Grezzana: un weekend in Villa nelll’incanto delle colline Veronesi

di Cesare Zucca —

(italian and english version)

Grezzana (Verona)
La meta weekend di oggi è proprio la principale via di accesso alla Lessinia, una terra ricca di storia , dalle testimonianze preistoriche a elementi medievali a opere architettoniche che risalgono a periodi napoleonici. Nella piazza troviamo dei resti di origine romana.una scrittura circolare del diametro di circa 18 metri, costituita da grossi blocchi curvilinei di pietra calcarea locale, probabilmente una necropoli
Spicca il Riparo Tagliente, importante sito archeologico che ci racconta degli cacciatori preistorici discendenti dell’Homo Erecturs che abitarono qui fin da circa 500.000 anni fa, scegliendo Grezzana come luogo ideale per svolgere le loro attività di caccia. Nel sito troneggia la misteriosa Torre del Falasco, antico rifugio utilizzato già nel XVII secolo da bande di briganti e covo segreto di sgherri durante il Medioevo.
LA CUCINA DI GREZZANA
Preparatevi a scoprire ottimi piatti gourmet della gastronomia locale, tradizionale e innovativa innovativa. Basta citare gli spettacolari bigoli con anitra, eccellenza “nazionale!”! Sono tradizionali spaghettoni di pasta fresca trafilati con torchio bronzeo, girato a mano. La ricetta classica  li vuole cotti nel grasso brodo dell’anatra e conditi con un altettanto classico sugo d’ anatra, l’animale da cortile più popolare nelle tavole del posto. Fate posto a ricche zuppe tra cui la pearà un sostanzioso brodo a base di midollo di bue guarnito con pane tostato e la zuppa di trippa, accompagnata da pane insaporito da peperoncino piccante e pecorino, mentre per un appetto robusto, arriva in tavola la  peverada con cotechino affettato, servito con un intigolo brodoso e una calda polenta di farina di Storo e due manciate di grano saraceno.
NELLE VICINANZE
Forte San Mattia datato 1843 posizionato in zona collinare, venne costruito nel 1843, lì rovarono rifugio ricovero guarnigioni e artiglieria
Museo del Giocattolo – Bosco Magico
Immerso nelle colline, raccoglie la preziosa collezione di Luciana Gaspari Avrese: centinaia di pezzi tra bambole, cavallini, teatrini, burattini, case di bambola, animali dalla fine del 700 agli anni ’50 del 900. Una sorprendente delizia per grandi e piccini.
DA VEDERE A GREZZANA
Chiesa di San Micheleto
, di fondazione romanica, fu utilizzata anche come lazzaretto, prima di essere pesantemente rimaneggiata nel XVIII secolo;
Chiesa Sante Maria e Elisabetta dal suggestivo interno a tre navate separate da colonne di marmo rosso e tante piante verdi lungo il percorso
Forte Santa Viola ci riporta alla fine dell’800, punto di difesa nella Prima Guerra Mondiale.

Chiesa di San Micheleto,

LE VILLE
Villa Arvedi, eretta nel XVII secolo come testimonianza visiva della potenza e della grandiosità dei suoi proprietari (infatti risulta essere una delle più belle ed imponenti di tutta la vallata);

Villa Balis Crema
Edificata dalla famiglia Maffei nei primi anni del 500, passò poi alla famiglia De Medici di cui l’ultima discendente Maria Veronica sposò nel 1930 l’ingegnere Luigi Balis Crema.
E’ stata proprio Villa Balis Crema la mia meta per un weekend davvero indimenticabile. Ho trovato un’ accoglienza, sorridente, premurosa e super professionale. E’ una vera oasi di pace e tranquillità, 22 camere arredate con gusto,  un delizioso caminetto, una biblioteca e una splendida piscina con vista spettacolare sulla valle circostante.Tutt’intorno trionfa la natura, un un giardino coltivato a ulivi e vitigni.

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Grezzana (Verona)
Today’s weekend destination is the main access route to Lessinia, a land rich in history, from prehistoric remains to medieval elements to architectural works that date back to Napoleonic periods. In the square we find remains of Roman origin. A circular writing with a diameter of about 18 meters, made up of large curvilinear blocks of local limestone, probably a necropolis
The Riparo Tagliente stands out, an important archaeological site that tells us about the prehistoric hunters, descendants of Homo Erecturs, who lived here since around 500,000 years ago, choosing Grezzana as the ideal place to carry out their hunting activities. The mysterious Torre del Falasco dominates the site, an ancient refuge used as early as the 17th century by gangs of bandits and a secret hideout for thugs during the Middle Ages.
THE CUISINE OF GREZZANA
Get ready to discover excellent gourmet dishes of traditional and innovative local gastronomy. Just mention the spectacular bigoli with duck, “national” excellence! They are traditional spaghettoni of fresh pasta drawn with a bronze press, turned by hand. The classic recipe has them cooked in fat duck broth and seasoned with an equally classic duck sauce, the most popular farmyard animal on local tables.

Make room for rich soups including the pearà, a substantial broth based on beef marrow garnished with toasted bread and the tripe soup, accompanied by bread flavored with spicy chilli pepper and pecorino, while for a robust appearance, the peverada comes to the table with sliced cotechino, served with a brothy sauce and a hot polenta made from Storo flour and two handfuls of buckwheat.
NEARBY
Forte San Mattia dated 1843 located in a hilly area, was built in 1843, where the garrisons and artillery found shelter
Toy Museum – Magical Forest
Immersed in the hills, it brings together the precious collection of Luciana Gaspari Avrese: hundreds of pieces including dolls, horses, theaters, puppets, doll houses, animals from the end of the 18th century to the 1950s. A surprising delight for adults and children.
TO SEE IN GREZZANA
Church of San Micheleto, of Romanesque foundation, was also used as a lazzaretto, before being heavily remodeled in the 18th century;
Church of Sante Maria e Elisabetta with a suggestive interior with three naves separated by red marble columns and many green plants along the route
Forte Santa Viola takes us back to the end of the 19th century, a defense point in the First World War.

Chiesa di San Micheleto,

Church of San Micheleto,

THE VILLAS
Villa Arvedi, built in the 17th century as a visual testimony of the power and grandeur of its owners (in fact it appears to be one of the most beautiful and impressive in the whole valley);

Villa Balis Crema
Built by the Maffei family in the early 16th century, it then passed to the De Medici family, the last descendant of whom Maria Veronica married the engineer Luigi Balis Crema in 1930.
Villa Balis Crema was my destination for a truly unforgettable weekend. I found a welcoming, smiling, attentive and super professional welcome. It is a true oasis of peace and tranquility, 22 tastefully furnished rooms, a delightful fireplace, a library and a splendid swimming pool with spectacular views of the surrounding valley.

Nature triumphs all around, a garden planted with olive trees and vines.

INFO
Villa Balis Crema

 

 

 

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Weekend del bello e del gusto a Verona. Chef Tammaro ci riserva il tavolo VIP e ci regala una ricetta

(Recipe in Italian and English)

Benvenuti a Verona! Welcome to Verona!
Una città attraversata da ponti e fiumi ha sempre un qualcosa di affascinante…
Ecco perchè il nostro viaggio ci porta nella splendida Verona che di ponti ne annovera ben sette, dal Ponte Pietra, il più antico e unico ponte romano, al Ponte Scaligero, imponente costruzione medioevale conosciuta anche come Ponte di Castelvecchio.

DA VEDERE A VERONA

L’ Arena e Piazza Bra
L’Arena è uno dei simboli che rende famosa Verona in tutto il mondo.
È il terzo anfiteatro più grande d’Italia, dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua. Troneggia al centro della splendida Piazza Bra, impreziosita da palazzi appartenenti a diverse epoche architettoniche.

L’Arena

L’arena è ancora oggi uno dei più importanti palcoscenici per rappresentazioni musicali, tra cui il celebre Festival dell’Opera.

I Tre Tenori, grandi protagonisti dei concerti in Arena e… grandi buongustai delle cucina veronese. Dove? Lo scoprirete più avanti…

Torre dei Lamberti e Piazza dei Signori
Saliamo a 84 metri d’altezza per goderci una splendida vista, da Piazza dei Signori alla Loggia del Consiglio, il Palazzo Cansignorio e l’ imponente statua di Dante Alighieri.
Piazza delle Erbe
La piazza più antica di Verona, abbellita da palazzi risalenti a varie epoche storiche tra cui la Casa dei Mercanti, le facciate colorate delle Case Mazzanti e la fontana di Madonna Verona.
Teatro Romano
Ai piedi del colle di San Pietro, palcoscenico di un festival dedicato al teatro shakespeariano.
Casa di Giulietta
Vero o fittizio… il famoso balcone è meta fissa di una visita alla città.
Lì, tra storia e leggenda, Giulietta si affacciava per parlare con Romeo e vivere la più grande storia d’amore.
Via Mazzini
E’ la via dello shopping, dove sbucano vetrine ammiccanti, e sorprendenti edifici in stile neoclassico, come la splendida Loggia Arvedi.
Castelvecchio e Museo Civico d’arte
Fortezza militare medievale, costruita nel XIV secolo per volontà di Cangrande II della Scala, oggi  sede dell’importante Museo Civico di Verona, che conserva capolavori di Pisanello, Tiepolo, Carpaccio e Veronese.

Castelvecchio

Palazzo Maffei
Nel cuore della città, in un angolo seminascosto  e carico di suggestioni per la storia millenaria che lo circonda, scopriamo Palazzo Maffei, struttura cardinalizia del 17° secolo. Il palazzo, fra i più noti dell’antica aristocrazia veronese, offre uno splendido plateatico con vista su Piazza delle Erbe. Questa storica dimora ospita l’altrettanto storico Ristorante Maffei che occupa il porticato e una suggestiva cantina immersa tra le antiche rovine del Campidoglio romano.

Tra le “chicche” del Maffei, c’è una cantina segreta con le bottiglie più pregiate del mondo e il tavolino VIP con vista sulle mura romane, riservato ai Divi dell’opera. Lì hanno cenato Pavarotti, Carreras e Domingo.

Al timone del Maffei troviamo lo Chef Fabio Tammaro paladino di un intelligente approccio tecnico e contemporaneo all’elemento marino che ama e rispetta, ne è testimone la lisca di pesce tatuata dietro l’orecchio sinistro: una ricciola, il primo pesce che ha pulito e che ama riproporre nel suo menu.

Fabio Tammaro

Domanda di rito: che auto guidi?
Una Volvo XC 60. Per girare a Verona invece uso una Smart, più facile da parcheggiare oppure mi muovo in moto, sono un “Ducatista” da molti anni.
Un viaggio indimenticabile?
Amo Copenhagen, lì ho cari amici colleghi e mi piace andare a trovarli.
Non dimenticherò mai il viaggio Napoli-Copenhagen con la mia Alfa 147. Ero da solo e ho guidato per 12 ore filate. E’ stato interessante passare tre paesi diversi e vedere come cambiano le usanze stradali.

Un delizioso polpo su fonduta di patate, spinacino, salsa barbecue.  A destra, accompagnata dall’olio di casa Maffei, una ricciola scottata con zucchine alla scapece, cous cous al cumino

Dove ti piace passare il weekend?
A Castellammare, dove sono nato, in una zona grande fermento culinario, grazie anche a Esposito e Iaccarino che considero un po’ il mio grande maestro. Mi piace anche passare qualche giorno a Napoli o sulla Costiera Amalfitana, sul Lago di Garda oppure da queste parti, nelle colline del Valpolicella.

Come hai incominciato ?
A 15 anni, in scuola alberghiera. Ero un po’ ribelle, ricordo una gran litigata con il mio tutor…
Motivo?
(ride) i miei calzini colorati che non si addicevano alla divisa ma che mi rifiutavo di cambiare…

Chef Tammaro all’opera

Ricordi il tuo primo impatto con la cucina?
Gelido…alle 7 di mattina! Quando entrai in cucina per la prima volta fui colto dal silenzio e dal freddo dell’acciaio… e io che mi aspettavo un ambiente caldo, profumato e animato da tante voci….fu uno choc!

Il tocco finale sul piatto di Fabio Tammaro

Se non fossI diventato cuoco…
Avrei approfondito i miei studi riguardanti il mare, la biologia marina è una scienza che mi appassiona e che continuo a approfondire per diletto, così come mi piace studiare scienza dell’alimentazione, materia in cui sono sempre andato bene a scuola.
La passione continua?
Eccome, ho due bambini “gourmet “Alberto e Maria. Scherzando, dico sempre che mi costano più di cibo che di vestiti…
Ci regali una ricetta?
Certamente, eccola!

