Su e giù per l’Italia: viaggio goloso per augurarvi un “dolce” 2023 !

di Cesare Zucca —-

Capodanno: dal Nord al Sud si celebra l’arrivo del 2023 con i tradizionali brindisi e i tipici dolci della tradizione gastronomica italiana.
Siete pronti per il nostro dolcissimo viaggio “gourmet” ?
Si parte!

Befanini toscani  e “pinsa de la rantega” veneziana
In Toscana l’arzilla vecchietta si autofesteggia con i befanini, colorati biscottini di pasta frolla a forma di calza, ricoperti di granula colorata, mentre a Venezia, dove è chiamata “marantega”, ama gustare la “pinsa de la marantega”, un pane dolce con uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita. La storia racconta che i contadini veneti la riponevano, ricoperta dalle foglie di cavolo, sotto i carboni ardenti dei falò che festeggiavano l’Epifania.

Befanini toscani e pinsa veneta

Torrone, Cremona
Diffuso in tutta Italia, da quello di Alba a quelli tipici sardi e siciliani.
Il più celebre è lo Sperlari, il cui leggendario forno, attivo dal 1836, serviva illustri personaggitra cui la Regina Madre Margherita e il Principe di Piemonte Umberto

Panforte, Siena
Agguerrito antagonista del torrone, è un dolce di forma circolare, basso e compatto, dal forte sapore di spezie e di frutta candita,
Miascia, Lombardia
Dolce povero, che riutilizza il pane secco ammollato nel latte e impastato con uova, frutta. La ricetta antica si è aggiornata di nuovi ingredienti come scorze di agrumi, polvere di cacao, fichi secchi, liquore e amaretti, fino ad arrivare a erbe aromatiche, come la menta della Valsassina.

Miascia lombarda

Cavallucci, Siena
Nati intorno al XVI secolo, derivano dagli antichi pepatelli, mentre il nome “morsetti” evoca le antiche stazioni di posta e i corrieri che facevano largo uso di questi buonissimi dolci.
Parrozzo, Pescara
Si presenta come una perfetta semisfera di fine cioccolato fondente che intrappola un vivace interno giallo. Un dolce così seducente da conquistare perfino Gabriele d’Annunzio che gli ha dedicato un sonetto.

Il parrozzo , dolce preferito da Gabriele D’Annunzio

Flantze, Val d’ Aosta
Tradizionale pane lavorato con zucchero e arricchito da uvetta, mandorle, noci e scorza d’arancia candita
Cicirata, Sud Italia

Tipico dolcetto del Capodanno meridionale, formato da palline di pasta fritta e decorata con miele, confettini colorati e frutta candita. In ogni regione ha un nome diverso: “turdiddi ”, in Calabria , “cicerchiata” in……….. “struffoli”. in Campania e Sicilia.
Da anni è emigrato in Argentina, dove li chiamiamo “borrachitos”

Struffoli

Pan Speziale, Bologna
Durante il Medioevo furono gli antichi speziali, i farmacisti del tempo, i primi a creare la torta arricchendola di spezie, canditi e frutta secca. L’eredita culinaria passò ai frati della Certosa di Bologna, i cui dolci conquistarono anche papa Benedetto XIV. Oggi è il dolce tradizionale delle famiglie bolognesi per festeggiare l’Anno Nuovo e Bologna , con questo tripudio di ingredienti, conferma il suo appellativo “La Ghiotta”

Pan speziale bolognese

Baicoli, Venezia
Ci riportano agli splendori della Serenissima, all’eleganza delle pasticcerie, alla mondanità dei caffè più esclusivi,. Oggi si gustano con il tè o il caffè, ma c’è chi li preferisce accompagnati con un dolce moscato, contornati dallo zabaione.

Baicoli

Pabassinas, Sardegna
Grossi biscotti preparati con un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci, scorza di limone grattugiata, miele. Altre varianti prevedono l’aggiunta di vaniglia o cannella.
Pangiallo, Roma
Dessert che ha la sua origine nell’antica Roma, dove era usanza distribuire questi dolci dorati, durante la festa del solstizio d’inverno, per ingraziarsi il ritorno del sole.
Lo si ottiene tramite un impasto di frutta secca, miele e cedro candito, portato a cottura e ricoperto da una pastella d’uovo

Pangiallo romano

Pitta Mpigliata, Cosenza
Tipico dolce calabrese, nato nel 1728 a San Giovanni in Fiore , dove veniva a preparato soprattutto per le cerimonie nuziali. Molto diffuso in provincia di Cosenza.
Roccocò, Napoli
Ciambelline croccanti all’esterno e morbide all’interno Si narra che siano nati nel 1320 per opera di alcune monache del Real Convento della Maddalena di Napoli.

Roccocò

Carteddàte Al Vincotto, Puglia
Il nome significa “incartocciate” secondo la loro tipica forma arabesca, altre ipotesi ci portano nell’antico Egitto, dove pare fossero riservate ai Faraoni. Solitamente le cartellate si gustano intrise nel vin cotto, ottenuto dalla uve pugliesi Malvasia e Negramaro.
Buccellati, Sicilia
I dolci di natale siciliani per eccellenza, a base di pasta frolla con un ricco ripieno di mandorle o fichi secchi. Vi sono quelli semplici con un po’ di zucchero a velo e quelli decorati con glassa e zuccherini colorati. Più Sicilia di così!

Buccellati siciliani

RICICLARE TUTTO L’ANNO….
Ogni anno le festività portano in tavola una valanga di panettone e pandoro, e spesso avanzano… nessuna migliore occasione per creare un dolce “no waste” e recuperarli per ottenere piatti deliziosi.

