Testo e foto di Vittorio Giannella
“La montagna è per me un luogo dove si vede il mondo com’era senza di noi e come sarà dopo”. Erri De Luca
Qui bisogna arrivarci apposta perché senza sbocchi, chiusa com’è da alte vette. L’aria pura è assicurata grazie alle estese foreste di conifere e latifoglie che tappezzano i fianchi delle montagne, le stesse che nascondono nelle loro pieghe ghiacciai eterni. In valle Aurina la natura ha dato il meglio di sé, circondandola dall’abbraccio di montagne tanto belle quanto uniche che raccontano di una storia geologica antichissima e sempre in atto.

Un consiglio di Weekend Premium per un lungo fine settimana, e per conoscere l’anima più genuina di questa valle conservata e protetta da una cultura rurale ancora viva. Perdersi tra i mille sentieri, rilassarsi e degustare i piatti locali nei piccoli villaggi sormontati da castelli è un’esperienza entusiasmante. Questo il premio per chi sale fin quassù, in Alto Adige.

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Chiudete gli occhi e immaginate di essere con i piedi in un torrente spumeggiante, tutt’ intorno circondati da fitte abetaie profumate di resina e, in fondo, montagne alte più di tremila metri che ricamano il cielo e incoronano nuvole. Un sogno? No, un posto così esiste davvero ed è la valle Aurina, in provincia di Bolzano, un territorio vocato all’escursionismo e percorsi di scoperta.

L’estate, quando le città diventano roventi, le giornate lunghissime, è la stagione ideale per entusiasmanti escursioni in quota, ma anche per chi desidera passeggiate rilassanti può utilizzare comode funivie, base per facili gite anche oltre i 2000 metri. 83 vette oltre i tremila metri di altezza, 850 chilometri di sentieri, 10 cascate, 35 laghi e 120 torrenti questo il biglietto da visita della valle Aurina, che si estende fino all’estremo nord della penisola.

L’acqua è l’elemento che caratterizza questa valle, con torrenti e cascate che scorrono nel folto dei boschi e tra i pascoli colorati da mille fioriture, gli stessi dove Gunther Volgger, un giovane di Campo Tures produttore di formaggi caprini, fa pascolare le sue capre che danno un latte dal profumo inconfondibile. Gunther ci dice: “Provo a fare quello che da sempre gli abitanti della valle Aurina facevano fino a qualche anno fa: vivevano di quello che le loro fattorie producevano, occupati dal lavoro nelle stalle e nei campi”.

Un consiglio: se andate a vedere la spettacolare cascata di Riva, passerete accanto alla sua fattoria, (ve ne accorgerete dall’odore inconfondibile di capra), assaggiate i suoi formaggi e il gelato di latte caprino, la pausa non vi deluderà.

Un bagno nel bosco per riconciliarsi con la natura
Abbiamo un appuntamento con Stefan Fauster che ci farà vivere l’esperienza di un “bagno nel bosco” a Casere, ultimo borgo della valle Aurina a 1600 metri di quota, inserito nel parco naturale Vedrette di Ries-Aurina. “Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo civilizzate stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità” ci dice, camminando lentamente sotto la pioggia nella fustaia, mostrandoci fiori ed erbe, attorniati da canti di uccelli invisibili nel bosco, e dal rumore di acqua zampillante dei mille rigagnoli che scendono dalle vette.

“Dobbiamo imparare a percepire il silenzio, la quiete di un bosco, e apprendere per assorbimento tutto quello che madre natura ha da darci. Per esempio camminare scalzi sul prato bagnato dalla pioggia invita a scoprire il mondo sensoriale con il metodo Kneipp, per ritrovare benessere ed equilibrio, inteso come stato che coinvolge la persona dal punto di vista fisico, psicologico ed emotivo, così si dà certamente una mano al nostro sistema immunitario.”

Ho sentito dire da qualcuno che “se gli alberi fornissero wi-fi gratuito li pianteremmo ovunque, come pazzi. È un peccato che essi forniscano “solo” l’ossigeno che respiriamo. A molti ormai pare poco.
La chiesetta più a nord d’Italia
Proseguiamo seguendo il sentiero sfiorando un muretto a secco che, serpeggiando tra pascoli verdissimi macchiati di giallo dei ranuncoli e abbellito da 15 tabernacoli di legno intagliati a rilievo che raffigurano la passione di Cristo, arriva alla chiesetta di Santo Spirito, appoggiata a un masso erratico enorme, che la protegge dal 1455 da slavine e valanghe.

Il sentiero che porta alla malga Labesau, 200 metri più in alto, è uno di quelli che ti fanno innamorare di un posto, come forse nessun altro luogo. A ogni pausa, l’occhio cadeva sulla corona di cime impressionanti che sovrastano la parte finale della valle: la Vetta d’Italia che sfiora i tremila metri e il Pizzo Tre Signori che li supera abbondantemente con i suoi 3499 metri.

