20 top car per 20 top chef: Stefano Basello, sempre più green

Di Raffaele d’Argenzio

Stefano Basello è noto e apprezzato per essere uno chef green, di quelli che, oltre ad avere produttori di fiducia, va di persona a cercare nei boschi e sui monti erbe spontanee per le sue ricette. E ci va con un suv, la Toyota Rav 4. Naturalmente Hybrid, per non inquinare. Noi di Weekend Premium già lo conosciamo, dato che è stato eletto Chef Green 2020 per i WEEKEND GREEN AWARDS.  Sono passati due anni, ed è sempre più green insieme alla sua brigata cui insegna i segreti del foraging. Dove trovarlo? All’Hotel La’ di Moret a Udine.

Stefano Basello con il nostro premio Chef Green 2020 al ristorante Al Fogolar 1905 dell’Hotel Là di Moret della famiglia Marini

È il ristorante che sceglie lo chef oppure è lo chef che sceglie il ristorante? Lei come è arrivato a Là di Moret?

Entrambe le cose, si cerca di scegliere un ristorante che ti permetta di esprimerti e in cui ci sia la stessa visione con il titolare. Sono arrivato al Là di Moret la prima volta nel 1996 come stagista, successivamente ho fatto altre esperienze lavorative e importanti corsi d’aggiornamento. Quindi, ci siamo ritrovati ed ora sono 17 anni che lavoro al Là di Moret.

Ma ci racconti anche come e quando è scattata la sacra scintilla per cui ha deciso di diventare chef.

La passione per la cucina me l’ha trasmessa mia madre che aveva un talento naturale. Oltre a quella per i fornelli, l’altra mia passione era il ciclismo, che ho praticato fino a 19 anni.  Dato che non ero un campione, sono passato all’altra mia passione e ho cominciato gli studi di cucina per intraprendere il mio percorso di cuoco.

Stefano Basello con la sua brigata di cucina

Le sue esperienze più importanti che hanno determinato le scelte di oggi?

In cucina mi ispiro la alle tradizioni friulane, ai racconti delle persone anziane e ai prodotti di nicchia del nostro territorio.

Dal Friuli che cosa ha preso e al Friuli che cosa darà?

Il Friuli mi dà una grande risorsa di prodotti gastronomici, la conoscenza di tanti piccoli artigiani, la grande biodiversità del nostro territorio.  E io spero di riuscire a dare al Friuli la visibilità che il nostro territorio merita, valorizzando ancor di più i piccoli produttori e cercando di non far dimenticare i nostri prodotti e le nostre tradizioni.

Che weekend propone per visitare il Friuli, quali sono le bellezze assolutamente da vedere?

Di luoghi da visitare il nostro territorio ne ha molti, ma potrei proporvi di visitare Pesariis, una frazione di Prato Carnico in val Pesarina, il paese degli orologi.  Per poi risalire alla Fondazione Polse di Cougnes (a San Pietro di Zuglio), dove visitare l’orto botanico, il centro astronomico e la sede degli scampanotadors, caratteristici suonatori di campane.Non può mancare una visita al monte Zoncolan, conosciuto per essere la salita più dura d’Europa e per l’arrivo del Giro d’italia, per poi pranzare alla malga Pozof, che produce 2 formaggi a presidio slow food. Infine, in estate, chiudere il weekend con un bagno nel torrente Arzino.

La Fondazione Polse di Cougnes
Quali sono i viaggi e i weekend che ricorda più volentieri? 

Mi son piaciuti maggiormente quelli fatti in montagna, dove ho potuto camminare, cercare erbe, visitare malghe, fare dei giri in bicicletta e riscoprire le varie tradizioni montanare.

Le piace farli in auto?  Quale auto usa e perchè l’ha scelta?

I miei viaggi sono fatti quasi esclusivamente in auto, usando la Toyota Rav 4 Hybrid, che ho scelto perché nel mio piccolo cerco di limitare l’inquinamento, ma anche perchè mi permette di raggiungere facilmente i luoghi dove vado a fare foraging, alla scoperta delle erbe spontanee commestibili per le mie ricette.

Quindi un’auto green per uno chef green, e noi ovviamente gli abbiamo chiesto una ricetta green o quasi green.

LA RICETTA: Scampo e midollo d’agnello

Ingredienti x 4 persone 

  • 4 code scampi fresche
  • 50 gr amido di mais
  • 25 gr farina 00
  • 70 gr acqua frizzante
  • 20 gr midollo agnello sciolto e filtrato
  • 20 gr aceto sambuco in gel
  • 4 foglie oxalis
  • 4 foglie finocchio di mare
  • 4 steli erba olio
  • 4 foglie santoreggia
  • 120 gr maionese al pino
  • 20 gr aceto Midolini 18 anni
  • 25 gr olio alla zucca
  • 8 gr polvere caffè

Miscelare la farina e l’amido di mais, diluire poi con l’acqua frizzante. Preparare una classica maionese unendo alla fine dell’olio al pino. Emulsionare l’olio alla zucca con l’aceto Midolini e la polvere di caffè e condire le erbe aromatiche. Pennellare le code di scampi con il midollo d’agnello, immergere nella pastella e friggere. Disporre nel piatto un cucchiaino di maionese al pino. Adagiarvi sopra lo scampo salato e sopra questo ispirare il gel d’aceto di sambuco. Completare con le erbe aromatiche.




Weekend con i nostri TOP CHEF. Ecco le ricette da sperimentare

Noi di Weekend Premium non ci fermiamo mai. Stiamo infatti preparando una speciale guida dedicata ai TOP CHEF. Nel frattempo, però, ve ne diamo una golosa anticipazione in questa sfiziosa TOP FIVE, nella quale abbiamo incluso alcuni chef “stellati” che lavorano sì in un ristorante, ma ospitato in un hotel di lusso. E, mentre ve li presentiamo, vi lasciamo anche una delle loro famose ricette, da sperimentare, magari proprio in occasione della Pasqua.

Al Villa Eden Leading Park Retreat di Merano la cucina “green” di Philipp Hillebrand

Un piccolo gioiello di 29 camere e suite, ma che concentra eleganza, comfort e benessere. Lo Small Luxury Hotel Villa Eden Leandin Park Retreat, è più che un soggiorno di lusso, ma un viaggio “esperienziale” tra cura dell’alimentazione, stile di vita attivo, bellezza e cura di sé, intesa anche come piacere di concedersi una vacanza di charme nel cuore di Merano.

In questo contesto si inserisce il mindfull restaurant Eden’s Park, fruibile anche dagli ospiti esterni, in cui poter assaporare i piatti dello chef Philipp Hillebrand, classe 1991. Agli inizi del 2019 la famiglia Schmid, proprietaria di Villa Eden, intercetta il suo talento e lo chiama per ricoprire il ruolo di Executive Chef sposandone la vision culinaria.

The Mindful Restaurant” vuole essere espressione di una gastronomia raffinata che si traduce in piatti salutari, dai sapori unici realizzati con ingredienti di assoluta qualità. Riusciamo a proporre tre tipologie di menù: detox, cucina à la carte che prevede ingredienti internazionali come l’astice, le cappesante e gourmet che include solo prodotti del territorio. Il menù detox, prevede qualche restrizione alimentare senza sacrificare il gusto. Ogni giorno viene proposto in diverse varianti al fine di facilitare una profonda purificazione dell’organismo. Ecco, allora, tutta da provare, una delle sue ricette “green”.

Zuppa di cocco e curry

 Ingredienti

  • 6 pezzi di scalogno,
  • 4 pezzi di citronella (Lemon grass)
  • 10 foglie di limone.
  • 50 grammi di curry Anapurna (piccante)
  • 100 gr di curry Mumbai (medio)
  • 400 ml. di vino bianco
  • 3 lt. di brodo di pollo
  • 3 mele
  • 2 banane
  • 1 mango
  • 500 gr. di ananas
  • 5 lt. di latte di cocco
  • 1 lt. di panna

A piacere

  • 100 ml. di vermouth francese Noilly Prat,
  • 50 gr. di crème fraîche
  • succo di limone

Scaldare un giro d’olio nella casseruola e soffriggere lo scalogno tagliato sottile, la citronella e le foglie di limone. Aggiungere al soffritto 50 gr di curry Anapurna (piccante) e 100 gr di curry Mumbai (medio). Unire al composto e quindi ridurre 400 ml. di vino bianco e 3 lt. di brodo di pollo. Nel frattempo tagliare le mele, le banane, il mango e l’ananas e aggiungere il tutto al composto. Quindi versare il latte di cocco e la panna e continuare a cuocere finché il composto risulterà cremoso. Passare il tutto con il mixer. Aggiustare con sale e pepe.Il consiglio dello chef : per dare un sapore più deciso al composto aggiungete, a piacere, il vermouth francese Noilly Prat, la crème fraîche e il succo di lime.