Il panettone avanzato
“Pain perdu”
E’ una ricetta di origine francese nata per riciclare il pane secco avanzato, applicabile anche al panettone avanzato dalle feste natalizie. Basterà tagliarlo a fettina e farlo grigliare su una pentola antiaderente ben calda, potete gustarlo al naturale oppure accompagnato da marmellate, sciroppo d’acero, miele, Nutella, frutti di bosco o una cucchiaiata di gelato alla vaniglia. Très chic!

Panettone pain perdu

Panettone “salva gola”
E’ una tradizione lombarda mangiare il 3 febbraio, giorno di San Biagio, una fetta di panettone avanzato dalle feste natalizie
come auspicio per allontanare possibili mal di gola. La leggenda narra che il Santo avesse compiuto un miracolo: a un giovane morente a causa di una lisca che gli si era conficcata in gola, gli fece ingoiare della mollica di pane che rimosse la lisca e lo salvò. Da allora S. Biagio  è considerato il protettore della gola.

Il pandoro avanzato
Anno Nuovo! Lasciatemi essere un “top Chef”…
Scherzo naturalmente, ma ho trovato un modo semplicissimo per riutilizzare il pandoro avanzato…

Pandoro al mascarpone, zucchero a velo, arancia candita e, se volete propro esagerare. una spuzzata di cacao amaro…

Basta tagliarlo a stella, abbrustolirlo in forno per qualche secondo, aggiungere una scorza di arancia  candita e cospargerlo di “zabaja”, una meravigliosa crema zabaglione inventata dal celebre Maestro Pasticcere Fabrizio Galla  la cui carriera è costellata di premi internazionali e la sua  “Torta Jessica”, vincitrice a Lione del “Trofeo Miglior torta” nella Coppa del Mondo della Pasticceria a Lione.

“Jessica”  Il nome viene dal celebre personaggio dei cartoon Jessica Rabbit, complice il tema della competizione lionese di quell’anno che aveva per protagonista Roger Rabbit.

“Jessica” è diventata un’icona e protagonista ancora oggi della sua pasticceria.
Come i sette vizi capitali…. Jessica ci regala sette strati di piacere: la glassa al cacao, crema tiramisu, caramel mou, mango, frutto della passione e vaniglia di Tahiti, cremoso al gianduja, mousse di cioccolato fondente Santo Domingo 72%,pan di spagna al cioccolato, cialda croccante alla nocciola del Piemonte e sale dell’Himalaya….

Ho incontrato Fabrizio Galla nel suo nuovo shop nel cuore di Milano

Fabrizio Galla

Buongiorno Fabrizio, il suo primo ricordo di un dolce?
Sono figlio di ristoratori, i miei gestivano una trattoria storica datata 1785 e mio zio aveva un enorme forno di panetteria dove c’era la cosidetta “stufa”, un grande spazio dalla temperatura mite che veniva usato per mantenere certi prodotti e dove mi piaceva rifugiarmi con i miei fratellini o con gli amici.
Entra un Vip nella sua pasticceria. Quale dolce consiglierebbe a…
Giorgia Meloni…
La mia torta Jessica, nome femminile, carattere deciso
Harry e Megan…
Senza dubbio un “ welcome ” con un simbolo milanese: il panettone
Matteo Berrettini…
Per un campione di tennis qualcosa energetico: un vasetto della mia crema zabaglione Zabaja
Loredana Bertè…
Un mix di piccola pasticceria, estroso e un po’ rock, direi perfetto per una personalità eclettica.
Giorgio Armani…
Qualcosa di raffinato, per esempio un’elegante scatola con una selezione della mia “confetteria moderna” agli aromi di frutta fresca, lampone, mandorla, frutto della passione e mango e di cui ne ho parlato anche in un manuale dove ho condiviso ricerche, tecniche e sperimentazioni in materia di confetteria.

Il libro sulla confetteria e il logo di Fabrizio Galla: un simbolo di matrice azteca, civiltà precolombiana cui si fanno tradizionalmente risalire i primi utilizzi del cacao.

Il dolce è spesso protagonista anche al cinema. Il suo film preferito?
Ne ho due: “Chocolat” e “La Fabbrica di Cioccolato”, ambedue con Johnny Deep
Una città che ha nel cuore?
(sorride) Anche qui ne ho due, la mia “culla” di San Sebastiano da Po, in provicia di Torino e San Francisco, dove ho abitato due anni e che reputo una città  veramente “gourmet”, egregiamente preparata a livello gastronomico. Ho un bellissimo ricordo proprio nella base di Facebook dove ho presentato la mia “Jessica” e subito vendute 300!
Un dolce ineguagliabile?
Non ho dubbi, il bonet, o alla piemontese “bunet”, di nonna Olga.

Un panettone di Galla con pere e cioccolato

Con i migliori auguri di un nuovo anno sereno e … più dolce che mai!

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’



La storia della musica non è mai stata così dolce

La Biblioteca Nazionale Braidense, inserita nel sistema museale della Pinacoteca di Brera, non solo è una delle più importanti biblioteche pubbliche italiane, ma ospita al suo interno l’Archivio Storico Ricordi, una delle più importanti raccolte musicali private del mondo. La sua storia risale al 1808, quando Giovanni Ricordi, fondatore dell’omonima società, comincia a raccogliere e a catalogare i documenti della sua attività. Tra questi ci sono manoscritti autografi, libretti, bozzetti, lettere, manifesti, fotografie, che si arricchiscono nei secoli grazie ai suoi eredi.

Oggi, l’Archivio Ricordi comprende 3593 partiture che vanno dal Settecento ai primi anni del Novecento, di cui 2246 autografe, circa 15 mila lettere di musicisti e librettisti, oltre 10 mila bozzetti e figurini, più di 9 mila libretti, 4mila foto d’epoca, manifesti liberty firmati dai grandi nomi della grafica. Tra le eccellenze, 23 opere originali delle 28 scritte da Giuseppe Verdi, tutte le opere di Puccini, ad eccezione de “La Rondine” che si affiancano a opere dei grandi nomi della musica classica, tra cui Rossini, Bellini, Donizetti, Paganini e Ponchielli.