CAPESANTE SCOTTATE, FICHI CARAMELLATI, CRUMBLE AL PROSCIUTTO CRUDO DI PARMA

CAPESANTE SCOTTATE, FICHI CARAMELLATI, CRUMBLE AL PROSCIUTTO CRUDO DI PARMA

Ingredienti
Dosi per 4 persone
12 noci di capesante pulite
4 fichi freschi
100 gr confettura di fichi senapati
200 gr Fetta singola di Prosciutto crudo
200 gr di pangrattato
condimenti (sale, olio, pepe qb)
suggerimento: utilizzare un piatto fondo

Scopriamo la deliziosa ricetta di Chef Tammaro

Preparazione:
Eliminare il grasso dalla fetta di prosciutto e lasciarlo in infusione due ore circa in acqua a 48°C.
Scottare il restante prosciutto in padella antiaderente senza aggiunta di grassi (olio, burro). A rosolatura ottenuta aggiungere il pangrattato e tostare per altri due minuti.
Scottare le capesante a fiamma vivace due minuti per lato. Adagiarle su una teglia oliata, spolverandole con il pangrattato. Infornare a 200°C per due minuti insieme ai fichi divisi in 4 parti ciascuno.
Composizione:
Decorare il piatto con la confettura senapata di fichi sul fondo, aggiungere le capesante gratinata, i fichi alternati alle capesante, decorare con il prosciutto crudo tostato. Guarnire il piatto con l’acqua al prosciutto crudo.

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto in stile ‘Turista non Turista’

Curious to try the Maffei’s recipe in english?
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Seared scallops, caramelized figs, raw Parma ham crumble

CAPESANTE SCOTTATE, FICHI CARAMELLATI, CRUMBLE AL PROSCIUTTO CRUDO DI PARMAI

Ingredients
for 4 people
12 clean scallop nuts

4 fresh figs
100 gr mustard fig jam
200 gr
Single slice of raw ham

200 gr of breadcrumbs seasonings (salt, oil, pepper to taste)
tip: use a deep plate)

Preparation:
Remove the fat from the ham slice and leave it to infuse for about two hours in water at 48 ° C.
Sear the remaining ham in a non-stick pan without adding fat (oil, butter).
When browned, add the breadcrumbs and toast for another two minutes. Sear the scallops over high heat for two minutes per side.
Arrange them on an oiled baking sheet, sprinkle them with breadcrumbs.
Bake at 200 ° C for two minutes together with the figs divided into 4 parts each.
Composition:
decorate the dish with the fig mustard jam on the bottom, add the scallops au gratin, the figs alternating with the scallops, decorate with the toasted raw ham. Garnish the dish with the raw ham water.

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 



Speciale “IN VIAGGIO CON DANTE”, che nei suoi versi ha “unito” l’Italia

 

 

Tanti hanno celebrato Dante in occasione dei 700 anni dalla sua morte, ma noi lo abbiamo fatto a modo nostro, invitandovi a visitare i luoghi che testimoniano il suo passaggio e gli altri che lui ha descritto per raccontare l’Italia dei suoi tempi.

Abbiamo iniziato con un servizio molto importante partendo da Firenze e attraversando le foreste del Casentino, che di certo lo hanno ispirato e che ha descritto come “…la selva oscura”, per poi arrivare a Ravenna dove si trova la sua tomba e il suo monumento funebre, con la scritta DANTIS POETAE SEPOLCRUM. Altro servizio è stato realizzato a Treviso, dove pochi sanno che è passato e dove, nella chiesa di San Francesco, è sepolto suo figlio Pietro.

Poi abbiamo continuato portandovi a Firenze, a Verona, in Lunigiana, a Padova, ma anche a Ravenna e a Venezia, ricostruendo le tappe del doloroso esilio che caratterizzò la sua vicenda umana e poetica. Inoltre in questo speciale IN VIAGGIO CON DANTE vi invitiamo anche a trascorrere i vostri weekend nei luoghi come Gradara, Lerici, Sarzana, Fano…che lui ci ha descritto insieme ai protagonisti dell’Italia di allora, ma che lui ha reso eterni, nella sua opera più importante, caposaldo della storia della letteratura italiana, la Divina Commedia, che ha scritto proprio durante gli anni da esule, e portata a termine poco prima della morte.

“Tu proverai sì come sa di sale/lo pane altrui, e come è duro calle/lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, scrive Dante nel Canto XVII del Paradiso.

E, sebbene Dante avesse avuto la possibilità, facendo ammenda, di tornare a Firenze, non lo fece per non tradire se stesso, continuando il suo esilio diventando di fatto cittadino d’Italia.

Dante, per conoscere meglio la sua vicenda umana e poetica

L’esilio da Firenze iniziò nel 1302, mentre Dante era a Roma per un’ambasciata presso il Papa. Qui venne a sapere che, durante la sua assenza, era stato condannato in contumacia, e dichiarato colpevole, durante un processo-farsa, orchestrato per eliminarlo come avversario politico. Per evitare la condanna, Dante avrebbe dovuto pagare entro tre giorni cinquemila fiorini, corrispondenti a 50 mila euro di oggi. Dante, però, preferì non tornare a Firenze.

Ma che cosa portò Dante al processo che condizionò tutto il resto della sua vita?

Per capirlo, dobbiamo capire la situazione politica in cui si trovava Firenze al tempo del poeta. L’Italia era divisa tra Guelfi, sostenitori del Papa, e Ghibellini, sostenitori dell’Imperatore. Firenze, che non apparteneva allo Stato Pontificio, era Guelfa, ma al suo interno c’erano due fazioni: i Guelfi Neri, che di fatto erano la “longa manus” di Bonifacio XVIII, che influenzava la politica della città, e i Guelfi Bianchi, a cui apparteneva Dante, che non vedevano di buon occhio l’influenza papale nelle decisioni politiche fiorentine.

Dante, che era stato priore per i Guelfi Bianchi, ed era già famoso come letterato, venne “fatto fuori” da un complotto politico quando i Guelfi Neri divennero il partito dominante. Fu accusato di corruzione, appropriazione indebita di denaro pubblico, estorsione e di avere avvantaggiato la fazione dei Bianchi a danno dei Neri abusando della sua funzione istituzionale. Il giudice era tal Cante Gabrielli da Gubbio, Podestà di Firenze, Guelfo Nero.

Dante, quando ricevette l’invito a comparire davanti al tribunale, preferì rimanere a Roma, accettando, di fatto l’esilio. Un altro processo a suo carico, successivamente, ne decretò persino la condanna a morte. Durante l’esilio, gli venne anche offerta la possibilità di tornare a Firenze, a fronte del pagamento di un’ammenda e di trascorrere qualche mese in carcere, ma Dante non accettò per non subire l’umiliazione.

I luoghi dell’esilio di Dante

Da Roma, Dante si diresse quindi verso Verona, dove chiese ospitalità a Bartolomeo della Scala. Bene accolto per la sua fama di poeta e intellettuale, nella città scaligera rimase due anni, dal 1302 al 1304. Verona, con il suo fiume e le colline, gli ricordava un po’ la sua Firenze. La speranza di tornare nella sua amata città, tuttavia, non lo abbandonò mai. Tanto che, da Verona, scrisse un’accorata lettera ai fiorentini che esordiva con “Popolo mio, che cosa ti ho mai fatto?”, nella quale chiedeva il condono della pena. Ma la richiesta non venne presa in considerazione.

Nel 1305, muore Bartolomeo della Scala e Dante inizia le sue peregrinazioni fra Treviso, ospite di Gherardo da Camino, Bologna e Padova, dove si pensa che, tra il 1304 e il 1306, abbia incontrato Giotto, di cui forse divenne amico, mentre il grande pittore era impegnato a realizzare il suo capolavoro: la Cappella degli Scrovegni.

Dante si spostò poi in Lunigiana, fra Toscana e Liguria e, dopo aver girovagato tra Luni e la foce del fiume Magra, si stabilì presso i Malaspina, ospite del conte Marcello, che era stato condottiero guelfo nella Battaglia di Pistoia. Per lui portò a compimento un’ambasciata presso il Vescovo di Luni, nel 1306. In Lunigiana, Dante visse un periodo di relativa tranquillità, che gli consentì di cominciare a scrivere il suo capolavoro, la Divina Commedia.

Nel 1308, Dante visse per un breve periodo anche a Lucca, si dice ospite di una nobildonna di nome Gentucca, con cui ebbe una relazione sentimentale. Il nome di Gentucca, compare nel canto XXIV del Purgatorio, il che confermerebbe l’omaggio a una donna a cui il poeta era affezionato.

Veduta di Lucca

Nel 1310 si riaccende in Dante la speranza di ritornare a Firenze. Questa speranza ha il volto e il nome di Arrigo VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero chiamato in Italia da papa Clemente V per porre fine alle lotte tra Guelfi e Ghibellini nel nord Italia. Mentre il poeta è ospite nel Castello di Poppi, nell’aretino, di Guido da Battifoglie, scrive a nome della contessa una lettera a Margherita di Brabante, moglie dell’imperatore, affinché appoggi la causa degli esiliati fiorentini.

Il Castello di Poppi

Anche nel 1311, mentre è ospite del Conte Brandino nel Castello di Porciano, scrive un’accorata lettera al popolo fiorentino, esortandolo ad avere fiducia nell’imperatore. Proprio Arrigo VII si può identificare nel veltro che nel I Canto dell’Inferno scaccia le tre fiere. Le speranze di Dante si spengono con la morte di Arrigo VII, avvenuta improvvisamente il 24 agosto 1313 a Buonconvento, nei pressi di Siena.

Il castello di Porciano

Dante riprende quindi le sue peregrinazioni nelle corti più importanti del nord Italia, barattando opere e favori in cambio di ospitalità. Nel 1317 torna a Verona, sotto Can Grande della Scala, favorevole al potere imperiale. Da qui l’erronea definizione di Ugo Foscolo nei Sepolcri, che definisce Dante “il ghibellin fuggiasco”, anche se, di fatto, Dante non fu mai ghibellino.

L’ultimo periodo e la conclusione della Commedia

Nel 1319 Dante viene ospitato a Ravenna da Guido da Polenta, gran mecenate e signore illuminato. Dante è affascinato dalla città, che definisce “la seconda Roma” per la bellezza dei suoi mosaici. Qui porta a termine il Paradiso. A Ravenna viene raggiunto dai suoi figli, Pietro, che aveva studiato giurisprudenza a Padova e a Bologna, Jacopo e Antonia, che gli fu vicina fino alla fine. Alla fine dell’estate del 1321, Guido da Polenta lo manda come ambasciatore a Venezia presso il Doge Giovanni Soranzo.

Monumento a Dante e Virgilio, a Venezia

Il doge, tuttavia, non accoglie affatto Dante con tutti gli onori, anzi, come sgarbo, anziché scortarlo in nave fino a Ravenna per il ritorno, di fatto lo costringe ad attraversare le Valli di Comacchio. A causa di quel viaggio, Dante si ammala di malaria e si spegne a Ravenna il 13 settembre del 1321, senza avere rivisto l’amata Firenze. Guido Da Polenta gli riserva funerali solenni nella basilica di San Francesco e gli fa erigere il sepolcro appena fuori dalla stessa basilica, dove Dante riposa ancora oggi.

Le Valli di Comacchio, l’ultimo viaggio di Dante

In questo speciale dedicato al Sommo Poeta, e sul sito www.weekendpremium.it nella rubrica “In viaggio con Dante”, vi porteremo alla scoperta di quei luoghi che hanno visto il suo passaggio, durante l’esilio, ma anche citati nella Commedia o prima che il destino lo allontanasse definitivamente dalla sua Firenze. Continuate a seguirci.

La tomba di Dante a Ravenna

 

Di seguito i link per leggere  gli itinerari già pubblicati sul sito

I LUOGHI DELL’ESILIO

Verona, alla corte scaligera

Il “treno di Dante” da Firenze a Ravenna

Sarzana, il cuore della Lunigiana

Noli, l’antica Repubblica marinara 

Treviso, sulle orme di Dante

Ravenna e i mosaici più belli del mondo

I LUOGHI DELLA DIVINA COMMEDIA

Fano, la “città della fortuna”

Lerici, atmosfere dantesche nel “Golfo dei Poeti”

Casentino, nel Parco di Dante

San Leo, il borgo sulla rupe

In bicicletta con Dante nel Parco delle Foreste Casentinesi

Bismantova, la montagna del Purgatorio

Gradara, il borgo di Paolo e Francesca

Da Fiesole a Bibbiena, sulle colline di Dante

 

 

 




In viaggio con Dante. Verona, alla corte scaligera

Verona è intimamente legata a Dante e alla sua vicenda umana e letteraria. Fu, infatti, il primo rifugio del Sommo Poeta dopo essere stato esiliato da Firenze e qui vi trascorse sette anni, prima agli inizi del Trecento, sotto la signoria di Bartolomeo della Scala, liberale e ghibellino, poi sotto Cangrande I, tra il 1312 e il 1318. A Verona, poi, portò a termine la Divina Commedia, completando il Paradiso. Ma tutta la sua opera è ricca di citazioni alla potente famiglia dei Della Scala e a Verona.

