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I muretti a secco sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO

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Da secoli, persino da millenni, fanno parte del nostro paesaggio, al punto da passare inosservati a chi è abituato alla loro presenza. Sono i muretti a secco, diffusi in tutta Italia, soprattutto lungo la costa e sulle isole, con la maggiore concentrazioni in Liguria, nella Costiera Amalfitana, a Pantelleria, in Puglia nel Salento e nella Valle d’Itria.

Ora l’UNESCO ne ha riconosciuto ufficialmente il valore storico e paesaggistico dichiarando “L’Arte del muretto a secco”, cioè la tecnica di erigere strutture di pietra ammassando i pezzi gli uni sugli altri, senza alcun altro elemento, se non la terra a secco, “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”.

La decisione è stata approvata all’unanimità dai 24 stati membri del Comitato, riuniti a Port Louis. È la seconda volta, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vita ad alberello di Pantelleria, che il prestigioso riconoscimento è stato conferito a una pratica agricola e rurale.

La notizia è stata data con un post sul profilo Twitter dell’organizzazione, che si congratula con gli otto Paesi europei che hanno presentato la candidatura: oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

La motivazione del riconoscimento

“L’arte del dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese”, si legge nella motivazione dell’UNESCO.

“Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo” in cui viene utilizzata, spiega ancora l’Unesco. I muri a secco, sottolinea l’organizzazione, “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura”.

Soddisfatta la Coldiretti, che ha commentato: “Questi manufatti, diffusi per la maggior parte delle aree rurali e su terreni scoscesi, hanno modellato numerosi paesaggi, influenzando modalità di agricoltura e allevamento, con radici che affondano nelle prime comunità umane della preistoria. I muretti a secco svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione delle frane, delle inondazioni e delle valanghe e nella lotta all’erosione e alla desertificazione della terra, aumentando la biodiversità e creando condizioni microclimatiche adeguate per l’agricoltura in un rapporto armonioso tra uomo e natura”.