In occasione del Natale 2017, è nato un progetto di collaborazione tra l’Archivio Storico Ricordi e l’arte pasticcera di Giovanni Cova & Co, che porterà  sulle tavole di tutta Italia un’intera linea di dolci tradizionali di alta pasticceria “rivestiti” con le riproduzioni delle opere dei grandi Maestri del Melodramma.

Per esempio, il Pandoro e il Panettone Classico Giovanni Cova & C saranno vestiti con le immagini storiche della Turandot di Puccini, mentre alle altre specialità verranno riservate le riproduzioni delle partiture autografe di Paganini del 1817, la copertina del libretto della prima assoluta della Madame Butterfly , le illustrazioni di Marcello Dudovick e la copertina storica della rivista musicale Ars et Labor del 1907.

Le confezioni dei dolci natalizi della Linea Ricordi avranno in evidenza l’illustrazione con i “Tre cerchi” e il “Meneghino”, che rappresenta il sigillo di una collaborazione che sottolinea e valorizza un pezzo di storia italiana.  La tradizione pasticcera di Giovanni Cova & C è stata recentemente premiata al Superior Taste Award con Tre Stelle d’Oro grazie all’utilizzo di ingredienti come uova freschissime, le migliori farine e il burro proveniente dal Nord Europa. L’aggiunta all’impasto di agrumi calabresi e siciliani e uvetta di prima scelta caratterizzano un marchio di pasticceria d’alto livello, che dal 1930 è una punta di diamante nel settore dolciario.

INFO

Archivio Storico Ricordi, c/o Biblioteca Nazionale Braidense, via Brera 28 (MI), tel 02/72001168, www.archivioricordi.it

Bistrot Giovanni Cova & C, via Cusani 10, (MI), tel 02/36682366, www.bistrot.giovannicovaec.it

 

 




A Palermo per gustare le ciambelle fritte

Le ciambelle fritte palermitane sono morbidi dolci fritti che si trovano tutto l’anno in qualsiasi pasticceria, bar, panetteria, forno di Palermo e di tutta la Sicilia. Perfetti per colazione o merenda, si distinguono dai famosi “donuts” americani perché non prevedono tra gli ingredienti né uova e latte nell’impasto, né glassa. di seguito la ricetta.

Ingredienti:

500 g di farina

100 g di zucchero

250 ml di acqua

50 g di strutto

30 g di lievito di birra

Scorza di limone

Un pizzico di sale

Olio di semi per friggere

Preparazione: mescolate a temperatura ambiente in una ciotola la farina, lo zucchero, il burro, la scorza di limone. Aggiungete il lievito sciolto in acqua tiepida ed impastate, aggiungendo la restante acqua di volta in volta. Riponete sempre in una ciotola l’impasto ottenuto non appena vi sembrerà elastico e fatelo lievitare, coperto da uno strofinaccio, per circa un’ora, fino a quando non lo vedrete raddoppiato.

Staccate poi dall’impasto dei tocchetti del peso di 50 g circa, dategli la forma di ciambella e metteteli a lievitare per ancora un’ora circa.

Quando le ciambelle avranno raddoppiato le loro dimensioni, immergetele poche per volta in una padella capiente con abbondante olio caldo a 170 °C più o meno. Rigiratele di tanto in tanto fino a farle gonfiare e dorare da entrambi i lati, quindi riponete le ciambelle fritte su carta assorbente in modo che perdano l’olio in eccesso.

Ancora calde, aggiungete alle ciambelle fritte palermitane dello zucchero e…

Buon appetito!!!




Ricette di viaggio: il lomo saltado del Perù

Il Perù è un paese dell’America Latina meraviglioso, dal popolo caloroso e pieno di cultura e tradizioni. Il suo territorio è stato sede di antiche civiltà, come quella dell’Impero Inca, che ci ha lasciato in eredità il sito archeologico di Machu Picchu, considerato Patrimonio dell’Umanità ed eletto come una delle Sette Meraviglie del Mondo.

La tradizione di cui vorremmo parlare oggi è però quella culinaria. Un piatto che appartiene alla tradizione peruviana da secoli è il lomo saltado, una pietanza che si presta a numerose variazioni ma sempre deliziosa e molto saporita. La storia del lomo saltado attraversa tre diversi continenti: gli spagnoli introdussero per primi la marinatura nel peperoncino ed altre spezie per preparare la carne, ma fu solo con l’arrivo di immigranti cinesi a metà del XIX secolo che questo metodo divenne popolare. L’influenza orientale in questo piatto è palese per l’utilizzo della padella orientale stile wok. Il lomo saltado è uno dei piatti più consumati in tutto il Perù.

Di seguito la ricetta (per 4 persone)

Ingredienti:

1 kg di filetto

1/4 tazza di vino rosso

1 pomodoro (grande)

1 cipolla

1 peperone (rosso)

pepe

sale

1 aglio

2 cucchiai di cedro (succo)

1/4 tazza di cilantro

5 patate

1 cucchiaio di olio di oliva (extravergine)

Preparazione: tagliate la carne a striscioline e conditela con sale, pepe, un po’ di olio d’oliva, succo di cedro e l’aglio sminuzzato. Lasciare marinare per almeno 30 minuti

Cuocete poi la carne a fuoco alto finché avrete rosolato tutta la parte esterna. Abbassate la temperatura e aggiungete la cipolla che avrete tagliato a fettine. Cuocete per 1 minuto mescolando di tanto in tanto. A questo punto aggiungete il pomodoro e il peperone rosso tagliato a strisce. Continuate a cuocere fino a quando le cipolle non saranno ammorbidite. Friggete le patate tagliate a striscioline e aggiungetele agli altri ingredienti. È il momento di aggiungere il vino rosso e il cilantro. Dopo qualche minuto togliete dal fuoco e servite.