INFO

Villa Eden Leading Park Retreat *****LVia Winkel 68/70, MeranoTel 0473/236583www.villa-eden.com

Villa Crespi, il regno di Antonino Cannavacciuolo

Una magnifica villa in stile moresco, immersa in un parco lussureggiante, con vista strepitosa sul Lago d’Orta (NO). É Villa Crespi, hotel Cinque Stelle Lusso che ospita il ristorante dello chef Antonino Cannavacciuolo, insignito di 2 Stelle Michelin. La struttura, che dal 2012 fa parte del network Relais et Châteaux, include 14 camere tra Classic e Suites, che portano il nome di principesse arabe, disposte su tre piani. È incluso anche un quarto livello, che corrisponde all’imponente minareto.

La storia di Villa Crespi ha inizio alla fine dell’Ottocento, nel 1879, per la precisione, quando Cristoforo Benigno Crespi, ricco industriale nel ramo cotone, ispirandosi ai suoi viaggi in Medioriente, commissiona all’architetto Angelo Colla una villa magnifica. I lavori durano ben trent’anni, ma il risultato è unico al mondo: un capolavoro in stile moresco-eclettico con intarsi arabeggianti e stucchi, per un effetto “da mille e una notte”.

Nel 1999, Antonino Cannavacciuolo e la moglie Cinzia iniziano la loro avventura, partendo proprio dalla ristrutturazione della villa. E mentre Cinzia si occupa dell’ospitalità, facendola diventare un punto di riferimento in Italia, Antonino “si mette ai fornelli”, facendo del Ristorante Villa Crespi un “tempio” dell’alta cucina e del buon gusto, unendo nei suoi menù i sapori del Nord, in particolare del Piemonte, sua regione d’adozione, e del Sud, (lo chef è originario di Vico Equense). Vi proponiamo, allora, uno dei suoi piatti più famosi.

La parmigiana di melanzane in stile Cannavacciuolo

Ingredienti

  • 200 gr di mozzarella di bufala o fiordilatte
  • 1/2 cipolla bianca piccola
  • 2 melanzane medie
  • 1 mazzetto di basilico
  • 500 ml di olio di semi di arachide
  • 500 ml di passata di pomodoro fresca
  • 80 gr di parmigiano
  • 4 uova
  • Farina q.b

Affettate sottilmente le melanzane quindi adagiatele in uno scolapasta ponendole a strati intervallati da sale. Copritele con un peso e farle riposare per un’ora. Nel frattempo preparate il sugo: soffriggete la cipolla in poco olio, unite la passata di pomodoro, del basilico fresco spezzettato e sale quanto basta. Fate cuocere per 15 minuti. Nel frattempo tagliate a fette anche la mozzarella o il fiordilatte facendoli riposare per fare perdere l’acqua. Tamponate le melanzane con della carta da cucina e infarinate (lo chef utilizza il metodo del sacchetto). Passatele quindi in una ciotola contenente 4 uova sbattute con un pizzico di sale e friggetele in olio bollente scolandole in una pirofila rivestita di carta assorbente da cucina. Create la parmigiana posizionando strati di salsa, melanzane, mozzarella, parmigiano, foglie di basilico fresco, e continuando così fino ad esaurimento. Coprite con la salsa, del parmigiano grattugiato e la mozzarella e infornate a 180 °C in forno preriscaldato ventilato per 20 minuti.

INFO

Villa Crespi Relais & Châteaux*****L, Via Giuseppe Fava, 18, 28016 Orta San Giulio NOTel 0322/911902, www.villacrespi.it

All’Hassler Roma, cucina “stellata” sotto le stelle con Andrea Antonini

L’Hassler Roma non è solo un hotel, ma una leggenda. In questo Cinque Stelle Lusso situato in cima alla Scalinata di Trinità dei Monti hanno soggiornato personalità celebri, tra cui Audrey Hepburn, Madonna, Tom Cruise, George Clooney e la Principessa Diana che in un’intervista dichiarò di aver gustato il miglior Bellini di sempre presso l’Hassler Bar.

Questo gioiello del lusso, situato nel cuore della Città Eterna, a pochi passi dalle vie dello shopping d’elite, come via Condotti, e dalle principali eccellenze storiche e culturali, come il Pantheon, la Basilica di San Pietro, la Fontana di Trevi, il Colosseo e i Giardini di Villa Borghese offre 87 lussuose camere e suites, ognuna arredata e decorata con stile diverso e ricercato. A rendere indimenticabile il soggiorno, poi, sono le sue terrazze con vista.

Fiore all’occhiello dell’Hassler Roma è il ristorante panoramico Imago, una Stella Michelin, che mantiene orgogliosamente da dieci anni, locato al sesto piano. Arredi ricercati, una vista mozzafiato sulla capitale e una musica rilassante di sottofondo creano il mix perfetto per un’esperienza unica e indimenticabile.

Al timone dell’Imago c’è l’Executive Chef Andrea Antonini, 28 anni, che propone un menù che segue la stagionalità e in grado di soddisfare anche i palati più esigenti combinando la tradizione della cucina italiana con ingredienti tipici della storia e della cultura nel nostro Paese. Come nella ricetta che ci ha lasciato.

Insalata di capesante, pomodori e finocchi

LECHE TIGRE ALL’ITALIANA:8 gr peperoncino dolce senza semi40 gr zenzero pelato12 gr basilico12 gr prezzemolo7 gr sale40 gr acqua

Lavorare tutti gli ingredienti al mortaio pestando bene tutti gli elementi. Lasciar riposare 10 minuti. Passati i 10 minuti, incorporare 180 gr di succo di lime e 100 gr succo di limone. Lasciar riposare 10 minuti. Preparare 50 gr di dentice tagliati a cubetti e, a seguire, versare sopra il composto precedentemente filtrato. Lasciare riposare il tutto ancora 10 minuti. Frullare il tutto, passare allo chinoix fino ed incorporare 40 gr di olio EVO e 20 gr di base xantana. Una volta completa, marinare per 10 minuti le capesante, precedentemente tagliate a metà.

Gelatina acqua pomodoroFrullare grossolanamente i pomodori datterini e lasciar filtrare in carta 1 notte. Ottenuta l’acqua, legare con l’1% di agar-agar e stendere il composto (spessore di circa 1mm) su placche (dopo aver portato ad ebollizione). Tagliare della forma desiderata.

Salsa pomodoro bruciatoTostare in forno a 200 G i pomodori datterini con olio, sale, aglio, timo, scalogno. Una volta caramellato frullare i pomodori solamente con lo scalogno. Passare allo chinoix fino.

Pickle liquid225 ml aceto bianco100 gr zuccheroanice stellato 1 pz1 bacca cannella3 chiodi garofano

Portare tutto a bollore. Lasciar raffreddare e filtrare. Tagliare i cetrioli dello spessore di 1 mm, ricavarne dei rettangoli di 2×3 cm e marinare 3 ore nel pickle liquid. Tagliare i baby finocchi dello spessore di 2 mm e marinare 5 minuti nel picke liquid.

ImpiattamentoDisporre un coppapasta di 7 cm di diametro nel centro del piatto (fondina), e collocare 4 fettine di capasanta marinata. Aggiungere poca marinata e aggiungere dei cristalle di sale maldon. Coprire completamente le capesante con le lamelle di pomodoro trasparente. Coprire il tutto con la gelatina di acqua di pomodoro e decorare con salsa di pomodoro arrostito, cetrioli e finocchi marinati. Completare aggiungendo aneto e nepitella.

INFO

Imago, c/o Hotel Hassler*****LPiazza Trinità dei Monti 6, RomaTel 06/6789991 (booking hotel), 06/69934726 (ristorante)www.hotelhasslerroma.com

Al Grand Hotel Parker’s di Napoli brilla la stella di Domenico Candela

Lusso, fascino ed eleganze d’altri tempi. Tuttavia, il Grand Hotel Parker’s, Cinque Stelle lusso di Napoli, non è solo questo. Prima di tutto perché è l ‘hotel più antico della città, poi perché tra le sue mura, hanno soggiornato personaggi del calibro di Robert Louis Stevenson, Virginia Wolf e Oscar Wilde. Inoltre, dalle sue finestre si gode di uno dei panorami più belli del mondo, da Posillipo al Golfo di Napoli e fino al Vesuvio.

