Bologna, tra portici, musei e luoghi segreti (2° parte)

Nella seconda parte della Bologna da vedere “per una volta”, ci spostiamo dalle vie principali del centro storico per andare alla scoperta della città religiosa, culturale, misteriosa, ma anche di mostre e musei fuori dagli itinerari più “classici”.

Di Isa Grassano

Non solo centro. Bologna merita di essere scoperta anche fuori dalle vie principali. Per vedere la città felsinea da una prospettiva diversa e lontana dal caos e dai rumori del traffico, si può intraprendere la lunga passeggiata che collega, senza interruzioni, porta Saragozza alla basilica della Madonna, sul monte della Guardia (superando un dislivello di 200 metri), protetti dal porticato più lungo del mondo (circa 3,75 km con 666 arcate che si ripetono ritmicamente, ciascuna contrassegnata da un numero progressivo).

La salita a San Luca

Un lungo ombrello di pietra che è visibile da lontano (ancora più evocativo al tramonto, quando è completamente illuminato) e offre uno spettacolo irripetibile fatto di giochi di luci e penombre e di fughe prospettiche. Inoltre, è un valido riparo dal sole, dall’afa, dalla pioggia e dal vento.

Il numero 666, per molti, non è casuale: secondo alcune teorie alluderebbe al demonio, come a voler indicare che il percorso dei portici simboleggi in realtà il serpente della Genesi (ovvero il diavolo) sia per la sua forma sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizionale iconografia di Satana sconfitto e schiacciato dalla Madonna sotto il suo calcagno.

Vale davvero la pena di provare a cimentarsi nella “scalata”, anche solo per ammirare la straordinaria processione di persone che affollano il tragitto a qualsiasi ora. Ogni tanto ci si ferma per riprendere fiato, magari vicino a una delle 15 piccole cappelle che illustrano i misteri del Rosario o dinanzi a uno scorcio panoramico, che permette di osservare Bologna dall’alto e di respirare l’atmosfera medievale che permea la città.

Poi pian pianino (ci vogliono circa 45 minuti), si arriva al santuario (in stile barocco, e sormontato al centro da una grossa cupola con lanterna), la cui storia si lega all’icona bizantina lignea della Vergine (dipinta a tempera e oro e raffigurante una Madonna con il Bambino) custodita all’interno.

Se non siete allenati e non ve la sentite di fare tutta la salita a piedi, dal centro parte il San Luca Express, un colorato trenino che vi porta fino alla sommità del Monte mentre si ascolta l’appassionante storia della struttura.

Dove riposano i grandi

Un luogo che potrebbe inquietare a prima vista ma che sa regalare tante emozioni è il cimitero monumentale della Certosa, uno dei più antichi d’Europa, che si caratterizza per la scultura e l’architettura del XIX e del XX secolo.

Durante l’Ottocento fu meta privilegiata dei visitatori del Gran Tour. Lord Byron, Jules Janin, Charles Dickens e Theodor Mommsen hanno lasciato traccia scritta della loro passeggiata tra cipressi e cappelle. Vi si trovano le tombe di Giorgio Morandi, definito affettuosamente il “pittore delle bottiglie”, del premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci, del cantante d’opera Carlo Broschi detto Farinelli.

Vi sono sepolte pure numerose maghe e sensitive. Tra queste, Anna D’Amico, la «chiaroveggente più rinomata del secolo XIX», ebbe una fama tanto ampia da meritare ben due monumenti funerari. E non ci si può non fermare commossi davanti all’inconfondibile sagoma dell’uomo col bastone e il cappello: il luogo del riposo eterno per Lucio Dalla.

Tutti grandi personaggi le cui storie rivivono negli spettacoli teatrali e nelle letture itineranti (per il calendario http://www.museibologna.it/risorgimento/eventi/47755).