Buon appetito!




Pasqua in Puglia: la ricetta della scarcella

La scarcella è uno dei dolci tipici della tradizione pasquale pugliese. Ha origini molto antiche ed esistono diverse interpretazioni del significato del suo nome e della sua storia.

Nella versione classica si presenta con una forma circolare che, secondo la credenza, porta fortuna e indica la rinascita, tema legato alla Pasqua. Anche per questo motivo era usanza decorare la scarcella con uova sode, oggi per lo più sostituite da ovetti di cioccolato. Il dolce simboleggerebbe inoltre la liberazione dal peccato originale e sempre le uova dovrebbero supportare questa interpretazione: per mangiare la scarcella le uova vanno infatti “scarcerate” dalla pasta del dolce e questo forse spiegherebbe anche il suo nome, che in dialetto si pronuncia “scarcedda”.

La tradizione vuole che la scarcella si prepari durante la Settimana Santa e si regali poi ad amici e parenti. Come della sua storia, ci sono molte versioni della sua ricetta, che variano a seconda delle città (esistono ricette originarie di Bari come di Molfetta e così via) e cambiano anche da famiglia a famiglia. La scarcella può essere realizzata con forme diverse rispetto a quella classica tondeggiante, ad esempio a forma di colomba o campana per richiamare la Pasqua, e con decorazioni svariate. La sua preparazione, se pur contenga ingredienti semplici, è mediamente complessa. Il dolce è di solito ricoperto di glassa e/o ripieno di confettura a piacimento. Di seguito riportiamo la ricetta più facile e più usata adatta a tutti:

Ingredienti:

250 grammi di farina

1 uovo

60 grammi di zucchero

50 ml di olio

scorza grattugiata di un limone

mezza bustina di lievito per dolci

un pizzico di sale

Per la glassa:

un albume

100 grammi di zucchero a velo

un cucchiaio di succo di limone

ovetti di cioccolato, codette colorate

 

Preparazione: Sistemate sul piano di lavoro la farina a fontana e mettete al suo interno l’uovo, l’olio, un pizzico di sale e la scorza grattugiata del limone. Cominciate ad impastare, aggiungete anche lo zucchero ed il lievito per dolci. Impastate fino ad avere un composto morbido e non appiccicoso. Formate un panetto, copritelo con un telo e lasciatelo riposare per 30 minuti. Preriscaldate il forno a 180°. Riprendete l’impasto e date la forma alla scarcella a piacimento (forma circolare, a campana, a forma di cuore ecc).

Trasferite la scarcella su una teglia ricoperta dalla carta forno e fatela cuocere nel forno caldo per circa 15 minuti. Intanto montate con una frusta elettrica l’albume con lo zucchero a velo e il succo di limone. Bisogna ottenere una glassa densa bianca. Estraete la scarcella dal forno e lasciate il forno accesso abbassando la temperatura a 120°. Fate raffreddare leggermente il dolce e ricopritelo poi con la glassa e le varie decorazioni. Rimettetelo nel forno per 2-3 minuti, giusto il tempo di far indurire la glassa.




A Genova addobbi a festa per la Pasqua

Le testimonianze più antiche sulla Pasqua a Genova risalgono al Medioevo, quando era già diffusa la tradizione di addobbare gli altari delle chiese e dei conventi  con fiori, stoffe e con vasi di grano, fili d’erba sottili e pallidi risultato della semina dei chicchi benedetti alla festa di San Biagio e fatti germogliare all’ombra. Una tradizione che ancora oggi porta i fedeli a visitare un numero dispari di chiese con Sepolcri addobbati, girovagando per vicoli e portici antichi verso il mare. Il più visitato è quello della Cattedrale, addobbato con un paliotto d’altare in argento e una cassa del Corpus Domini del 1612, oltre a preziosi broccati e fiori multicolori.

Il Sepolcro della Chiesa del Gesù è invece famoso per la sua forma particolare e per i colori. Da visitare anche il Museo Diocesano che conserva i magnifici “Misteri della Passione” illustrati su metri e metri di tela blu ( la famosa tela “blu di Genova” ovvero la tela jeans). Il cuore antico della città viene poi attraversato dalla Processione del Giovedì Santo, con le  Confraternite che sfilano per visitare il SS. Sacramento esposto nelle sette chiese più antiche di quel centro storico che custodisce quel gioiello che va sotto il nome di Strade Nuove e Palazzi dei Rolli che, dal 2006, è entrato a fare parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO.  Il cuore mercantile della città – tra Via Garibaldi, Via Cairoli  e Via Balbi – conserva infatti ancora intatti i Rolli: decine di splendidi palazzi utilizzati tra il Cinquecento e Seicento per accogliere gli ospiti illustri della Repubblica di Genova. Ricche e originalissime residenze nobiliari, che stupirono Rubens a tal punto da convincerlo a ritrarle in disegno, perché fossero di esempio alle grandi famiglie di Anversa. Palazzo Nicolosio Lomellino è celebre per gli inediti affreschi del 1623 di Bernardo Strozzi, mentre  Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Tursi ospitano un complesso di musei dedicato all’arte antica, con opere di artisti come Van Dick, Durer, Guercino, Caracci, Caravaggio e Rubens. La visita alla città non può dirsi completa senza una sosta alla celebre Lanterna, raggiungibile  a piedi attraverso la “passeggiata della Lanterna”, che inizia in Via Milano, vicino al Terminal Traghetti.

