forme più disparate: dai locali più tradizionali al folklore locale, ai personaggi più stravaganti che animano il quartiere.

In questa strada ogni muro, ogni volto è pronto a raccontarvi millenni di storia e cultura. Lasciatevi guidare dall’euforia e fatevi inondare dallo spirito accogliente di Napoli. Giusto di  fianco all’hotel, si trova l’insurabile incanto del Monastero di Santa Chiara, il cui porticato è un’ oasi di pace e di bellezza.

Il Santa Chiara Boutique Hotel  è permeato da un’atmosfera di pace e relax, che sa coinvolgere l’ospite e chiunque voglia costruire la propria esperienza esclusiva che, grazie alla disponibilità e ai suggeriementi del gentilissimo staff, lo porterà alla scoperta delle magnificenze, dei luoghi magici e dei segreti di Napoli.

Nelle 7 suites, il classico degli affreschi restaurati incontra un design moderno e confortevole, le finestre si affacciano sulla città,  un attento restauro ha conservato molte delle caratteristiche di questo magnifico edificio (soffitti con travi originali, splendide porte dipinte, finestre alte, pavimenti in cotto antico); mentre un mix di mobili antichi e contemporanei uniti ai comfort di oggi , lo rendono aggiornato e accogliente.

Il Santa Chiara Boutique Hotel, inoltre, è situato a pochi passi dalle principali attrazioni napoletane come: il Chiostro di Santa Chiara, San Gregorio Armeno, Piazza del Gesù, Piazza San Domenico Maggiore e Cappella San Severo con il suo Cristo Velato.

Questo piccolo ed elegante hotel è un tranquillo rifugio dal caos del centro storico e offre camere belle e spaziose e un servizio personalizzato nel contesto di uno storico palazzo napoletano.
Anche i prezzi sono ragionevoli.

Il breakfast è, per dirlo alla napoletana, “nu babà”! Ho trovato tutte le prelibatezze della pasticceria napoletana, accompagnate da altre squisitezze dolci e salate, ll buffet comprende torte e le sfogliatelle del famoso negozio Scaturchio oltre a frutta freschissima, uova e omelettes a richiesta.

Una dritta: chiedete al gentilissimo Direttore Giuseppe Autorino di farvi vedere la terrazza sul tetto, da dove si gode una vista a 360 gradi della città e da cui potrete godere di uno spettacolare tramonto magari con un buon bicchiere di  vino.


Arte sublime & Cibo fantastico?
Che accoppiamento ! Per la delizia della vista e del gusto, ho scoperto Baroq Art Bistro, un ristorante-galleria d’arte davvero unico in Piazza Vittoria, a pochi passi dal lungomare di Napoli, Baroq è un’esperienza nuova, che vuole coniugare lungo il fil rouge delle affinità elettive la gastronomia ed il buon bere con l’arte, dalla grande stagione del Barocco napoletano al contemporaneo. Le pareti sono tappezzate da prestigiose opere  come il San Giorgio e la vipera di Stanzione, i Santi di e i bellissimi angeli di Soimena e le opere di Luca Giordano.
Al timone del Baroq c’è lo Chef Antonio Tubelli storico, grande conoscitore e ambasciatore della gastronomia napoletana.
Ho iniziato nel ‘72, racconta Antonio, con un’intensa ricerca sul periodo pre e post borbonico.
Ho passato giornate intere sia negli spazi della Biblioteca Nazionale, sia al Banco di Napoli, dove ho consultato archivi e note spese, ho contattare direttamente i produttori e riportato le mie esperienze in un libro.

Nel menu leggo molte citazione della cucina storica napoletana che felicemente accoppiata a cucine esotiche di paesi che Antonio ha conosciuto bene, come Giordania e Giappone, spaziando dalla tradizione monastica, alla cucina di strada come la sua “tempura di ortaggi e scagliozzi”
”.La storia illustra, dice Antonio, la ricerca influenza, ma la tradizione insegna.


“Per esempio le ciliege erano un contorno di riferimento per carni e pesci che erano spesso accompagnati da frutta e verdura. Oggi io cucino lo stinco di maialino con le cilige e con ‘tittoli’ di polenta fritta, piatto profondamente napoletano.
Il piatto top del Barok è il  Timpano allo ‘Scammaro’ preparato di magro della cucina monastica con olive di Gaeta, olive verdi, capperi, acciughe, pecorino romano.
Saporito verace, partenopeo e facile da eseguire.
Tentati di cucinarlo a casa? Ecco la ricetta originale di Antonio.

TIMPANO SCAMMARO
Ingredienti per 4 persone:
350 g di spaghettoni di Gragnano
150 g olive verdi
100 g olive di nere di Gaeta
50 g capperi dissalati
80 g pecorino romano grattugiato
50 g di pan grattato
30 g di burro
3 cucchiai di olio evo
2 filetti di acciuga dissalate
2 spicchi di aglio
1 ciuffo di prezzemolo
sale qb

Preparazione
In una pentola portate l’acqua a bollore e calatevi la pasta.
Lessate gli spaghettoni al dente, nel frattempo, in una padella.
Imbiondite l’aglio che poi va tolto; sciogliete i filetti di acciuga con i capperi, unite le olive verdi snocciolate e allungate con un mestolino di acqua di cottura della pasta lasciando insaporire per un paio di minuti. Aggiungete la pasta scolata al dente insieme al prezzemolo tritato e le olive di Gaeta mantecando con il formaggio. Verificate di sale. Imburrate 4 stampini rotondi monoporzione e spolverateli con il pan grattato disponendo al suo interno la pasta, che va infornata a 160 per un quarto d’ora.
Servire tiepido o a temperatura ambiente

INFO
Atelier Ines
Santa Chiara Boutique Hotel
Baroq Art Bistro