Scrive infatti Dante nel Paradiso:

Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello/sarà la cortesia del gran Lombardo/che ‘n su la scala porta il santo uccello;/ch’in te avrà sì benigno riguardo/che del fare e del chieder, tra voi due/ fia primo quel che, tra li altri/è più tardo.

Paradiso – XVII, v.70

Parole che Dante fa pronunciare al suo antenato Cacciaguida, che incontra nel Cielo di Marte o degli Spiriti combattenti per la Fede, in Paradiso, e che gli profetizza sia l’esilio sia l’ospitalità che troverà a Verona. Nei versi, è citata infatti la scala, lo stemma degli Scaligeri che si vede ancora oggi in molti monumenti di Verona legati alla signoria, e le ali d’aquila, anch’esse riportate nello stemma come simboli del vicariato imperiale.

Statua di Dante in Piazza dei Signori

La nostra rubrica “in Viaggio con Dante”, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni della morte del poeta, questa settimana è dedicata proprio a Verona.

I luoghi di Dante a Verona

Il nostro itinerario non può che partire da Piazza dei Signori, o Piazza Dante, dove svetta un monumento dedicato proprio al Sommo Poeta. La statua, che ritrae Dante con espressione assorta, è stata eretta nel 1865 ed è opera dello scultore Ugo Zanonni. Una curiosità, il volto di Dante si basa su diverse illustrazioni e sulla maschera mortuaria del grande fiorentino.

Piazza dei Signori o Piazza Dante

Su Piazza dei Signori si affaccia anche il palazzo di Cangrande I, di cui Dante fu ospite durante il suo esilio veronese, e il Caffè Dante, uno dei locali storici della città, luogo di ritrovo dei Carbonari durante il Risorgimento.

Il Caffè Dante

Piazza dei Signori è collegata a Piazza delle Erbe, dove si può salire sulla Torre Lamberti e visitare le Arche Scaligere, situate accanto alla chiesa di Santa Maria Antica. In stile gotico, custodiscono i sepolcri di alcuni illustri personaggi della famiglia Della Scala, tra cui quello di Bartolomeo, che per primo diede ospitalità a Dante, e il Mausoleo di Cangrande I, la cui statua che lo raffigura a cavallo è una copia dell’originale, conservata nel museo di Castelvecchio. Negli anni Trenta, il sarcofago di Cangrande è stato aperto nella speranza di trovare una copia autografata della Divina Commedia. Così non fu, ma il corpo di Cangrande, scomparso in circostanze misteriose, nel 1329, venne trovato mummificato. Ulteriori studi, nel 2004, permisero di stabilire che il grande scaligero fu avvelenato.

Le Arche Scaligere

Ci spostiamo quindi in zona Duomo. Nelle vicinanze si trova la Chiesa di Sant’Elena, dove Dante, nel 1320, tenne la dissertazione Questio de aqua et terra, di fronte agli intellettuali veronesi, prima di partire per Ravenna, dove morirà per le conseguenze della malaria l’anno successivo. All’epoca, la chiesa era di proprietà del Capitolo dei Canonini, che gestiva anche la Schola dove si formavano i nuovi sacerdoti.

La Chiesa di Sant’Elena

Apparteneva al Capitolo anche la Biblioteca Capitolare, la più antica del mondo tra quelle esistenti, fondata nel 517 d.C. Anche se non ci sono prove certe che Dante l’abbia frequentate per condurre le sue ricerche per la stesura della sua opera, ciò è molto probabile, al punto che molti studiosi ancora sono alla ricerca di qualche manoscritto dantesco che potrebbe celarsi in qualche angolo della biblioteca. Tra i gioielli custoditi, invece, c’è L’indovinello Veronese, il più antico esempio di documento scritto in volgare italiano.

Dante e Romeo e Giulietta

Verona è famosa soprattutto per la vicenda di Romeo e Giulietta. Nella città scaligera, infatti, Shakespeare ambientò la sua tragedia. Pochi, tuttavia, sanno, che potrebbe essere stato proprio Dante a ispirare la celebre tragedia. Sulla facciata della cosiddetta “Casa di Romeo”, infatti, si trovano i versi della Divina Commedia in cui Dante parla di “Montecchi e Cappelletti”.

“Vieni a veder Montecchi e Cappelletti/ Monaldi e Filippeschi, uom senza cura/color già tristi, e questi con sospetti.

Purgatorio VI – vv 106-108

La Casa di Romeo con i versi di Shakespeare e di Dante

È l’invettiva che Dante fa nel Purgatorio contro l’imperatore Alberto d’Austria, invitandolo a vedere come è ridotta l’Italia, devastata dalle lotte tra famiglie guelfe e ghibelline. Tra queste cita, appunto, Montecchi e Cappelletti, variazione di Capuleti, come dimostrerebbe lo stemma familiare presente sulla Casa di Giulietta, che ha tra i simboli un cappello. Inoltre, un altro indizio che nella tragedia shakesperiana ci sia “lo zampino di Dante”, è l’ambientazione, nella Verona scaligera, quando al potere c’era Bartolomeo. Anche la Casa di Romeo e la Casa di Giulietta, quindi, possono essere considerati “luoghi di Dante”.

Gli altri luoghi di Dante a Verona

Altri luoghi di Verona sono stati di ispirazione a Dante. Tra questi c’è la celebre Arena di epoca romana, che il fiorentino sicuramente vide e che con la sua struttura a gradoni e cerchi ricorda morfologia dell’Inferno dantesco. Oppure il portale in bronzo di San Zeno, che ricorda la porta dell’Inferno. Di sicuro, si sa che Dante conosceva bene la chiesa, dal momento che nel Purgatorio incontra l’abate, suo contemporaneo.

L’Arena di Verona ricorda la struttura dell’Inferno dantesco

Per portare a compimento la stesura del Paradiso, invece, Dante ebbe molte consultazioni con i frati del monastero agostiniano di Sant’Eufemia. Di sicuro, poi, Dante vide la splendida chiesa di San Fermo, che era in costruzione proprio nel periodo in cui il poeta soggiornava a Verona. Si tratta di una delle chiese storiche di Verona e si trova tra il Ponte Navi e via Cappello, la stessa della Casa di Giulietta.

Infine, dalla basilica di San Zeno, Dante ha assistito di sicuro al Palio, un’antichissima corsa a piedi che prevedeva per il vincitore un drappo di lana verde. Infatti, nel Canto VI dell’Inferno (vv 121-124), Dante descrive la corsa delle anime dei sodomiti, tra le quali incontra anche il suo maestro Brunetto Latini, proprio come il Palio: “Poi si rivolse, e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde”.

La basilica di San Zeno

La Famiglia Alighieri oggi

Il legame tra Dante e Verona continua ancora oggi. Infatti, i figli del poeta, raggiunta la maggiore età, furono costretti anch’essi a lasciare Firenze e lo raggiunsero a Verona. Qui il figlio Pietro, che aveva studiato giurisprudenza alla prestigiosa università di Bologna, divenne notaio, sempre grazie all’intercessione dei Della Scala. Con la sua famiglia si stabilì in un palazzo nel centro di Verona, davanti alla Chiesa di Santa Anastasia, mentre all’interno della Chiesa di San Fermo gli Alighieri avevano una cappella di famiglia.

La tenuta Serego Alighieri in Valpolicella

Nel 1353, Pietro acquista una tenuta in Valpolicella, a Gargagnago. Nel 1500, però, rimane un’unica discendente diretta degli Alighieri, Ginevra, che sposa il nobile veronese Marcantonio Serego. Per non perdere il cognome, quindi, viene fondata la casata dei Serego Alighieri  , che ancora oggi, da ventuno generazioni, è proprietaria della tenuta in Valpolicella, che produce vini rinomati, tra cui il celebre Amarone. Nella tenuta si possono effettuare visite guidate con degustazioni di vini.

COME ARRIVARE

In auto: A4 Serenissima Milano-Venezia, con uscita Verona Sud, poi seguire le indicazioni per il Centro Storico. A22 Brennero-Modena, raggiungere il raccordo con l’A4 in direzione Venezia, poi uscire a Verona Sud. In treno: Stazione Verona Porta Nuova, con fermate da tutte le principali linee del Nord Italia.

DOVE DORMIRE

*Hotel Milano & Spa***S, Vicolo Tre Marchetti 11, Verona, tel 045/5916, www.hotels2go.it/  Nel centro storico di Verona, a 50 metri dall’Arena, dispone di camere con arredi eleganti, centro benessere, noleggio bici. Terrazza con idromassaggio con vista sull’Arena.

*Hotel Verona***, Corso di Porta Nuova 47/49, Verona, tel 045/595944, www.hotelverona.it A 5 minuti a piedi dall’Arena, questo boutique hotel di design offre camere con arredi contemporanei, TV LCD, Wi Fi gratuito. Noleggio bici e salotto con tablet.

*Hotel Giulietta e Romeo***S, Vicolo Tre Marchetti 3, tel 045/8003554, www.giuliettaeromeo.it A 200 metri da Piazza Bra e a 50 metri dall’Arena, offre camere con bagno privato, climatizzatore e TV LCD e minibar.

DOVE MANGIARE

*Osteria Il Bertoldo, vicolo Cadrega 2a, tel 045/8015604, www.osteriabertoldo.com. Menù con piatti della cucina italiana e napoletana, serviti in un locale di atmosfera intima e romantica.

*La Vecia Mescola, vicolo Chiodo 4, Verona, tel 045/8036608, www.trattoriaverona.it Menù con specialità venete, tra cui polenta e baccalà, in ambiente intimo, con decorazioni e tappeti.

*La Cantina del 15, Corso Castelvecchio 15, Verona, tel 045/2215914, www.lacantinadel15.com  Specialità veronesi, servite in due salette dall’ambiente curato e suggestivo e giardino estivo.

INFO

www.danteverona.it

www.turismoverona.eu/




Mattia Bianchi, una nuova Stella Michelin brilla sulla cucina e sull’arte di Amistà

L’incanto di un tramonto sull’Arena di Verona

(Text and recipe in Italian and English) –
Verona, meta di visitatori da tutto il mondo per le sue bellezze storiche, l’Arena, i palazzi, le piazze. È stata definita la capitale romantica del mondo grazie all’eterna storia d’amore di Romeo e Giulietta. A pochi chilometri da Verona incontrerete il magico Byblos Art Hotel frutto dell’inventiva di Alessandro Mendini, l’architetto e designer, che ha fuso in elementi contemporanei la classica Villa Amistà, nata nel XV secolo dalle rovine di un’antica ‘ casa forte’ per progettare la parte centrale della villa in stile veneziano.

Antico e moderno. il mondo Magico el Byblos Art Hotel

L’hotel ospita il ristorante Amistà, nuova Stella Michelin 2020, al timone troviamo Chef Mattia Bianchi che, dopo il diploma all’alberghiero di Bardolino, ha iniziato la sua carriera a Villa del Quar con Bruno Barbieri. Poi sono iniziati i viaggi: Londra, Perth e Sydney. Nel 2016 torna in Italia prima al Borsari 36 di Verona e poi nel 2019 diventa Executive Chef del Byblos Art Hotel Villa Mistà dove conquista l’ambita Stella Michelin per il ristorante Amistà

I saloni- museo del Byblos Art Hotel

Salve Mattia, domanda di rito: come e dove le piace passare un weekend libero?
Amo posti tranquilli, rilassanti, a contatto con la natura. Il mio territorio nel Valpolicella, i Monti Lessini, il Lago di Garda verso Torri del Benaco dove il turismo è piuttosto limitato.
Che auto guida?
Una Ford Ecosport (sorride) L ‘avevo noleggiata per un giro in Francia e me ne sono innamorato.
Ama curiosare nella gastronomia locale?
Si, anche perché la mia cucina è basata sulla materia prima del nostro territorio, quindi mi piace riscoprire certi piatti storici in qualche trattoria del posto .

Tra i piatti dello Chef : Risotto al “tastasal” tradizionale, mela e cipolla di Bassano . Patata soffice all’olio, mazzancolla e profumi mediterranei

Viaggi importanti?
In Giappone, per lavoro, lì ho fatto degli stage per imparare la loro cucina. Ho apprezzato moltissimo la cultura del cibo e il grande rispetto per la materia prima. Sono stato in Asia e in Australia e Australia dove ho sperimentato in una cucina asiatica moderna e forse troverà certe atmosfere asiatiche anche nei piatti.