La lenta salita mi riempiva gli occhi di ogni possibile dettaglio, il silenzio e il vento tra gli steli d’erba popolavano la quiete di quel momento magico. Anche se questa escursione è durata poche ore ha avuto il fascino di una traversata.
Rilassarsi in miniera
Bisogna raggiungere in auto il villaggio di Predoi, dove faremo un’esperienza particolare: una seduta di speleoterapia nel Centro Climatico omonimo ricavato all’interno di una storica miniera di rame dismessa da decenni. Con un trenino si entra nel cuore della montagna per circa un chilometro, fino alla grande sala dove per un’ora, poltrone comodissime vi faranno rilassare con i suoni ancestrali di Klaus e i suoi strumenti.
Uno speleoterapeuta, ci spiega che in questa postazione non esistono pollini, l’umidità quasi al 100% ingloba qualsiasi particella di polvere e la fa precipitare, la temperatura costante con l’assenza totale di radiofrequenze, porta benefici alle vie respiratorie e allergie.

Percorrendo la strada del fondovalle che da Predoi porta a San Giovanni, ci accorgiamo che dai finestrini socchiusi entra nell’auto un odore fresco e resinoso di bosco, quello del legno appena tagliato o inciso. Odori quasi dimenticati, drogati dai gas di scarico delle città e dallo smog.

Qui in valle Aurina sopravvive ancora la civiltà del legno, con un artigianato vivo e presente, che utilizza il signore assoluto di queste foreste: l’abete che fornisce legno per usi civili, stocchi per scaldare le case durante il lungo inverno e materiale per realizzare sculture, da artisti, spesso agricoltori e allevatori, durante la pausa invernale che costringe a mesi di inattività. Davanti al caminetto con un occhio alla stalla, si scolpisce legno per ricavarne utensili e opere figurative di valore artistico.
Dove osano le aquile
Per chi non cerca imprese sportive ma vuole conoscere un luogo di natura con i suoi scenari spettacolari si può salire a 1960 metri con la funivia Speikboden e poi proseguire su una comoda e facile sterrata tra i rododendri fioriti fino al monte Spico a 2500 metri. Quassù tranquilli sentieri si srotolano per chilometri alla portata di tutti. Molte le visuali che si hanno procedendo lungo il crinale, con l’orizzonte che si amplia su tutta la valle e sulle vette più elevate, scintillanti di neve anche in piena estate.

Di fronte l’aguzza Cima Dura, alta 3135 metri, e il Collalto 3436 metri col suo ghiacciaio. Per un momento vi sembrerà di essere un rapace, un’aquila in perlustrazione, quando, nelle ore più calde, s’infila nelle correnti ascensionali che salgono dalle vette e senza battere ali vola a quote elevate con una visione di 360 gradi sulla valle.

Il sentiero di Anna e le sue erbe
Una volta completata la passeggiata in quota si può scendere in funivia alla base e visitare il fascinoso Castel Taufers, distante due chilometri, uno dei castelli meglio conservati dell’intero Tirolo, meta obbligatoria per gli amanti dell’arte, il modo migliore per conoscere da vicino la cultura abitativa dell’aristocrazia tirolese dal XIII secolo, con le magnifiche stanze riscaldate da preziose stufe in maiolica, interamente rivestite in legno di cirmolo, inattaccabile dai tarli. Il sole, nel frattempo disceso dietro le montagne non dava più calore.

La prossima tappa per la cena è ad Acereto, piccola borgata sopra Campo Tures, dove il ristorante delle erbe Arcana, il primo in Alto Adige, e il suo farmhotel Moosmair, racconta una storia accattivante lunga 700 anni, fino al rilevamento dell’attività, nel 2003, da parte di Helmuth e Anneres, che ci spiega gli avvenimenti mentre ci porta sul sentiero delle erbe edibili, che usa regolarmente nel suo ristorante: achillea, piantaggine, tarassaco, e tante altre, che ad un occhio inesperto passano per semplici ”erbacce”.

Da urlo il suo risotto al pino mugo e il filetto di manzo cotto nel fieno accompagnato da erbette selvatiche, abbinati con gli ottimi vini altoatesini.

Impagabile poi, sorseggiare un amaro alla genziana seduto sul piccolo terrazzino dell’Arcana quando il cielo trapuntato di stelle lascia intravedere ancora la cima appuntita dello Pojenspitze. La valle Aurina, con gli estesi boschi e i suoi scenari, costituiscono un patrimonio naturale di assoluta bellezza da preservare con cura per le generazioni future.
DOVE DORMIRE
Farm-Hotel Moosmair ad Acereto. www.moosmair.it
Hotel Drumlerhof a Campo Tures, organizza bagni nel bosco. www.drumlerhof.com

DOVE MANGIARE
Ristorante Arcana ad Acereto, utilizza erbe selvatiche della valle www.moosmair.it