Andar per mostre e musei a Bologna

A pochi minuti si trova il Mast (in via Speranza), una città nella città, con edifici, porticati, terrazze, gallerie, spazi verdi e una grande vasca ornamentale. Un luogo aperto alla cultura con mostre temporanee. Fino al 5 gennaio 2020 (a ingresso gratuito) è visibile la mostra “Anthropocene” un progetto artistico che indaga l’indelebile impronta umana sulla Terra attraverso le immagini di tre grandi fotografi, Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier.

Combinando fotografia, cinema, realtà aumentata e ricerca scientifica, i tre artisti danno vita a un’esplorazione multimediale di grande impatto visivo che documenta i cambiamenti determinati dall’attività umana sul pianeta e ne testimonia gli effetti sui processi naturali.

Infine, merita una visita il Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara, 123), che ha sede nella Fornace Galotti al “battiferro”, lungo il Canale Navile, illustra molti aspetti del sistema idraulico artificiale bolognese. Al secondo piano del museo, in un ex essiccatoio, viene mostrata l’eccellenza produttiva della città felsinea in epoche diverse.

A guidarci dal Rinascimento ad oggi sono i prodotti: il velo di seta, vari modelli di macchine idrauliche: un grande modello funzionante che riproduce un mulino da seta. Oggetti, prototipi, vengono esposti insieme a documentari, proiezioni, stazioni interattive. Un plastico evidenzia il potente e avanzato sistema artificiale di approvvigionamento idraulico della città. Erano 350 le ruote idrauliche azionate nelle cantine: la più alta concentrazione urbana conosciuta in Età Moderna.

Queste ruote muovevano le macchine dei mulini da seta, sostenendo in questo modo la principale industria cittadina. Ma tanto segreto doveva rimanere il funzionamento di tali mulini che, per legge, chiunque fosse stato colto a rivelare informazioni ad un’altra città, sarebbe stato ucciso.

Quando i mulini da seta erano in funzione le chiaviche sottraevano ingenti quantità d’acqua al canale riducendone la portata che diventava insufficiente per alimentare i mulini da grano lungo il canale delle Moline. Canale che ci riporta con la mente alla finestrella sull’acqua, là dove il nostro giro è iniziato.

CHI È ISA GRASSANO

Nasce in una terra che, fino a qualche tempo fa, (quasi) nessuno sapeva dove fosse: la Basilicata, ma vive a Bologna. Giornalista professionista freelance con le più importanti testate nazionali come «I Viaggi di Repubblica», «Il Venerdì di Repubblica», «Donna Moderna», «Intimità», «Marco Polo», «Io Donna del Corriere della Sera», «Corriere Salute». Scrive di attualità, interviste a personaggi, storie vere, turismo. Cura rubriche di libri e il blog amichesiparte. Ha vinto diversi premi giornalistici e riconoscimenti. È autrice di libri e guide “emozionali”. Il suo segreto? L’ottimismo dei folli e la tenacia dei muli.

La mia top ten Italia

1. Bologna

Per tutto quanto scritto sopra.

2. Castelmezzano.

Uno dei borghi tra i più belli d’Italia nel cuore delle Dolomiti Lucane, che da anni si è attrezzato per svelare il suo fascino ai viaggiatori amanti del turismo active, attraverso il grande attrattore del Volo dell’Angelo (che collega al dirimpettaio borgo di Pietrapertosa, www.volodellangelo.com) ma anche con vie ferrate e il ponte nepalese. Da quest’anno si possono vivere anche le “Dolomiti in bici”. Una passeggiata guidata alla portata di tutti, con bicicletta a pedalata assistita. Un percorso panoramico che da Castelmezzano porta al Monte Caperrino, la vetta più alta delle Dolomiti Lucane. Breve trekking ai maestosi Alberi Monumentali. Il tutto con una guida (info e prenotazioni Lorenzo, 3384833737) che illustra gli aspetti storici, culturali e paesaggistici del percorso.