Situato nel quartiere di Chiaia, il Grand Hotel Parker’s è stato fondato nel 1870 dallo scienziato e biologo marino inglese George Parker Bidder III. Il nobiluomo britannico decise di rilevare la proprietà dell’albergo dove era solito alloggiare durante i suoi studi presso la Stazione Biologica della Real Villa e, in pochi anni, ne fece meta privilegiata dei viaggiatori provenienti sia dal Nord Europa che dal resto d’Italia. Una curiosità: la biblioteca personale di George Parker, con volumi del XIX secolo, si trova ancora oggi nella Parker’s Suite. Dopo diverse vicissitudini storiche, l’hotel è stato rilevato dalla famiglia Avallone, ancora oggi unica proprietaria.

Al sesto piano dell’hotel si trova poi il George Restaurant, inaugurato nel 2018 dopo un importante restyling, guidato dal giovane chef Domenico Candela, classe 1986, che in meno di un anno ha conquistato la prestigiosa Stella Michelin. La cucina di Candela coniuga sapientemente la sua esperienza francese con la tradizione e i sapori mediterranei, con un tocco di esotico. Troviamo, per esempio, il suo ‘omaggio a Napoli’ con crema di cipolla bruciata, yogurt greco e crema di menta, oppure le candele ‘alla genovese‘ di coniglio ischitano, fino al San Pietro marinato con alghe combu, carote di Polignano e limone di Sorrento.

Rombo chiodato cotto alla brace con purea di zucchini affumicata, ravioli vegetali di daycon con ostriche e aglio nero di Voghera

Preparazione del romboIniziate ad eviscerare e lavare bene il rombo. Quando il pesce e ben pulito iniziare a sfilettare i 4 filetti del dorso e dalla pancia ben precisi.

Per la purea di zucchine200g di zucchine vari colori4g sale1g pepe2g aceto di LamponePer il raviolo di Daycon300g Ostriche Fines de Claire Marennes100g di Zucchine5g erba cipollina100g Daycon4 g aglio nero di VogheraOlio di semi di zuccaPer la salsa250g Fumetto Pesce100g Mata Rose’ Villa Matilde100g Latte10g Burro 1 limonePer il rombo560g Rombo5g olio Evo10g erbe aromatiche40 g di burro demi selPreparazione della purea di zucchineTagliare le zucchine in 3 parti ognuno grigliarli per darle un sapore affumicato e amarostico. In seconda fase mettere le zucchine a cuocere avvolte in carta stagnola con olio e sale e pepe a 200 gradi al forno per circa 30 minuti. Quando tutto e ben cotto frullare a caldo nel bimby aggiustando di olio e sale ed aceto di lampone.Preparazione del ravioloPelare il Daycon con l’aiuto di una mandolina giapponese ottenere dei dischi di 4 cm per poi farcirli con il ripieno ottenuto dalle varie brunoise di ostrica, zucchine, aglio nero ed erba cipollinaPreparazione della salsaMettere a ridurre il fumetto con il Mata Rosè e in secondo momento aggiungere il latte e il burro ed emulsionare il tutto aggiustando di acidità con qualche goccia di succo di limone fresco.FinituraCuocere il filetto del rombo in un primo momento in padella con il burro demi sel, per poi finire la cottura alla griglia. Quando il pesce è cotto alla goccia posizionare nel piatto i 3 ravioli di daycon e le 3 quenelle di purea di zucchine affumicata. Guarnire con foglie di oxalis e un filo di olio di semi di zucca.

INFO

George Restaurantc/o Grand Hotel Parker’s*****LCorso Vittorio Emanuele 135, NapoliTel 081/7612474www.georgerestaurant.itwww.grandhotelparkers.it

A Salina (ME), nel Signum di Martina Caruso

Le isole Eolie si dice siano figlie del vento e del mare. E proprio qui, sull’isola di Salina, si trova l’Hotel Signum, un quattro stelle dotato di SPA ricavato da un piccolo borgo sapientemente ristrutturato dalla famiglia Caruso. Curatissimi i particolari, con ogni camera dotata di un proprio stile, ma sempre con attenzione al design, alla qualità dei materiali, all’illuminazione e al rispetto per l’ambiente. E, intorno, le tonalità calde del paesaggio, fatto di spiagge di roccia lavica, scorci sul mare dalle mille sfumature di blu, i colori vivaci delle bouganville e due splendide terrazze con vista panoramica su Panarea e Stromboli.

Proprio le terrazze sono la location perfetta per il Ristorante Signum, una Stella Michelin conquistata dalla giovane chef Martina Caruso, vincitrice nel 2019 del Premio Michelin Donna Chef. La sua cucina raffinata è fatta di sapori tradizionali, ma con grande importanza conferita alla scelta dei prodotti e alle materie prime, alle quali si aggiungono la fantasia e la creatività.

Martina Caruso ci ha regalato una sua ricetta golosa fatta di ingredienti preziosi come il formaggio Ragusano D.O.P. Un condimento straordinario che parla della sua Sicilia per un primo piatto da mettere in tavola per il pranzo in famiglia o in situazioni più formali.

Pasta mista con crema di zucchine, cozze scapece e ragusano D.O.P.

Ingredienti per la pasta

320 gr pasta mista di Gragnano3 zucchine verdiOlio extra vergine d’olivaPepe nero1 kg di cozzeBrodo di pesce

Ingredienti per le cozze Scapece (salsa)

500 gr acqua delle cozze100 g olio extra vergine d’oliva50 gr aceto di vino bianco2 cucchiai di paprika4 chiodi di garofano3 foglie di alloro1 cucchiaio di concentrato di pomodoroIngredienti per preparare la spuma al Ragusano D.O.P.:225 gr latte110 gr panna fresca225 gr Ragusano D.O.P. tritatoPepe neroProcedimentoPreparazione della crema di zucchine In padella soffriggere le zucchine tagliate a fette, aggiungere un mestolo di acqua e farle cucinare.  Al termine frullarle. Regolare il composto di sale e pepe nero.

Preparazione delle cozze

In una padella a parte procedete con la preparazione delle cozze. Mettere 1 kg di cozze in padella e chiudere con il coperchio tenendo la fiamma alta per farle aprire. Al termine raffreddarle e sgusciarle.

Preparazione della salsa Scapece

In un pentolino portare ad ebollizione gli ingredienti indicati sopra e aggiungere l’acqua delle cozze filtrata e le cozze senza guscio.

Preparazione della spuma di Ragusano D.O.P.

In un pentolino portare ad ebollizione il latte e la panna. Aggiungere al composto il formaggio Ragusano D.O.P. tritato facendolo sciogliere bene. Aggiungere il pepe nero.

Preparazione della pasta mista di Gragnano

In una pentola portare ad ebollizione del brodo di pesce aggiungere la pasta mista e cucinarla aggiungendo, di tanto in tanto, qualche mestolo di brodo. Negli ultimi minuti di cottura aggiungere la crema di zucchine. Terminata la cottura, lasciando la pasta al dente, mantecare con l’olio extra vergine d’oliva e il parmigiano fino a ottenere un’emulsione cremosa. Servite la pasta, aggiungendo un cucchiaio di Ragusano D.O.P. e le cozze leggermente scolate dal condimento. Un rinforzo di pepe nero e voilà la Sicilia è nel piatto.

INFO

Hotel Signum****Via Scalo, 15, Malfa Salina MEtel 090/9844222www.hotelsignum.it




Giorgio Rosato, cuoco “Diversamente C.H.E.F.” a trazione integrale

Dal 4×4 ai fornelli, dalle marce ridotte alle ricette d’Autore. Questo, in sintesi il percorso professionale che ha portato in cucina Giorgio Rosato, giornalista automotive ed ex-direttore di Autoruote 4×4 che, appesa al chiodo la leva della trazione integrale, ha preso in mano mestoli e padelle per reinventarsi in una nuova professione. Oggi partecipa a numerose trasmissioni televisive su Alice TV, pubblica ricette certificate su “MySocialRecipe” e ha presentato il suo primo “Menù degustazione” in un noto ristorante della Langhe.

Quando hai deciso di trasformare la tua passione per la cucina in una professione?

Due anni fa, quando mi sono iscritto a un corso per diventare chef. Subito dopo ho iniziato a partecipare alle trasmissioni di Alice TV e a pubblicare le mie creazioni su MySocialRecipe, dove ho presentato le mie prime ricette “Diversamente C.H.E.F.” basate sulla mia idea di “global creative cousine“, molto diversa sia da quella fusion sia da quella etnica, che nasce dalle idee e dagli ingredienti acquisiti nel corso dei miei viaggi intorno al mondo.