Gli stuzzicini: supplì di cipolla, stracchino e ravanello, melanzana croccante al pomodoro e basilico, chips di gambero con gambero e maionese e una tartare di pesce imperiale e primizir verdi. Un po’ di Giappone è rimasto nel cuore di Mattia…

Il suo primo ricordo in cucina?
Il primissimo ricordo torna alla cucina di casa, dove spiavo nonna Carla intenta a preparare i pasti. Aveva sempre prodotti freschissimi e di prima qualità provenienti dalle proprietà che mio nonno, in veste di mezzadro, curava per una famiglia nobile.

Gnocco di fioreta, scampi e salsa di fois gras

Qualche piatto del suo menu che le ricorda quei momenti?
Si, un piatto forte di Amistà e cioè il tortello di corte veronese, farcito con carne bianche tipiche degli animali da cortile, dalla spada di coniglio alla coscia di faraona, alle alette di pollo.
C’è un piatto che lei mangia solo se cucinato da un’alra persona?
Eccome…la trippa alla parmigiana, se non è cucinato da mia nonna… faccio fatica a mangiarla altrove, è davvero imbattibile

Sulla tavola dell’Amistà, un’ eccellenza italiana, l’insuperabile olio TreFòrt di Paolo Bonomelli

Il piatto che più la rappresenta?
Il baccalà 2030 dove ho trasformato la salsa tradizionale del baccalà alla vicentina in una crema usando dello stoccafisso ragno messo in ammollo per più giorni, sfumato al Marsala, frullato e passato fino a diventare una crema, mentre la polenta è diventata una leggera spuma di mais, ho utilizzato la trippa del baccalà per dare una consistenza un po’ viscosa al piatto e per finire il pesce il moro oceanico, vera punta di diamante della composizione.

Carne e pesce dal menu di Bianchi. Agnello del Monte Baldo con barbabietola, pinoli e tarassaco e l’iconico Baccalà 2030

Le parole che vorrebbe sentire dopo un assaggio della sua cucina?
E’ una cucina amica, golosa, concreta e con una certa arte nell’impiatto, anche perchè siamo in un luogo dove si respira una passione fuori dal comune per l’arte moderna che qui impera, grazie a una strabiliante collezione di famosi pezzi d’autore.

La collezione d’arte del Byblos Art Hotel

Vedo, mi sembra di essere al MOMA di New York… Un autore che ama in particolare?
MI hanno molto ispirato i questi quadri di Sandro Chia, questi visi sono davvero suggestivi.

Mattia Bianchi tra le opere di Chia

BACCALA’ 2030

Baccalà 20/30, una visione futuristica del piatto tradizionale, decorato da ciuffetti di salicornia e alghe di capperi e senape.

Ingredienti per 6 persone:
6 tranci di Glacier 51 fresco da 150gr l’uno
12 pz di baby pannocchie di mais

Per la salsa di baccala’:
300gr Stoccafisso ragno ammollato
300gr cipolla
50gr aglio
100gr capperi
50 gr farina
2lt latte
100gr parmigiano grattugiato

Per la trippa di baccala’fresca
Rosolare la trippa di baccala con un po’ di pomodoro ed aggiustarla con sale e pepe.
Per la spuma di mais:
1 lt acqua minerale naturale
200gr farina di polenta di storo
20gr panna
20gr parmigiano
1 sifone con 2 cariche di CO2
Per la crema di cappero:
100gr capperi dissalati
30gr di fumetto di pesce
Per la salsa di baccala’:
Cucinare il baccala’ in modo tradizionale con stufato di cipolla aglio,aggiugere i capperi farina latte parmigiano, portare a cottura deliscare e frullare ottenendo una crema liscia passata al setaccio fine.
Cucinare la pancia del baccala’ disidratala per una notte a 55gradi e soffiarla in olio a 200°C
Cuocere la polenta di storo in modo tradizionale aggiungere panna, parmigiano e passare al setaccio, mettere nel sifone con 2 cariche.
Per la crema di capperi: dissalare accuratamente i capperi sottosale, metterli nel pacojet, con aggiunta di fumetto di pesce, congelare, frullare e passare al setaccio.
Sbollentare il baby mais e affumicarlo al bbq.
Sbollentare la salicornia in abbondante acqua e condirla con olio e limone.

Un vino da abbinare? Noi vi consigliamo…

Altéa della linea Selezione di Panizzari
100% Malvasia di Candia aromatica proveniente dalle Collina del Milanese IGP in Lombardia. Le sue uve raccolte rigorosamente a mano, trasportate velocemente in cantina per preservarne tutte le caratteristiche organolettiche, vengono vinificate con le più moderne tecnologie per una produzione annua di 7000 bottiglie. Questa malvasia “lombarda” dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli e moderatamente alcoolica, con un profilo aromatico ampio, dove spiccano sentori agrumati, fruttati e floreali è perfetta per grandi piatti di pesce.

Alla rivisitazione “30/40” del baccalà, abbiamo sposato una malvasia “lombarda”: Albèa di Panizzari

INFO
Amistà
Byblos Art Hotel
Panizzari Vini
Olio TreFòrt

Article and Recipe en English
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Verona, a destination for visitors from all over the world for its historical beauties, the Arena, the palaces, the squares. It has been defined the romantic capital in the world thanks to the eternal love story of Romeo and Juliet.
Few kilometers away from Verona you will engounter the magic Byblos Art Hotel the result of the inventiveness of Alessandro Mendini, the architect and designer, who has merged in contemporary elements in the classic Villa Amistà, born the 15th century from the ruins of a Roman ‘casa forte’ to design the central part of the villa in Venetian style.

The hotel houses the Amistà restaurant, a new 2020 Michelin Star, guided by Chef Mattia Bianchi who, after graduating from the hospitality industry in Bardolino, began his career at Villa del Quar with Bruno Barbieri. Then the journeys began: London, Perth and Sydney. In 2016 he returned to Italy first at Borsari 36 in Verona and then in 2019 he became Executive Chef of the Byblos Art Hotel Villa Mistà where he won the coveted Michelin Star.

Hi Mattia, ritual question: how and where do you like to spend a free weekend?
I love quiet, relaxing places, in contact with nature. My territory in Valpolicella, the Lessini Mountains, Lake Garda towards Torri del Benaco where tourism is rather limited.
What car do you drive?
A Ford Ecosport (smiles) I rented it for a tour in France and I fell in love with it.
Do you like to browse the local gastronomy?
Yes, also because my cuisine is based on the raw material of our territory, so I like to rediscover certain historical dishes in some local trattoria.

Do you like to browse the local gastronomy? Yes, also because my cuisine is based on the raw material of our territory, so I like to rediscover certain historical dishes in some local trattoria.  .

Tra i piatti dello Chef : Risotto al “tastasal” tradizionale, mela e cipolla di Bassano . Patata soffice all’olio, mazzancolla e profumi mediterranei

Any trip you would like to mention?
In Japan, for work, I did internships there to learn their cuisine. I really appreciated the culture of food and the great respect for raw materials. I have been to Asia and Australia and Australia where I experimented in modern Asian cuisine and maybe you will find certain Asian atmospheres in the dishes too ..

Gli stuzzicini: supplì di cipolla, stracchino e ravanello, melanzana croccante al pomodoro e basilico, chips di gambero con gambero e maionese e una tartare di pesce imperiale e primizir verdi. Un po’ di Giappone è rimasto nel cuore di Mattia…

Your first memory in the kitchen?
The very first memory goes back to the home kitchen, where I spied on grandma Carla intent on preparing meals. She always had the freshest and top quality products from the properties that my grandfather, as a sharecropper, looked after for a noble family.

Gnocco di fioreta, scampi e salsa di fois gras

Any dish on your menu that reminds you of those moments?
Yes, a strong dish of Amistà, namely the Veronese court tortello, stuffed with white meat typical of farmyard animals, from rabbit sword to guinea fowl leg, to chicken wings. Is there a dish that you only eat if it is cooked by another person? And how … the tripe alla parmigiana, if it is not cooked by my grandmother … I can hardly eat it elsewhere, it is truly unbeatable.

Sulla tavola dell’Amistà, un’ eccellenza italiana, l’insuperabile olio TreFòrt di Paolo Bonomelli

The dish that best represents you?
Cod 2030 where I transformed the traditional Vicenza cod sauce into a cream using spider cod soaked for several days, blended with Marsala, blended and passed until it becomes a cream, while the polenta has become a light corn mousse, I used the tripe of the cod to give a slightly viscous consistency to the dish and to finish the fish the oceanic moor, the real spearhead of the composition.

Carne e pesce dal menu di Bianchi. Agnello del Monte Baldo con barbabietola, pinoli e tarassaco e l’iconico Baccalà 2030

Le parole che vorrebbe sentire dopo un assaggio della sua cucina?
E’ una cucina amica, golosa, concreta e con una certa arte nell’impiatto, anche perchè siamo in un luogo dove si respira una passione fuori dal comune per l’arte moderna che qui impera, grazie a una strabiliante collezione di famosi pezzi d’autore.

La collezione d’arte del Byblos Art Hotel

I see, I feel like to be at MOMA in New York … An author that you love in particular?
I was very inspired by these paintings by Sandro Chia, these faces are really suggestive ..

Mattia Bianchi tra le opere di Chia

BACCALA’ 2030

Baccalà 20/30, una visione futuristica del piatto tradizionale, decorato da ciuffetti di salicornia e alghe di capperi e senape.

Ingredients for 6 people:
6 slices of fresh Glacier 51 of 150g each 12 pcs of baby corn cobs For the cod sauce: 300gr Stockfish soaked spider 300gr onion 50g garlic 100g capers 50 gr flour 2lt milk 100g grated parmesan
For the fresh cod tripe
Brown the cod tripe with a little tomato and season with salt and pepper. For the corn mousse: 1 liter natural mineral water 200g storo polenta flour 20g cream 20g parmesan 1 siphon with 2 CO2 charges
For the caper cream:
100g desalted capers 30gr of fish stock For the cod sauce: Cook the cod in the traditional way with onion garlic stew, add the capers, Parmesan milk flour, cook deliscare and blend to obtain a smooth cream passed through a fine sieve. Cook the cod belly ‘dehydrate it overnight at 55 degrees and blow it in oil at 200 ° C Cook the storo polenta in the traditional way, add cream, parmesan and pass through a sieve, put in the siphon with 2 charges.
For the caper cream:
carefully desalt the capers in the salt, put them in the pacojet, with the addition of fish stock, freeze, blend and pass through a sieve. Blanch the baby corn and smoke it on the bbq. Blanch the glasswort in plenty of water and dress it with oil and lemon.
A wine to match? We advise…
Altéa from the Panizzari selection line
100% aromatic Malvasia di Candia from the Collina del Milanese PGI in Lombardy. Its grapes harvested strictly by hand, transported quickly to the cellar to preserve all the organoleptic characteristics, are vinified with the most modern technologies for an annual production of 7000 bottles.

This “Lombard” Malvasia with a straw yellow color with greenish reflections and moderately alcoholic, with a wide aromatic profile, where citrus, fruity and floral scents stand out, is perfect for large fish dishes.

Alla rivisitazione “30/40” del baccalà, abbiamo sposato una malvasia “lombarda”: Albèa di Panizzari

INFO

Amistà
Byblos Art Hotel
Panizzari Vini
Olio TreFòrt




In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia

Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello;
ch’in te avrà sí benigno riguardo
che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che, tra li altri, è più tardo.

Paradiso – XVII, v. 70

In queste tipiche terzine dantesche parla Cacciaguida, un antenato di Dante, che gli preannuncia l’esilio e l’ospitalità che troverà a Verona. Infatti pochi sanno che proprio a Verona Dante trovò un rifugio dopo essere stato esiliato da Firenze, trovando in essa una nuova patria. Per questo motivo per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte del famoso poeta, Verona è una delle città protagoniste del progetto #annodiDante. Un percorso a cielo aperto tra piazze e monumenti, chiese, palazzi e biblioteche, con una mappa d’autore che guida il visitatore, orientato da segnaletiche e app. Si tratta di un’inedita mostra diffusa, realizzata dai Musei Civici, con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale, in collaborazione con Università di Verona e Diocesi di Verona. La città intera quindi ricorda il poeta mettendosi in mostra come un vero e proprio museo a cielo aperto.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona. Foto di Fabio Tura

 

DANTE A VERONA: città ispiratrice della Divina Commedia 

Il progetto veronese prevede un duplice omaggio: a Dante e alla città di Verona, che lo accolse dopo l’esilio da Firenze, e ne diventò seconda patria. Sono infatti numerosi i luoghi legati alla presenza di Dante, fonti di ispirazione per la Divina Commedia, e oggi è possibile, grazie alle tracce contenute nelle sue opere, ricostruire passaggi cruciali della vicenda veronese. La città non è quindi mero sfondo alla vicenda dantesca, ma ne diventa, essa stessa, protagonista e ispiratrice: come? Verona ha scelto di valorizzare la sua singolarità, rispetto alle altre città dell’esilio, ideando una mostra diffusa, un itinerario che si snoda nei luoghi della presenza e della tradizione dantesca. Verona, infatti, ci parla ancora dell’epoca di Dante: ripercorrendo le stesse strade, contemplando un paesaggio, entrando nei palazzi, visitando le chiese, osservando le immagini dipinte e scolpite che, oltre settecento anni fa, il Poeta stesso poté scoprire e ammirare.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia

Il percorso e le tappe della mostra diffusa sono contenuti e illustrati in una mappa, preziosa guida che conduce i visitatori alla scoperta dei luoghi direttamente legati alla presenza di Dante; e perfino delle tracce dei suoi figli e dei suoi eredi. La mappa non è stata pensata solo per i turisti: ogni cittadino veronese potrà riscoprire, come portato per mano dal Poeta, il piacere di essere visitatore attento e privilegiato della propria città. Ogni luogo dantesco della mappa è segnalato in situ con un apposito pannello. Con un semplice tocco sul proprio cellulare tramite QRcode, il visitatore potrà accedere a un’espansione digitale dei contenuti della mappa, ulteriore approfondimento del proprio itinerario.