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Info:  Quattro autostrade collegano la città al resto d’Italia. L’A12 Genova – Rosignano è utilizzabile da chi proviene da Est; l’ A10 dei Fiori Genova – Ventimiglia per chi arriva da Ovest. Chi proviene da nord e da Milano può utilizzare l’26 Voltri – Gravellona e l’A7 Serravalle Genova – Milano. Altre informazioni si www.visitgenoa.it

Dove mangiare. Buona cucina di mare al Ristorante Trattoria La Lanterna, gestita dalla Comunità di San Benedetto al Porto del compianto Don Andrea Gallo. Ambiente informale, piatti semplici e gustosi spesso accompagnati da musica e possibilità di sostenere con il proprio pasto un’impresa sociale. Tel. 010-256425

Dove dormire. Il Clarion Collection Hotel Astoria  è una dimora storica di fine Ottocento situata nei pressi del centro storico. Alcune camere sono state mantenute nello stile classico originario, mentre altre, restaurate di recente, sono caratterizzate da un arredo più moderno.  www.hotelastoriagenova.it




Pasqua a Carovigno (Puglia): ‘nzegna e gioia

Riti antichi, senz’altro suggestivi, ma a volte un po’ lugubri, come le processioni di gente che si autoflagella,
derivanti da usanze spagnole di secoli fa. Spesso sono questi gli eventi pasquali che ricordiamo e a cui assistiamo. Ma è giusto anche citare qualcosa di diverso, anche se si verifica dopo la Resurrezione, cioè il lunedi ed i martedi dopo Pasqua. Un rito che “esplode” appunto con la gioia della resurrezione.

Un borgo dove esplode questa gioia è quello di Carovigno, in provincia di Brindisi, dove si festeggia con sventolii e lanci di bandiere, ma secondo un rituale antico, di circa mille anni, quello della ‘Nzegna, che consiste proprio nel lancio in alto di una bandiera. Pare derivi dal lancio di un bastore con un drappo rosso che un uomo miracolato lanciò in alto come segno per indicare il ritrovamento della grotta dove c’era l’immagine della Madonna di Belvedere che lo aveva guarito. Ma soltanto alcune famiglie possono avere il privilegio del lancio della ‘Nzegna. Gli sbandieratori e battitori di Carovigno sono famosi in tutt’Italia, ma anche all’estero, essendosi esibiti anche a Dallas.

Ma tutto il borgo merita una visita, cominciando dal Castello dei principi Dentice di Frasso, famiglia di origine amalfitana, ora di proprietà del comune. Ma il territorio di Carovigno è denso di cose da visitare: il santuario della madonna di Belvedere, con la grotta dove fu trovata la sacra immagine; La riserva Naturale di Torre Guaceto, sia in mare che sulla costa, dove la natura è sovrana ed offre ospitalità a piante spontanee e ad anumali, che si può visitare a piedi o in bici. Torre Sabina, una delle tre torri a forma stellare di tutt’Italia.

COME ARRIVARE
A14 fino a Bari Nord, poi statale 16 verso Brindisi, uscita Carovigno.

DOVE DORMIRE
Relais Masseria Caselli****
Hotel, sala ricevimenti e golf club immersi nella bellezza della riserva naturale di Torre Guaceto. Location ideale per trascorrere una vacanza. Tre le tipologie di camere a disposizione: Classic, Relax con vasca idromassaggio e Romantic. Contrada Caselli, s.p. 25 San Vito Dei Normanni/ Specchiolla s.n. Tel: 0831/987726
www.masseriacaselli.it

DOVE MANGIARE
Miramare da Michele
Dal grande assortimento di crudo, ai ricchi antipasti, per proseguire con i Laganari allo scoglio, la zuppa di pesce su crostoni di pane, tutto preparato dalle sapienti mani della signora Eleonora. Ancora, selezione di pesce fresco da scegliere dal banco. V. della Torre 3, 72012 T. S. Sabina, Carovigno (BR) Tel: 338 243 0001
www.miramaredamichele.it




Transumanza: una tradizione antica che si rinnova ogni anno

Dalla Puglia al Molise. 180 kilometri. Quattro giorni. E trecento bovini.

La famiglia Colantuono ogni anno, con l’arrivo dell’estate, affronta questa lunga traversata attraverso i tratturi, dalle basse quote pugliesi alle miti alture molisane di Aquevive di Frosolone. Qui ha sede una delle due masserie dei Colantuono, antica famiglia di pastori, oggi mandriani del terzo millennio con la ‘passionaccia’ intatta per i tratturi.

sul torrente Tona, tra Puglia e Molise

Anche quest’anno non è mancato il tradizionale passaggio nel centro abitato di Frosolone. Trecento bovini in passerella davanti a tantissime persone, per strada anche i ragazzi delle scuole molisane e abruzzesi, la maggior parte provenienti da Vasto. Lo spettacolo dell’incontro tra gli animali, le tradizioni e la civiltà contadina, ha toccato le corde emotive dei presenti. Poi, le mucche hanno proseguito per Aquevive dove i Colantuono, capeggiati da Carmelina, ultima cowgirl italiana, hanno riabbracciato gli altri membri della famiglia rimasti a Frosolone, nella vecchia masseria.

arrivo a frosolone

La straordinarietà di questa antica tradizione stupisce ancora oggi moltissimi turisti italiani e stranieri come Gisella,una turista texana che quest’anno ha voluto fare un regalo particolare alle sue amiche: attraversare l’oceano per venire a vedere la transumanza molisana.

 

Immancabile l’attraversamento del Biferno che, malgrado l’orario mattutino (6.30 circa) ha attirato un folto gruppo di curiosi, fotografi e addetti ai lavori.

mandriani e bovini sul Biferno

Un viaggio entusiasmante durante il quale la bellezza dei paesaggi naturali fa da quadro a uristoro a torellan ancor più affascinante patrimonio storico, ricco di tradizioni culturali e culinarie.

Al termine della transumanza infatti, su un paio di tavolacci in legno, sono state messe a disposizione diverse brocche di vino rosso, fette di caciocavallo podolico, capocollo, frittata, panini e altri prodotti genuini legati al lento movimento delle mandrie sui tratturi del Centro Sud Italia.

Tutti insieme, brindando alla prossima edizione, con tanti amici veri, compreso il regista e attore Pierluigi Giorgio che tanto si è speso per promuovere quest’antica tradizione.