3. Napoli

Napoli si sta trasformando sempre di più in una vivace cittadina. Legata alla storia ma incontro al nuovo. E il nuovo è una galleria d’arte en plein air fra le stazioni dell’arte della metropolitana (www.anm.it). Dipinti, sculture, mosaici, fotografie, installazioni, interamente dislocati sulle linee 1 e 6. Un’arte da godere, in maniera del tutto casuale, senza percorsi predefiniti. Nella centrale Toledo, il mare vi accompagna fino alle banchine con i pannelli di Robert Wilson dal titolo By the sea…You and me. Una volta fuori fate una sosta golosa da Cuori di Sfogliatella, celebre brand di Antonio Ferrieri, da poco aperto pure in via Toledo, al numero 271, a pochi passi dalla Galleria Umberto I. Colori pastello, arredi in stile urban glam e marmi. Novità del nuovo locale è un’intera parete dedicata al popolo social: una scenografia di cuori stilizzati e il claim scritto con il neon fanno da quinta e set per le foto.

4. Isole Tremiti

Un paradiso a portata di mano, sono le Tremiti, in Puglia. Il clima è sempre mite e ci lascia trasportare dai ritmi naturali. Le uniche ruote permesse sono quelle delle biciclette (non è possibile portare le auto). Come viverle? Andando alla scoperta di insenature e grotte. Incantano la grotta delle Viole, che prende il nome dal riflesso violaceo che assume la roccia calcarea, e Cala Matana, celebrata da Lucio Dalla. Da non perdere pure un giro a San Domino, il capoluogo amministrativo dell’arcipelago. Il centro antico, con i numerosi scalini, s’affaccia su una rupe da dove potete spaziare con lo sguardo.

5. Capo Vaticano

Non fosse per i fichi d’india, potreste immaginare di trovarvi su una spiaggia tropicale. A Capo Vaticano, promontorio situato di fronte alle isole Eolie, il mare è così trasparente da mostrare quasi l’ombra delle barche sul fondale chiaro, facendole sembrare volanti. Un tuffo nelle sue acque diventa un richiamo irresistibile in questo periodo. Leggende e miti ruotano attorno alle origini della cittadina. La narrazione fa risalire la prima etimologia a una radice ellenica: ai tempi dell’antica Grecia, viveva in una grotta di questo promontorio un’indovina dal nome Manto che, per ispirazione divina, attraverso il suo oracolo posto su un altare di fronte alla grotta (l’attuale scoglio del “Mantineo”), dava responsi sugli accadimenti futuri.

6. Carovigno

“Frugifera”, terra fertile. È nella derivazione greca del nome di Carovigno, Carpinia, che già s’intuisce la ricchezza di questo borgo medievale della Valle d’Itria più autentica e selvaggia: olio (gli uliveti secolari, quasi fossero sculture viventi, si estendono a perdita d’occhio, scanditi dai muretti a secco), vino, mandorle e fichi. Un piccolo paese pugliese tutto bianco, la cui storia risale agli antichi tempi dei messapi, placidamente seduto in cima a un colle alto solo 170 metri. Il centro storico, oltrepassate le porte fortificate, è un pullulare di vicoli che s’intersecano fra di loro, stradelle lastricate di chianche (pietre bianche) strette e tortuose che spesso non hanno via d’uscita ma finiscono in piccoli cortili.

7. Catania

Nella città meno siciliana dell’isola, si racconta che “quando il vulcano starnuta, Catania trema”, proprio a voler sottolineare quanto la città dipenda dall’Etna. Tutto, infatti, ruota intorno a lui. E per iniziare a scoprirla non si può che partire dalla strada che porta proprio il nome del vulcano: via Etnea. È la strada dello “struscio” cittadino. Il cuore è piazza Duomo con la fontana dell’elefante, U’ Liotru, che regge sulla schiena un obelisco di granito. Dicono, da queste parti, che guardare il sedere del pachiderma porti fortuna.