 

 

IL PERCORSO DELLA MAPPA: I LUOGHI LEGATI A DANTE

Ecco che coì comincia il viaggio alla scoperta di Dante nella splendida Verona. Prima tappa è Piazza dei Signori, centro del potere, sia durante la Signoria scaligera che dopo la sua caduta. Al centro vi è collocata una statua del Poeta, in marmo di Carrara, opera emblematica della Verona risorgimentale. Realizzata dallo scultore Ugo Zannoni nel 1865, in occasione del sesto centenario dalla nascita, fu inaugurata la notte tra il 13 e il 14 maggio alle 4 del mattino per scongiurare la censura degli austriaci, allora al governo della città scaligera. Quest’anno, per le celebrazioni dantesche, il monumento è stato sottoposto a un accurato restauro (grazie alla sponsorizzazione di Zalando) e restituito nella sua intera bellezza alla città.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, Piazza dei Signori

Si prosegue con Palazzo della Ragione, edificato verso la fine del XII secolo quale palazzo comunale, uno tra i primi in Italia, che oggi ospita la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. Qui, la mostra diffusa trova un prezioso raccordo e ulteriori sviluppi tematici a carattere storico-artistico nelle esposizioni in programma: La mano che crea. La galleria pubblica di Ugo Zannoni (fino al 5 ottobre 2021, a cura di Francesca Rossi), un tributo allo scultore Zannoni, noto come uno dei protagonisti dell’esplosione del mito di Dante nelle arti figurative dell’Ottocento, ricordato per la lunga carriera animata dall’impegno civile a favore della cultura e dei musei cittadini. E Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona (11 giugno–3 ottobre 2021, a cura di Francesca Rossi, Tiziana Franco, Fausta Piccoli), realizzata con il contributo e il patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, vero e proprio snodo della mostra diffusa che presenta una significativa selezione di opere d’arte e testimonianze storiche dal Trecento all’Ottocento, per approfondire due precisi fulcri tematici. Il primo riguarda il rapporto tra Dante e la Verona di Cangrande della Scala e il successivo revival sette-ottocentesco della Divina Commedia e di un Medioevo ideale. Il secondo, strettamente connesso al precedente, dedicato al mito, tutto scaligero e shakespeariano, di Giulietta e Romeo. Temi sui quali si fonda, ancora oggi, la fama di Verona.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona: Palazzo della ragione (foto di verona.com)

Le tappe successive sono: Palazzo del Capitanio, inizialmente residenza scaligera e costruzione recente ai tempi di Dante, quindi sede, sotto il dominio della Serenissima (1405-1796), del Capitano veneto – da qui il nome attuale – e poi, dal tardo Ottocento, degli uffici giudiziari. Palazzo della Provincia, oggi Prefettura, dimora che si fece costruire Cangrande della Scala. Le Arche Scaligere, sepolcro della famiglia della Scala, costruite presso la chiesa di Santa Maria Antica. Sono sepolti qui alcuni dei personaggi citati da Dante: Alberto I (morto nel 1301) e i suoi figli Bartolomeo I (1304), Alboino (1311) e Cangrande (1329). L’arca di Bartolomeo si distingue per l’insegna della scala sormontata da un’aquila; di Cangrande restano sia il primo sarcofago, dove fu deposto subito dopo la morte improvvisa e misteriosa. L’enigma sarà svelato prossimamente dall’indagine sul DNA condotto dalle Università di Verona e di Firenze in collaborazione con il Civico Museo di Storia Naturale di Verona), sia il sontuoso monumento che gli fece realizzare Mastino II, suo nipote, sopra la porta della chiesa, quando diede avvio alla trasformazione monumentale e dinastica del cimitero.

Arche scaligere, di Verona. Tomba di Cansignorio in primo piano, la chiesa di Santa Maria Antica e la tomba di Cangrande I della Scalae il diritto la tomba di Mastino II.
foto di: Didier Descouens

Sempre sulle orme dell’Alighieri, si arriva poi alla chiesa di San Zeno Maggiore, capolavoro del romanico lombardo. Dante, nel XVIII canto del Purgatorio, incontra Gerardo, abate di San Zeno vissuto al tempo del Barbarossa e gli fa esprimere un giudizio pessimo su Giuseppe, figlio illegittimo di Alberto I della Scala e abate di San Zeno dal 1292 al 1313. Il nostro Poeta potrebbe essere stato ispirato, per la figura dell’abate, dall’epigrafe incisa sul fianco sud della chiesa, che ricorda l’abate Gerardo e le opere da lui promosse al tempo del sovrano svevo.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, Chiostro San Zeno

Di qui si prosegue per Sant’Elena, adiacente alla Cattedrale, che conserva in buona parte la sua compagine alto-medievale. Il 20 gennaio 1320, Dante vi tenne una lezione pubblica per spiegare il fenomeno dell’emersione delle terre sopra la superficie dell’acqua. Forse sperava di conquistare così l’ammissione all’insegnamento nello Studio, la scuola superiore di Verona che stava diventando una rinomata Università, ma gli venne preferito il maestro di logica Artemisio. Alla fine del testo della Questio de aqua et terra si legge: «[…] definita da me, Dante Alighieri, il minimo dei filosofi, durante il dominio dell’invitto Signore messer Cangrande della Scala, Vicario del Sacro Romano Impero, nell’inclita città di Verona, nel tempietto della gloriosa Elena […]».

Durante il suo primo soggiorno veronese Dante frequentò quasi certamente anche la Biblioteca Capitolare, una delle più antiche del mondo, il cui scriptorium era attivo forse già dal VI secolo. La Capitolare ospitava, già allora, antichi manoscritti di alcuni fra i classici meno noti al Medioevo, come la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, le Historiae di Livio, Catullo. In un breve passaggio del De vulgari eloquentia, scritto tra il 1303 e il 1305, Dante cita una lista di autori classici – tra i quali «Titum Livium, Plinium, Frontinum, Paulum Orosium, et multos alios» – e rivela che una «amichevole insistenza» lo invitava a consultarli («Quos amica sollicitudo nos visitare invitat»).

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Mons. Bruno Fasani prefetto della biblioteca Capitolare di Verona
foto di: https://www.travelglobe.it/

La mappa ci conduce poi a tre chiese: Sant’Anastasia, solo un cantiere durante i soggiorni danteschi a Verona, che un tempo ospitava nel suo primo chiostro la più antica tomba veronese di famiglia degli Alighieri. San Fermo Maggiore – anch’essa in costruzione negli anni in cui Dante era presente a Verona – che nel transetto destro della chiesa conserva l’elegante cappella funeraria che Pietro IV e Ludovico Alighieri, discendenti del Poeta, fecero allestire a metà del Cinquecento. Quindi Sant’Eufemia, legata a Dante solo per via indiretta: il teologo Egidio Romano espose nel suo De regimine principum – opera composta prima del 1285 – alcune teorie cosmologiche che il Poeta avrebbe affrontato nella Questio de aqua et terra. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la Questio fosse un falso composto da qualche teologo di Sant’Eufemia e attribuito a Dante per avvalorare le dottrine del Romano. A Sant’Eufemia, inoltre, furono sepolti i figli di Guido Novello da Polenta, che ospitò Dante a Ravenna e che il Poeta menziona nella sua Egloga a Giovanni del Virgilio.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Parte posteriore chiesa di San Fermo Maggiore, Verona.
Foto di: Andrea Bertozzi

 

…MA ANCHE LUOGHI LEGATI AI DISCENDENTI DI DANTE

In mappa anche luoghi legati ai discendenti del Poeta: come Piazza delle Erbe, dove, secondo l’umanista Moggio Moggi, Pietro Alighieri, figlio di Dante, recitò un capitolo in terzine sulla Commedia. O anche Palazzo Bevilacqua, abitazione del figlio di Dante, di fronte alla chiesa di Sant’Anastasia. Ma questi sono solo alcuni! 

L’ultima parte del percorso è una passeggiata tra i luoghi della tradizione dantesca.
Il trecentesco Palazzo Marogna vantava, nel Cinquecento, un’articolata decorazione ad affresco – oggi purtroppo appena visibile – che, secondo il pittore ottocentesco Pietro Nanin, raffigurava due scene della Divina Commedia. Dante che corre verso Virgilio, inseguito dalle fiere, e Beatrice su un carro, dipinta nell’atto di svelarsi il volto, secondo quanto riporta il XXXI canto del Purgatorio. È questa l’unica figura che appena si distingue oggi.

Tappa finale della mostra diffusa è Castelvecchio, che Dante non vide (fu costruito a partire dal 1354 per iniziativa di Cangrande II della Scala) ma che oggi accoglie, come sede museale, importanti testimonianze della Verona dell’età di Dante: sculture del Maestro di Sant’Anastasia, dipinti di stretta influenza giottesca, parte del corredo funerario della tomba di Cangrande della Scala e gli originali delle statue equestri di Cangrande e Mastino II, provenienti dalle Arche Scaligere.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona: Museo di Castelvecchio

In occasione dell’anno dantesco, altro fulcro della mostra diffusa è l’esposizione, in sala Boggian, Dante negli archivi. L’Inferno di Mazur (fino al 3 ottobre, a cura di Francesca Rossi, Daniela Brunelli, Donatella Boni): 41 acqueforti e acquetinte che Michael Mazur produsse ispirandosi alla prima cantica della Divina Commedia. L’opera grafica è accompagnata dalla traduzione del poeta Robert Pinsky, amico dell’artista.

L’immagine coordinata della mostra diffusa è stata elaborata a partire dal disegno di Sandro Botticelli Dante e Beatrice. Paradiso II. L’opera è stata resa disponibile, eccezionalmente, per la sola sede di Verona, assieme ad altri due disegni botticelliani per Paradiso IV, Paradiso XVII, dal Kupferstichkabinett dei Musei Statali di Berlino. I tre disegni saranno esposti alla mostra Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, GAM

Questa tappa veronese è solo uno degli spazi che abbiamo dedicato al grande poeta fiorentino. Per gli appassionati, ecco le altre mete!

In viaggio con Dante. Lerici, atmosfere romantiche nel Golfo dei Poeti

In viaggio con Dante. Sarzana, il cuore della Lunigiana

In viaggio con Dante. San Leo, il borgo sulla rupe

In viaggio con Dante. Noli, l’antica Repubblica Marinara

In viaggio con Dante: Bismantova, la montagna del Purgatorio

In viaggio con Dante. Gradara, il borgo di Paolo e Francesca

In viaggio con Dante: A Ravenna, dove ci sono i mosaici più belli del mondo [PT.1]

In viaggio con Dante: A Ravenna, dove ci sono i mosaici più belli del mondo [PT.2]




Polittico di San Luca: ecco la nuova conquista di Verona

Questa settimana parliamo nuovamente di arte. Si tratta di un’opera specifica di inestimabile valore storico-artistico finalmente arrivata a Verona. Acquistata quest’estate da Mibact, il capolavoro è uno straordinario polittico rinascimentale detto di San Luca. Attribuito ad un intagliatore veronese, entra a far parte della collezione dei Musei Civici di Verona in esposizione permanente al museo scaligero.

Polittico di San Luca: ecco la nuova conquista di Verona
Polittico San Luca, tagliatore veronese, 1470-1480, VE

L’OPERA

Gli studi recenti collocano il Polittico San Luca tra gli anni ‘70 e ‘80 del Quattrocento. Presenta richiami artistici all’ambito veronese come trait d’union tra la bottega dei Giolfino e l’attività di Giovanni Zebellana. Proprio per la sua appartenenza alla storia culturale della città, il polittico è stato destinato al museo veronese mentre la titolarità è in capo alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia. In attesa della riapertura dei Musei, il polittico potrà essere ammirato attraverso alcuni video di presentazione che, nelle prossime settimane, saranno resi disponibili sul sito e sui canali social dei Musei Civici.