Mentre le mucche si avviavano nelle stalle e nel recinto dove trascorreranno i mesi estivi, prima di svernare nuovamente, nella pianura pugliese, a 180 chilometri di distanza.




Cibo e territorio: IULM e Gambero Rosso a Cortina

L’Università IULM torna nella sua culla bellunese, dove mosse i primi passi nel 1968. L’occasione è il progetto nato dalla collaborazione tra l’università milanese e Gambero Rosso.

Giovedì 31 marzo, gli studenti del master Food & Wine Communication hanno presentato a Cortina le loro proposte per promuovere le micro realtà enogastronomiche della zona, solo la prima fase di un progetto che vedrà come oggetto di studio, a maggio, anche i nuovi prodotti food a marchio Cortina. Un’iniziativa che potrebbe rappresentare la prima tappa di un percorso significativo per il territorio, volto a creare un centro di eccellenza per la comunicazione delle comunità montane.

L’analisi,Confettura Cortina 2 dedicata a diverse realtà sul territorio (18 gli esercizi aderenti), ne ha esaminato la tradizione enogastronomica e le modalità di promozione, allo scopo di elaborare strategie di comunicazione ad hoc. Nel corso dell’evento gli studenti hanno esposto i punti di forza e di debolezza di ciascuna struttura: è emerso un quadro complessivamente positivo della proposta food&wine della località, mentre nella maggioranza dei casi si è rivelato migliorabile l’utilizzo del sito web e dei social dedicati. I suggerimenti forniti dagli studenti hanno quindi toccato diversi ambiti: da quello comunicativo e di immagine, fino ai concreti aspetti di arredo interno ed esterno. A seguire, la degustazione dei prodotti a marchio Cortina: la nuova linea food dello Scoiattolo Rosso, nata dalla collaborazione di Cortina Marketing Se.Am. con la società Tramite S.r.l., che sarà protagonista di un secondo e conclusivo studio da parte degli studenti a maggio, a chiusura del master nella sede IULM di Milano. In produzione diverse varietà di marmellate, birre artigianali e formaggi tesi a risaltare il gusto della tradizione e delle ricette locali.

Prodotti marchio Cortina

«Tengo particolarmente a questa iniziativa, che ha per me un valore anche simbolico e storico» ha dichiarato il professor Vincenzo Russo, coordinatore del progetto. «Proprio nel bellunese, precisamente a Feltre, nasceva nel 1968 la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM. Il legame con questo territorio è sempre stato molto forte. Quando la sede veneta venne chiusa, nel 2010, si pensò di creare un centro di eccellenza sulla comunicazione delle comunità montane con sede proprio a Cortina. Quello che stiamo facendo con questa iniziativa, che vorremmo reiterare nel tempo, potrebbe rappresentare il punto di partenza, la scintilla di un progetto più ampio che concretizzi le idee e le “ambizioni” di quegli anni».

 




LE MIGLIORI RICETTE DI VIAGGIO DEL “DOPO PASQUA”

Anche se le vacanze pasquali sono ormai finite, nulla ci impedisce di continuare a viaggiare tra il gusto e la storia della penisola italiana… Di seguito, ecco le migliori ricette “pasquali”, da noi trovate, per preparare un pranzo all’insegna della tradizione!

 

Gli antipasti

 

A Sulmona, luogo dove ogni anno si rinnova il rito pasquale della Madonna che scappa, si conserva una semplice ma sempre buona ricetta: la bruschetta a base di aglio rosso di Sulmona.

Ingredienti2

  •  10/12 fette di pane casereccio
  •  6 spicchi di aglio rosso di Sulmona
  •  Olio extravergine di oliva
  • Sale

Preparazione

Fate abbrustolire le fette di pane su una griglia o nel forno; strofinatele abbondantemente con gli spicchi di aglio rosso; spennellatele con l’olio di  oliva e salatele. Servitele calde. A piacere, si può aggiungere della polpa di pomodoro a pezzetti.

 

Focaccia fritta molto semplice, le cui origini risalirebbero persino agli abitanti dell’Umbria prima dell’avvento dei Romani. Si prepara con pochi semplici ingredienti e si gusta farcita con salumi, salsiccia, formaggi teneri, oppure cipolla e rosmarino.

Ingredienti10

• 120 gr di farina 00

• 200 ml di acqua fredda
• 3 cucchiai di olio di oliva
• Sale q.b

Preparazione

Dopo aver preparato la pastella con farina, acqua e sale, fate scaldare l’olio di oliva in una padella di circa 30 cm di diametro. Buttate la pastella, stendetela bene e fate cuocere per bene prima un lato poi l’altro, rigirandola con una spatola finché non avrà la consistenza di una frittata. Appoggiate su un piatto e farcite a piacere.

 

I primi piatti

 

I gnocchi di patate, ricetta diffusa in ogni regione italiana e ben conosciuta in tutto il mondo, sembrano aver origine dalle terre campane: qui, con le prime patate importate dall’America, nacquero per la prima volta questi piccoli e delizioso gnocchetti che in onore alla tradizione sono ancora oggi conosciuti come “alla Sorrentina”.

Ingredienti

• 600 gr. di patate4

• 200 gr di farina

• 100 gr di parmigiano grattugiato                                                     • 500 gr di pomodori

• 1 uovo
• 300 gr di mozzarella

• 200 gr di olio d’oliva
• Basilico e sale

Preparazione

Dopo avere lessato e schiacciato le patate, aggiungete la farina, l’uovo, il sale e il parmigiano e impastate. Formate dei cilindri e tagliateli a tocchetti.  In una pentola mettete l’olio, i pomodori passati,  il basilico e il sale e fate cuocere per 20 minuti. Cuocete gli gnocchi in acqua e sale, scolateli e conditeli con il sugo, aggiungendo la mozzarella, il basilico e il parmigiano. Metteteli in una pirofila a gratinare in forno per 10 minuti. Una sola parola: squisiti!