8. Cesenatico

C’è una Cesenatico nascosta, che vive nel segno del mare e si svela tra i battelli da pesca ormeggiati quasi tra le case. L’anima antica della cittadina, situata fra Ravenna e Rimini, si stringe attorno al porto-canale di Leonardo da Vinci che nel 1502, su incarico di Cesare Borgia (figlio di papa Alessandro VI), fu chiamato a disegnare il progetto insuperabile da qualsiasi archistar moderno. Il tratto più interno del porto-canale ospita il Museo della Marineria che di Leonardo conserva la riproduzione del “Codice L”. I suoi taccuini contengono diverse annotazioni “da viaggiatore” sulla Romagna, ad esempio sui grappoli d’uva appesi a Cesena, sulla terra usata per le ceramiche di Faenza, sui litorali, barche.

9. Ischia

La chiamano “l’isola dei tesori termali” custoditi fra profumi e colori mediterranei. Ischia, nel golfo di Napoli, è la meta ideale per fare il pieno di benessere. Soprattutto nella baia di Sorgeto. Si raggiunge attraverso una scalinata di oltre 200 scalini (si parte dalla frazione Panza), ma ne vale davvero la pena. Vi ritroverete in uno spicchio di litorale dove l’acqua del mare si mescola a quella termale che sale dalla profondità con polle bollenti e minerali. Quale modo migliore per godere di un idromassaggio a cielo aperto? Da non perdere, il borgo di Sant’Angelo, legato al resto dell’isola da un sottile istmo. Le case, un tempo abitate dai pescatori, sono dipinte con tinte pastello, e abbarbicate l’una all’altra.

10. Maratea

Unica città della Basilicata ad affacciare sul mar Tirreno, tanto da avere anche il titolo di “Perla del Tirreno”, Maratea affascina per la sua costa che, da sempre, ha la fama di rifugio e buen retiro. Il litorale si snoda tra il Canale di Mezzanotte e la foce del fiume Noce, con le pareti rocciose alte e ripide che ora s’incuneano a mo’ di promontorio, ora si ritraggono accogliendo piccoli arenili di sabbia. Raccolta e intima è cala Jannita, detta la spiaggia nera per il colore della sabbia, la cui forma sembra creata da un designer.




Bologna, le sue torri e le sue acque, che hanno ispirato anche Mozart e Leonardo (1° parte)

La chiamano “la Rossa” per il colore dei suoi tetti, la “Grassa” per la sua cucina corposa, la “Dotta”, perché sede dell’Università più antica d’Europa, ma anche la città delle torri (si dice che in passato fossero più di un centinaio). Ma Bologna, capoluogo dell’Emilia Romagna, è anche la città di artisti, tra attori, cantanti, registi.

L’occasione in più per visitarla è offerta dal SANA, il salone internazionale del biologico e del naturale (www.sana.it) che da ben 31 anni si tiene al quartiere fieristico e quest’anno si tiene dal 6 al 9 settembre.  Noi ce la siamo fatti raccontare da Isa Grassano, che a Bologna ci vive, e che ci guida alla scoperta dei luoghi più affascinanti e degli aneddoti più curiosi. Da vedere “per una volta”

Di Isa Grassano

«Vieni ti porto a vedere la finestrella sull’acqua». «Sull’acqua? Ma da quando a Bologna c’è l’acqua?». Ogni volta che un’amica viene a trovarmi e le propongo di iniziare il giro della città emiliana (la città che mi ospita da vent’anni) dalla finestrella che affaccia su un’insospettabile laguna, sento da parte loro lo stesso stupore.

Bologna e le sue acque “nascoste”

Eppure c’è stato un tempo in cui Bologna non differiva troppo da Venezia, era piena di canali e di imbarcazioni che affollavano il porto fluviale. Vi riesce difficile crederci? Allora cercate via Piella, una delle stradine che s’intersecano, in pieno centro, attorno al canale delle Moline. La finestra è piccola e occorre sapere che esiste, ma affacciandovi la sorpresa è assicurata. Incastonata tra le mura delle case, l’acqua scorre sotto i balconi, come in passato, quando alimentava i primi mulini da grano, a testimonianza di quello che, nel XVIII secolo, era un ricco centro di commercio fluviale.