Polittico di San Luca: ecco la nuova conquista di Verona
Polittico San Luca, tagliatore veronese, 1470-1480, dettagli

COLLOCAZIONE

Prima dell’esposizione, l’opera è stata sottoposta ad un intervento conservativo e, per la sua collocazione, è stato studiato il riallestimento completo della sala del Mantegna destinata ad accoglierla. Il Polittico di San Luca è collocato a confronto con dipinti di Mantegna, Francesco Bonsignori, Carlo Crivelli e, in particolare, in rapporto con opere di Francesco Benaglio e Domenico Morone. Questo perché rivelano evidenti affinità stilistiche con l’ambito culturale dell’intagliatore e mostrano analoghi riferimenti figurativi a modelli mantegneschi.

Polittico di San Luca: ecco la nuova conquista di Verona
Polittico San Luca, tagliatore veronese, 1470-1480, dettagli

COMPOSIZIONE E STRUTTURA

Il Polittico presenta tre scomparti e due registri. Nella parte alta raffigura la Madonna con il Bambino in trono, attorniata da San Bernardino da Siena e San Vincenzo Ferrer. Nel registro inferiore invece San Luca evangelista seduto allo scrittoio con San Rocco e San Sebastiano ai lati.
La cornice è integra ed originale con montanti costituiti da lesene traforate e piccole porzioni di colonnine foliate. I trafori sono applicati su fondi in carta rossi o blu, a imitazioni di smalti, secondo una tradizione presente in area veneta. La finitura policroma è raffinatissima nella resa degli incarnati e nei dettagli preziosi che ornano le vesti. L’impianto architettonico della cornice e la concezione delle statue sono la testimonianza del clima di ricezione presente a Verona in quegli anni e del rinnovamento portato da Andrea Mantegna.

 

 




CHEF SIMONE GOTTARDELLO: “TERRITORIO, TERRITORIO, TERRITORIO”

DI CESARE ZUCCA –

Bardolino, Verona. AQUALUX è un design hotel-spa dall’anima green in uno dei borghi più suggestivi della sponda veronese del lago di Garda, coccolato da un clima dolce e mite in tutti i periodi dell’anno. Nel suo AquaExperience, l’acqua è davvero protagonista: dalla vasca idromassaggio Panoramic, alle due piscine con stazioni idro e lettini aero massaggio, getti d’acqua, piscina esterna riscaldata con percorsi idro e torrente.

Poi ancora L’AquaSPA dedicati al benessere e alla bellezza con cabine per trattamenti, calidarium, rotharium, sauna con parete di sale, sauna finlandese, sauna divano, due bagni turco, zona relax, docce emozionali.
Il suo ristorante EVO BARDOLINO brilla per la cucina guidata dallo Chef Simone Gottardello che ho incontrato per una breve intervista e per farmi raccontare la sua ricetta preferita.

Hai un weeekend libero, che auto guidi e dove vai?
Amo metteremi alla guida della mia Ssangyong Tivoli 1600 e percorrere le strade delle Dolomiti, specialmente nella zona di Ortisei, che offre anche un ottimo servizio turistico. La montagna, mi rigenera, mi rilassa e mi da nuovi spunti per ripartire con carica.

I I primi ricordi in cucina?
Proprio nelle Dolomiti, a S,Vito di Cadore, nella cucina di nonna Nerina, che cucinava i piatti della tradizione, come i canederli e i casunzei dal profumo inconfondibile del burro fuso con le nocciole.
La parola chiave della tua cucina?
Il territorio, in un menu semplice che ama riscoprire e riproporre località e atmosfere e i loro prodotti della tradizione.


Un esempio?
La gallina Grisa della Lessinia, una riscoperta. Pensa che era praticamente scomparsa negli anni’40 dai cortili della Lessina, nelle Prealpi venete. Una leggenda narra che i militari tedeschi, in ritirata alla fine della seconda guerra mondiale, si portarono via tutti i galli riproduttori per poter godere ancora delle sue tenere carni bianche.


Ha carne delicata e molto saporita e rappresenta un ritorno ai sapori antichi, naturali, della tradizione; basti pensare che è compresa nel repertorio della biodiversità agricola italiana.
Il mio piatto è un’ insalata di Grisa e carciofi con maionese ai porcini secchi.


Un piatto che ti identifica?
Beh, sempre per rimanere nel territorio, tutti i piatti di pesce di lago, gli amici d’acqua dolce sono l’ideale per un pasto sano e gustoso. Dato che ho una predilezione per i prodotti “a chilometro zero” ecco che scelgo i pesci del Lago di Garda o allevati nei freddi torrenti di montagna.

Il tuo preferito?
Il salmerino alpino,
un pesce con caratteristiche particolari: polpa saporita, proteine essenziali, contiene Omega 3 e la sua carne è magra e ben digeribile. Lo amo cucinare con mandorle, rape, asparagi, agretti e zenzero.

Cucini a casa?
Sì per gli amici, faccio delle cose che sono sicuro che possono piacere, quindi vado sul tranquillo.
Sempre e mai nel tuo frigo di casa?
Sempre latte per mia figlia e del buon vino. Mai le melanzane.
Un piatto che ami solo se cucinato da un’altra persona?
La fantastica trippa alla parmigiana di mia nonna: brodo, verdurine, pomodoro, parmigiano. Ineguagliabile!

La ricetta di Simone Gottardello:
SPUMA SOFFICE DI PATATE DI MONTAGNA CON PESCI DI LAGO AFFUMICATI E UOVA DI PESCE DI LAGO
Per la spuma 
200 Gr. di Patate di rotzo
40 gr. panna fresca da cucina
25 gr. olio del Garda DOP
brodo vegetale
2 cariche x sifone

25 gr Trota alpina affumicata
25 gr Salmerino affumicato
25 gr Lavarello affumicato
5 gr Uova di salmerino
5 gr Uova di trota
3 gr Uova di Luccio
3 gr Bottarga di trota
Menta
Foglie di kaffir lime

Preparazione 
Lessare le patate in acqua leggermente salata con la buccia:
Pelarle e passare allo schiacciapatate.
Aggiungere alla polpa di patate il brodo vegetale, l’olio del Garda DOP e la panna. Rendere cremoso con l’aiuto del mini pimer. Caricare il sifone con la base per la spuma ed aggiungere nr 2 cariche.Tenere a Bagnomaria a 64°.
Tagliare a cubetti il salmerino e la trota affumicata. Recuperare la polpa dal lavarello affumicato. Porre alla base del piatto i pesci di lago affumicati.
Adagiare sopra la spuma  soffice di patate. Sopra di essa sistemare in maniera armonica le varie tipologie di uova di pesci di lago, completare con qualche pezzetto di julienne di foglie di menta e  la  polvere di foglie di Kaffir lime.

INFO
AQUALUX
Via Europa Unita 24/B
Bardolino (Verona)
www.aqualuxhotel.com

 




Verona: un connubio tra arte contemporanea e cibo eccellente

Verona – In Veneto, dopo un lungo periodo di sospensione, anche Verona è pronta ad un nuovo inizio. La ripartenza è affidata alla mostra La mano che crea. La galleria pubblica di Ugo Zannoni (1836-1919) scultore, collezionista e mecenate”. In particolare da 26 giugno e sino a tutto gennaio 2021 la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti al Palazzo della Ragione propone un progetto con un nuovo approccio di realizzazione museale. Il tema ricorrente in tutta l’esposizione è un viaggio nella storia secolare del mecenatismo veronese, che ha contribuito a fare della città una delle mete d’Italia più ammirate e ricche di monumenti e musei. L’epicentro della mostra tratta proprio delle opere di Ugo Zannoni (1836-1919), uno dei maggiori scultori dell’Ottocento veronese.

MA CHI E’ UGO ZANNONI?

Se non lo conosceste, è un artista che visse una lunga carriera all’insegna di relazioni artistiche tra Verona, Milano e Venezia. Fu animata dall’impegno civile a favore della cultura e dei musei cittadini. Tra il 1905 e il 1918, Zannoni donò ai Musei Civici veronesi la sua cospicua collezione di opere d’arte, contribuendo così a gettare le basi per la costituzione di una Galleria d’Arte Moderna a Verona. Fu grazie all’impulso e al profondo impegno civile e culturale del grande artista, che agli inizi del Novecento il Museo Civico poté rivolgere la sua attenzione all’arte.

Senza dubbio, la fama dell’artista è legata soprattutto alla realizzazione di un monumento simbolo, la celebre statua di Dante Alighieri (il cui bozzetto è presente in mostra). La statua al momento è situata nel centro della piazza dei Signori, e rivolge lo sguardo ai palazzi Scaligeri dove il Poeta, durante l’esilio da Firenze, fu accolto da Cangrande della Scala.

LA MOSTRA

La mostra ha quindi il merito di offrire il primo studio approfondito sulle vicende della collezione Zannoni, grazie a una sistematica campagna di ricognizione. Si tratta di circa 200 opere donate che sono state oggetto di ricerche, interventi conservativi, documentazione fotografica e schedatura. Nella raccolta sono presenti artisti che Zannoni ha frequentato e altri animatori di ricerche scultoree e pittoriche significative del secondo Ottocento, tra realismo, umori risorgimentali e nuove poetiche della luce. Tra loro, Domenico IndunoMosè Bianchi, Filippo Carcano, e il più moderno pittore divisionista Angelo Morbelli. Tra i veronesi, Angelo Dall’Oca Bianca, Francesco Danieli e il cugino dello scultore, Giuseppe Zannoni. Tra i soggetti rappresentati spiccano generi figurativi del paesaggio e del ritratto. La collezione Zannoni non rappresenta solo uno spaccato esemplare dell’affascinante mondo del collezionismo d’arte ottocentesco, ma riflette anche il forte senso civico della società veneta tra Otto e Novecento.

Orari – Da martedì a domenica 11-17 (lunedì chiuso)

Prezzo biglietto – Intero: 4,00 €; Ridotto: 2,5 €

MOSTRA-LABORATORIO E MECENATISMO CONTEMPORANEO

Interpretando lo spirito dell’artista, i Musei Civici hanno voluto creare laboratori di alta formazione per la produzione artistica e per le metodologie di gestione del patrimonio culturale. Tutto questo in collaborazione con l’Università di Verona, Dipartimento Culture e Civiltà, e dell’Accademia di Belle Arti di Verona.

Durante il periodo della mostra si darà spazio inoltre a una esplorazione del tema del mecenatismo contemporaneo grazie a testimonianze dirette di collezionisti veronesi. Il progetto rinnova profondamente un filone di iniziative tra le raccolte del sistema civico. Queste sono dedicate a valorizzare le collezioni non esposte al pubblico, custodite perlopiù in depositi museali.

Nella prossima pagine i nostri immancabili consigli culinari su Verona!

VERONA DA SCOPRIRE E DA GUSTARE

Verona, città romantica per eccellenza e luogo senza tempo, è la patria degli innamorati forse più famosi della storia Giulietta e Romeo. Famosa in tutto il mondo non solo per la tragedia shakespeariana, ma anche per le sue bellezze, i suoi vicoli, la sua atmosfera suggestiva! Ma vogliamo parlare del cibo? Offre una delle più eccellenti cucine fatta di piatti tradizionali dal gusto unico imperdibili in un viaggio nella città scaligera.

In primo luogo estremamente tipico è un piatto medievale, pasta e fasoi, che rimanda alla creatività delle famiglie più povere della società antica. Talvolta arricchita con cotiche di maiale, è una pietanza gustosa e dal sapore decisamente “forte”. Intramontabili sono anche i bigoli, tipica pasta veronese simile agli spaghetti, ma di diametro più largo e ruvidi. ll nome particolare deriva dal dialetto bigat che significa bruco, proprio per la loro forma singolare. Questo tipo di pasta può essere abbinata a qualsiasi tipo di sugo, ma tradizionali sono i bigoli con le sarde (i bigoi con le sardée). Un altro primo da non perdere è il riso al Tastasal, preparato con carne macinata, salata e pepata. Questa particolare ricetta serviva per controllare se la carne fosse stata salata correttamente. Essa infatti veniva testata (tastasal in dialetto significa tastare il sale) prima di essere utilizzata per la preparazione dei salumi.

Come secondo invece vi proponiamo il bollito con la pearà: un tipico della Pearà è proprio la salsa con il pepe. Pearà è proprio la salsa con il pepe. Ne esistono numerose varianti. 