 

Dopo aver assistito alla tradizionale cerimonia pasquale dello Scoppio del Carro (www.weekendpremium.it/wp/la-pasqua-scoppiettante-di-firenze-tra-tradizione-e-buona-cucina), ci concediamo un buon piatto di trippa, una ricetta conosciuta in tutto il mondo ma che a Firenze detiene ancora un primato assoluto.

Ingredienti5

• 1 kg di trippa
• ½ kg di pomodori pelati
• 2 cipolle rosse
• 2 carote
• 1 sedano
• Parmigiano reggiano grattugiato
• Olio di oliva

Preparazione

Dopo aver lavato la trippa e averla tagliata a striscioline, tagliate a pezzetti il sedano, le carote e le cipolle e soffriggetele con un po’ d’olio. Unite la trippa e fatela rosolare rigirandola spesso. Dopo 15 minuti, aggiungete i pomodori pelati; salate, pepate e cuocete per circa un’ora a fuoco basso per fare assorbire il liquido.

 

I secondi piatti

 

A Vulture, in Basilicata, oltre a poter rivivere la suggestiva tradizione della processione dei sepolcri (www.weekendpremium.it/wp/a-vulture-in-basilicata-la-processione-dei-sepolcri-nel-segno-della-tradizione), è  ancor oggi possibile assaporare il gusto del Baccalà, cucinato secondo l’antica ricetta “a Ciauredda”.

Ingredienti

• 500 gr di baccalà già spugnato
• Cipolline fresche1
• 1 pomodoro tondo e maturo
• Peperoncino
• Aglio
• Prezzemolo
• Olio di oliva
• Sale

Preparazione

Affettate le cipolline e fatele imbiondire in una padella con l’olio. Aggiungete il pomodoro a pezzi, l’aglio e un mestolo di acqua calda e lasciate cuocere per 10 minuti. Unite il baccalà a pezzi, il prezzemolo e il peperoncino. Allungate con altra acqua, aggiustate di sale e ultimate la cottura. Servite con fette di pane casereccio abbrustolito e lasciate che la carne morbida del pesce vi si sciolga in bocca.

Piatto di antiche tradizioni, la sella di coniglio può essere ben accompagnata con polenta schietta o con peperonata oppure essere usata per un ragù di spaghetti, chitarre o tagliolini. Noi l’abbiamo scoperta viaggiando tra i vitigni abruzzzesi di Loreto Aprutino (www.weekendpremium.it/wp/terra-di-teate-fra-adriatico-e-maiella).

Ingredienti

1000 gr carne di sella o di lombo di coniglio (rustico);coniglio

70 gr rosmarino, timo, salvia, maggiorana fresche;

300 gr patate novelle medie;

200 gr carote e zucchine;

200 ml vino bianco secco misto a aceto di vino;

40 gr di burro;

25 ml olio extravergine d’oliva;

sale e pepe (macinato e intero a grani)  q.b. a piacere

Preparazione

Pulire e lavare con molta cura la sella; metterla in un recipiente di giusta dimensione, unire le erbe aromatiche, il vino bianco e l’aceto; coprire e lasciare marinare almeno mezza giornata in luogo fresco; girare ogni tanto. Pulire le patate novelle tagliate in sei spicchi, lasciare in acqua fredda per 60 minuti, quindi asciugarle molto bene. Scolare la carne, posizionarla in una pirofila precedentemente scaldata con burro e olio, sale e pepe macinato e infornare a 180° per 25 minuti da girare e bagnare con sugo proprio almeno due volte. Tenere a parte la marinatura in un pentolino. Intanto pulire e lavare le altre verdure dando una forma identica a zucchine e carote.  Unire tutte le verdure, scottare in acqua bollente, cuocerle a vapore per 10 minuti, buttare in padella con burro e lasciarle rosolare esternamente. Scaldare, ridurre la marinata aggiungendo ancora vino e burro. Unire nel pentolino il fondo di cottura e filtrare, tenere caldissimo. Tagliare a fette la sella cotta e caldissima, impiattare due fette con sopra la salsa bollente, contornare a tricolore con patate, carote, zucchine e qualche foglia di timo.




Fiat 124 Spider: il ritorno di un cult italiano.

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Era tanto che aspettavamo una piccola sportiva “italiana”, meglio se trazione posteriore, meglio se cabrio.
FCA ci ha accontentati a pieno, presentando la 124 Spider, una rilettura in chiave moderna della leggendaria Spider anni sessanta, precisamente il 1966, al Salone dell’automobile di Torino, quando fu presentata per la prima volta riscuotendo subito un grandissimo successo. La meccanica (motore a doppia camme da 1.438 cm3, a disco su tutte e quattro ruote), ma sopratutto il design (Pininfarina) tutti italiani resero la 124 un cult in tutto il mondo.

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La produzione del modello Spider terminò nel 1985, dopo quasi 200.000 automobili vendute e 19 anni consecutivi di produzione.
Ma tornando al presente, la Fiat 124 Spider di oggi è dotata di motore turbo a quattro cilindri da 1.4 da 140 Cv, montato per la prima volta su una trazione posteriore. Le sospensioni sono a quadrilatero all’anteriore e a Mutilino al posteriore. Il cambio è un manuale a sei marcie.
Il servosterzo elettrico dual pinion, accoppiato con un telaio leggero e
la distribuzione del peso bilanciata promettono una buona guidabilità e sportività.
Ma non sono i dati tecnici che importano, questa è una vettura che speriamo segua la spirito della vecchia, mitica 124. Speriamo ispiri uno stile di guida rilassato ma dinamico, con il borbottio dello scarico, la capote abbassata e una strada tutta curve.