Quanto ha influito sulla tua cucina il fatto che hai viaggiato moltissimo in tutto il mondo?

Indubbiamente molto, finora ho visitato 71 paesi in tutti e cinque i continenti e da ogni viaggio, da ogni esperienza gastronomica a essi legata, sono scaturiti spunti, idee o ingredienti che, successivamente elaborati e sviluppati, hanno dato origine alle mie ricette fuori dal coro.

Cos’è “Diversamente C.H.E.F”?

Nel mondo dell’alta cucina è in corso da alcuni anni un fenomeno per cui il contenitore (chef stellati e vetrine televisive) è diventato di gran lunga più importante del contenuto (bontà delle ricette, qualità delle materie prime e abilità nella preparazione). Diversamente C.H.E.F. è un progetto gastronomico che nasce proprio con l’obiettivo di proporre e divulgare una serie di ricette “fuori dal coro” che riconducano l’attenzione dei buongustai, e degli appassionati di cucina, soprattutto sul cibo piuttosto che sulle rockstar dei fornelli e sulle vetrine televisive.

E perché hai scritto chef con la punteggiatura, come fosse una sigla?

Perché in questo caso il termine chef è utilizzato come acronimo della locuzione “i Cuochi Hanno Esautorato i Fornelli”, e la mia cucina auspica il recupero del piacere del cibo con l’intento di far riscoprire una nuova dimensione degli alimenti. Sia attraverso una inedita e inconsueta lettura delle ricette tradizionali, sia mediante la creazione di piatti originali e insoliti dove le regole esistono solo per essere stravolte, anche se gli ingredienti sono sempre più o meno gli stessi.

Mi sembra un progetto molto ambizioso, non ti spaventa navigare nelle insidiose acque dell’arte culinaria di oggi?

Certamente, ma la mia è una sorta di cucina corsara che cercherà di navigare nelle insidiose acque dell’arte culinaria, dove solo le portaerei e le corazzate delle star mediatiche dell’alta cucina riescono a restare a galla. Ma anche un vascello corsaro riesce a volte a librarsi in aria come il gabbiano Jonathan Livingstone, costantemente alla ricerca di nuove soluzioni di volo.

Un grande chef ha infatti dichiarato che in cucina non bisogna mai dare niente per scontato…

È vero, infatti in cucina tutte le combinazioni sono possibili e anche le prospettive risultano flessibili in base al tipo di approccio che si ha con il cibo. Pensiamo alla pizza: l’impasto di preparazione è una sfera formata da lievito e farina, quando esce dal forno la sua forma è rotonda, la scatola che la trasporta è quadrata e la fetta che arriva nel piatto è triangolare.

Come sei approdato sugli schermi di Alice TV?

Nella maniera più semplice, ho inviato una richiesta via mail e dopo due settimane mi hanno convocato. E poiché è andata bene, mi hanno chiamato per registrare anche altre trasmissioni. Ho iniziato con “Casa Alice Insieme” e poi con “20 Anni Insieme“, la serie che celebra i primi venti anni del network che ricorrono proprio quest’anno. Nel frattempo, ho iniziato a pubblicare le mie ricette su MySocialRecipe,il sito più importante del settore.

Non c’è il rischio che qualcuno possa rubare qualche idea da una tua ricetta, o addirittura riproporla integralmente spacciandola per propria?

Anche se la cucina è condivisione e piacere di spartire i piatti con tutti i gastronauti, le ricette d’Autore pubblicate su MySocialRecipe garantiscono un minimo di tutela da predatori del “copia&incolla” che, in ogni caso, non rappresentano un’insidia. Del resto, la storia ce lo insegna, non basta avere tra le mani uno Stradivari per suonare come Paganini…

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Non tutti i cuochi lo ammettono, ma nella maggior parte dei progetti nel cassetto si insinua sempre, prima o poi, l’idea dell’apertura di un proprio ristorante. Anch’io non sono immune da questa ambiziosa tentazione. Nel mio caso, però, sarei orientato verso un locale molto esclusivo, con al massimo 25/30 coperti, in grado di offrire una cucina di qualità che, pur rimanendo nel solco della tradizione italiana, non sia estranea da contaminazioni varie e dall’utilizzo di tecniche innovative.

Il tuo weekend preferito che consigli di fare agli altri?

Uno dei luoghi ideali per un breve weekend rigenerante è senz’altro il lago di Viverone., tra Milano e Torino. Un’oasi di pace e tranquillità dove il tempo non sembra essere scandito dagli orologi, ma solo dall’alternarsi delle albe nebbiose disegnate sulle acque del lago e dai profumi del pesce grigliato che invadono l’aria all’approssimarsi del tramonto. Oltre ai weekend sul lago di Viverone e sul lago d’Orta, ogni tanto mi concedo anche qualche scappatella marina, come nella scorsa estate quando, partendo da Alassio, ho circumnavigato l’isola di Gallinara.

Il paese da visitare?

Tra i quelli visitati recentemente, uno dei più interessanti è l’Armenia, sia per il suo immenso patrimonio storico, artistico e culturale che per la relativa vicinanza all’Italia. Ottima la cucina e le strutture recettive che, grazie alla florida condizione economica, offrono ristoranti e alberghi di altissimo livello, in grado di soddisfare anche le richieste dei più esigenti globetrotter occidentali. Il livello di benessere, molto elevato, è tangibile anche dalle auto che circolano per le strade della capitale dove ho incrociato persino una Maybach e una Rolls-Royce Ghost. Alcuni anni fa, inoltre, il governo, per limitare il traffico a Yerevan, ha introdotto una legge speciale che limita a un massimo di quattro il numero delle auto di scorta al seguito del vip di turno.

L’auto con cui fai i tuoi weekend?

Fin da bambino ho sempre amato le auto anfibie, da quando mio padre un giorno tornò a casa dal lavoro con l’ultima copia di “Quattroruote” sulla cui copertina campeggiava l’immagine di un Maggiolino VW in acqua impegnato nella traversata dello stretto di Messina. Questa passione è letteralmente esplosa alcuni anni fa, quando mi sono recato presso un’azienda specializzata inglese per farmi costruire un veicolo anfibio su misura, allestito ovviamente su meccanica 4×4, con trazione integrale e marce ridotte, che ho portato in Italia e immatricolato tra mille difficoltà, sostenendo costi da capogiro.

La ricetta: EscargBurger con fondutina di Castelmagno

Ingredienti (per 4 persone)

  • 300 g di carne di chiocciola
  • 300 g di maiale
  • 200 g di Castelmagno
  • 200 ml di panna liquida
  • 300 g di patate dolci
  • 4 baby mais
  • 200 g di germogli di soia
  • 3 uova
  • 1 lime
  • 1 carota • 1 cipolla • 2 spicchi d’aglio •
  • prezzemolo
  • 100 g di
  • burro chiarificato
  • olio evo
  • 1/2 lt di olio di arachidi
  • sale e pepe
  • 4 foglioline di vene cross

Bollire le chiocciole per un’ora e mezza in acqua salata e, a fine cottura, tritarle finemente nel frullatore a immersione insieme a 1-2 cucchiai di olio. Tritare la carne di maiale e scottarla leggermente in padella con aglio, cipolla, prezzemolo e carota finemente tagliuzzati. Mettere a bollire le patate dolci e, una volta trasformate in purè, inserire il composto in una sac à poche, mentre nel frattempo si fonde il Castelmagno in un pentolino antiaderente, aggiungendo la panna liquida e un pizzico di sale e pepe.

Friggere in olio di arachidi i germogli di soia e i baby mais tagliati a metà nel senso della lunghezza e preparare l’impasto per l’hamburger unendo la carne di chiocciola a quella di maiale, aggiungendo le uova (strapazzate) e un po’ di sale e pepe. Inserito il composto in un coppapasta (8 cm) si procede alla cottura (4/5 minuti per lato) in una padella antiaderente con burro chiarificato, aromatizzando con del succo di lime e un po’ di scorza grattugiata. Adagiare l’escargburger nel piatto versandovi sopra la fondutina di Castelmagno e la vene crosse, completando il dressage con i germogli di soia e una duchesse di patate dolci sormontata dai baby mais.




Philipp Hillebrand, lo chef che corre verso la Stella Michelin con i 450 cavalli di un’Audi Q5

Di Vittorina Fellin

Un amante delle montagne con un mestolo in mano e tanta passione nel cuore. E’ questa l’immagine che meglio descrive Philipp Hillebrand, il giovane chef che da poco ha preso le redini del The Mindful Restaurant, il ristorante gourmet di Villa Eden Leading Park Retreat a Merano.