Una veduta romantica, più volte riprodotta da artisti e pittori del passato e che ancora oggi continua ad affascinare. E affascina anche le mie amiche (e anche me ogni volta come se fosse la prima volta), in qualsiasi ora della giornata ci si vada. All’alba è possibile farsi cullare solo dal brusio dell’acqua che si unisce a quello della città che si risveglia. Alla sera, l’atmosfera si fa ancora più attraente, con i riverberi notturni delle luci artificiali sullo specchio d’acqua.

È questo uno dei pochi tratti d’acqua che tra i primi del Novecento e il dopoguerra non fu ricoperto di asfalto dall’amministrazione comunale.
 Sotto la pavimentazione esiste, infatti, un dedalo di cunicoli, di gallerie, di sotterranei (settanta chilometri, molti dei quali ancora percorribili) che, come un’immensa ragnatela, avvolge Bologna, senza incrociarsi mai.

Palazzo d’Accursio e Piazza Maggiore, nel cuore della città

Per stupire ancora mi gioco un altro asso, di quelli a denari. La Sala Borsa, ospitata in una porzione di palazzo d’Accursio, sede oggi della Biblioteca comunale. Vi si respira un’atmosfera da Belle Époque, un po’ viennese un po’ parigina. Il luogo esalta il piacere della lettura: la sala, enorme, è incorniciata da ballatoi e sormontata da un soffitto in vetro formato da una serie di arcate poggianti su esili colonne in ghisa, con decorazioni liberty.

Sotto, fa da contrasto un pavimento di vetro che rivela preziosi resti archeologici, antichi di 3000 anni. Si scorgono frammenti di capanne villanoviane dell’Età del bronzo, tracce della basilica civile di Bononia romana e di mura e case-torri medievali.

Si trova proprio vicino alla Fontana del Nettuno, fresca di restauro. Scattare un selfie vicino a questi putti da cui sgorgano, gioiosi e un po’ licenziosi, gli zampilli, è d’obbligo.

Da qui ci spostiamo, tagliando piazza Maggiore e dando un’occhiata alla Basilica di San Petronio, verso la chiesa di Santa Maria della Vita, in via Clavature, che si raggiunge da una stradina laterale della piazza. Qui è conservata un’opera straordinaria: il Compianto del Cristo Morto, uno dei più espressivi capolavori della scultura italiana, modellato nella seconda metà del ‘400 da Niccolò dell’Arca.

Bologna e le sue torri

Passo dopo passo, raccomandate scarpe comode, e attraversando le stradine del Quadrilatero lastricate di stelle in marmo con i nomi dei grandi interpreti del jazz (tra cui quella dedicata a Lucio Dalla) si arriva in piazza Santo Stefano, una delle più belle di Bologna. Un piccolo gioiello di architettura e atmosfera, con le sue tipiche “strisce” di pavimentazione bianca.

Si trova qui la basilica delle Sette Chiese, un complesso di edifici di culto caratterizzato da cappelle che sono una consequenziale all’altra, come una matrioska.

Ovunque si vada, avrete la sensazione di sentirvi protetti dallo sguardo di una Torre, perché sparse qua e là ce ne sono ancora un bel po’, tutte di origini medievali, a caratterizzare il paesaggio urbano del centro storico (ventidue tuttora visibili, anche se si pensa che nel Medioevo ce ne fossero un centinaio, qualcuno ipotizza addirittura duecento, nate come torri di avvistamento e di difesa).

A prima vista se ne notano subito due, le più celebri, degli Asinelli e della Garisenda, collocate strategicamente nel punto di ingresso in città dell’antica via Emilia, sotto la cui ombra svetta la statua di San Petronio, di Gabriele Brunelli del 1670, patrono della città. Salite sulla torre degli Asinelli (ingresso gratuito per i possessori della Bologna Welcome Card Plus, per gli altri c’è un costo del biglietto di 5 euro).