La Spider anni 60
La Spider anni 60

Per festeggiare il ritorno del modello, 124 esemplari inoltre faranno parte di un’edizione limitata denominata “Anniversary” che sarà contraddistinta da un badge celebrativo numerato, dalla livrea Rossa e dai sedili in pelle di colore nero. La nuova Fiat 124 Spider arriverà nelle concessionarie Fiat della regione EMEA nell’estate 2016.

SCHEDA
Cilindrata: 1.368cm
Potenza: 140 CV (103KW) a 5.000 giri/min
Coppia: 240 Nm a 2.250 giri
Dimensioni: 405X174X123 cm
Trazione: posteriore




Sauris: il cuore della Val Lumiei

Nel cuore della Val Lumiei è custodita una piccola perla, un borgo dalle caratteristiche uniche che per anni, data la sua posizione, è rimasto isolato, conservando le sue caratteristiche originali: Sauris.
A 1200 m di altitudine è la valle più alta di tutto il Friuli Venezia Giulia.
Questo piccolo centro è particolarmente vivace, tanto che tutti gli anni presenta un ricco calendario di appuntamenti che variano da quelli invernali, dedicati soprattutto alle tradizioni locali, a quelli estivi, maggiormente legati alla natura e alla gastronomia.Uno dei suoi eventi più attesi? Il Carnevale. Il Carnevale di Sauris è uno dei più antichi dell’arco alpino e viene festeggiato il sabato e la domenica precedenti al martedì grasso (1 e 2 Marzo 2014). Per conoscere meglio la cultura e le tradizioni di questo affascinante borgo vi consigliamo di scegliere, per il vostro soggiorno, l’Albergo Diffuso: l’unica soluzione che assicura di “abitare” in case caratteristiche, di entrare veramente in contatto con lo spirito schietto e cordiale montano e con i ritmi, gli odori e i sapori del luogo.
Novità di quest’anno è l’apertura di una Mini Eco-SPA: un angolo di puro relax nel pieno rispetto della natura che propone massaggi mattutini per liberare il flusso energetico, attività all’aria aperta, escursioni nei boschi limitrofi, sauna, bagno turco e molto altro.

Val Lumiei

Da vedere:
Particolari le architetture delle case tradizionali di Sauris in perfetto stile alpino, sviluppate solitamente su due piani: quello inferiore in pietra, il seminterrato e quello superiore in legno, realizzato con la tecnica dei block bau (tronchi di legno sovrapposti e incastrati agli angoli) con tetto rivestito con scandole di legno. Notevoli anche la Chiesa di S. Lorenzo in stile gotico austriaco, risalente al XIV secolo e quella di S. Osvaldo, santuario e meta di numerosi pellegrinaggi.
Da provare:
Per tutti coloro che decidono di recarsi a Sauris, consigliamo di provare innanzitutto il prosciutto locale che ha un sapore davvero unico. La particolarità di questo prodotto è data dal metodo utilizzato per l’affumicatura che viene ottenuta dal legno di faggio dei boschi locali utilizzando un ben determinato tipo di caminetto. Ottimi anche i prodotti caseari: formaggio di malga e ricotta affumicata.
Tra le bevande, invece, ricordiamo la birra artigianale di alta qualità, integrale, non pastorizzata e non filtrata, come la Pilsen Chiara, la Vienna Rossa o la Birra di Canapa.

Val Lumiei

Info
Ufficio Turistico di Sauris
+39 0433 86076
info@sauris.org
Ufficio Turistico Friuli Venezia Giulia
www.turismofvg.it
Dove dormire & Spa
Albergo Diffuso Sauris
info@albergodiffusosauris.com
+39 0433 86221

 




Ricetta della Settimana: Olive all’ ascolana e panzanella

Per chi  non conoscesse la gustosa e prelibata cucina Marchigiana o per chi ne fosse amante, abbiamo il piacere di proporre ogni mercoledì un piatto tipico Marchigiano. Quest’oggi presenteremo le Olive all’ ascolana e panzanella.

Olive all'ascolana

Ingredienti olive ascolane
1 kg di olive gentili di Ascoli
Ripieno:
200 g macinato di vitello
2 uova
1 cucchiaio di midollo di bue
spezie (cannella, noce moscata, pepe) q.b.
Cottura
farina q.b.
3 uova sbattute
pangrattato q.b.
olio d’oliva per friggere

Ingredienti panzanella
pane secco affettato
olio EVO
cipolla sfogliata
pomodori maturi
aglietto fresco affettato
prezzemolo tritato
aceto bianco
sale e pepe

Olive all'ascolana

Preparazione -olive all’ascolana
Innanzitutto snocciolare le olive, poi lasciarle a bagno in acqua leggermente salata per non farle annerire. In una ciotola impostare la polpa di vitello con il midollo, le uova e le spezie. Con questa amalgama farcire le olive, che andranno passate nella farina, nell’uovo sbattuto e nel pangrattato per tuffarle poi nell’olio bollente e friggerle. Una volta dorate e sgocciolate con la schiumarola, lasciarle asciugarle su fogli di carta assorbente, salarle leggermente e servirle ben calde. 
Panzanella
Nel piatto grande da portata depositare le fette di pane, dopo averle lasciate seccare p un giorno o due, ed umettarle con delle gocce di acqua. Condire con olio, sale pepe e cipolla, aglietto, pomodori e prezzemolo tritato. Irrorare il tutto con l’aceto e servire.

Olive all'ascolana

Il segreto dello chef: “Nella scelta del ripieno sbizzarritevi con la fantasia aggiungendo gli ingredienti che più vi piacciono, per esempio prezzemolo, aglio, prosciutto, mortadella..”

Vino Consigliato
Si consiglia di abbinare il Verdicchio dei Castelli di Jesi Conti di Buscareto. Il colore è giallo paglierino, l’aroma è tipico floreale con sensazioni di fieno e mela e presenta un gusto pieno e fresco, finale secco tendente all’amarognolo.