Ricette di viaggio

Da Sambuca di Sicilia al Lago Arancio, sulle tracce dei Saraceni

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Riprende il nostro itinerario alla scoperta di Sambuca di Sicilia, eletta “Borgo dei borghi” nel 2016. Ieri vi abbiamo accompagnato a visitare il centro storico, tra chiese barocche e palazzi nobiliari ottocenteschi. Oggi, andiamo invece alla scoperta della parte forse più affascinante della città, il quartiere saraceno, dove le stradine, gli edifici e i balconi “arabeggianti” ricordano la dominazione araba.

Vi avevamo lasciati in Corso Umberto I, davanti a Palazzo Ciaccio, in stile rinascimentale fiorentino, realizzato alla fine dell’Ottocento. Ci introduce in quella che era la “città murata”, il cuore più antico di Sambuca di Sicilia. All’improvviso, ci sembra di trovarci in una realtà urbana completamente nuova. Le strade si fanno più strette e irregolari, quasi aggrovigliate, per poi aprirsi in slarghi circondati da case dai muri massicci.

Lungo le strade del quartiere saraceno

Il quartiere è nato da sette vicoli saraceni, li settivaneddi, un vero e proprio museo a cielo aperto che testimonia la complessa storia arabo-sicula. Anche qui, non manca la contaminazione degli stili. In Largo San Michele, si trova Palazzo Amodei con il suo caratteristico cortile e, poco più avanti la bella Chiesa di San Michele a tre navate, che conserva al suo interno la statua equestre di San Giorgio, opera dei fratelli Lo Cascio del 1596.

È della fine del Cinquecento anche il torrione del castello, a pianta quadrangolare, adattato per divenire poi parte di palazzo Panitteri, sede di un interessante Museo Archeologico, che custodisce i resti dell’antica Adranon, la cittadella punico fenicia sulla cima del monte Adranone.. Raggiungiamo Piazza Navarro e svoltiamo a sinistra, dove il groviglio di strade si fa ancora più fitto. Gli edifici a uno o a due livelli sono addossati gli uni agli altri. Qui si trovano anche le purrere, cave di pietra ricavate dall’antica città sotterranea.

Quasi a sorpresa, nel quartiere si trova anche la cristiana Chiesa del Rosario con il suo bel portone in cipresso e con formelle intagliate. Si narra che la chiesa fu fatta costruire e fu consacrata alla Madonna, per placare il fantasma di un saraceno che, nelle notti di luna piena, terrorizzava gli abitanti. Salendo sul colle, troviamo anche la Chiesa Matrice.

Arriviamo quindi al belvedere che custodisce le ultime vestigia del Castello di Zabut, fatto costruire dall’emiro di cui porta il nome e primo insediamento saraceno. In origine, era una fortezza murata, da cui poi si sviluppava il quartiere saraceno.

La salita al Monte Adranone

Prendiamo ora l’auto e ci immettiamo sulla SP69 alla volta del Monte Adranone, che si raggiunge in circa 20 minuti. L’obiettivo del nostro viaggio è raggiungere il Sito Archeologico situato sulla cima del monte, l’antica Adranon, del 1450 a.C., uno degli insediamenti protostorici più importanti della Sicilia. Pare, infatti, che i primi abitanti di tutta l’isola si fossero insediati proprio qui. La città, poi, crebbe e prosperò sotto i Greci di Selinunte prima e sotti i Cartaginesi poi. Gran parte dei reperti sono conservati al Museo Archeologico, ma lo “spirito” dell’antica città e le sue vestigia si respirano solo qui.

Lasciata l’auto, ci incamminiamo senza fretta lungo il sentiero che ci porta a 900 mslm, all’ingresso dell’acropoli.La peculiarità del sito è proprio la compresenza di testimonianze legate alle successive dominazioni. Nelle tombe, nelle case e nei santuari sono stati infatti trovati oggetti ed elementi della cultura indigena, di quella greca e di quella punica, e persino delle prime popolazioni italiche.

Ai Cartaginesi vengono invece fatte risalire le opere idrauliche e militari, cosi come le anfore e i recipienti per il trasporto e il commercio del vino e altre derrate alimentari. Nel vasellame, dipinto con vernice rossa e nera, si riconosce invece l’influenza della Grecia Classica.

