Toyota Mirai: l’auto “super-green” che pulisce l’aria
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Toyota Mirai– E’ in arrivo la seconda generazione. Le auto di questo tipo sono poche, ma è in corso un corposo progetto UE, parte delle promesse fatte per un mondo più sostenibile entro il 2024. L’obiettivo è produrre meno CO2 (anidride carbonica) possibile tramite l’idrogeno, carburante di questa avveniristica Toyota Mirai. Un idrogeno che però è “green“, perché prodotto tramite fonti rinnovabili e non dai combustibili fossili.DesignIl design è più gradevole, slanciato e più curato. Le linee sono filanti per una berlina che vuole essere lussuosa. La nuova Toyota Mirai è infatti lunga quasi 5m ed è stata abbassata di 7cm rispetto al modello precedente. Ma è dal passo che si notano le differenze, la distanza tra gli assi è infatti aumentata di ben 14 cm rispetto alla Mirai di prima generazione.Le forme vogliono essere funzionali, prima che belle: l’aerodinamica é stata curata in maniera maniacale per la massima efficenza. Questo però non inficia l’estetica. Il risultato, come accennato prima, non è niente male. Per la Mirai è la semplicità che ripaga: le linee sono semplici, le superfici levigate e con pochi dettagli, ma curati.La vista laterale “più filante” mostra un design più accattivante della precedente generazioneInterniL’abitacolo della nuova Toyota Mirai è spazioso, atto ad ospitare comodamente 5 passeggeri. L’interno ricorda molto le Lexus, quindi materiali di qualità e assemblaggi solidi. La plancia in particolare è dominata dallo schermo configurabile del cruscotto, molto ampio, dedicato non solo all’infotainment, ma anche ai controlli della trazione e delle modalità di guida. Inutile aggiungere che il clima è automatico bi-zona, insomma si respira molta tecnologia.Gli interni ben rifiniti di questa Toyota “super-green”Guida e MotoreToyota Mirai vuole essere soprattutto un’auto confortevole e lussuosa. E’ studiata per essere silenziosissima (come fatto notare prima, l’aerodinamica è curatissima). Toyota ha pensato la Mirai come un’auto dalla guida fluida, rilassata, ma comunque corposa. I CV sono aumentati da 155 a 175, ma non è la spinta che conta.I pesi sono stati bilanciati per offrire una guida molto stabile, con un baricentro più basso della precedente, grazie ai serbatoi di idrogeno principali montati sotto il pianale e due più piccoli sotto i sedili posteriori e sotto il bagagliaio.La Toyota Mirai è stata inoltre alleggerita e i vari componenti meccanici sono stati studiati per occupare meno spazio possibile nell’abitacolo. Ma è l’autonomia la vera protagonista. I km percorribili con un pieno sono650, con un aumento del 30% rispetto al passato. Aiuta la nuova batteria agli ioni di litio, più piccola, ma con migliori prestazioni.La tecnologia giapponese messa a “nudo”, mostra la nuova piattaforma e il funzionamento della tecnologiaConclusioni e PrezzoAdesso arriva la parte interessante: Toyota Mirai ha in sé un’innovazione senza precedenti.Questa macchina supera le “emissioni zero”: in movimento ripulisce l’aria!Questo grazie ad un filtro catalizzatore inserito nella presa d’aria destinata all’alimentazione.Una carica elettrica nel “tessuto” del filtro trattiene le sostanze dannose (dal particolato PM 2,5 al biossido di zolfo) pulendo l’aria che passa attraverso. Le piccolissime particelle, tra 0 e 2,5 micron di diametro, vengono intrappolate con una percentuale dal 90 al 100%.La Toyota Mirai sarà in vendita in Italia da metà 2021. Il prezzo non è ancora stato annunciato, ma più o meno sarà di 60.000 euro. In ogni caso il rifornimento è molto difficile, perché manca una vera e propria rete di distribuzione dell’idrogeno. L’unica stazione nel nostro paese aperta ai privati è a Bolzano. Ma i piani UE sono chiari: dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 e l’inquinamento, quindi qualcosa potrà cambiare. Noi di Weekend Premium ci speriamo!Il posteriore è alto, con forte ispirazione Lexus, il marchio di lusso di Toyota. Bella la firma orizzontale a LED del posteriore
WEEKEND PREMIUM: APRILE-MAGGIO 2025
Editoriale
Ma chi sono io??
21 aprile 2025, Papa Francesco ci ha lasciati
Ma chi sono io per parlarne? Per parlare di un Papa non me la sento, ma di Bergoglio come uomo posso tentare, e infatti quando mi hanno avvertito che ci aveva lasciati, il primo aggettivo che mi è nato dal cuore è stato umano, infatti l’ho sempre sentito vicino, come un padre o un fratello.
Ma chi sono io per ricordarlo?
In verità un ricordo mio ce l’ho. Il 12 marzo del 2013, nel baretto di via Ferrucci, a Milano, dove ogni mattina Giuseppe mi aspettava con un caffé lungo ed una brioche scaldata per 10 secondi. Come ogni mattina lì leggevo il Corriere e scambiavo pareri e notizie con l’arguta salumiera e il pretenzioso ingegnere, mentre Giuseppe ai caffé aggiungeva saggezza e cultura che non t’aspettavi. Quella mattina si parlava del futuro Papa che avrebbero eletto l’indomani. “Ci vorrebbe un Francesco, più vicino alla gente e più lontano dal Vaticano…” Non so se le mie parole furono esattamente queste, ma il senso fu preciso: alla Chiesa occorreva un Francesco.
Quando l’indomani Bergoglio annunciò di volversi chiamare Francesco, al baretto mi guardarono con sospetto, da chi potevo averlo saputo ben un giorno prima? Forse qualcuno se lo chiede ancora adesso, ma quella mattina Giuseppe mi preparò un caffé sublime.
Ma chi sono io per continuare a parlarne?
Una cosa, però, voglio ancora dirla, non dimenticheremo questo Papa che ha saputo scendere fra la gente, come ha saputo scendere nelle baraccopoli di Buenos Aires, e nel suo gregge ha saputo accogliere gay e divorziati. E che quando ha sentito che stava per lasciare questo mondo terreno ha voluto spogliarsi di tiara e ingombranti vestimenti papali, per dirigersi verso il mondo dell’anima sulla sua sedia a rotelle con un poncho e normali pantaloni: come un uomo, come Francesco. Indicandoci una strada.
Ma chi sono io?
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