Figlio d’arte, il fuoriclasse della Val Ultimo nasce il 28 luglio 1991 nel paesino di San Pancrazio. A 12 anni scopre la passione per la cucina e intraprende la prestigiosa Scuola Alberghiera di Merano, dove consegue il titolo a pieni voti. Gli eccellenti risultati gli consentono di lavorare da Bobby Bräuer, chef con 2 stelle Michelin e 19 punti Gault Millau, per poi svolgere uno stage con Eckart Witzigmann, altra icona mondiale.

Dopo importanti strutture alberghiere altoatesine, collaborar con Roland Trettl, Chef stellato del ristorante Ikarus Hangar-7, a Salisburgo. La sua cucina è ispirazione, leggerezza e creatività ma soprattutto un delicato equilibrio che mette in primo piano il principio basilare secondo cui ogni cibo deve essere, in primis, un piacere.

Agli inizi del 2019 la famiglia Schmid, proprietaria di Villa Eden, intercetta il suo talento e lo chiama per ricoprire il ruolo di Executive Chef sposandone la vision culinaria. Da li in poi la storia del giovane chef si sta scrivendo menù dopo menù fino alla realizzazione di quel sogno, per oggi ancora nel cassetto, di vedersi appuntare una stella alla giacca, magari proprio a Villa Eden.

Quale tipo di cucina propone il “Mindful Restaurant” di Villa Eden?

Prima di tutto “The Mindful Restaurant” vuole essere espressione di una gastronomia raffinata che si traduce in piatti salutari, dai sapori unici realizzati con ingredienti di assoluta qualità. Riusciamo a proporre tre tipologie di menù: detox, cucina à la carte che prevede ingredienti internazionali come l’astice, le cappesante e gourmet che include solo prodotti del territorio. Il menù detox, prevede qualche restrizione alimentare senza sacrificare il gusto. Ogni giorno viene proposto in diverse varianti al fine di facilitare una profonda purificazione dell’organismo.

I principi detox partono da una radicale eliminazione di sale, zucchero, caffè e bevande alcoliche, abbinata ad una riduzione drastica del consumo di carne. Via libera a verdure, cereali, frutta proposte in diverse varianti grazie alla realizzazione di ricette della tradizione rivisitate secondo il gusto contemporaneo. Il risultato è l’attivazione di un processo virtuoso che favorisce salute, vitalità ed equilibrio psico-fisico. In questo modo il cibo può diventare il nostro migliore alleato per la salute.

A quali aspetti presti particolare attenzione della scelta degli ingredienti?

Il menù cambia ogni 2-3 settimane, a seconda della stagionalità dei prodotti rigorosamente acquistati presso i produttori locali. Utilizzare i prodotti stagionali in cucina fa bene alla nostra salute e all’ambiente. Per alcuni prodotti provvedo personalmente a reperirli direttamente in natura. Vado anche nei boschi, dove la natura è integra, a raccogliere le erbe selvatiche. Non utilizzo solo prodotti tradizionali ma scelgo tutto quello che viene prodotto in Alto Adige, compreso il topinambur, lo zenzero, la mozzarella di bufala per esempio.

Solo così si può costruire un percorso di eccellenza nella ristorazione gratificando chi ci concede fiducia quando si siede al tavolo del nostro ristorante. Quando mi hanno chiesto di dare il mio contributo a Villa Eden ho immaginato che qui si poteva fare molto. Ho sentito, fin da subito, che la mia visione delle cose in campo gastronomico era la stessa della famiglia Schmit ed Angelika in particolare.

Quali sono stati i tuoi viaggi e quale paese vorresti visitare nel prossimo futuro?

Inizialmente ho iniziato a viaggiare per lavoro facendo degli stage all’estero per imparare le tecniche e consolidare le basi apprese a scuola. Da Merano, finita la scuola, sono partito per Kitzbühel, piccola cittadina alpina a est di Innsbruck, dove mi sono fermato due anni e mezzo da Bobby Bräuer, oggi due stelle Michelin a Monaco di Baviera. Subito dopo sono stato a Salisburgo in Giappone, Brasile, Singapore. Il prossimo paese vorrei fosse nel Nord Europa, Svezia in particolare, che amo per la bellezza della natura selvaggia.

Quali luoghi preferisci per un weekend e con quale auto ti muovi?

Negli spostamenti di lavoro o di piacere uso la mia auto che ho acquistato recentemente, un’Audi Q5 da 450 cavalli, perfetta per chi ama la velocità come me. Nei weekend preferisco visitare la mia regione, ricca di laghi e luoghi che ancora non conosco. Amo fermarmi nei ristoranti locali per gustare i piatti della tradizione.

Qual è il paese dove si mangia meglio secondo te?

Si può mangiare bene in ogni paese dipende dalla cucina ma la migliore rimane quella italiana per leggerezza, gusto e naturalità ma soprattutto perché è fatta con il cuore.

E il paese che più ti ha affascinato e dove vorresti ritornare?

Senza alcun dubbio a Singapore. Una piccola città stato, dall’incredibile potenziale anche dal punto di vista lavorativo, anche se non è facile lavorare li. Singapore è un’esperienza continua dove tutto è possibile. Ritornerei volentieri in Myanmar, per la sua gente sempre sorridente e positiva nonostante la diffusa povertà, mentre il Giappone rimane una rivelazione. Questo Paese, con oltre 200 ristoranti stellati, riesce ad essere un vero e proprio continente gastronomico. Nelle nostre città purtroppo, dell’autenticità della tradizione giapponese ci viene proposto poco, e i piatti risultano spesso sottotono o addirittura snaturati rispetto ad essa per compiacere i gusti del consumatore.

Cosa hai imparato dalla cucina giapponese e cosa ti è piaciuto di più?

La ricchezza dei sapori e la bellezza, intesa come equilibrio e non solo perfezione estetica dell’impiattamento. Ma soprattutto i gusti poco conosciuti che ho cercato di riproporre nella mia cucina come fonte di ispirazione. Per esempio, la ricerca ossessiva dell’umami punto cardine della cucina giapponese, può diventare un punto forte anche in molte nostre ricette tradizionali. Lo stesso vale per l’yuzu, un agrume molto usato in Giappone, oggi entrato come ingrediente in molte ricette dei nostri menù. L’esperienza fatta con i gusti e i sapori della cucina giapponese sono risultati determinati nel menù detox di Villa Eden per eliminare il sale pur mantenendone il gusto.

È possibile ottenere un riconoscimento importante come la Stella Michelin con un menù detox come quello proposto a Villa Eden?

Noi riteniamo sia possibile e stiamo lavorando in quella direzione, attraverso un’elaborazione molto accurata del menù gourmet. In particolare stiamo pensando a due menù, di cui uno gourmet a 6-8 portate e uno detox rigorosamente da spiegare al tavolo per le proprietà salutistiche. Non sarà facile, ma dopo un anno di sperimentazione ho realizzato che si possa fare. Nel menù detox, per esempio, non sono preclusi latticini e carboidrati purché nella giusta misura. Per ovviare alle bevande alcoliche, in abbinamento andranno proposti succhi fermentati e spremute fresche. Un piatto già presente nel nostro menù che va per la maggiore è la rapa rossa al formaggio caprino e grano saraceno abbinata ad una kombucha ai frutti rossi.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

È quello di ottenere una stella Michelin grazie alla realizzazione di una cucina diversa dagli altri. La partenza è sempre rappresentata dalle materie prime del territorio magari contaminate da gusti ancora sconosciuti o esotici. Come il nostro dessert a base di mela, per esempio. dove viene utilizzata un prodotto sottoposto a fermentazione per almeno 45 giorni ad una temperatura di 65° centrigradi. Il risultato può essere straordinario. Durante le mie frequentazioni nelle cucine dei ristoranti nel nord Europa ho imparato anche le fermentazioni che intendo usare nelle diverse realizzazioni.

L’intervista è finita, Philipp sorride, mastica dell’erba selvatica, sale sull’Audi Q5 con 450 cavalli e sgomma via verso la sua prima stella Michelin.