Per i più golosi di dolci ci sono le fritole. Proclamate dolce nazionale dello Stato Veneto nel settecento, le frittelle sono un tipico dolce di carnevale. Preparate non solo in pasticceria, ma anche in molte case veronesi. Un po’ differenti rispetto alle fritole venete.

Di Benedetta D’Argenzio




VERONA: CHEF GIANCARLO PERBELLINI, TRA CASA,TEATRO E STELLE

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA –

Benvenuti in Casa Perbellini, o meglio nel Teatro Perbellini…
Il ristorante che vanta due stelle Michelin e che vi accoglie con una squisita ma pur sempre disinvolta regia teatrale. Effetto spettacolo: dai volteggi del personale, che ricordano passi di danza, alle cucina, rigorosamente a vista, quasi un palcoscenico animato dalle coreografie della brigata, alla pasticceria a sorpresa che spunta come per magia dalla pancia di un clown e via

evia fino al rito della tovaglia che viene stesa davanti al commensale, molto ‘Locandiera’ di Goldoni…Piccoli momenti di teatro che elevano la cosi tanto scrutata ‘sala,’ ne esaltano il servizio, l’accurezza in cucina e nello stesso tempo regalano un mood di casa.


Mi trovo a Verona, lascio alle mie spalle la superba Cattrale di S. Zeno e mi apre la porta proprio lo Chef Giancarlo Perbellini il creatore, o regista, di questoa ‘casa’ dall’atmosfera pulita, serena, sofisticata, mai banale.
Perchè Casa Perbellini è speciale?
La gente entra intimorita in certe cattedrali stellate, si prova un certo senso di disagio nel varcare la soglia… Io ho voluto creare qualcosa che sembrasse estremamente semplice anche se nella realtà non lo è affatto. Ecco in sala trovi solo 18 coperti, nessun maggiordono, niente uniformi, ma  ragazze in jeans e scarpe ‘Perbellini’ un modo per rompere degli schemi.


Dove passi un  week end libero?
A casa, perchè sono sempre in giro, tutto l’anno… Magari fuori a cena con amici.
Se ho un po’ di tempo vado in Sardegna in estate e in qualche posto caldo in inverno.
Che auto guidi?
Passo da una IGO a una BMW X1
I tuoi viaggi ?
Quasi sempre per lavoro. Ho viaggiato tanto in Asia, avevo un ristorante a Hong Kong.
Mi ha particolarmente colpito il Vietnam, dove ho scoperto profumi, sapori e una cucina di una delicatezza straordinaria. Ho amato tanto anche il Peru, dove, nei banchetti in strada, ho ritrovato la realtà dei profumo della frutta, Mi sembrava di essere in un campo di fragole, sensazioni che mi riportano alla mia infazia e che fortunatamente trovo ancora nel Sud Italia.


Il tuo primo ricordo in cucina?
Nonno Ernesto: pasticcere, barista, ristoratore e promotore di un catering primordiale, quando andava nelle case a cucinare. A casa però, cucinava solo nelle grandi occasioni con un repertorio ben preciso. Immancabili piatti erano il suo fantastico risotto con i cardi e la sua pasta reale, che ho portato anche qui.
Le tue esperienze in cucina?
Un lunga permanenza a Isola Rizza, 24 anni,  poi l ‘evoluzione; 5 anni di Casa Perbellini, il BIstro a Milano, nato per gogliardia come espressione più semplice di Casa, sempre con cucina a vista e il piacere di riproporre la tradizione italiana.


Qualche imput da un viaggio all’estero?
Ogni viaggio ti arricchisce e porta qualcosa di nuovo e interessante, anche se sono paladino della cucina riconoscibile e della memoria del gusto, sono comunque aperto a  divagazioni.
Se tu fossi un piatto del tuo menu, saresti…
Il mio wafer al sesamo, tartare di branzino, caprino all’erba cipollina e sensazione di liquirizia:  guai a chi me lo tocca…. è come un figlio! oppure il guanciale di maialino iberico cotto con la birra, servito con pure di lievito madre e servito con cappuccio croccante: la genesi dei Perbellini.
Un piatto che preferisci mangiar se cucinato da un’altra persona?
Si, il riso e patate di mia mamma Silvana. Il suo trucco era di  irrorararlo di grana padano e lasciarlo riposare per qualche minuto, per creare quella pellicina che tuttora costituisce per me un ricordo visivo davvero indimenticabile.


Questo porta dolci a sorpresa è davvero unico …
Si, un oggetto di Alessi che ho trovato per caso, una faccia buffa tra un clown e Arlecchino, Qui  siamo nella contrada di San Zeno, la patria di Papà del Gnocco, la tipica maschera di Verona e questo oggetto richiama i colori del nostro Carnevale.
Allegria, con in più una dolce sorpresa…

CONTROFILETTO DI MANZO, LATTUGA ROMANA ALLA PIASTRA, EMULSIONE AL DRAGONCELLO, ACETO DI SAMBUCO, CAPPERI FRITTI E SAMBUCO

PER LA MAIO AL DRAGONCELLO:
30 GR DRAGONCELLO IN FOGLIE
180 GR LATTUGA
50 GR ALBUME
500 ML VINACCIOLO
Q.B. SALE, PEPE E ACETO
PER L’ACETO DI SAMBUCO:
300 ML CARPIONE MIX
200 GR FIORI DI SAMBUCO
10 GR XANTANA
PER IL CARPIONE:
350 GR DI ACETO BIANCO
350 GR L ACQUA
350 GR L VINO CHARDONNAY
8 GR DI ZUCCHERO
4 GR DI SALE
INGREDIENTI:
Q.B. SENAPE, SALE, PEPE, CAPPERI
4 LATTUGA SUCRIN
PER LA LATTUGA SUCRIN:
SBIANCHIRE LA LATTUGA, TAGLIARLA A META’, CONDIRLA CON OLIO EXTRA VERGINE E SCOTTARLA IN UNA PADELLA ANTIADERENTE.
PER IL CONTROFILETTO:
PULIRE LA CARNE DALLE NERVATURE E DALLE PARTI TROPPO GRASSE. FARE PORZIONI DI CARNE DA 100 GR. PISTRARELA, LASCIARLA CRUDA AL CUORE E METTERLA POI A MACERARE NELL’ACETO DI SAMBUCO
PER L’ACETO:
PORTARE A BOLLORE TUTTI GLI INGREDIENTI DEL CARPIONE, METTERE IN INFUSIONE PER UNA NOTTE IL SAMBUCO FRESCO.
QUANDO IL SAMBUCO E’ PRONTO PASSARE AL FINE E LEGARE CON LA XANTANA FINO A CONSISTENZA
PER LA MAIO DRAGONCELLO:
FRULLARE IL DRAGONCELLO, L’INSALATA, L’ALBUME E IL CONDIMENTO FINO AD OTTENERE UNA CREMA LISCIA. MONTARE ALL’OLIO FINO AD OTTENERE UNA MAIONESE STABILE.
PROCEDIMENTO:
PIASTRARE LA LATTUGA PRECEDENTEMENTE SBIANCATA IN ACQUA SALATA E CONDIRLA CON L’ACETO LEGATO.
PIASTRARE LA CARNE E FARLA MACERARE, TAGLIARLA E CONDIRLA CON IL GEL D’ACETO DI SAMBUCO.
IMPIATTARE A PIACERE CON LA MAIONESE, LA SENAPE E I CAPPERI FRITTI

INFO
Casa Perbellini

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.

 




Avesa, nei giardini di Villa Scopoli

Un gioiello tutto da scoprire è Villa Scopoli, che si trova nell’antico borgo di Avesa, ad appena 2 km da via Goffredo a Mameli a Verona. Il complesso, che vanta ottocento anni di storia comprende la casa padronale, circondata dalla campagna che si estende dalle pendici del colle al fondovalle, un rigoglioso giardino, un brolo e una splendida peschiera, alimentata dalle acque del fiume Lorì.

La villa deve il suo nome a Ippolito Scopoli, che l’acquistò nel 1849. Tuttavia, le origini di questo luogo unico risalgono al XIII secolo, quando qui era sorto un monastero camaldolese attorno alla chiesa della Camaldola. Dal XVI secolo si trovano documenti che attestano la presenza di un giardino ben curato dai monaci guidati da frate Ventura Minardi.

Nel 1598, il complesso passa alla nobile famiglia veronese dei Del Bene di Sant’Eufemia che costruiscono la villa sul precedente edificio trecentesco e, soprattutto, ampliano il giardino rendendolo uno dei più belli esempi di giardino rinascimentale del veronese. Nel 1849 la proprietà passa a Ippolito Scopoli, che realizza la passeggiata romantica che si snoda lungo le pendici della collina. Nel 1994, grazie a un lascito della contessa Laura Spropoli, la villa passa alla Pia Società di Don Nicola Mazza.

Oggi, la villa è abitata dagli attuali proprietari, ma si può visitare il giardino (intero € 3,50, ridotto € 2, ragazzi fino a 12 anni e over 65 gratis), ammirando la peschiera seicentesca dove nuotano le anatre e le carpe, e il viale dei cipressi che sale fino alla collina. Qui, tra la vegetazione spontanea tra carpini e roverelle, sambuchi e alberi di Giuda, erbe spontanee e monumenti realizzati dall’uomo vivono scoiattoli, faine, gatti selvatici, ricci, volpi, rondini, passeri e cuculi. Una parte del parco fa parte di un’azienda agricola che ha adibito la parte pianeggiante a orti e frutteti e la parte collinare a viti e ulivi.

Golosità veronesi

I dolci del veronese non sono solo buoni, ma storici! Nel capoluogo, infatti, è nato il celebre Pandoro, creazione del pasticcere Domenico Melegatti del 1894. Da sempre antagonista del panettone, con cui si contende le tavole natalizie italiane, deve il suo nome “pane d’oro” a un omaggio che il suo creatore volle fare agli antichi pani delle ricche famiglie veneziane, che venivano decorati con sfoglie dorate.

Il pandoro ha tuttavia, un antenato nel Nadalin, dolce della tradizione contadina a forma di stella a cinque punte ricoperta di mandorle croccanti e zucchero, che ancora oggi si può trovare nelle pasticcerie. Nel periodo di Carnevale, invece, si preparano le fritole, frittelle che si possono preparare con il riso, la polenta, le patate o le mele, farcite con crema pasticcera, cioccolato, marmellata o lasciate a naturale.

La Torta di Verona, o Torta Russa ha la tipica forma che ricorda un colbacco ed è a base d pasta sfoglia farcita con un impasto di mandorle e amaretti. Da non perdere anche le Sfogliatine di Villafranca, dolci soffici e fiabili diffusi in tutta la provincia, la cui origine risale alla fine dell’800. I risini sono invece una specie di bigné di pasta frolla ripiena con un impasto di riso dolce alla vaniglia, ma disponibile anche in diverse fantasiose, e golose, varianti. Di seguito vi proponiamo invece la ricetta della Torta di Paparele, altro goloso dolce della tradizione scaligera.

Torta di paparele

È un dolce tipico del veronese caratterizzato dalla tipica forma a strati, che alterna le tagliatelle a un composto di mandorle.

Ingredienti

  • 320 gr di farina bianca
  • 200 gr di zucchero
  • 200 gr di burro
  • 3 uova
  • 150 gr di mandorle dolci tostate
  • 50 gr di mandorle amare tostate
  • Scorza grattugiata di 2 limoni
  • 20 ml di liquore dolce
  • 1 pizzico di sale

Preparate prima le “paparele” mescolando la farina, e uova, 50 gr di burro fuso e un pizzico di sale. Tirate una sfoglia sottile e lasciate riposare finché non si sarà asciugata. Nel frattempo, tritate insieme le mandorle dolci e quelle amare, aggiungete la scorza di limone e lo zucchero. Tagliate poi la pasta a striscioline sottili, ricavando così le “paparele”. Prendete uno stampo per dolci, imburratelo e infarinatelo. Stendete un primo strato di “paparele”, poi uno di mandorle e ripetete l’operazione alternando gli strati fino a raggiungere l’altezza desiderata. L’ultimo strato deve essere di “paparele”. Fondete 150 gr del burro e mescolatelo al liquore, poi ricoprite la torta con il composto. Infornate per circa 45 minuti in forno preriscaldato a 170°C.

COME ARRIVARE

In auto: Da Milano, A4 in direzione Verona, uscita Verona Nord, poi SS12 in direzione di Avesa. Da Bologna, A14 Adriatica poi proseguire su A1/E35 e A22 in direzione della SS12 a Verona. Uscita Verona Nord. Continuare su SS12 in direzione di via Podgora e Avesa. Da Roma, A1 in dir. E35 da via Salaria, continuare su E35. Poi A1 e A22/E35 in direzione di SS12 Verona. Uscita Verona Nord, poi continuare su SS12 in direzione via Podgora e Avesa

DOVE MANGIARE

*Trattoria Amarone, via Campagnetta 9A, Avesa (VR), tel 045/913727.