Impossibile, poi, non apprezzare lo sconfinato panorama che si gode dalla cima del monte. Lasciamo spaziare lo sguardo fino al lato opposto, dove la sagoma della Rocca di Entella si staglia sulla piana abbracciata dai monti, oltre ai quali si trovano Palermo e Trapani.

La magia del Lago Arancio

Per concludere il nostro itinerario, torniamo verso Sambuca, la superiamo e, passando per la SS188, dopo 5,2 km dal centro abitato, arriviamo al cospetto del Lago Arancio, un bacino artificiale realizzato tra il 1949 e il 1952. Oggi è un’oasi naturale di rara bellezza e un paradiso della biodiversità, gestito dalla LIPU.

Fanno parte dell’oasi anche il bosco della Resinata, a ovest dello specchio d’acqua, e le splendide gole della Tardara, un canyon scavato dal fiume Carboj. Qui gli amanti del birdwatching possono “spiare” aironi cenerini, germani reali, folaghe, falchi pescatore e falchi di palude, nitticore e gallinelle d’acqua.

Tuttavia, il gioiello del lago è il fortino di Mazzallakkar, un fortilizio di origine araba i cui resti spuntano dalle acque ogni volta che il livello si abbassa, svelando la sua presenza.  Si conclude qui il nostro itinerario alla scoperta di Sambuca di Sicilia. Non dimentichiamo, però, che di gustare i suoi piatti tradizionali e di portarci a casa i prodotti tipici.

Una tradizione enogastronomica figlia della terra

L’economia della zona di Sambuca di Sicilia è principalmente agricola e pastorale, così come i suoi prodotti tipici. Fiore all’occhiello è l’Olio Nocellara del Belice DOP, prodotto da oliveti autoctoni.

La produzione vitivinicola locale è incentrata invece sulla produzione del Sambuca di Sicilia DOC, esportato in tutta Italia, ma anche in Europa, in America e in Asia.  Numerosi anche gli allevamenti di ovini, grazie al cui latti si producono prodotti caseari come la Vastedda della Valle del Belice DOP  e il pecorino.

Per quanto riguarda, invece, i piatti tipici, troviamo i cavatelli al cartoccio, un primo di pasta con un sugo di melanzane fritte, pomodoro e ricotta salata. La Minestra di San Giuseppe, tipica dell’agrigentino, è invece una zuppa di legumi misti e verdure, che si consuma in primavera a partire dalla festa di San Giuseppe, il 19 marzo. Celebri i dolci, tra cui le Minni di Virgini, di cui vi abbiamo svelato ieri la ricetta, i dolci di mandorle, i cucciddata, tortelli di pasta morbida ripieni di marmellata, fichi e frutta secca, e le cassatedde.

DOVE COMPRARE

*Cantina Cellaro, SS188, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/941230, www.cellaro.it

Produce e vende vini ricavati da vigneti che sorgono da 300 a 600 metri sul livello del mare, sulle colline di Sambuca. Tra le etichette: Due Lune, Micina, Luma, Quattro Borghi, Solea, Cellaro e Zabuttino.

*Antico Frantoio, Contrada Purcaria Mendolazza, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/943316, www.oliovivo.it  L’azienda sorge sulle colline di Sambuca. Le olive vengono selezionare a mano con metodi tradizionali e lavorate a basse temperature lo stesso giorno della raccolta. Il prodotto finale è un olio dal colore verde intenso, dal profumo deciso e dal sapore fruttato.

COME ARRIVARE

In auto: da Palermo prendere la SS624 Palermo Sciacca. Al km 70 uscire al Bivio Gulfa in direzione di Sambuca di Sicilia. In alternativa A29 Palermo-Mazara del Vallo con uscita Gallitello, seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e poi SS624 come sopra.

Da Trapani, A29 Palermo-Mazara del Vallo in direzione di Mazara. Al m 49 uscite a Gallitello, poi seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e uscire al Bivio Gulfa, seguendo indicazioni per Sambuca.

Da Agrigento, Strada Europea E931 in direzione di Mazara del Vallo. Dopo Sciacca prendere l’uscita San Bartol al km 63 e proseguire sulla SS624 Palermo-Sciacca in direzione di Palermo. Uscire al Bivio Gulfa e indicazioni per Sambuca di Sicilia.

INFO

www.comune.sambucadisicilia.ag.it

www.prolocosambuca.it