Di Raffaele d’Argenzio
Il 19 febbraio si è celebrato il 70° anno dalla nascita di Massimo Troisi, avvenuta appunto il 19 febbraio del 1953. Ma, ad appena pochi giorni di distanza, il 25 febbraio, si celebra anche il 150° anniversario della nascita di Enrico Caruso, un altro grande artista napoletano, nato nel 1873. Entrambi possono essere considerati ambasciatori di una Napoli artistica, non quella facile di pizza e mandolini, ma quella più vera e alta, fatta anche di impegno, fatica e dolore, che poi si sono sublimate nell’arte del canto e del teatro.
Caruso, nato da una famiglia povera, e Troisi da una famiglia modesta, hanno dovuto affrontare entrambi un percorso faticoso per arrivare a esprimere la propria arte. Anche attraverso le sofferenze, come ricorda questa frase di Enrico Caruso: «La vita mi procura molte sofferenze. Quelli che non hanno mai provato niente, non possono cantare».
E, purtroppo per loro, ma anche per noi tutti, entrambi sono morti giovani, a 41 anni Massimo Troisi e a 48 Enrico Caruso. Massimo, ormai malatissimo, volle continuare a lavorare ne “Il Postino”, in cui, ormai senza più forze, si muoveva sorretto da altri, Enrico, colpito da una colonna della scenografia durante un’esibizione, continuò a cantare.

Ecco, Massimo Troisi ed Enrico Caruso possono essere considerati gli ambasciatori di una Napoli diversa da quella di “pizza e mandolini” che diventa macchietta e folclore, per raggiungere con impegno e fatica le vette della vera arte, quelle vette che superano quella pur bella del Vesuvio.

E sarebbe doveroso, e non doloroso, quando si va a visitare la bellissima Napoli andare anche a salutare questi due grandi artisti, Massimo al cimitero di San Giorgio a Cremano ed Enrico Caruso al Cimitero Monumentale, dove la sua tomba è vicina a quella di Totò, al secolo Antonio de Curtis, anche lui nato povero, che con impegno e fatica riuscì a far raggiungere allo spirito napoletano quello dell’arte.