Ben 498 scalini e non c’è ascensore: le strette scale in legno ti permettono di assaporare il lento succedersi dei piani, mentre la fantasia riporta prima all’omonima famiglia che l’abitava e poi ai prigionieri reclusi quando fu carcere. Alla fine, la fatica è ben ripagata: dal terrazzino si può ammirare tutta la particolare struttura della città a raggiera entro il percorso delle mura e ad anche le altre torri circostanti.

Il Museo Internazionale della Musica, sulle tracce di Mozart

Usciti dalla torre, proseguendo verso strada Maggiore, vale la pena fare una sosta anche al Museo internazionale della Musica. Del resto Bologna è dal 2006 “città creativa della musica” dall’Unesco. Spartiti, partiture, libretti, lettere, libri a stampa, manoscritti e antichi strumenti fanno rivivere cinque secoli di storia della musica europea.

Alle pareti di ciascuna sala sono appesi i ritratti ufficiali di molti musicisti famosi, tra questi c’è quello di Wolfgang Amadeus Mozart che, a soli 14 anni, raggiunge Bologna per incontrare uno dei migliori insegnanti d’Europa: Padre Giambattista Martini, grande erudito, teorico e compositore (e fondatore del primo nucleo delle collezioni museali).

Mozart passa l’estate del 1770 a studiare con il suo maestro bolognese, in vista dell’esame per entrare nell’Accademia Filarmonica. Il giovane musicista superò l’esame di ingresso con una stentata sufficienza, ma del suo compito, ancora visibile, esistono altre due misteriose versioni, ritrovate nella collezione privata di padre Martini.

Una di queste è firmata da Mozart, ma è piena di errori; l’altra invece è musicalmente corretta, ma scritta con un’altra calligrafia. Il ritrovamento di queste due versioni ha fatto presumere che il maestro bolognese, accortosi dell’impreparazione del suo allievo ma avendone capito le potenzialità, abbia fatto il compito al posto suo, lasciando poi che il giovane Mozart ricopiasse la versione corretta da presentare in sede di esami.

E da Bologna passò anche Leonardo

Infine, un’altra curiosità. Qualcuno ipotizza che la Gioconda sia nata a Bologna. È il 1515 e Leonardo torna in Emilia Romagna al seguito di Francesco I Re di Francia per un incontro con Papa Leone X ospite nel quattrocentesco Palazzo Felicini in via Galliera, nel centro storico della città, dove dimorò ospite nelle sue splendide sale ricche di sculture e dipinti.

È impossibile non incantarsi davanti all’architettura del palazzo, che, con la sua facciata segnata da un portico a nove archi e dalle finestre ogivali, è uno degli edifici più belli di Bologna, conservato quasi interamente nella sua primitiva architettura del primo Rinascimento. Si dice che proprio qui Leonardo abbia cominciato a dipingere la Monna Lisa ispirato da Filiberta di Savoia, a dispetto di tutte le ricostruzioni storiche più accreditate.

DOVE MANGIARE

*Dispensa Emilia, Ingresso sia dal Piazzale Ovest che da viale Pietramellara, tel. 051/0195288, www.dispensaemilia.it . In stazione centrale, è il regno della tigella, frutto di una ricetta esclusiva che prevede l’utilizzo di farine macinate a pietra e cereali. Il menù si completa con un’ampia offerta di primi piatti tipici del territorio come tagliatelle al ragù, tortelloni di ricotta o di zucca, lasagne e tortellini. È possibile fare anche la colazione, con un servizio di pasticceria dolce e salata

*Due Lune, Via Bertocchi 1 (BO), tel. 051/567569, www.ristoranteduelune.com. A due passi dal Mast e dal Cimitero la Certosa, il locale si caratterizza per oltre cinquanta differenti tipi di pizze, cotte nel forno a legna. La pizza ha mantenuto il “sapore verace Tramontino”, il cui successo è dovuto a due elementi sostanziali: materie prime di alta qualità e grande maestria di esecuzione. Tutto ha inizio nel 1963 quando Benito Vaccaro si trasferisce, da Tramonti, nella città felsinea. Da assaggiare anche i piatti della gastronomia mediterranea. Ottimo il rapporto qualità/prezzo.