Zuppa di cocco e curry

 Ingredienti(per 8 persone)

  • 6 pezzi di scalogno,
  • 4 pezzi di citronella (Lemon grass)
  • 10 foglie di limone.
  • 50 grammi di curry Anapurna (piccante)
  • 100 gr di curry Mumbai (medio)
  • 400 ml. di vino bianco
  • 3 lt. di brodo di pollo
  • 3 mele
  • 2 banane
  • 1 mango
  • 500 gr. di ananas
  • 5 lt. di latte di cocco
  • 1 lt. di panna

A piacere

  • 100 ml. di vermouth francese Noilly Prat,
  • 50 gr. di crème fraîche
  • succo di limone

Procedimento:

Scaldare un giro d’olio nella casseruola e soffriggere lo scalogno tagliato sottile, la citronella e le foglie di limone. Aggiungere al soffritto 50 gr di curry Anapurna (piccante) e 100 gr di curry Mumbai (medio). Unire al composto e quindi ridurre 400 ml. di vino bianco e 3 lt. di brodo di pollo. Nel frattempo tagliare le mele, le banane, il mango e l’ananas e aggiungere il tutto al composto. Quindi versare il latte di cocco e la panna e continuare a cuocere finché il composto risulterà cremoso. Passare il tutto con il mixer. Aggiustare con sale e pepe.

Il consiglio dello chef

Per dare un sapore più deciso al composto aggiungete, a piacere, il vermouth francese Noilly Prat, la crème fraîche e il succo di lime.

INFO

Villa Eden Leading Park Retreat, via Winkel 68/70 39012 Merano (BZ), Tel. 0473.236583www.villa-eden.com, info@villa-eden.com 




Dalle Eolie al mondo per celebrare il buon cibo. Il talento e la vivacità di Martina Caruso, DONNA CHEF DELL’ANNO, partono da Salina

Di Vittorina Fellin

È in occasione della presentazione dell’Associazione de Le soste di Ulisse a Siracusa, che ho modo di incrociare lo sguardo vulcanico di Martina Caruso, appena incoronata dalla Guida Michelin e dalla maison Veuve Clicquot Donna Chef del 2019 entrando, di diritto, a far parte dell’Atelier des Grandes Dames, la prestigiosa rete di donne chef impegnata nella valorizzazione del talento femminile.

Martina è una giovane donna di 29 anni ed il suo primo importante riconoscimento, la stella Michelin, è arrivato quando lei di anni ne aveva appena 26.  Oggi è una delle 43 chef a capo di ristoranti stellati in Italia: in tutto il mondo le chef sono 169 e l’Italia è il primo paese al mondo per ristoranti a guida femminile.

Il ristorante di famiglia Signum nell’Isola di Salina, è il suo approdo lavorativo per sette mesi all’anno, ma d’inverno gira il mondo. Me la presentano e la trovo subito piacevolissima, un mix tra l’esuberanza siciliana e la riservatezza nordica. Nel darle la mano mi assale un sentimento di orgoglio – perché lei è donna proprio come me con pregi e difetti connaturati alla nostra natura – ma anche di ammirazione per quella sua tenacia che l’hanno portata ad eccellere.

Esperienze vissute all’estero, mi raccontano di lei, che non le hanno impedito di tornare e di raccontare i sapori della sua Isola attraverso la sua personale visione del mondo, anche a tavola. Quello ottenuto è un riconoscimento prestigioso, ma anche un fardello pesante da portare per un giovane talento, perché dopo una cosa così niente può essere come prima. Di lei vorrei sapere tutto, ma mi limiterò a scoprire come fa a conciliare quell’attività ai fornelli che l’ha portata tanto lontano e quella voglia di libertà che traspare dai suoi occhi.

Quando hai ricevuto la stella Michelin te l’aspettavi? C’è una formula segreta che può essere replicata?

Non c’è una ricetta ma è l’insieme di elementi che fanno la differenza. La mia vita è improntata al vivere alla giornata, sia sul lavoro che nelle scelte personali.  Ma la dedizione e la professionalità sono totali. Sono concentrata sull’obiettivo e sul lavoro che sto facendo in quel momento. L’altro elemento fondamentale è il gioco di squadra, quell’intreccio di professionalità che ha visto me in cucina e mio fratello Luca ad occuparsi della sala e della cantina. La stella Michelin si ottiene così, grazie all’unione di queste due cose. A tutto va aggiunta anche una buona dose di umiltà e la capacità di rimanere con i piedi per terra. E poi ci sono la mia amata Sicilia e Salina in particolare, che mi hanno regalato il resto. Se fossi nata a Milano o in un altro luogo, non so se avrei potuto ottenere gli stessi risultati.

Quando non lavori quali sono le tue mete preferite?

Riesco a viaggiare solo nei mesi invernali, nel periodo di chiusura del Signum. Mi piace andare in posti dove riesco a imparare qualcosa di nuovo, da applicare anche alla mia professione. Recentemente sono stata a Copenaghen, in Francia, Spagna, Australia a Bangkok, dove tornerò in autunno per lavoro, ma anche in luoghi esotici come Mauritius. Quando sono in paesi che non conosco amo girare per i mercati locali per comprare prodotti di ogni genere, vaniglia, te, granaglie per esempio negli ultimi.  Durante un viaggio non si finisce mai di imparare. È la curiosità che muove l’azione.

Sei stata molto all’estero per la tua professione. Che cosa ti ha insegnato viaggiare?

In questi anni ho viaggiato molto e questo è stato essenziale per la mia crescita. A diciannove anni sono partita per Londra, principalmente per imparare la lingua ma anche per affinare le tecniche in cucina. Poi sono volata a Lima in Perù nel ristorante di Pedro Miguel Schiaffino, il Malabar, dove ho trascorso un periodo interessante. Ho passato una settimana anche nella foresta Amazzonica alla ricerca di sapori e profumi nuovi. Un mondo diverso, ricco di biodiversità che si mantiene in perfetto equilibrio. In Perù ho imparato tecniche nuove sulla conservazione, sulle cotture veloci sulla fermentazione dei prodotti. La cucina peruviana ha un potenziale evolutivo enorme, sapori molto forti che assomigliano, per caratteristiche, alla tradizione gastronomica siciliana. Mi sono portata a casa tutto questo e ho cercato di metterlo a frutto.

Tradizione o innovazione. Quale termine preferisci in cucina?La tradizione come base, abbinata alla possibilità di giocare sui contrasti e sui sapori. L’innovazione non deve essere intesa nel senso classico del termine, ma come libertà di giocare in cucina.Indicami un posto lontano, in cui “per una volta” vorresti andare?Dopo l’esperienza del Perù, mi affascina molto il Sud America. Con questa parte del mondo, pur lontana, ho in comune l’uso delle spezie e degli agrumi.

I Weekend in Italia che vorresti fare?

Mi sono ripromessa di visitare meglio la mia Sicilia perché voglio conoscerne ogni luogo. L’Etna, per esempio, è un’emozione unica, in ogni stagione per i colori e le sensazioni che può trasmettere. Lo stesso vale per l’entroterra, per quella parte ancora agricola e il territorio dei Nebrodi, per i suoi innumerevoli prodotti.Martina Caruso ci ha regalato una sua ricetta golosa fatta di ingredienti preziosi come il formaggio Ragusano D.O.P. Un condimento straordinario che parla della sua Sicilia per un primo piatto da mettere in tavola per il pranzo in famiglia o in situazioni più formali.

Pasta mista con crema di zucchine, cozze scapece e ragusano D.O.P.

Ingredienti per preparare la pasta

320 gr pasta mista di Gragnano3 zucchine verdiOlio extra vergine d’olivaPepe nero1 kg di cozzeBrodo di pesce

Ingredienti per preparare le cozze Scapece (salsa)

500 gr acqua delle cozze100 g olio extra vergine d’oliva50 gr aceto di vino bianco2 cucchiai di paprika4 chiodi di garofano3 foglie di alloro1 cucchiaio di concentrato di pomodoro

Ingredienti per preparare la spuma al Ragusano D.O.P.:

225 gr latte110 gr panna fresca225 gr Ragusano D.O.P. tritatoPepe nero

Procedimento

Preparazione della crema di zucchine In padella soffriggere le zucchine tagliate a fette, aggiungere un mestolo di acqua e farle cucinare.  Al termine frullarle. Regolare il composto di sale e pepe nero.

Preparazione delle cozze

In una padella a parte procedete con la preparazione delle cozze. Mettere 1 kg di cozze in padella e chiudere con il coperchio tenendo la fiamma alta per farle aprire. Al termine raffreddarle e sgusciarle.

Preparazione della salsa Scapece

In un pentolino portare ad ebollizione gli ingredienti indicati sopra e aggiungere l’acqua delle cozze filtrata e le cozze senza guscio.

Preparazione della spuma di Ragusano D.O.P.

In un pentolino portare ad ebollizione il latte e la panna. Aggiungere al composto il formaggio Ragusano D.O.P. tritato facendolo sciogliere bene. Aggiungere il pepe nero.