*Antica Trattoria da Milio, via Benini 2, Avesa (VR), tel 045/9236652, www.anticatrattoriadamilio.it.

 DOVE DORMIRE

*B&B Casa Magnani, via Messer Ottonello7, Avesa (VR), tel 338/4022579, www.casamagnani.it

*La Camaldola B&B, via Camaldola 1, Verona, tel 349/4287867.

DOVE COMPRARE

*Pasticceria Cordioli, via Cappello 39, (VR), tel 045/8003055, www.pasticceriacordioli.com

INFO

www.associazionevillascopoli.it

 




A Verona torna Motor Bike Expo, il salone dedicato alla motocicletta

L’appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati delle “due ruote” a motore è a Verona. Nei padiglioni del quartiere fieristico Veronafiere, dal 18 al 21 gennaio torna Motor Bike Expo, il salone dedicato all’universo-moto, quest’anno alla sua decima edizione.

Oltre 700 gli espositori di marchi di assoluto prestigio, disposti negli otto padiglioni, per un totale di 79 mila mq di spazio espositivo. In fiera si potranno trovare gli ultimi modelli dei marchi più famosi, dai custom alle moto da competizione, e poi accessori, abbigliamento, ma anche turismo, sport e spettacoli collaterali.

Proprio alle moto “personalizzate” è dedicato ampio spazio nell’edizione di quest’anno. Saranno oltre 200, infatti, i modelli in mostra, realizzati dai migliori professionisti del settore. Debutta anche l’MBE Award, il premio che sarà assegnato a una delle moto “top ten” selezionate da una giuria d’eccezione.

Un’altra novità è rappresentata dal concorso “The Art of Kustom” che vede sfidarsi otto “top artists” del custom painting e pinstriping provenienti da Thailandia, Taiwan e Giappone che si sfideranno nella decorazione dei caschi.

Le aree esterne del quartiere fieristico, invece, verranno animate dalle esibizioni dei migiori stuntmen, dagli spettacoli e dal drifting auto, senza dimenticare la scuola di guida in moto e il Campionato Italiano di Trial Indoor. Sabato 20 gennaio, invece, la giornata sarà animata dai Mosquito’s, la parata di ciclomotori più pazza del mondo, che vede come ospiti anche Piero Pelù, Dj Ringo e Giovanni Di Pillo.

Si conferma poi, anche per questa edizione, il workshop Motor Bike Education, rivolto agli studenti delle scuole medie del territorio, per sviluppare i temi del motociclismo, prendendo in considerazione tecnologia e sicurezza.

Infine, alcune aree saranno specifiche saranno dedicati ai temi del turismo in sella e alla mobilità sostenibile.

INFO

Motor Bike Expo

18 – 21 gennaio

c/o Verona Fiere, Viale del Lavoro 8, VR

Orario:  9-19; Biglietto: € 18 intero, € 15 ridotto ragazzi 6-10 anni; under 6 gratis. Abbonamento 4 giorni € 54.

www.motorbikeexpo.it

COME ARRIVARE

A22 del Brennero con uscita Verona Nord, oppure A4 Milano-Venezia con uscita Verona Sud. Seguire indicazioni per Fiera.




Il Natale svela le bellezze segrete di Verona e Venezia

Verona: gli scavi scaligeri

PERCHE’ ANDARCI: Esiste un’altra Verona sotto quella che vediamo in superficie: a due passi da Piazza delle Erbe e Piazza dei Signori, dal Cortile del Tribunale, si accede ai sotterranei della Verona romana e medievale con gli Scavi Scaligeri, sede di mostre fotografiche. Da un ingresso sotto le arcate del Palazzo di Cansignorio inizia un percorso tra antiche tombe, resti di case-torri, chiese, brani di mosaici e mura. Da ammirare poi è la Libreria Sagramoso, con la Sala Morone, una delle opere rinascimentali più importanti della città, affrescata da Domenico Morone e dal figlio. I soggetti religiosi, a grandezza naturale, sembrano quasi veri. Poi un’atmosfera mistica si respira nella Cappella Pellegrini, nella chiesa di San Bernardino: opera di Michele Sanmicheli richiesta da Margherita Pellegrini per la morte del figlio. Da non perdere l’opera terminata nel 1916 da Ettore Fagiuoli, il Garage FIAT, raro gioiello di architettura decò, con eleganti porte in ferro.

DA VEDERE: Nel centro si concentrano i monumenti-simbolo: in Piazza Bra l’imponente Arena, Palazzo della Gran Guardia, il Municipio. In Piazza delle Erbe la Torre Lamberti, Palazzo Maffei, Casa dei Giudici. Da non saltare la casa di Giulietta, quella di Romeo, Castelvecchio e il Ponte Scaligero.

DOVE DORMIRE: In un palazzo del 1300 nel centro storico, il Due Torri Hotel***** è ideale per chi non rinuncia a lusso e tradizione http://hotelduetorri.duetorrihotels.com. Ricavato da una porzione di fienile parte del complesso benedettino vicino all’Abbazia di San Zeno è il Relais dell’Abbazia www.relais-abbazia.it.

DOVE MANGIARE: Nella Verona romana l’elegante Ristorante i 12 apostoli, dalla cucina tradizionale e gli ottimi vini, è tra i locali storici d’Italia www.12apostoli.com. In Piazza delle Erbe sorge il Ristorante Maffei, raffinato, con cucina italiana tradizionale rivisitata e oltre 700 etichette www.ristorantemaffei.it.

Info: www.comune.verona.it

Venezia: labirinto Borges, isola di San Giorgio Maggiore

Venezia, una delle città più visitate al mondo, svela ancora luoghi poco conosciuti. Oltre alle calli più rinomate, sfidiamo i curiosi a camminare per la Calletta Varisco (sestriere di Cannaregio), larga 53 centimetri, undici in meno di Calle Stretta (sestriere di Santa Croce). Da visitare Sestiere di Castello dove, oltre ai noti Giardini della Biennale con l’Arsenale, sorgono la Basilica di San Pietro, l’antica cattedrale e il Museo Navale, con la gondola di Peggy Guggenheim e copia del Bucintoro, il vascello ricoperto d’oro. Unico nel mondo assieme a quello argentino (San Rafael), è il Labirinto Borges nella Fondazione Cini (isola di San Giorgio Maggiore), ispirato a un racconto dello scrittore. Accesso diretto al Canal Grande ha la pittoresca Corte del Duca Sforza: qui si affaccia un edificio costruito nell’Ottocento sulla residenza dei Cornaro, che cedettero l’area a Francesco Sforza (1461) e sorgeva la casa della prima amante di Casanova.

Info: www.comune.venezia.it



Verona: prima tappa della mostra-evento The Stamps of the Queen

Verona è la città dell’amore per eccellenza, il balcone di Giulietta è il più famoso al mondo ma tanti altri sono i luoghi che vale la pena visitare: il centro storico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, la spettacolare Arena, Piazza delle Erbe, le Arche Scaligere…

In Piazza Bra, altra tappa importante della città, si trova il palazzo della Gran Guardia che da inizio agosto ospiterà un’esposizione dedicata ai fan del trono britannico. Verona infatti si prepara ad omaggiare la Regina del Regno Unito con una mostra esclusiva che raccoglie la più completa collezione di francobolli dedicati alla sovrana, insieme a documenti, fotografie, libri e ritratti reali firmati dal maestro Pietro Annigoni.

The Stamps of the Queen – Homage to Elizabeth II conta oltre 6000 francobolli del Regno Unito, delle ex colonie e del Commonwealth, attraverso i quali è possibile ripercorrere la vita della regina, incoronata quando aveva solo ventisette anni, e la storia del suo paese. I francobolli, esposti in eleganti cornici, la rappresentano in tutte le sue vesti: donna, moglie, madre, sovrana e potenza politica. Anche qui il suo stile emerge inconfondibile: dai suoi abiti dai colori accessi alla sua pettinatura sempre uguale nel tempo. Solo in Gran Bretagna la regina è stata riprodotta su oltre 4500 francobolli ed è stata così resa l’immagine postale che ha avuto maggiore diffusione al mondo.

Oltre ai francobolli la mostra accoglie, come già detto, fotografie, giornali e libri d’epoca, due riproduzioni dei ritratti reali, Elisabetta II e il Principe Filippo, dipinti da Pietro Annigoni (Milano, 7 giugno 1910 – Firenze, 28 ottobre 1988), conosciuto anche come “Il pittore delle regine”. All’artista è dedicata una sezione speciale della mostra in cui saranno esposte una decina di sue opere originali.

Francobolli, fotografie, quadri e giornali dunque rispecchieranno l’immagine della sovrana più longeva della storia, protagonista di primo piano del XX e degli inizi del XXI secolo.

L’esposizione da Verona sarà poi portata a Genova e successivamente in altre città italiane ed estere.

Curiosità e altre informazioni: in occasione della mostra Poste Italiane ha previsto uno speciale annullo filatelico; il costo del biglietto sarà ridotto per chi presenterà alla cassa un francobollo con l’immagine di Elisabetta II; la mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da La compagnia della Stampa a cui seguirà una pubblicazione in tre volumi di oltre mille pagine, con numerose immagini e testi curiosi.




Ricette di Viaggio: dal nostro contest, la polenta con funghi e monte veronese

Una delle ricette che ci sono state inviate per partecipare al contest “Ricette di Viaggio” è quella della POLENTA con FUNGHI e MONTE VERONESE.

Ingredienti:
– mezzo chilo di farina di mais
– 6/7 etti di funghi misti
– 2 spicchi d’aglio
– un ciuffo di prezzemolo
– monte veronese da tavola
– olio e sale q.b

Preparazione: dopo aver tagliato i funghi tritate finemente l’aglio e parte del prezzemolo mantenendoli separati.
Riscaldate un po’ di olio in una pentola antiaderente, versate aglio e funghi e aggiustate di sale e cuocete per 20 minuti.
Ultimate con il prezzemolo, mescolate e conservate al caldo.
Portate ad ebollizione un litro d’acqua in una pentola (meglio se di rame), salatela e aggiungete la farina mescolando energicamente con una frusta. Abbassate la fiamma, portate a cottura in 40 minuti e mescolate spesso: la consistenza deve restare morbida.
Versate la polenta nel piatto di portata principale, conditela con il sugo; unitela con del formaggio a scaglie e decorate con foglie di prezzemolo. Tempo di cottura: 1 ora.

Volete partecipare anche voi al contest “Ricette di Viaggio”? Per maggiori informazioni cliccate sul link: https://www.weekendpremium.it/wp/contest-ricette-di-viaggio-2/




Hostaria: il festival del vino a Verona

Dal 14 al 16 torna nel centro storico personalizzato di Verona, Hostaria, un Percorso di 3 chilometri con oltre 200 vini e il meglio dei prodotti tipici. Occasione per passare un weekend nella magnifica città all’insegna del motto: La cultura del vino torna popolare!

Risultati immagini per bicchiere di vinoIl 14-15-16 ottobre andare a Verona avrà un senso in più per ogni turista che vuole passare il weekend all’insegna del romanticismo e del buon gusto. Questo per via dell’evento che ospita la città, “Hostaria”, che nasce per esprimere il concetto popolare di ospitalità legata alla degustazione dei vini. Evoca luoghi di incontro, convivialità, divertimento e libertà comunicativa.

Attraverso un percorso lungo 3 chilometri all’interno del centro storico di Verona potrete diventare i protagonisti attivi della festa degustando i vini proposti dalle cantine presenti e fermandovi nelle grandi “hostarie” delle eccellenze gastronomiche veronesi e le “sbecolerie” dislocate nell’itinerario della festa.

È un’occasione per degustare vini, per chi è un esperto ma hostariaanche per chi non lo è, e insieme un’occasione per fare pranzi e cene in compagnia di amici o in famiglia, ad Hostaria aderiscono decine di ristoranti e osterie del centro storico che prepareranno speciali menù tipici ispirati all’idea del Festival.

Inoltre, Hostaria ospita conferenze pubbliche che potrete tutti trovare molto interessanti ed è animato da suggestioni e intrattenimenti artistici, che danno qualcosa in più all’evento, un motivo per fermarsi ad osservare l’arte che ha sempre ricoperto un ruolo molto importante per il nostro paese.

 Il costo del biglietto per partecipare all’evento varia a seconda del numero di degustazioni che volete fare e se prendete anche il pullman per essere accompagnati. C’è comunque anche la possibilità di fare l’abbonamento per tutti e tre i giorni.

Potete acquistare il biglietto online, risparmiare e saltare la fila su: www.hostariaverona.com