*Armani Caffè Ristorante, Galleria Cavour 1/V (BO), tel. 051/268747. All’interno della Galleria Cavour, enclave cittadina dello shopping di lusso, un indirizzo elegante e ricercato. Lo spazio comprende zona caffè, ristorante e un ampio dehors. Menù stagionali e una collaborazione con il Consorzio del Parmigiano Reggiano per proporre degustazioni di varie stagionature del formaggio più famoso d’Italia. Da assaggiare la Tartara Emporio Armani con fonduta al Parmigiano, uovo di quaglia e tartufo nero oppure l’impeccabile Risotto Armani Milano.

*Al Sangiovese, Vicolo del Falcone 2 (BO). tel. 051/58 30 57, www.alsangiovese.com Vicino a Porta San Mamolo, a due passi da piazza Maggiore. Gestito da Rocco e Antonella, è piccolo e intimo. In menù, si trovano i capisaldi della cucina bolognese, dagli insuperabili passatelli in brodo alle lasagne. Da assaggiare il dolce al Sangiovese, preparato “in casa”.

*Mia Cantina, Via Saragozza 43a (BO), tel. 051/4399041, www.miacantina.it . Il luogo, a due passi da Palazzo Albergati, dove bere un buon bicchiere accompagnato da una selezione di “tapas” all’italiana o da una “tavolozza dei sapori”, dei percorsi di degustazione alla scoperta delle regioni di provenienza dei due gestori, Vincenzo e Antonella, ovvero dalla Basilicata e dalla Sardegna.

DOVE DORMIRE

*Porta San Mamolo, Vicolo del Falcone 6/8 (BO), tel. 051/58 30 56, www.hotel-portasanmamolo.it . Nel centro della città, a poca distanza dalle Due Torri, un hotel dall’eleganza romantica. La ricca prima colazione, con gustose torte fatte a mano, si fa nell’antica corte della “veranda” e circondati dal verde, tra oleandri e melograni.

*La Casetta dell’Artista, Via Cesare Battisti 9 (BO), www.lacasettadellartista.com È lo Studio d’Arte dell’artista Giulia Sollai che ha ricavato uno spazio per un’ “Art Gallery” con esposizioni temporanee e un delizioso bed & breakfast. Molte delle sue opere si possono trovare in tutte le stanze della Casetta. Alcuni degli arredi e oggetti sono realizzati con materiale di recupero, fatti a mano da un artigiano locale.

*Palazzo di Varignana, via Cà Masino 611 A, Varignana, Castel San Pietro Terme (BO), tel 051/19938300, www.palazzodivarignana.it .Un resort isolato in mezzo al verde, ma a poca distanza dal centro. Sei complessi abitativi accolgono 140 camere diverse, ma tutte eleganti e accoglienti. Dopo una giornata in giro per la città ci si può rilassare nella Varsana Spa, un circuito di vasche e docce sensoriali, tra bio-sauna, sauna finlandese, bagno turco, cascata di ghiaccio, vasca sonora, percorso Kneipp, piscina con getti e lama d’acqua, sedute idromassaggio, area relax e tisaneria.

 *Guest House Bibliò Rooms, via Nazario Sauro 15 (BO), tel 328/4265189. Un’accogliente guesthouse a tema viaggi. Le sei camere sono caratterizzate da libri a tema: i libri di viaggio per la Stanza del Viaggiatore, l’Oriente e la poesia giapponese per la Stanza dell’Haiku, i romanzi dedicati al mare per la Stanza dell’Oceano, fiabe e racconti immaginari per la Stanza dei Sognatori.

INFO

www.bolognawelcome.com