Preparazione della pasta mista di Gragnano

In una pentola portare ad ebollizione del brodo di pesce aggiungere la pasta mista e cucinarla aggiungendo, di tanto in tanto, qualche mestolo di brodo. Negli ultimi minuti di cottura aggiungere la crema di zucchine. Terminata la cottura, lasciando la pasta al dente, mantecare con l’olio extra vergine d’oliva e il parmigiano fino a ottenere un’emulsione cremosa. Servite la pasta, aggiungendo un cucchiaio di Ragusano D.O.P. e le cozze leggermente scolate dal condimento. Un rinforzo di pepe nero e voilà la Sicilia è nel piatto.

I nostri consigli per l’abbinamentoPer questo piatto è perfetto un vino bianco fermo, di media struttura, rigorosamente siciliano come un Grillo Sicilia DOC o un Alcamo Catarratto DOC o, in omaggio alla nostra amica Chef, un Salina bianco IGT




Gualtiero Marchesi, ricordando il Maestro con la sua ricetta più celebre: il Risotto Oro e Zafferano

Non poteva mancare, nella nostra sezione TOP CHEF un omaggio a Gualtiero Marchesi, lo chef , l’artista, che per primo e più di ogni altro ha portato la cucina italiana alle vette più alte. Noi lo vogliamo ricordare riproponendovi l’intervista in cui ci ha parlato di felicità, di viaggi, di buona cucina e della valorizzazione dei piatti regionali, punto di forza della tradizione italiana nel mondo e con una delle sue ricette più celebri e copiate, il Risotto Oro e Zafferano.

Maestro, ci sono luoghi in Italia e all’estero che le trasmettono una carica di energia, anche a tavola?“Sì. L’Italia è un Paese meraviglioso. Sto per iniziare un viaggio in Lombardia, seguendo le tracce culturali di alcuni cibi. Dai vai tipi di riso – ingrediente centrale nella mia cucina – alle diverse zone di produzione: Parco del Ticino, Lomellina, Lodigiano, Basso Pavese, Basso Mantovano, al grano saraceno in Valtellina, passando dal formaggio Bitto e dai pesci di lago. Quelli di Como sono diversi dal quelli del Garda o del lago d’Iseo. Per non parlare dei salumi, e dei vini della Val Tidone, a due passi da Milano. All’estero mi lascio guidare dalla curiosità. Il Giappone è un Paese da visitare, una cultura così diversa che lascia spazio all’immaginazione pura; la Francia, ovviamente, e la Svizzera. La Cina mi ha entusiasmato. Mi piacerebbe, ora, andare in Marocco, patria di una cucina regale, di altissimo rango”.

Un uomo come lei ha certamente una grande sensibilità artistica: quali sono i borghi d’arte, o le città, anche all’estero, in cui ha passato i migliori weekend?

“Li ho trovati soprattutto in Umbria e in Toscana: Assisi, Volterra, tanto per citarne due. All’estero, Shanghai, che ho visitato per l’Expo, New York. In Europa: Strasburgo, Roanne, dove ho imparato a cucinare, Salisburgo, peri concerti, e Cannes”.

Ha preso delle idee dai suoi viaggi all’estero?

“Sempre e non solo all’estero. Io prendo idee ovunque. Sono curioso, può colpirmi una frase, un paesaggio, un quadro, un oggetto, lo scorcio di una piazza, una foto scattata cento anni fa”.

Lei ha dato la linea all’attuale alta cucina italiana. Secondo lei oggi si eccede in qualcosa?  

“I virtuosismi, l’entrata in scena che chiama l’applauso, l’agonismo fine a se stesso”.

Quasi tutti i grandi chef di oggi sono stati suoi allievi: la cosa più importante che ha insegnato loro?

“Le tecniche per poter essere se stessi ed esprimersi. Agli allievi dell’Alma insegniamo a diventare cuochi, grandi semmai lo diventeranno dopo, con l’esperienza. Personalmente, cerco di insegnargli l’umiltà e la curiosità, la curiosità per tutto. Due stati d’animo che mi contraddistinguono. Ma la cosa più importante è farsi una cultura a prescindere dal mestiere. Le faccio un esempio a proposito della curiosità. Recentemente a Milano ho riscoperto uno scorcio: dando le spalle alla Scala e guardando in direzione di Palazzo Marino e della Galleria, mi sono accorto che proprio in mezzo spunta la Madonnina. Di notte fantastica”.

Si è pentito di qualcosa durante la sua carriera?

“Di tutto, ma soprattutto di non aver fatto abbastanza. Avrei bisogno di una seconda vita per tirare fuori tutto quello che ho ancora dentro”. 

Quali sono i ritrovi della Milano da batticuore da scoprire?

“Il vicolo dei Lavandai, piazza dei Mercanti, il tetto del Duomo, gli spazi del Castello, ma soprattutto ciò che resta di Milano città d’acqua. Mi ricordo sui Navigli i venditori ambulanti di gamberi d’acqua dolce”.

Un ristorante preferito del Nord Italia? “Oggi, il mio ristorante preferito è Ai Due Platani a Coloreto di Parma. In cucina c’è una mano dolce, l’organizzazione è perfetta e l’accoglienza più che gentile”.Come scegliere il ristorante in una città sconosciuta e qual è il piatto etnico più originale che ha assaggiato all’estero?

“Un piatto che mi viene subito in mente lo assaggiai nel 1969, nel ristorante dei Troigros, in Francia: scaloppa di salmone (appena pescato) all’acetosella. E poi ricordo una saletta in Giappone, dove fui gentilmente introdotto, in cui sul tavolo troneggiava una grande lisca di tonno e i commensali, armati di conchiglie, la ripulivano vertebra per vertebra. In Giappone ho trovato nella pura e semplice esaltazione della materia una corrispondenza con la mia cucina”.

Una vita dedicata alla buona cucina

Gualtiero Marchesi è nato a Milano il 19 marzo 1930 nell’albergo “Mercato” di proprietà dei genitori. Dopo importanti esperienze all’estero, ha inaugurato nel 1977 il suo ristorante a Milano, in via Bonvesin de la Riva. È stato il primo cuoco in Italia a ricevere le tre stelle Michelin (1985) e il primo al mondo a rifiutare il giudizio delle guide (2008). Ha fatto parte delle principali associazioni mondiali che promuovono l’alta cucina: Les Grandes Tables du Monde, Les Grands Chefs Relais & Chateaux, Le Soste.

Nel settembre 1993 ha trasferito il “Ristorante Gualtiero Marchesi” a Erbusco e per oltre vent’anni si è dedicato alla diffusione della cucina italiana nel mondo anche avviando ristoranti in Giappone, Inghilterra, Russia e Francia. Nel gennaio 2004 ha aperto ALMA, Scuola Internazionale di Cucina Italiana. Nel maggio 2008 ha aperto nel Teatro alla Scala il Ristorante “Il Marchesino”.

Il 18 giugno 2014 ha inaugurato l’Accademia Gualtiero Marchesi in via Bonvesin de la Riva numero 5. Per iniziativa della Fondazione Gualtiero Marchesi, il Maestro era riuscito anche a realizzare il sogno di una Casa di riposo per cuochi, che sorgerà a Varese. L’idea era quella di un luogo dove “i cuochi anziani – aveva spiegato – potrebbero portare il loro bagaglio di esperienze al servizio di giovani studenti. L’importante è che abbiano veramente fatto sempre i cuochi. Non i ristoratori. E nemmeno i dilettanti, indipendentemente dal livello dei locali in cui lavoravano: cuochi veri, che hanno dato la vita a questo mestiere”. Come lui.

Gualtiero Marchesi si è spento il 26 dicembre 2017 nella sua casa di Milano. Vogliamo ricordare il grande chef con la sua ricetta più celebre.

RISOTTO ORO E ZAFFERANO

Ingredienti

  • 300 gr di riso Carnaroli
  • 80 gr di burro
  • 20 gr di Parmigiano reggiano grattugiato
  • 5 gr di stigmi di zafferano
  • 50 gr di cipolla tritata
  • 2 dl di vino bianco secco
  • 1 l di brodo leggero
  • Sale e pepe bianco

Rosolate la cipolla tritata con 20 gr di burro. Tostate il riso. Aggiungete 1 dl di vino bianco secco e lasciate evaporare. Poi aggiungete lo zafferano, bagnate con il brodo bollente e portate a cottura mescolando di tanto in tanto. A parte, in una casseruola, ammorbidite la cipolla in 10 gr di burro. Aggiungete il restante vino e lasciate ridurre il liquido per metà. Aggiungete il burro rimasto a fiocchetti ed emulsionate con la frusta. Filtrate la salsa con un colino. A cottura ultimata, regolate di sale e mantecate il riso con la salsa e il Parmigiano. Stendete il risotto a velo su piatti piani e disponete un foglio d’oro alimentare al centro di ogni piatto.




Antonino Cannavacciuolo ci svela i suoi “luoghi del gusto”. E la ricetta della “sua” Parmigiana di melanzane

Di Elisabetta Torrieri

Antonino Cannavacciuolo, lo chef dell’alta cucina italiana che ha saputo unire il Belpaese – portando il Sud a Nord e amalgamando il meglio di due mondi, nella nuovissima Guida 2019 fa l’en plein di stelle Michelin. L’ambitissima Rossa appena uscita ha infatti assegnato contemporaneamente una stella a entrambi i suoi nuovi bistrot, a Novara e Torino, confermando le due al ristorante di Villa Crespi.

Un ulteriore momento di gloria per il protagonista di “Cucine da Incubo”, dopo l’uscita in libreria ad aprile della sua nuova pubblicazione, A tavola si sta insieme. I menu d’autore per le tue serate in compagnia, in cui accosta con sapienza cinquanta ricette, corredandole di foto, consigli per l’impiattamento e suggerimenti sui vini e le bevande da abbinare. Per favorire la convivialità e rendere i momenti quotidiani attimi da vivere intensamente.

A partire dalle sue origini, la penisola sorrentina, quali itinerari gastronomici suggerisce per la primavera 2019? “La penisola sorrentina: il paese delle mie origini, in provincia di Napoli. Il tutto, per un’esplosione unica dei sapori e della tradizione del Sud Italia”. Dai limoni di Sorrento, al basilico fresco, dalle melanzane ai carciofi, dalla pasta fatta in casa al freschissimo pesce di mare. “Tornare in penisola Sorrentina significa viaggiare nei sapori di casa che mi hanno accompagnato durante tutto il percorso della mia crescita, suscitando in me quelle emozioni che cerco oggi di trasmettere con le mie creazioni culinarie. Sono talmente legato al luogo che a meta di Sorrento ho realizzato un resort, una spa dedicata al benessere, dove le bellezze del paesaggio circostante e la bellezza del mare padroneggiano”.

Una cornice suggestiva nel Nord? Orta San Giulio, un bellissimo borgo medievale, non molto conosciuto, ma che vanta un paesaggio ed un’atmosfera indimenticabile, tra cui il sacro monte dedicato a San Francesco d’Assisi (patrimonio dell’Unesco), e L’isola di San Giulio, raggiungibile dalla Piazza di Orta con un battello. In questo bellissimo paese, cornice medievale ben curata, sulle sponde di lago unico nel suo genere, ho conosciuto mia moglie Cinzia ed insieme abbiamo affrontato l’avventura della gestione dell’Hotel Ristorante Villa Crespi, dove al momento si trovano oltre alle 14 camere in stile moresco, il mio Ristorante due stelle Michelin”.

In Piemonte? “Alba: fantastica per il pregiatissimo tartufo bianco. Uno di quegli ingredienti unici in grado di rendere speciale e indimenticabile un piatto di tagliatelle e un uovo al tegamino. Uno di quei sapori in grado di rendere una località ed una regione rinomata in tutto il mondo”.

Entrando “anima e core” nel Belpaese? “L’isola di Capri: non puoi che lasciarci il cuore. Il profumo dell’aria, i colori del mare e del cielo sono unici. Le emozioni che vivo in barca spostandomi tra l’isola e le sue calette mi riportano al mio profondo rapporto con il mare. Adoro la pesca subacquea e il mio rapporto speciale con il mare. Attorno all’isola di Capri, il mare assume delle colorazioni uniche e ricercate. Basti pensare alla famosissima grotta azzurra. Non ho visto in nessuna parte del mondo una cromatura tale. Bellissimo”.

Qualche altra isola speciale? “Una località che amo molto è Stresa, sul lago Maggiore. Bellissima la gita in barca visitando le tre isole Borromee. Un percorso legato alla pace e alla romanticità dei paesaggi lacustri. Le tre isole, isola Bella, isola Madre e isola dei Pescatori, regalano paesaggi e architetture uniche, legate alla natura, e a strutture architettoniche eleganti. Bellissimo il palazzo in stile Barocco presente sull’isola Bella e il giardino botanico di quest’ultima, considerato tra i più belli d’Europa”.

All’estero? “In Francia ricordo con piacere i giorni trascorsi a Reims. Bellissime le giornate della vendemmia nelle campagne, la cultura dello champagne, e l’atmosfera che si respira”.

Raffinatezza dei sapori e dei gusti: quale località consiglia? “Visitando il Giappone e Tokyo sono rimasto piacevolmente colpito dalla cura e dalla raffinatezza metodica in cui il cibo e le materie prime seguono le tradizioni. Basta vedere la raffinatezza e la cura con cui un preparatore di Sushi nelle viuzze più piccole in periferia di Tokyo gestisce la materia prima per capire che quanto eseguito è un’arte centenaria che viene rispettata e valorizzata nei minimi particolari.”

Un punto cruciale di incontri tra cibo e culture? New York è la città che non dorme mai, dove il cibo ha un’importanza fondamentale, visto come mezzo di incontro tra persone. Adoro come i Newyorkesi vivono il cibo. A tutte le ore, e per le più svariate occasioni, passeggiare per Manhattan, significa incontrare persone che accompagnano i momenti della loro giornata al cibo. Una città tanto grande da togliere il fiato”.

Per momenti di puro relax? Le Maldive sono un posto perfetto ed ideale per il relax. Ho trovato tra la sabbia bianca e il mare caldo e profumato una perfetta oasi di pace. Vacanza perfetta, per chi desidera staccare la spina, stando a stretto contatto con la natura”.

La parmigiana di melanzane in stile Cannavacciuolo

Una parmigiana di melanzane firmata Cannavacciuolo è l’ideale per stupire tutti gli invitati alla vostra tavola. Una presenza d’eccezione che non può mancare in un’occasione festiva, sua maestà la parmigiana, che oltre a portare una firma d’autore, quella dell’eterno ragazzo di Vico Equense, ha il pregio che può essere inserita in qualsiasi tipo di menù, a base di carne, di pesce, o vegetariano che sia. La potrete infatti servire a quadrotti come antipasto o in piccole porzioni come contorno ricco e saporito.

La parmigiana di melanzane è uno dei piatti forti della tradizione culinaria italiana, e anche uno tra i più contesi in merito alla sua paternità: tra Sicilia, Campania e la città di Parma è tutto un fiorire di rivendicazioni e di golose “interpretazioni”: tra chi dice che ci vada il parmigiano, chi la mozzarella, chi il caciocavallo, chi la provola, chi infarina le melanzane e chi le spolvera col pangrattato. Ed è proprio in virtù di questa anarchia o libertà, che la parmigiana firmata dal pluripremiato chef di Vico Equense – la guida Michelin appena uscita ha assegnato una stella a entrambi i suoi bistrot (Novara e Torino) confermando le due di Villa Crespi – è la garanzia per trascorrere un pranzo da ricordare.

Ingredienti

  • 200 gr di mozzarella di bufala o fiordilatte
  • 1/2 cipolla bianca piccola
  • 2 melanzane medie
  • 1 mazzetto di basilico
  • 500 ml di olio di semi di arachide
  • 500 ml di passata di pomodoro fresca
  • 80 gr di parmigiano
  • 4 uova
  • Farina q.b

Affettate sottilmente le melanzane quindi adagiatele in uno scolapasta ponendole a strati intervallati da sale. Copritele con un peso e farle riposare per un’ora. Nel frattempo preparate il sugo: soffriggete la cipolla in poco olio, unite la passata di pomodoro, del basilico fresco spezzettato e sale quanto basta. Fate cuocere per 15 minuti. Nel frattempo tagliate a fette anche la mozzarella o il fiordilatte facendoli riposare per fare perdere l’acqua. Tamponate le melanzane con della carta da cucina e infarinate (lo chef utilizza il metodo del sacchetto).

Passatele quindi in una ciotola contenente 4 uova sbattute con un pizzico di sale e friggetele in olio bollente scolandole in una pirofila rivestita di carta assorbente da cucina. Create la parmigiana posizionando strati di salsa, melanzane, mozzarella, parmigiano, foglie di basilico fresco, e continuando così fino ad esaurimento. Coprite con la salsa, del parmigiano grattugiato e la mozzarella e infornate a 180 °C in forno preriscaldato ventilato per 20 minuti.